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Visualizzazione dei post da luglio, 2007

Haaretz: ciò che è bene per i settler non lo è per Israele

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SINTESI Ognuno sa in Israele che si dovrà tornare ,probabilmente ai confini del 1967 e affrontare il problema dei profughi ,ma i moderati sono sconfitti dai radicali palestinesi e israeliani che minano ogni compromesso esigendo "tutto o niente ". I coloni pensano - correttamente, tutto sommato - che ,rinviando il problema, si rafforzeranno . Ma quello che è buono per i settler è negativo per il paese. La settimana scorsa, Moshe Levinger e Daniella Weiss non concordavano con le Forze di Difesa per una casa occupata abusivamente, per un'altra espansione e per un'altra infiltrazione in un quartiere arabo Se l'obiettivo strategico di Israele è vivere in pace con i suoi vicini, deve bloccare i coloni . Chi non vuole un compromesso storico crea violenza e sofferenza ad entrambe le popolazioni .Israele non può attendere i risultati dello scontro tra Hamas e Fatah ,la responsabilità è nostra visto che siamo in possesso della maggior parte della terra che

Nasce la terza via palestinese:oltre Hamas e Al Fatah

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Alle elezioni del 2006 Fayyad aveva formato il Partito della Terza Via assieme ad altre due personalitá moderate palestinesi, Hanan Ashrawi e Yasser Abed Rabbo, ma aveva ottenuto solo due seggi. Questa volta l'obiettivo è capitalizzare il crescente scontento verso Hamas e Fatah, formando un partito più ampio. Per promuovere il nuovo movimento vi sono stati diversi incontri in Cisgiordania che hanno coinvolto centinaia di persone, ha spiegato Jamal Zakut, vicino a Fayyad e fra i promotori dell'iniziativa. «Il movimento - spiega - sará basato sui principi liberali e il progresso democratico e dei diritti umani. L'idea è quella di un movimento pragmatico che sostenga l'idea di due stati sulla base dei confini del 1967 e la piattaforma dell'Olp, risolvendo il problema dei rifugiati in maniera concordata sulla base delle risoluzioni dell'Onu e la lega Araba». Dal Corriere della Sera di oggi Haaretz Haaretz

Moni Ovadia: nella dignità la reciproca sicurezza

La distorsione e la manipolazione delle parole e del pensiero altrui sono un vecchio sport a cui si dedica chi non è in grado di misurarsi criticamente con opinioni diverse dalle sue. E, a volte, questo sport assume i connotati di vera e propria possessione. Giorni fa un conoscente israeliano mi ha telefonato per chiedermi se io avessi dichiarato nel corso di un dibattito radiofonico che non avrei mai detto: «viva Israele», intendendo che io rifiutassi di augurare vita allo Stato d'Israele e alla sua gente. Sono rimasto interdetto e gli ho risposto che ciò che gli avevano riferito era una solenne idiozia. Uno dei tanti "invasati per Israele", un Hezbollah del "sionismo" aveva distorto il senso di una mia affermazione nel corso di un pacato e civile dibattito sul libro di Magdi Allam «viva Israele!» a cui ho partecipato insieme all'autore e a Fuad Allam, deputato dell'Ulivo, sociologo del mondo arabo e corsivista de la Repubblica. In quell'occasione d

Gaza : mia madre è alla fine ed io non posso passare

Mia madre è alla fine e io non posso passare la frontiera.Mia madre è all'ospedale in questo momento. Sta molto male. E' entrata tre giorni fa e io non la posso raggiungere.Torno da un viaggio di 45 giorni negli USA. Per tutta la nazione e in ogni discorso ho raccontato al pubblico la nostra sofferenza, vivendo in questa grande prigione di nome Gaza. Gli ho raccontato della chiusura delle frontiere e dei pazienti che stanno morendo in attesa di poter passare.Le frontiere sono chiuse da più di cinque settimane, 28 pazienti sono morti mentre attendevano di passare per il valico di Rafah, l'unico tra Gaza e l'Egitto. Tutte le altre uscite sono completamente sigillate dall'esercito di israele. La frontiera è stata aperta 70 volte quest'anno.Ora si tratta della mia storia personale, come delle storie quotidiane di 1,4 milioni di persone che a Gaza vivono sotto assedio ed occupazione, povertà, mancanza di risorse, uccisioni, sparatorie, violenza, eccetera. Non posso p

