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Visualizzazione dei post da gennaio, 2013

Giorgio Bernardelli :Nomi e volti dal dramma siriano

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di Giorgio Bernardelli | 25 gennaio 2013 Suor Rima Nasri (foto A. Bergamini) Non ci sono più parole per descrivere lo strazio della tragedia della Siria. Ma proprio perché non ci sono parole, il rischio è sempre più quello di abituarsi al massacro e alle sofferenze quotidiane, quasi fossero una fatalità. Per questo è fondamentale tenere davanti agli occhi dei volti, che ci ricordino come non sia di numeri o di equilibri geopolitici ma di persone in carne ed ossa che stiamo parlando. Pensavo a tutto questo guardando sul blog dell'amico Andres Bergamini - fratello della famiglia religiosa della Visitazione, che vive a Gerusalemme - le fotografie di suor Rima. Da un paio d'anni, d'estate, Andres promuove un corso di iconografia con un pi

Paola Caridi (invisiblearabs): articoli di Gennaio

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    Scrittori al confino. Di nuovo??? January 31st, 2013 - 1:33 pm Share “Ádám Medveczky, un esponente dell’Accademia Ungherese delle Belle Arti (MMA), ha chiesto recentemente di applicare qualcosa di simile a un esilio intellettuale forzato agli scrittori György Konrád, Péter Esterházy and Imre Kertész” (Kertész ha vinto il premio Nobel per la Letteratura nel 2002, e qui potete leggere un suo ritratto scritto dal nostro compianto Mauro Martini). La notizia, sullo Spiegel Online, non finisce qui, e getta una luce ancora più sinistra su quello che sta vivendo l’Ungheria, un paese che mi è carissimo. “Parlando dei tre scrittori sul canale tv privato AVT, Madveczky ha detto: ‘Chiunque sia nato ungherese, ma danneggia e parla male degli ungheresi quando è all’estero non può più essere considerato un ungherese’. Il presidente dell’Accademia György Fekete aveva in precedenza espresso sentimenti simili e chiesto che a nessun membro dell’Accademia fosse permesso d

"5 broken cameras" e le reazioni dei giovani israeliani

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dalla redazione "5 broken cameras" e le reazioni dei giovani israeliani Roma, 29 gennaio 2013, Nena News - Manca meno di un mese alla notte degli Oscar. Candidato come miglior documentario c'è anche un film palestinese, "5 broken cameras", diretto dal regista palestinese Emad Burnat e dall'israeliano Guy Davidi. Racconta la resistenza popolare nonviolenta del villaggio di Bi'lin e, nonostante mostri senza veli la violenza dell'esercito israeliano, c'è chi in Israele tenta di presentarlo come prodotto della cinematografia di Tel Aviv . Un tentativo dettato dal successo già riscosso dal documentario in giro per il mondo: il film di Burnat ha vinto, tra gli altri, il Sundance World Documentary Directing Award e l'Indiewire 2012. Dall'altra parte, però, le autorità israeliane lo censurano nel Paese : il Ministero dell'Educazione, a cui spetta la scelta di quali film e documentari possono entrare nelle scuole israelian

ONU, COLONIE VIOLANO DIRITTI UMANI DEI PALESTINESI

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  1  Gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi violano i diritti umani della popolazione locale: a stabilirlo è un rapporto di esperti indipendenti del Consiglio per i diritti umani dell’Onu secondo cui le colonie mirano allo sfollamento della popolazione palestinese, alla distruzione dei loro campi e delle loro proprietà. La commissione relatrice – composta da un esperto francese, un pachistano e uno del Botswana – ha dichiarato che il paese sta “commettendo gravi violazioni” del diritto umanitario internazionale e ha domandato la sospensione immediata dell’edificazione. “La portata delle violazioni relative alle politiche di spoliazione, sgombero, demolizione e sfollamento dal territorio costituisce di per sé un abuso dei diritti umani” ha affermato Unity Dow, relatore del Botswana, precisando che “in base all’articolo 49 della quarta convenzione di Ginevra, Israele deve sospendere immediatamente la costruzione di insediamenti e impegnarsi al ritir

GERUSALEMME, ORDINE DI DEMOLIZIONE PER UN QUARTIERE INTERO

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  Ieri le forze militari israeliane hanno consegnato ordini di demolizione ad un intero quartiere palestinese a Gerusalemme Est. Si tratta del quartier e di Fuheidat, a Est di Anata: sono circa 200 i palestinesi residenti che, secondo gli ordini di demolizione, possono presentare ricorso entro il 17 febbraio. Le autorità israeliane giustificano gli ordini con la vicinanza del quartiere alla base militare di Analot. http://nena-news.globalist.it/

