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Visualizzazione dei post da gennaio, 2010

Gideon Levy : la memoria dell'Olocausto una manna per la propaganda israeliana

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Sintesi personale Mercoledì è stata la Giornata internazionale della Memoria e mai si sono visti così numerosi ministri partecipare a tante manifestazioni nel mondo Ciò non è casuale : invece di Goldstone , si parla dell'Olocausto, invece dell'occupazione dell'Iran come se si volesse dimenticare. Il Giorno della Memoria passerà , i discorsi saranno presto dimenticati , la realtà deprimente di tutti i giorni rimarrà. Israele non avrà lo stesso un bell'aspetto , dopo la campagna di PR. Alla vigilia della sua partenza, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato a Yad Vashem. "C'è il male nel mondo .Il male deve essere abbattuti fin dall'inizio ". Alcune persone stanno "cercando di negare la verità." Nobili parole pronunciate dalla stessa persona che solo il giorno prima aveva pronunciato parole molto diverse ,parlando di una nuova politica migratoria . Malevolmente ha paragonato i lavoratori migranti , i rifugiati miserabili al m

Aluf Benn: il mondo non compra più le spiegazioni di Israele

SIntesi personale "La vostra situazione non è buona", ha detto un alto diplomatico europeo di recente. "Nessuno crede in Bibi [il primo ministro Benjamin Netanyahu] e noi non vogliamo alcun collegamento con [il ministro degli Esteri Avigdor] Lieberman. Solo una mossa diplomatica ,come il disimpegno attuato da Sharon, potrà cambiare la nostra impressione . Poche ore dopo, la rivista Time ha pubblicato un' intervista con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama , dove ha espresso disappunto per la mancata volontà di Israele di fare "gesti audaci" verso i palestinesi. In una conferenza, non molto tempo fa, un diplomatico israeliano in servizio presso una capitale europea faceva una distinzione tra "l'unica democrazia in Medio Oriente" e i suoi vicini arabi autocratici. "Noi condividiamo gli stessi valori"Con sua grande sorpresa, un membro del pubblico si alzò in piedi e gli rispose : "Quali valori comuni? Noi non abbia

Grossman contro l'ondata repressiva israeliana verso la sinistra

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Hundreds of left-wing activists return to Sheikh Jarrah after court rules their demonstrations in east Jerusalem neighborhood are legal. Prominent author slams police's conduct, says 'we don't see such responses against settlers' pogroms' Following court backing, Left returns to Sheikh Jarrah: More than 300 demonstrators arrived Friday afternoon at the east Jerusalem neighborhood in order to protest against Jewish residents' entry into local houses.The protestors included prominent author David Grossman, who slammed the police's conduct against left-wing activists in the past few weeks. "There is a sort of eagerness among the Israel Police to attack protestors from the Left," he said.Grossman added, "We don't see such responses against riots by settlers, who conduct pogroms in Palestinian villages. There the response is well-measured, and this is simply intolerable."The left-wing protestors arrived for their weekly Sheikh Jarrah ra

Gaza : Affondate le barche»

Nelle acque di Gaza, la sopravvivenza dei palestinesi dipende dalla discrezionalità della Marina israeliana, che arresta i pescatori e cerca di farne delle spie. Un militare di Tel Aviv «rompe il silenzio» ISRAELE - Un capitano svela la strategia della Marina contro i pescatori palestinesi Nelle acque di Gaza, la sopravvivenza dei palestinesi dipende dalla discrezionalità della Marina israeliana, che arresta i pescatori e cerca di farne delle spie. Un militare di Tel Aviv «rompe il silenzio» ISRAELE - Un capitano svela la strategia della Marina contro i pescatori palestinesi È un'atmosfera davvero insolita per parlare del dramma che i pescatori palestinesi vivono ogni giorno nelle acque davanti alla costa di Gaza. Siamo in un caffè di Tel Aviv, all'angolo tra via Mazarik e Piazza Rabin, e ritmi brasiliani allietano la serata dei tanti che affollano il locale. Eppure l'ha scelto apposta, il capitano della Marina israeliana Ido M., 29 anni, che ci ha chiesto di non rivelare l