Gideon Levy: minaccia demografica e razzismo

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SINTESI ( i punti dell'articolo per me più interessanti) Se abbiamo raggiunto,in Israele, "la fine di sionismo", titolo dell’articolo di Nehemia Shtrasler , ciò non dipende dalla demografia Il discorso di una "minaccia demografica" non è legittimo. Immaginate quello che avverrebbe se una discussione del genere fosse tenuta negli Stati Uniti o in Europa. La minaccia veramente pericolosa è la discussione in se stessa. Testimonia lo sviluppo nella nostra società di norme profondamente razziste verso le minoranze Haredim o Arabi - sono figli e figlie di questa terra. Non c'è alcun mezzo democratico per impedire a loro di diventare una maggioranza. Le campagne per ridurre le nascite sono oltraggiose quanto i concetti di trasferire la popolazione e di pulizia etnica . Sia la sinistra che la destra sono afflitte da questo razzismo letale, che scaturisce dall’arroganza e dalla paura dell'altro. La destra sta provando a spaventarci con previsioni disastrose sul

Liberarsi del complesso di Amalek

Liberarsi del complesso di Amalek http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=36&ida=&idt=&idart=5206 Secondo il racconto dell'Antico Testamento, Amalek era una popolazione del Sinai o del Negev, probabilmente proto-araba, ostile agli Israeliti Amalek fece qualcosa di terribile ad Israele, anche se che cosa di preciso non è chiaro. In un versetto del libro dei Re è scritto "ricordati di ciò che ti ha fatto Amalek" e questo versetto è stato invocato negli anni Cinquanta dagli oppositori del trattato con la Germania sulle riparazioni, il cui capofila era l'ex terrorista e poi primo ministro e Premio Nobel per la Pace Menahem Begin. Il risultato dell'offesa, quale che fosse, di Amalek agli Israeliti fu la sua distruzione totale, secondo la terribile legge di guerra del tempo. Tutti i maschi adulti, umani ed animali, passati a fil di spada, le donne ed i bambini fatti schiavi, campi bruciati, eccetera. Saul, il re d'

Arrigo Levi: Israele, la pace si fa con i nemici

Arrigo Levi. La Stampa. 20/07/07. Nessuna vittoria in guerra, insegnava Rabin, avrebbe mai potuto assicurare per sempre la sopravvivenza dello Stato ebraico: ma solo la pace. E la pace, come disse per primo Dayan, la si fa con i nemici. Sperare contro ogni speranza. È lo slogan che ha accompagnato per tutta una vita chi d’istinto s’identifica anzitutto con le ragioni d’Israele, ma non ha mai ignorato o dimenticato che il conflitto israelo-palestinese è, più forse di ogni altro conflitto storico, uno scontro fra due ragioni. Chi, in un tempo pur lontano della propria vita, giudicò che non valesse la pena di sopravvivere, per un ebreo scampato alla Shoah, se non fosse sopravvissuto lo Stato d’Israele appena allora creato, e che scelse quindi di vivere, per un tempo pur limitato, una vita da Israeliano in divisa in Israele in guerra, sa bene quanto sia difficile esprimere giudizi o dare consigli su quella che dovrebbe essere la politica del governo israeliano, senza essere cittadino d’Isr

Haaretz: Israele deve fare passi concreti per la pace

È possibile raggiungere per Israele un accordo ragionevole con i palestinesi in base all'iniziativa araba, il Primo Ministro palestinese Salam Haaretz ha sollecitato un negoziato reciproco. Questa dichiarazione ragionevole, non diversa dalla posizione israeliana, è stata accolta con scetticismo da quelli che cercano una giustificazione per non ritirarsidai territori occupati. Israele non può permettersi di snobbare il discorso del presidente George W. Bush I che richiede un congresso internazionale di pace a settembre. Non può permettersi di sottovalutare che la comunità internazionale e gran parte degli Israeliani hanno espresso la necessità di porre fine all'occupazione .Gli unici due gruppi che non mostrano mai alcuna disperazione sono Hamas ed i settlers . Hamas dimostra la propria potenza con i Qassams , mentre i settlers mostrano la loro forza espandendo gli stabilimenti , azione distruttiva che sabota ogni programma logico per dividere la terra fra le due nazioni.

Rubinstein: Abu Mazen non ha nulla da offrire..verso uno stato unico?

