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Visualizzazione dei post da aprile, 2010

Amira Hass: un paragone sbagliato

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M., un’ottantenne piena di vita, era amica dei miei genitori. Sabato mi sono offerta di accompagnarla al pronto soccorso di uno degli ospedali di Gerusalemme Ovest (la parte israeliana) perché era stata colpita da un’infezione.L’addetta all’accettazione era una palestinese di Gerusalemme Est. L’infermiere che le ha misurato la pressione aveva l’accento russo, come il medico che ne ha ordinato il ricovero. Era palestinese anche l’infermiere che le ha somministrato l’antibiotico.Passava da un letto all’altro, da un paziente anziano a uno giovane, da un ebreo ortodosso a una donna con il velo. E tutti ricevevano lo stesso cibo. Altri medici parlavano tra di loro in arabo, passando all’ebraico per farsi capire da un collega dall’accento anglosassone.È una scena tipica degli ospedali israeliani, soprattutto a Gerusalemme. E andrebbe tenuta sempre in mente quando si fanno dei paragoni con l’apartheid sudafricana . Sì, Israele sta sviluppando un sistema giuridico a doppio binario: uno per i c

Akiva Elder: l'inganno di Olmert sul negoziato siriano

Il canale diplomatico aperto con la Siria è solo un diversivo per prendere tempo e per mascherare la fase di stallo a cui sono giunti i colloqui di pace fra Israele ed il presidente palestinese Mahmoud Abbas – sostiene il noto analista israeliano Akiva Eldar Venerdì scorso, poche ore dopo che un terrorista aveva ucciso due guardie di sicurezza israeliane in Cisgiordania, e che alcuni elicotteri avevano cacciato dei lanciatori di razzi Qassam nella Striscia di Gaza, un piccolo gruppo di giovani israeliani e palestinesi si era seduto assieme in un albergo ad Aqaba. Un alto funzionario giordano aveva parlato con orgoglio agli ospiti, attivisti dell’organizzazione “Seeds of Peace”, a proposito di progetti economici comuni che beneficiano tutti e tre i popoli. Durante la pausa, l’oratore mi condusse in un angolo e mi chiese, “Mi può spiegare perché il suo governo sta ignorando la Giordania e l’iniziativa di pace araba?”. Poi, egli mi domandò: “Non capite quale catastrofe si abbatterà su di

Mel Frykberg :l'Egitto complice nel blocco di Gaza

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Il movimento per la liberazione di Gaza “Freedom Flotilla” vedrà arrivare tre navi da carico e cinque imbarcazioni passeggeri con circa 600 persone a bordo, decise a consegnare centinaia di tonnellate di aiuti umanitari a un milione e mezzo di civili sotto assedio a Gaza.L'iniziativa si propone di anche di attirare l’attenzione internazionale sul blocco invalicabile imposto da Israele su Gaza che penalizza l’intera costaComunque, sebbene le critiche cadranno unicamente su Israele, l’assedio non avrebbe avuto seguito senza il sostegno delle autorità internazionali, regionali e persino un qualche supporto da parte palestineseL’intesa con l’Egitto, paese musulmano e arabo, e la tacita approvazione da parte di altri governi della regione sono un forte stimolo all’esplosione del sentimento di rabbia collettiva fra gli arabi."Senza il sostegno coordinato di attori regionali e internazionali, l’assedio di Gaza sarebbe già fallito", ha detto all’IPS il viceministro degli Esteri d

AVRAHAM B. YEHOSHUA : Israele ha perso la fiducia

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Dopo la Guerra dei sei giorni in Israele prese il via il dibattito sul futuro dei territori conquistati. Per anni si è potuta operare una distinzione fra i sostenitori delle diverse prese di posizione politiche in base alla percentuale di territorio che chiedevano di annettere come condizione di un accordo di pace. Gli estremisti di destra volevano conglobare nello Stato ebraico l'intero territorio della Cisgiordania e della Striscia di Gaza (pari a circa seimiladuecento chilometri quadrati), mentre i propugnatori di opinioni più moderate, appartenenti al partito laburista, rivendicavano soltanto il venti o il trenta per cento di quel territorio, sia per ragioni di sicurezza sia perché non volevano annettere un’alta percentuale di popolazione palestinese. I partiti religiosi erano attenti ai luoghi di interesse e di importanza storico-religiosa mentre la sinistra radicale si sarebbe accontentata di piccoli ritocchi ai confini di Gerusalemme Est per assicurare agli ebrei l’accesso