Nella West Bank, 250.000 palestinesi sotto la minaccia dei coloni israeliani

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http://www.haaretz.com/hasen/spages/1143281.html "Le Nazioni Unite mettono in guardia: 250.000 palestinesi sono ‘vulnerabili’ alla violenza dei coloni." di Chaim Levinson Un rapporto diffuso lo scorso anno dalle Nazioni Unite afferma che i coloni, irritati per la distruzione di avamposti potrebbero pretendere di vendicarsi su 250.000 palestinesi nella West Bank. La relazione, fatta pervenire dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, Territori Palestinesi Occupati, asserisce che i coloni possono impiegare la cosiddetta politica dello scontrino del prezzo, in base alla quale essi pretendono un "prezzo" dai palestinesi in risposta agli attacchi terroristici o alle azioni delle Forze di Difesa Israeliane, messe in atto per evacuare avamposti non autorizzati, ponendo i palestinesi di 83 villaggi in una condizione di pericolo. Il rapporto delle Nazioni Unite era stato abbozzato in novembre e distribuito alle mailing list

Amira Hass :Notizie da Israele: l'arroganza israeliana e il lassismo internazionale

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Israele, tramite il Ministero degli Interni, continua a sputare in faccia ai paesi amici, e quei paesi continuano ad ammirare le gocce di pioggia che cadono. Lo sputo più recente del ministero è stata la cancellazione dei visti per lavoro che per anni avevano ottenuto i cittadini di quelle nazioni che erano impiegate nelle ONG internazionali. Invece, ad essi sono stati concessi visti turistici che limitano la loro libertà di movimento e la loro attività. Queste persone di norma sono dipendenti di organizzazioni umanitarie che operano tra la popolazione palestinese della Striscia di Gaza e della West Bank, compresa Gerusalemme Est. Nel compiere questo passo, Israele sta mostrando il suo disprezzo per le organizzazioni di aiuto umanitario, così come la sua ingratitudine, in quanto sono questi enti che, nei territori, spengono i fuochi accesi dalle politiche discriminatorie di Israele nei confronti dei palestinesi. Sono le fondazioni governative, pubbliche o private, provenienti da quei

Human Rights Watch accusa Hamas: civili nel mirino

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Gerusalemme, 28 gen. (Ap) - Human Rights Watch è convinta che Hamas abbia deliberatamente colpito bersagli civili israeliani durante la guerra del gennaio 2009. L'organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani accusa la leadership della Striscia di Gaza di aver compiuto azioni che possono essere classificate come crimini di guerra. Hamas ha sempre sostenuto di aver mirato alle installazioni militari israeliane con il lancio di razzi dalla Striscia e di aver colpito solo accidentalmente bersagli civili. Tre civili israeliani son stati uccisi dai razzi sparati dai gruppi islamici a Gaza nella guerra del gennaio 2009. La reazione israeliana, durata tre settimane, è costata la vita a 1.400 civili, in maggioranza civili. Sia Israele che Hamas hanno respinto le accuse di crimini di guerra e non intendono accogliere la richiesta delle Nazioni unite di svolgere indagini internazionali . Hamas dice di aver ucciso civili israeliani per errore MO/ Human Rights Watch accusa

Gaza, Onu “impaziente” per il blocco di Israele sui materiali edili

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1Striscia di Gaza - Nella stretta e affollata striscia di Gaza, c’è un posto stranamente tranquillo. Visto dal tetto della vicina scuola delle Nazioni Unite, sembra il set di un film, o forse un campo d’addestramento militare.Esteso lungo il terreno sabbioso di Khan Younis, è un grosso complesso abitativo: 151 alloggi, con spazio per altri 450. La maggior parte è quasi completata. Tutti sono disabitati. E’ uno dei 26 progetti - tra cui case, scuole e ospedali - che sono in costruzione da anni. Tutti sono andati avanti fino al giugno 2007. A quel punto, il movimento islamico Hamas - che ha sparato centinaia di razzi sulle città meridionali di Israele - ha preso il controllo della striscia di Gaza dopo mesi di violenti combattimenti con il suo rivale laico, Fatah. Come reazione, Israele e l’Egitto hanno rafforzato il loro blocco sulla striscia di Gaza, consentendo l’ingresso di poco altro oltre ai generi alimentari primari e alle medicine. Negli ultimi dieci mesi, l’Onu sta tenendo inte