Mashaal : d'accordo sulla soluzione dei due Stati

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  Report: Mashaal agreed to 2-state solution Jordanian sources claim King Abdullah II set to inform US President Obama of Hamas' willingness to accept two-state solution Elior Levy Hamas Politburo chief Khaled Mashaal has asked Jordan's King Abdullah II to inform US President Barack Obama that Hamas accepts the principle of a two-state solution, Saudi Arabia's al-Sharq newspaper reported. According to the report, which quoted Jordanian sources, Mashaal expressed willingness to stand behind a solution that will see a Palestinian state being established on the 1967 borders during a meeting with the king on Monday. King Abdullah is scheduled to visit Washington in late February and convey the message to Obama, according to the report. The sources added that Mashaal and King Abdullah had discussed the two-state solution during their previous m

Il nuovo motore di ricerca di Facebook: la più vasta invasione della privacy mai vista

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  l motore di ricerca Graph Search: la più vasta invasione della privacy mai vista di Ari Melber – 29 gennaio 2013 Eccovi una delle leggi ferree di Internet: l’accento di una rete sociale sulla monetizzazione del proprio prodotto è direttamente proporzionale alla perdita di riservatezza dell’utente. A un estremo ci sono reti come Craiglist e Wikipedia che perseguono profitti relativamente limitati e garantiscono un anonimato e una riservatezza quasi assoluti. All’altro estremo dello spettro c’è Facebook ,  una società da 68 miliardi di dollari che cerca costantemente modi per monetizzare i propri utenti e i loro dati personali. Il più recente programma di Facebook, Graph Search, può essere la più vasta violazione della riservatezza mai vista da parte della società. Facebook ha annunciato Graph Search a metà gennaio, ma non lo ha ancora lanciato ufficialmente. Secondo i materiali della società e alcuni rapporti indipendenti, tuttavia, il programma spalanca il deposit

Raid aereo israeliano al confine Libano-Siria

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U.S. official confirms Israel behind attack on Syria-Lebanon border According to unnamed security officials, the air strike, which took place inside Syrian territory, targeted a convoy carrying 'game-changing' strategic weapons meant for the Shi'ite militant group. Israeli forces attacked a target on the Syrian-Lebanese border overnight, Western diplomats and regional security sources said on Wednesday, at a time of growing concern over the fate of Syrian chemical and conventional weapons . The Israel Defense Forces refused to confirm or deny the report. "We do not comment on reports of this kind," an IDF spokeswoman said. The reported attack came soon after the Lebanese media said that Israel Air Force jets had flown over Lebanon's airspace in three separate missions late Tuesday and early Wednesday. There was no confirmation of that report from Israel, ei

Anshel Pfeffer: La vignetta di Netanyahu sul Sunday Tìmes di Londra non è antisemita in alcun modo

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SINTESI PERSONALE Un disegno  apparso sul  Times di Londra di Domenica descrive il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu intento a costruire  il  muro  con cemento colorato di rosso , intrappolando tra i mattoni i palestinesi  e sta alimentando  l'  antisemitismo furore. Le  solite organizzazioni :    l 'Anti-Defamation League, il Consiglio dei Deputati ebrei britannici  e l'ambasciatore di Israele nel Regno Unito, chiedono a gran voce la testa del venerabile disegnatore Gerald Scarfe e si domandano  come il pro-Israele Rupert Murdoc  possa consentire  tale  farsa. L'accusa è abbastanza semplice. Scarfe rappresenta  il  classico antisemitismo con  i motivi tipici della  giudeofobia  ed è doppiamente odioso ciò in quanto pubblicato  in occasione della Giornata internazionale della Memoria. E 'difficile sostenere che 68 anni dopo la liberazione di Auschwitz  l'odio per gli ebrei sia  scomparso dalle nazioni civili dell'Europa occidentale, ma ci

Moni Ovadia : gli eredi dei ragazzi di Salò

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  Eccoli qua di ritorno i baldi ragazzi nazifascisti, i nipotini mai redenti dei bravi giovanotti di Salò, i pupilli di zio Alemanno tanto coccolati dalla commozione di politici bipartisan assetati di riconciliazione revisionista. Non ci stancheremo mai di ripetere che la riconciliazione fu voluta e proposta all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, nella forma di una vasta amnistia, dall’allora Guardasigilli, il comunista Palmiro Togliatti. Togliatti non solo mandò liberi i fascisti, ma permise loro di ritornare alla vita civile e politica garantiti da una Costituzione generata dalla resistenza antifascista. Se avessero vinto i ragazzi di Salò, quelli come me sarebbero passati per i camini, gli oppositori sarebbero stati passati per le armi o rinchiusi in amene località turistiche di qualche lager. Ora, dopo l’ultimo ributtante episodio di antisemitismo avvenuto a Napoli, scoperto dalle indagini dei carabinieri, molti politici della destra mostreranno

