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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

Rapporto choc: Israele condanna ogni palestinese che indaga

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Hamas annuncia che i restanti 550 prigionieri dell’accordo Shalit saranno liberati il 19 dicembre e i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane scrivono ad Abbas per chiedere il sostegno dell’AP. Due notizie che arrivano insieme alla pubblicazione di un report preoccupante sullo stato della giustizia in Israele.    Il rapporto annuale delle corti militari dello Stato d’Israele, pubblicato ieri dal quotidiano israeliano Ha’aretz , mostra come il 99,74% dei processi all’interno dei Territori Palestinesi Occupati si concluda con una condanna. Nella pratica, ogni palestinese arrestato e processato da corti militari israeliani finisce in carcere. Nel 2010 sono stati 9.542 i casi seguiti dalle corti militari, di cui 2.016 riguardanti attività considerate terroristiche, 763 condotta contraria all’ordine pubblico e il resto presenza illegale nel suolo israeliano. Soltanto 25 casi si sono conclusi con l’assoluzione. I tribunali militari si occupano di seguire le indagini per r

Palestina : nati e morti ai check-point militari israeliani

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Le restrizioni di movimento a cui è sottoposto il popolo palestinese sono pratica quotidiana nei Territori Palestinesi Occupati. Ma nel caso di emergenze mediche queste restrizioni possono essere questione di vita o di morte. “Ogni giorno ci sono persone malate che devono attraversare il check-point. Coloro che non sono in grado di camminare hanno bisogno di un coordinamento speciale con gli israeliani, così come tutti coloro che devono passare il check-point di notte, quando è chiuso. Prima del muro di separazione ci mettevamo 15 minuti per raggiungere Jenin, ora invece più di un'ora”. Con questa parole Abu Rami, membro del Consiglio di Barta'a, responsabile dell'assistenza dei malati, ha descritto le dure condizioni in cui sono costretti a vivere gli abitanti di questo villaggio dopo la costruzione del muro di separazione. Barta'a si trova nel nord della Cisgiordania, a pochi chilometri dalla città di Jenin, ma è stata tagliata fuori dal muro: ora sorge nella

Oltre i muri (mentali e fisici) della Terra Santa”, di Lorenzo Kamel: L'Alternativa

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All’ombra dei campi profughi di Balata e Askar a Nāblus, tra i villaggi martoriati di Ni’lin e Bi’lin, nella miseria di Shu’afat: lì dove la disperazione sembra avere il sopravvento sono nate negli ultimi anni alcune delle iniziative più significative della recente storia israelo-palestinese. Si tratta di idee provenienti dal basso: lampi di luce spesso accompagnati da una vocazione a illuminare il rovescio delle narrazioni correnti. Frutto di tre anni di ricerche tra Israele e i territori palestinesi, “L’Alternativa” è un viaggio nella storia della regione. Ma prima ancora è un lavoro che propone una via per uscire dall’attuale stallo. Una via radicata nelle soluzioni che decenni di dolore e speranze disattese hanno innescato nella società civile israeliana e palestinese. Una via basata sulla consapevolezza che la coesistenza, senza una qualche forma di riconciliazione, è una parola vuota. *** “…sondare così in profondità l’altro è straordinarietà, sono atti di eroismo irripetibili”.

Nidal El Khairy: disegnare la realtà dalla ‘stazione degli autobus’

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"Ti sembra normale che un bambino di dieci anni disegni soldati? Se hai attorno solo violenza, è ovvio che anche il tuo segno sia violento". Nidal El Khairy è un illustratore. Prima di stabilirsi ad Amman ha girato il mondo: dal suo villaggio occupato in Cisgiordania agli Stati Uniti e al Canada, dove ha iniziato a interessarsi di politica con la Coalition against the Deportation of Palestinian refugees e con le organizzazioni per il riconoscimento dei diritti dei rifugiati No One Is Illegal e Solidarity Across Boarders. di  Marta Ghezzi  da Amman Ora  Nidal  dedica tempo ed energie alla politica  'disegnata' : fumetto, illustrazione, vignette di critica sociale e satira, dibattiti, murales, free press. Tutto con un unico scopo: uscire dai musei e dai salotti e parlare con la gente. "È come una stazione degli autobus: chi arriva qui è solo di passaggio, aspetta di andare da un’altra parte. Magari passa una vita intera aspettando e sperando. Ma noi siamo qui, e

Amos Schocken :La necessaria eliminazione della democrazia israeliana

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  1 L'editore di Haaretz Amos Schocken sostiene che ci sono differenze tra l'apartheid in Sudafrica e ciò che sta accadendo in Israele e nei Territori occupati ma che ci sono anche delle analogie. di Amos Schocken Il primo ministro Yitzhak Rabin disse, rivolgendosi alla Knesset, nel gennaio 1993: "L'Iran si trova nelle fasi iniziali di uno sforzo volto ad acquisire potenziale militare non convenzionale in generale e potenzialità nucleare in particolare. La nostra valutazione è che oggi l'Iran possiede la manodopera e le risorse necessarie ad acquisire, da qui a 10 anni, armamenti nucleari. Insieme ad altri Paesi della comunità internazionale, stiamo monitorando l'attività nucleare iraniana. Nessuno nasconde la propria preoccupazione per il fatto che l'Iran sviluppi la capacità di possedere armi nucleari e questa è esattamente una delle ragioni per cui noi dobbiamo sfruttare lo spiraglio di possibilità concessoci e fare passi avanti verso la pace.&

ISRAELE: VIA ABU MAZEN, MEGLIO LO SCEICCO JAABARI

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Il quotidiano Makor Rishon rivela i piani del governo Netanyahu per scardinare l'Anp se Abu Mazen si riconcilierà con Hamas e continuerà a richiedere l’adesione dello Stato di Palestina all’Onu. MICHELE GIORGIO Gerusalemme, 30 novembre 2011, Nena News (nella foto dal sito www.cjcuc.com, lo sceicco Jaabari e,a  destra, il pastore John Hagee durante un incontro avvenuto la scorsa estate a Gerusalemme) – Lo sceicco Abu Khader al Jaabari lo conoscono in pochi in Cisgiordania. Eppure questo anziano mukhtar di Hebron la scorsa settimana si è improvvisamente ritrovato sotto le luci dei riflettori. Un quotidiano israeliano, Makor Rishon, vicino al Partito nazional-religioso, lo ha indicato come possibile attore protagonista di un progetto volto a scardinare l’Autorità nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen, «colpevole» di aver scelto la via delle Nazioni unite per arrivare al riconoscimento dello Stato di Palestina, oltre ad aver ottenuto l’adesione all’Unesco e rilanciato i negoziati p