Moni Ovadia : 27 Gennaio Memoria senza memoria

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Ricorderai! Ogni bimbo ebreo questo monito etico lo riceve in consegna sin dalla primissima infanzia, non solo da che la shoàh ha reso la terra d’Europa una terra contaminata, ma da secoli e secoli prima. Il dovere della memoria è uno dei pilastri su cui si edifica un mondo di giustizia. Come ogni anno, anche quest’anno, mi sforzo di assolvere a questo impegno, pur nei limiti delle mie forze. Ricorderò lo sterminio della mia gente come popolo e come singoli esseri umani. Ma da molto tempo a questa parte sento un crescente disagio e avverto che il senso autentico della memoria rischia di essere sfregiato e pervertito fino a farlo sprofondare nel fango della falsa coscienza. Il rigurgito di violenza razzista che abbiamo visto a Rosarno è il segno tangibile e vergognoso che la sottocultura della discriminazione nutrice della mentalità nazifascista è ancora viva. Leggi crudeli come quella che istituisce il reato di clandestinità si fondano sullo stesso presupposto di arbitrio della legisla

Idith Zertal (israeliano ) critica l’impiego dello sterminio nella giustificazione della politica di Israele.

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Idith Zertal - da quasi cinque anni professore di Storia e Filosofia politica all’Università di Basilea e nata 66 anni fa nel kibbutz di Ein Shemer - è entusiasta. Finalmente, Le origini del totalitarismo, l’opera maestra di Hannah Arendt, è stata tradotta in ebraico. "Il lavoro della Arendt è stato fatto passare sotto silenzio durante gli ultimi 60 anni. E stata una dura lotta introdurlo in Israele”. Non è però meno entusiasta dell’edizione spagnola del suo saggio La nación y la muerte. La Shoah en el discurso y la política de Israel [“Israele e la Shoah. La nazione e il culto della tragedia",Einaudi. NdT], pubblicazione quanto mai tempestiva visto che oggi si celebra il Giorno della Memoria. La politica è un aspetto della vita di Israele che Idith Zertal guarda con disincanto, dichiarandosi "per nulla nostalgica e refrattaria a mitizzare il passato” benché a tratti sembri rimpiangere quando Israele non era ancora quello che è: "un paese completamente diverso”. Ze

A Napoli Ronnie Barkan: "Io, israeliano contro il muro dell'apartheid"

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In Israele lo chiamano recinto. Per i palestinesi è l'Apartheid Wall. Un muro alto otto metri con torrette di controllo ogni sessanta. Quando sarà ultimato si estenderà per 703 km dividendo fisicamente l'Israele dalla Palestina. LE FOTO Tra Israele e Palestina il muro dell'Apartheid LEGGI Gaza raccontata dagli attivisti napoletani Ronnie Barkan è uno dei tanti attivisti israeliani che si batte ogni giorno al fianco dei palestinesi per impedirne la costruzione. E' a Napoli per parlarne, per mostrare un documentario che racconta la storia di Belin, un villaggio a trenta chilometri da Gerusalemme. Un villaggio il cui tessuto economico e sociale è stato spazzato via dal muro. Una storia simbolo che accomuna decine di piccoli insediamenti, migliaia di persone. E i cui personaggi principali sono i militari dell'esercito israeliano, i dissidenti del gruppo Anarchists Against The Wall e i coltivatori palestinesi d'olio d'oliva. Il documentario è proiettato n

Ebrei Polacchi: un momento felice per noi

'It's a good time to be Jewish in Poland' 2 I pregiudizi si stanno pian piano sgretolando, il rapporto tra ebrei e polacchi ha inaugurato un novo corso. È l’ottimistica tesi che Jaques-Yves Potel, docente universitario esperto di storia della Mitteleuropa, consigliere culturale presso l’Ambasciata di Francia a Varsavia, sostiene nella sua ultima fatica letteraria, La fine dell’innocenza: la Polonia faccia a faccia col suo passato ebraico. Si tratta del risultato di una ricerca che lo studioso ha condotto sul lavoro che la società polacca compie nei confronti della memoria della Shoah, e sull’influenza che questo ha sul rapporto con gli ebrei di oggi. I polacchi hanno cominciato seriamente a riflettere sul fatto che il loro popolo, prima della guerra, contava 3 milioni e 300 mila ebrei. Ritiene Potel che si stia pian piano diffondendo la consapevolezza delle responsabilità del popolo nello sterminio degli ebrei, dell’oscuro passato antisemita della Polonia. Lo spartia