Osservatorio Iraq: Egitto, Turchia, Iran aggiornamento

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L'Iraq e la "vecchia storia" della Banca Mondiale Dopo le dichiarazioni della rappresentante speciale della Banca Mondiale di stanza in Iraq, abbiamo indagato sul perché questa istituzione si dichiara pronta (e felice) di erogare nuovi fondi per la ricostruzione del paese. Un’apparente contraddizione che in realtà si ripete sempre più spesso. Ne abbiamo parlato con Antonio Tricarico, attivista, giornalista ed esperto della materia. ( seconda parte ). Iran, Iraq, Siria e il “Gasdotto dell’Amicizia” Iran e Iraq stanno progettando la costruzione di un gasdotto che, anche attraverso la Siria, dovrebbe raggiungere il Mediterraneo. Malgrado le minacce di Washington, Teheran va avanti. Leggi tutto Egitto. Black bloc a Tahrir, il nuovo “mistero” mediatico Da quando hanno fatto la loro comparsa ufficiale il 24 gennaio, i media arabi sono impazziti: chi sono davvero questi nuovi Black bloc egiziani? Semplici ultras e teppisti, o fautori di un vero

Amira Hass : Il grande sonno può continuare

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  Sono arrivata al mio seggio a Gerusalemme 14 minuti prima della chiusura. Due ore prima avevo partecipato a un dibattito a Ramallah sulla politica coloniale di Israele. La tesi dei partecipanti secondo cui Israele vuole espandere gli insediamenti per impedire per sempre la nascita di uno stato palestinese non ha stupito nessuno. H a parlato anche un alto dirigente di Al Fatah, Mohammed Shtayeh: “Noi restiamo favorevoli a una soluzione a due stati, ma sta diventando ormai impraticabile”. Alle otto di sera si è sparsa la notizia che il premier Benjamin Netanyahu aveva subìto un duro colpo alle elezioni. La lista composta dal Likud e da Yisrael beiteinu ha perso circa un terzo dei seggi rispetto alle elezioni precedenti. Ma questo non significa che cambierà la politica israeliana nei confronti dei palestinesi. Il partito centrista Yesh atid, indispensabile per formare un governo, non ha un’opinione in materia molto diversa da quella della maggioranza

Giorgio Gomel : 29 novembre 1947 -

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  29 novembre 1947 29 novembre 2012 L’immobilismo del governo di Israele in questi ultimi anni, apparente nella mancanza sia di qualsiasi iniziativa autonoma verso i palestinesi sia di una qualche reazione positiva verso l’offerta di pace e di normali rapporti avanzata da tempo dalla Lega Araba, è degenerato in un isolamento politico via via più acuto, con le aggravanti dell’inasprirsi delle tensioni con Turchia ed Egitto, un isolamento pericolosamente autodistruttivo per Israele. Il rifiuto di Netanyahu di avviare negoziati seri con l’ANP ha costretto i palestinesi a muovere verso l’atto unilaterale di costruire dal basso un embrione di stato - che il primo ministro Fayad persegue tenacemente da tempo - e di ottenere il riconoscimento dell’ONU, come stato non-membro, un anno fa presso il Consiglio d

Israele: un quarto dei sopravvissuti all'Olocausto vive in poverta'

Gerusalemme, 27 gen. (Adnkronos) - Un quarto dei sopravvissuti all'Olocausto residenti in Israele vive in condizioni di poverta' e un terzo in solitudine. Questi i dati riportati dalla Fondazione per il sostegno alle vittime dell'Olocausto, resi noti da Haaretz in occasione della Giornata internazionale della Memoria. Secondo le statistiche, l'87 per cento dei sopravvissuti all'Olocausto che hanno fatto richiesta di aiuti finanziari vive con meno di 5mila sheqel al mese (poco meno di mille euro), mentre il 58 per cento vive con circa 3mila sheqel al mese (poco meno di 600 euro). Inoltre, il 70 per cento dei sopravvissuti che si sono rivolti alla Fondazione non possono permettersi cure odontoiatriche, mentre il 18 per cento ha bisogno di aiuto per acquistare gli occhiali da vista. I dati della Fondazione indicano che 10mila sopravvissuti in Israele non hanno familiari in vita e oltre un terzo di loro, di cui la meta' vedovi o vedove, vive

