Gaza: denuncia dell'associazione israeliana Gisha
GAZA (10 luglio) - L'agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa) ha annunciato oggi la sospensione di un progetto del valore di 93 milioni di dollari per la costruzione nella Striscia di Gaza di case, scuole e acquedotti: «Siamo costretti a fermare i nostri lavori semplicemente perché ci manca il cemento» ha dichiarato John Ging, direttore del progetto a Gaza.
La parziale chiusura delle frontiere con Israele, in seguito alla presa del potere con le armi da parte di Hamas, sta mettendo in crisi l'economia della Striscia: «Non basta che venga autorizzato l'ingresso di cibo e medicinali - denuncia Ging - ma occorre ripristinare immediatamente la libera circolazione di tutte le merci». La mancanza di cemento, che normalmente viene importato attraverso i valichi come gran parte delle altre materie prime, sta di fatto bloccando, secondo Ging, anche i lavori di riparazione delle case e dei rifugi danneggiati dai bombardamenti, dove vivono 16mila profughi palestinesi.
L'interruzione del progetto dell'Unrwa mette adesso a rischio anche lo stipendio per 121mila palestinesi, che a vario titolo sono impiegati nei lavori di costruzione: «I nostri lavori sono anche una fonte vitale di impiego» avverte Ging. Secondo un rapporto pubblicato recentemente dall'organizzazione israeliana «Gisha», la chiusura delle frontiere ha già provocato nella Striscia di Gaza la chiusura del 75% delle fabbriche.
http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=1097&sez=&npl=&desc_sez=La parziale chiusura delle frontiere con Israele, in seguito alla presa del potere con le armi da parte di Hamas, sta mettendo in crisi l'economia della Striscia: «Non basta che venga autorizzato l'ingresso di cibo e medicinali - denuncia Ging - ma occorre ripristinare immediatamente la libera circolazione di tutte le merci». La mancanza di cemento, che normalmente viene importato attraverso i valichi come gran parte delle altre materie prime, sta di fatto bloccando, secondo Ging, anche i lavori di riparazione delle case e dei rifugi danneggiati dai bombardamenti, dove vivono 16mila profughi palestinesi.
L'interruzione del progetto dell'Unrwa mette adesso a rischio anche lo stipendio per 121mila palestinesi, che a vario titolo sono impiegati nei lavori di costruzione: «I nostri lavori sono anche una fonte vitale di impiego» avverte Ging. Secondo un rapporto pubblicato recentemente dall'organizzazione israeliana «Gisha», la chiusura delle frontiere ha già provocato nella Striscia di Gaza la chiusura del 75% delle fabbriche.
http://www.gisha.org/english/index_eng.htm
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