A Napoli Ronnie Barkan: "Io, israeliano contro il muro dell'apartheid"


In Israele lo chiamano recinto. Per i palestinesi è l'Apartheid Wall. Un muro alto otto metri con torrette di controllo ogni sessanta. Quando sarà ultimato si estenderà per 703 km dividendo fisicamente l'Israele dalla Palestina.
Ronnie Barkan è uno dei tanti attivisti israeliani che si batte ogni giorno al fianco dei palestinesi per impedirne la costruzione. E' a Napoli per parlarne, per mostrare un documentario che racconta la storia di Belin, un villaggio a trenta chilometri da Gerusalemme. Un villaggio il cui tessuto economico e sociale è stato spazzato via dal muro. Una storia simbolo che accomuna decine di piccoli insediamenti, migliaia di persone. E i cui personaggi principali sono i militari dell'esercito israeliano, i dissidenti del gruppo Anarchists Against The Wall e i coltivatori palestinesi d'olio d'oliva. Il documentario è proiettato nella sala conferenze dove il CCIN, il Centro informazioni europeo del Comune di Napoli, ha organizzato l'incontro con Barkan. Le immagini iniziano con bulldozer che, scortati dall'esercito israeliano, sradicano decine di ulivi secolari per espropriare i pezzi di terra dove dovrà sorgere il muro. Decine di palestinesi - che da quegli ulivi traggono il loro sostentamento – cercano di fermarli. “Non muoverti, ti spacco la testa”, urla un militare. Poi un agricoltore palestinese si lancia verso il bulldozer, cerca di usare il corpo come scudo. Viene bloccato dai militari. Con violenza. E i carri continuano con precisione chirurgica il loro lavoro. Poi le voci degli agricoltori: “Ogni albero ci fornisce circa 30 litri di olio. C'erano molti braccianti che lavoravano. Adesso non abbiamo gli alberi e non abbiamo più lavoro. E nessuno ci risarcirà”.Ronnie Barkan è un obiettore di coscienza, ha deciso “di non servire l'esercito israeliano, di non essere in nessun modo complice dell'occupazione dei territori palestinesi”. Fa parte di diversi gruppi di attivisti, tra cui Anarchists Against The Wall. Tutti israeliani che con i palestinesi cercano di impedire gli espropri compiuti dall'esercito. “Le nostre manifestazioni stanno smuovendo qualcosa”, dice Barkan. “Oramai ce ne sono tantissime in tutta la Cisgiordania. Sono uno dei pochi momenti in cui israeliani e palestinesi possono finalmente stare insieme, convivere, accorgersi del loro destino comune”. Momenti di gioia che però sono oscurati dai numerosi arresti compiuti quasi ogni giorno dall'esercito. “In Israele c'è una giustizia a doppio binario. Io, in quanto ebreo, sono favorito. Se mi arrestano sono libero dopo un giorno. Per gli arabi invece non c'è molto da fare. Sei mesi fa sono stato arrestato insieme ad un palestinese. Io sono qui. Lui è ancora in carcere”.Anarchists Against The Wall è nato nel 2003. Sin dalla sua nascita il gruppo ha partecipato a centinaia di manifestazioni. Condotte, come si legge sul loro sito, “con responsabili palestinesi che vivono nei villaggi soggetti ad espropri”. Manifestazioni congiunte perché “è un diritto dei cittadini israeliani resistere a tutte le azioni immorali compiute nel suo nome”. Disobbedienza civile e non violenza, perché “l'apartheid realizzata da Israele e la sua occupazione non finirà da sola; finirà quando sarà ingovernabile e inimmaginabile”. Un gruppo che attraverso la rete ha costruito ponti virtuali e non con molte organizzazioni internazionali, con decine di organizzazioni non governative. All'incontro partecipa anche Emilia Sorrentino, napoletana, impegnata da quasi un anno a Gerusalemme Est per una Ong. “Nella parte di città dove lavoro la situazione è molto difficile per i palestinesi. Molti sono costretti a lasciare le proprie attività perchè non riescono più a pagare le tasse”. La Sorrentino parla “di precise strategie messe in atto dal governo israeliano per costringere i palestinesi a lasciare ai coloni israeliani le loro abitazioni”. Una situazione “insostenibile”, che non fa che “ favorire l'estremismo di Hamas”. Soprattutto a Gaza, dove “i palestinesi sono stretti tra due morse, Hamas da un lato e i militari palestinesi dall'altro”. Un conflitto che non accenna a placarsi. Nelle ultime settimane, infatti, “Hamas ha ricominciato a lanciare missili e i caccia israeliani hanno compito numerose incursioni”.

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