Israele, striscioni e cori razzisti nella Giornata della Memoria

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Nella Giornata della memoria della Shoah, proprio da Israele arrivano notizie di episodi raccapriccianti ad opera di alcuni ultras che durante una partita di calcio hanno inneggiato con cori e striscioni alla purezza etnica della propria squadra. Autori dell’episodio sono stati un gruppo di tifosi del Beitar Gerusalemme, notoriamente ritenuti ultranazionalisti. Durante la partita contro il Bney Yehuda il gruppo di tifosi ha iniziato ad intonare slogan antiarabi e alla fine hanno anche esposto uno striscione a lettere nere su sfondo giallo con la scritta “Beitar pura per sempre”. In pratica, secondo quanto riferiscono i giornali locali, i tifosi protestavano contro l’annuncio del proprietario della squadra, l'uomo d'affari russo-israeliano Arkadi Gaidamak, di voler ingaggiare due calciatori georgiani di religione musulmana dal team russo Terek Grozny.  La gravità del gesto del gruppo di ultras è stato subito denunciata dalla stampa locale ed ha scatenato numero

Le accuse delle migranti etiopi: Israele ci ha dato di nascosto farmaci anticoncezionali

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Falafel cafè Donna etiope in arrivo in Israele nel 2012 (foto Jewish agency for Israel) Farmaci somministrati senza consenso. Controllo delle nascite. Contraccettivi usati per lunghi periodi di tempo. E fasce demografiche che vedono dimezzato il tasso di fertilità in pochissimi anni. La notizia è rimasta nascosta per settimane. Sommersa dalla campagna elettorale. E da quella risposta, sdegnata, delle autorità governative: «Queste accuse sono infamanti». Ma quelle «accuse infamanti» ora rischiano di deflagrare. E di trascinare verso il fondo più di un politico. Il ministero israeliano della Salute ha dato un contraccettivo e senza consenso alle etiopi migranti nello Stato ebraico? Prima partita come domanda, a dicembre è diventata un’inchiesta televisiva sul canale 23 (Israeli Educational Television). «Sono arrivata qui otto anni fa e allora mi hanno iniettato il Depo-Provera come requisito per mettere piede nello Stato ebraico», ha raccontato

Gaza: si ribellano le studentesse all'obbligo dell'abbigliamento islamico

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Un'università nella Striscia di Gaza ha annunciato questa settimana che le studentesse sono tenute a rispettare il  codice di abbigliamento "islamico" , provocando proteste da parte dei   gruppi palestinesi e delle studentesse. L'Università di Al-Aqsa a Gaza City attuerà il regolamento sui vestiti quando inizierà il nuovo semestre . Il preside dell'Università Salam al-Agha ha chiarito a Ma'an che il codice non richiede il jilbab (soprabito a lunghezza totale) o il niqab (velo sul viso), ma piuttosto ciò che egli definiva abito degno dell' università. Ha detto che le studentesse non sarebbero state espulse per le violazioni al codice di abbigliamento. Le studentesse dell'università hanno espresso indignazione per la decisione. Una studentessa al terzo anno ha detto a Ma'an: "Se avessi saputo prima che l'università avrebbe imposto l'abbigliamento islamico , non mi sarei registrata qui all'inizio. " La d

Betselem : armi dell'IDF "non letali " che uccidono

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1  Nei passati otto anni almeno dieci palestinesi sono stati uccisi e molte decine feriti da armi dell'esercito israeliano" definite "non letali". Lo denuncia un rapporto di 31 pagine presentato oggi dal centro israeliano per i diritti umani Betselem. «Le armi per il controllo delle folle (durante le proteste, ndr) non dovrebbero uccidere ma consentire alle autorità di applicare la legge senza mettere in pericolo le vite umane. Invece sono armi che possono uccidere e provocare gravi ferite se usate in modo improprio», ha scritto Betselem. Nel rapporto si fa riferimento all'uso di fucili calibro 22, di proiettili di metalli ricoperti di gomma o plastica, gas lacromogeno, spray al peperoncino. Dal 2005 a oggi sei palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania da proiettili ricoperti di gomma o plastica, due da candelotti di gas lacrimogeno sparati ad altezza d'uomo e a distanza ravvicinata e due da colpi di fucile calibro 22. Bet

Una sconfitta per Netanyahu di Uri Avnery

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di Uri Avney – 26 gennaio 2013 E’ stata la notte degli ottimisti. Martedì, alle 22.01, un minuto dopo la chiusura delle urne, i tre notiziari televisivi hanno annunciato i risultati dei propri sondaggi all’uscita dai seggi. Le sinistre previsioni dei pessimisti si sono volatilizzate. Israele non è impazzito. Non si è spostato a destra. I fascisti non si sono impadroniti della Knesset. Binyamin Netanyahu non è uscito rafforzato. Ben lungi da ciò. Israele si è spostato al centro. Non è stato un momento storico di svolta, come la vittoria di Menachem Begin nel 1977, dopo due generazioni di governo del Partito Laburista. Ma è stato un cambiamento significativo. Tutto questo dopo una campagna elettorale priva di contenuto, priva di eccitazione, senza alcuna emozione percepibile. Nel giorno del voto, che è un giorno festivo nazionale, ho ripetutamente guardato fuori dalla finestra, su una delle principali