La lotta di Abu Mazen contro il governo di Hamas è principalmente politico-legale . Ha stabilito “un governo di emergenza che ora si è trasformata in “in un governo di transizione.„ Il nome non è importante. Ciò che conta è che questo governo non può ricevere l'approvazione del Parlamento, il cui il lavoro è stato paralizzato., visto che la maggioranza dei parlamentari di hamas sono a Gaza o nelle prigioni israeliane . Per dare validità alle sue decisioni Abu Mazen ha deciso di convocare a Ramallah tutti i rappresentanti movimenti palestinesi della diaspora invitando Naif Hawatmeh , fondatore del DFLP , movimento nazionalista palestinese. Per mezzo di tali manovre politiche e legali, Abu Mazen ed i suoi stanno provando ad unire tutte le fazioni nazionaliste,contro Hamas . Malgrado il fatto che Abu Mazen goda dell'appoggio internazionale e del supporto arabo, le probabilità di riuscita sono scarse Il motivo è ben noto: Abu Mazen e Fatah non hanno niente da dare al

Mahmud Darwish :fa paura di Hamas la mancanza di cultura

qui L'avvento di Hamas a Gaza «non mi fa paura da un punto di vista politico. Mi fa paura invece da un punto di vista culturale. La loro tendenza è di imporre i propri principi su tutti. Credono in una democrazia "buona per una volta soltanto", per giungere alle urne e al potere. Pertanto sono un disastro per la democrazia. (La loro) è una democrazia antidemocratica»: lo afferma il poeta nazionale palestinese Mahmud Darwish in una lunga intervista al quotidiano Haaretz di Tel Aviv. L'incontro con la giornalista israeliana, che lo ha visitato a Ramallah (Cisgiordania), ha preceduto di pochi giorni la prima apparizione negli ultimi anni in Israele di Darwish, che è nato in un villaggio della Galilea e che si è autoesiliato nel 1970. Domenica Darwish sarà a Haifa per leggere una ventina di poesie, accompagnato dal musicista Samir Jubran (liuto) e dalla cantante Amal Murcus. I biglietti, nota il giornale, sono andati a ruba. Darwish ritiene che per i palestinesi «la situa

Intanto in Francia gli Hezbollah sono ufficialmente invitati

Mentre Israele si domanda se la guerra libanese ha rafforzato o indebolito gli Hezbollah partecipano come rappresentanti ufficiali a un incontro per discutere sul futuro del Libano., acquistando una posizione strategica importante come alleati dell'Iran. Naturalmente con il beneplacito dell'Arabia Saudita http://www.haaretz.com/hasen/spages/881446.html

LA TRAPPOLA MORTALE DELL'IDENTITà

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La trappola mortale dell'identità Sono ebreo e sono contro l'occupazione israeliana. Mi capita spesso di discutere con amici e conoscenti ebrei ma queste discussioni non hanno mai portato da nessuna parte, non ho mai convinto nessuno. A qualunque argomentazione storica, etica o solo di buon senso, mi rispondono con un'altra argomentazione che a loro modo di vedere legittima o giustifica l'azione del governo israeliano. Mi sono chiesto a lungo perché la maggior parte degli ebrei difende Israele incondizionatamente arrivando persino a negare l'evidenza. Poi una sera a cena, commentando i recenti fatti, dico a un mio amico: comunque Fini è pur sempre meglio di Sharon (sottintendendo che Fini è sì un politico di destra, magari ex-fascista, amico di gioventù della Mambro, ma Sharon è pur sempre un criminale). E lui risponde: no, perché almeno Sharon è ebreo. Ecco infine svelato cosa muove gli animi: il meccanismo di identificazione. Una volta ho chiesto a Peretz Kidron

YEHOSHUA: Israele scelga di negoziare con la Siria

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Per lo Stato ebraico è il momento di scelte importanti: non basta colmare le lacune delle forze armate, bisogna portare avanti una coraggiosa trattativa con la Siria Ricordo perfettamente quando fui informato che la prima guerra del Libano stava per iniziare. Era un venerdì pomeriggio del 1982. Ero con una cinquantina di insegnanti che, come me, erano soliti tenere lezioni ai soldati quale parte del loro servizio di riservisti. Chissà perché ci avevano convocato già il primo giorno di guerra, nemmeno fossimo esperti di qualche arma segreta e indispensabile anziché possedere solo capacità oratorie. Un ufficiale appena giunto dal quartier generale dell’esercito ci mise candidamente al corrente che stavamo per sferrare un attacco militare contro il Libano e che il nome scelto per quell’offensiva era «Operazione pace in Galilea». Rimasi sbalordito. Qualche mese dopo l’allora primo ministro, Menachem Begin, e il capo dell’opposizione, Shimon Peres, il cui partito aveva votato alla Kne

Gaza: denuncia dell'associazione israeliana Gisha

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GAZA (10 luglio) - L'agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa) ha annunciato oggi la sospensione di un progetto del valore di 93 milioni di dollari per la costruzione nella Striscia di Gaza di case, scuole e acquedotti: «Siamo costretti a fermare i nostri lavori semplicemente perché ci manca il cemento» ha dichiarato John Ging, direttore del progetto a Gaza. La parziale chiusura delle frontiere con Israele, in seguito alla presa del potere con le armi da parte di Hamas, sta mettendo in crisi l'economia della Striscia: «Non basta che venga autorizzato l'ingresso di cibo e medicinali - denuncia Ging - ma occorre ripristinare immediatamente la libera circolazione di tutte le merci». La mancanza di cemento, che normalmente viene importato attraverso i valichi come gran parte delle altre materie prime, sta di fatto bloccando, secondo Ging, anche i lavori di riparazione delle case e dei rifugi danneggiati dai b