Obama sta pensando a una conferenza per creare lo Stato palestinese

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idea nel caso di un fallimento dei colloqui indiretti tra palestinesi e israeliani. Il presidente americano avrebbe già contattato leader europei. Abbas potrebbe presentare una richiesta di riconoscimento all’Onu. Netanyahu che si prepara a incontrare Mubarak, ha vinto una battaglia interna al Likud contro i fautori delle colonie. Gerusalemme (AsiaNews) – Il presidente Obama sta pensando a una conferenza internazionale sul Medio Oriente - e a tale scopo avrebbe già contattato alcun leader europei - che avrebbe tra i suoi obiettivi la creazione di uno Stato palestinese. Questo nel caso in cui fallissero i tentativi in corso di riavviare il processo di pace attraverso i colloqui indiretti tra israeliani e palestinesi. Lo afferma oggi l’israeliano Haaretz , che cita alti funzionari israeliani, che in tal modo confermerebbero una ipotesi avanzata nei giorni scorsi dalla stamppa americana. Sempre oggi, il Jerusalem Post sostiene che il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, s

CONSIGLIO ECUMENICO CHIESE CONDANNA DECRETI sulla deportazione

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“ Costernazione” è la parola usata dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec-Wcc) di fronte ai nuovi decreti delle Forze armate israeliane che ridefiniscono la nozione di “infiltrati” ovvero, secondo la definizione di Israele qualsiasi individuo entrato illegalmente nei Territori occupati. “Ci saranno conseguenze per decine di migliaia di palestinesi che rischiano di essere confinati nelle loro città e villaggi, alimentando un clima di paura nei Territori occupati (…) Migliaia di individui verranno ingiustamente considerati come criminali” ha detto Olav Fykse Tveit, segretario generale del Cec, espressione di 349 Chiese e gruppi religiosi mondiali. Secondo un recente emendamento israeliano, verranno considerate irregolare anche le persone presenti nei Territori ma prive di “permessi”. “Per nessuno, nemmeno per i palestinesi, deve venir meno il diritto a circolare e a condurre una vita normale” ha sottolineato il reverendo Tveit, teologo norvegese della Chiesa luterana, chiedendo al g

COME LO SHABAK USA I BAMBINI PALESTINESI

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http://www.bilin-ffj.org/index.php?option=com_content&task=view&id=262&Itemid=1 Il mio nome è Yasser Awad Yasin. Ho 27 anni e provengo dal villaggio di Bil’in. Sono sposato ed ho due figli ed una figlia.Prima che l’esercito israeliano invadesse la mia casa, lo Shabak (Servizio di Sicurezza Israeliano) mi aveva chiamato al telefono per dirmi di recarmi al loro ufficio. Io non mi ci sono recato cosicché l’esercito ha raso al suolo la mia casa. Io stavo dormendo con mia moglie ed i bambini quando loro ci svegliarono del tutto. Chiesi loro che cosa stessero facendo perché io non avevo fatto nulla. Mi chiesero la mia carta di identità e mi dissero di recarmi all’ufficio dello Shabak domani. Chiesi loro perché non mi arrestavano ora e allora i soldati mi dettero dei fogli con i quali mi si ordinava di andare per essere sottoposto ad interrogatorio. Quando mi ci recai, dapprima mi perquisirono e mi chiesero se avevo qualche arma con me. Dissi loro che avevo un pacco di cibo e lor

Moni Ovadia : l'Itala si è fermata ad Adro

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La rappresentazione che giovedì sera è andata in onda su Anno Zero, la trasmissione di Rai2 condotta da Michele Santoro, è lo spaccato di un Paese desolante. La civiltà costituzionale è implosa nel becerume qualunquista grazie all’opera di una destra populista e padronale, mentre gran parte dell’opposizione belava flebilmente o stava alla finestra. La vicenda di Adro, paese del bresciano in cui ha avuto luogo la squallida storia della mensa scolastica negata per ragioni di morosità, è indicatore di un clima rabbioso, ammorbato da xenofobia e razzismo travestiti da buon senso, in cui perfino la solidarietà critica di un imprenditore elettore della destra è indicata come pericolosa sovversione di uno che non sta al suo posto. Tutto accade mentre si consuma la prima ribellione al monolitismo berlusconiano da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini. I rappresentanti della destra presenti nello studio di Santoro, la puntigliosa ministra alle Pari opportunità Mara Carfagna e il civ

The Economist : Hamas tiene duro

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Dopo quattro estenuanti anni di assedio, gli abitanti della Striscia di Gaza – e il movimento islamico di Hamas che li governa - stanno ancora lottando per la loro sopravvivenza. Alcuni riescono anche a farcela. I tunnel che serpeggiano sotto il confine tra Gaza e l’Egitto si sono moltiplicati così rapidamente che a volte l’offerta supera la domanda. La concorrenza commerciale è così accanita che quelli che scavano i tunnel si lamentano che il loro lavoro non è più così redditizio. Così come riportato in un rapporto del parlamento britannico, ufficialmente Israele permette a Gaza di importare solamente 73 degli oltre 4mila articoli disponibili nella Striscia. Il resto è fatto in casa o acquistato illegalmente. Per esempio, il prezzo del cemento, che due anni fa era di 300 shekel israeliani (80 dollari Usa) al sacchetto, è diminuito di dieci volte, accelerando - per la prima volta da quando l’attacco israeliano di un anno fa aveva ridotto in macerie 4mila case - la costruzione di una se

Gaza ; ucciso giovane manifestante di 19 anni

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GAZA (Reuters) - Soldati israeliani hanno ucciso oggi un palestinese che si era avvicinato alla frontiera di Gaza per manifestare contro il divieto di ingresso all'area imposto da Israele. Lo riferiscono testimoni e autorità sanitarie.Secondo le fonti un 20enne è stato ucciso mentre manifestava insieme a numerose altre persone, che avevano piantato bandiere palestinesi sul terreno vicino alla recinzione che corre lungo il confine, a est di Gaza City.Alcuni hanno tirato pietre, provocando la reazione di una pattuglia israeliana, che ha aperto il fuoco dall'altra parte del confine.L'esercito per il momento non ha commentato l'episodio. Si tratta della prima vittima nel corso delle manifestazioni settimanali organizzate per attirare l'attenzione sulla politica di Israele di impedire l'accesso dei palestinesi in un'area di 300 metri dal confine. Coloro che lo fanno rischiano di essere bersaglio del fuoco da parte delle truppe israeliane."Queste sono mani

ashir Moussa NafieL’approccio iraniano alla formazione del governo iracheno

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in un discorso tenuto in occasione della festa dell’esercito, domenica 18 aprile, il presidente iraniano ha invitato i paesi e i popoli della regione a cooperare per risolvere le questioni rimaste in sospeso fra essi. Tuttavia le dichiarazioni rilasciate dal presidente iraniano in precedenza, nel corso di un’intervista alla televisione iraniana martedì 13 aprile, suonavano in maniera differente per quanto riguarda l’approccio di Teheran alle questioni della regione. In quell’occasione, con un discorso totalmente privo della sua abituale retorica, e che aveva destato interesse a livello mondiale, Ahmadinejad aveva detto che un’intesa con l’Iran era l’unica occasione che Obama aveva di garantire la sua presidenza e di “salvare la sua amministrazione in Iraq e in Afghanistan”. Il presidente iraniano si era spinto il più in là possibile per chiarire la sua esplicita iniziativa negoziale, dicendo che Obama aveva di fronte a sé una sola opportunità di riuscire, e di rimanere presidente (qui

JCall: Appello alla ragione degli ebrei europei

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Ho aderito a questo “Appello alla ragione”, rivolto soprattutto al governo d’Israele, sulla base del quale il 3 maggio a Bruxelles si darà vita a un movimento di pressione europeo. Parteciperanno Bernard Henry Levy, Daniel Cohn Bendit e alcuni ospiti israeliani come Zeev Sternhell e Elie Barnavie, oltre ai rappresentanti dell’associazione statunitense “J Street”. L’appello può essere sottoscritto sul sito www.jcall.eu Tra le prime adesioni segnalo Alain Finkielkraut, il premio Nobel per la fisica Daniel Cohen.Tannoudji, l’ex presidente svizzera Ruth Dreifuss, il rabbino di Bruxelles David Meyer, lo storico Pierre Nora. Siamo cittadini ebrei di paesi europei impegnati nella vita politica e sociale dei nostri rispettivi paesi. Qualunque sia il nostro percorso personale, il legame con Israele è parte costitutiva della nostra identità. Il futuro e la sicurezza di questo stato al quale siamo così fortemente legati ci preoccupanoAncora una volta l’esistenza di Israele è in pericolo. Il per

Francesca Borri QUALCUNO CON CUI PARLARE

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non so se è comprensibile, pubblicata isolata su un sito web: è l'intervista incrociata a Nurit Peled e Bassam Aramin da cui il libro che sto finendo prende il titolo, "Qualcuno con cui Parlare" - è stata pubblicata in inglese, e ha funzionato: il senso è che il lettore capisca da solo, riga dopo riga, che si tratta di un'israeliana e un palestinese, fino però a non distinguere più la differenza “Arrivarono qui dalla Russia, sionisti ma soprattutto socialisti, l’obiettivo era uno stato binazionale, e per cui quando nel 1948 gli offrirono una bella casa espropriata a dei palestinesi, mio padre rifiutò - eravamo sionisti, ma di minoranza, clandestini delle narrazioni dominanti, solo ‘gente del Medio Oriente’, senza nessuna distinzione dagli arabi...” Una famiglia normale, sopravvissuti alla nakbah , sono nato in mezzo al deserto, in una grotta come casa, come tanti, in una vita di povertà, senza alcuna prospettiva, onestamente non ricordo se ho mai avuto dei sogni