Halper : noi ricostruiremo le case dei palestinesi

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.Per commemorare i 40 anni dall’inizio dell’Occupazione di Israele, avete lanciato una campagna in grande stile che prevede la ricostruzione di tutte le case palestinesi demolite. Puoi raccontare?L’Icahd fa parte di una coalizione di gruppi pacifisti israeliani, che svolgono varie attività, all’interno della quale da tempo ci stavamo in qualche modo preparando a questo 40° anniversario. Noi evidentemente volevamo fare qualcosa che avesse a che fare, che enfatizzasse la questione della demolizione delle case. Israele - Palestina - L'analisi di un israeliano che ama il suo ... 2 Diario di uno dei partecipanti al campo dell'ICAHD ] Lunedì, 23 luglio 2007A Hebron le case dei palestinesi hanno le finestre e i balconi chiusi da inferriate per proteggersi dalla violenza dei coloni. “Oh, il muro del mio cuore! Il mio cuore piange, non riesco a tacere… ascoltate, o gente folle, priva di intelligenza, che ha occhi ma non può vedere, ha orecchie ma non può sentire… che non prova

Shlomo Ben Ami :"Israele ora tratti con Hamas

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I tentativi del presidente palestinese Abu Mazen sono lodevoli, ma oggi Israele ha un solo possibile interlocutore politico: Hamas». La liberazione del giornalista della Bbc, favorita dal «governatore» di Gaza Ismail Haniyeh, è una conferma per Shlomo Ben-Ami: «Hamas ha deciso di fare politica e si è messo sulla via del compromesso, è stato un grave errore non riconoscerne la vittoria elettorale». Classe 1943, ministro degli Esteri israeliano del governo Barak durante le trattative di Camp David, ex ambasciatore in Spagna, docente di Storia contemporanea all'Università di Tel Aviv, Shlomo Ben-Ami è un uomo di negoziato estraneo ai sofismi diplomatici. La villetta dove vive a Kefar Sava, due piani e un cortile senza pretese nell'hinterland di Tel Aviv, lo rappresenta: spartana, molti libri e pochi mobili, nessuna concessione al design. Su un tavolino l'edizione italiana del suo libro, «Palestina. La storia incompiuta. La tragedia arabo-israeliana» (Corbaccio).Perché il gover

G.Levy: falciare l'erba a Nablus

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FONTE Cosa fanno per 21 ore, imprigionate in una sola stanza, 28 persone tra cui numerosi bambini, alcuni molto piccoli? Come passano il tempo che si trascina? Come calmano ibambini che piangono e sono terrorizzati? Come curano la nonna dalla salute fragile? Proibito accendere la luce, proibito accendere la tivù, proibito parlare. Soldati armati all’entrata della camera. I cellulari confiscati. Provate ad immaginare la scena. E’ permesso andare alla toilette ma solo dopo aver avuto l’autorizzazione, I pannolini usati si ammucchiano in un angolo della stanza. Due donne sono state autorizzate ad andare a cucinare, ma solo dopo lunghe trattative.continua Diari e altro

Jeff Halper per icahd : Israele e l'apartheid

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N ETANYAHU SCEGLIE LO "IMMAGAZZINAMENTO” Sabato 01 Agosto 2009 09:26 Jeff Halper 25 maggio 2009  Dopo il suo incontro con il Presidente Obama il Primo Ministro di Israele Netanyahu avrebbe pronunciato le magiche parole “due stati”? Tutta Israele stava con il fiato sospeso, ma lui non l'ha fatto. La distanza fra i due comunque è tanta che neppure quelle parole l'avrebbero potuta colmare. Obama è alla ricerca -io ritengo sinceramente, forse urgentemente- di una risoluzione del conflitto israelo-palestinese, che egli comprende essere una pre-condizione per andare avanti su questioni mediorientali più grandi e pressanti. Netanyahu, che rifiuta persino l'idea di quel mini-stato palestinese a malincuore accettato da Barak, Sharon e Olmert, persegue uno stato permanente di “immagazzinamento” in cui i Palestinesi vivano eternamente in un limbo di “autonomia” definito da un Israele che li racchiuda e li controlli. Il pericolo, di cui dovremmo essere tutti consapevol