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Visualizzazione dei post da marzo, 2007

Amira Hass: Falso allarme

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Secondo i più cinici è stato solo "un modo per prepararsi a una guerra che c'è già stata". Nel conflitto dell'estate scorsa, infatti, le autorità israeliane si sono rivelate incapaci di rispondere alle esigenze della popolazione civile. Prima di mezzogiorno l'esercitazione è stata inaspettatamente interrotta. Un vero allarme, sulla presenza di un probabile attentatore suicida, ha spinto le forze di sicurezza a ripristinare le normali procedure di emergenza. Sulle strade si sono formati ingorghi interminabili, e i disagi sono proseguiti anche dopo il ritrovamento di una borsa sospetta su un taxi. Nella borsa, però, non c'era nessun esplosivo. L'allarme era reale o scatenato dal panico? A febbraio l'intelligence israeliana ha scoperto, in un appartamento di Tel Aviv, un attentatore suicida che si preparava a colpire. Ma non tutti gli allarmi sono fondati. Un paio di mesi fa una segnalazione simile si è conclusa con un nulla di fatto: i sospetti erano lav

AMIRA HASS: strade vietate.ordinaria follia

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Di nuovo a Hizma, il villaggio isolato e circondato dal muro alla periferia di Gerusalemme. Un solo articolo non basta per descriverne i drammi. Tre settimane fa ho visto una giovane donna, un ragazzo e un bambino camminare sulla collina, vicino al muro ancora incompleto. Ho pensato che vivessero nell'enclave. "No", mi ha spiegato Hanna, la giovane donna, "viviamo laggiù". Ho pensato che si riferisse ad alcune case palestinesi lungo la via principale, che nel corso degli anni sono state circondate dalle strade e dai nuovi quartieri della colonia in espansione. Sapevo che gli abitanti di quelle case sono residenti di Gerusalemme: le autorità israeliane non sono riuscite a convincerli a vendere le loro terre. Ma la mia ipotesi era sbagliata. La donna e la sua famiglia sono residenti in Cisgiordania, proprio nel villaggio di Hizma. Ho avuto però la sorpresa di scoprire che la loro casa si trova in una nuova enclave, nascosta in una piccola valle 50 metri oltre il p

Uri Avnery : Dejá Vu a proposito di Hamas

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Uri Avnery Gush Salom - dal sito web Z-Net.it - Traduzione di Bernardino Tolomei - 1 Febbraio 2006 ( biografia di Uri Avnery ) Se Ariel Sharon non fosse stato in coma profondo, sarebbe balzato giù dal letto dalla gioia. La vittoria di Hamas ha realizzato i suoi più ardenti desideri. Per un anno intero ha fatto tutto il possibile per boicottare Mahmoud Abbas. La sua strategia era piuttosto ovvia: gli americani volevano negoziare con Abbas, i negoziati avrebbero portato inevitabilmente ad una situazione che lo avrebbe costretto a cedere quasi tutta la West Bank e Sharon non aveva nessuna intenzione di fare questo. Lui voleva annettere circa la metà di quel territorio. Quindi doveva disfarsi di Abbas e della sua immagine di moderato. Durante l'ultimo anno la situazione dei palestinesi è peggiorata di giorno in giorno; le azioni degli occupanti hanno reso impossibile la vita normale. Gli insediamenti nella West Bank sono andati allargandosi in continuazione

Palestina:la generazione perduta

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G IOVANI senza speranza in Palestina Sono cresciuti conoscendo solo violenza e odio. Hanno visto morire attorno a sé parenti e amici. Gioco e realtà si sono intrecciati nel segno della vendetta. Sono i ragazzi dell’Intifada: l’ultima generazione. Un misto di rabbia e di determinazione nell’abbracciare la causa più estrema, quella che come modello non ha più il fondamentalismo di Hamas ma il Jihad globalizzato di Al Qaeda . Ragazzi che non hanno più sogni, perché nell’inferno di Gaza e nei villaggi della Cisgiordania spezzati in mille frammenti territoriali dalla «barriera di difesa» israeliana, è vietato anche sognare. È il drammatico ritratto dell’ultima generazione palestinese che emerge dal reportage di Steven Erlanger che ieri ha aperto la prima pagina dell’ Herald Tribune. Quello dell’inviato del New York Times è un viaggio nella disperazione che accomuna i giovani palestinesi, che unisce le storie di tanti ragazzi di Gaza e della Cisgiordania . La rabbia di questi raga

Amira HASS: Israele : Vista SUL MURO

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Dal veicolo usciva musica leggera araba ad alto volume, di quella che fa venir voglia di ballare. L'autista del bulldozer era comodamente seduto al posto di guida e osservava i tre o quattro operai che si davano da fare lì sotto. Ogni tanto scambiavano qualche battuta in arabo, ma quando dal furgone dell'impresa edile è uscito quello che sembrava l'appaltatore sono passati all'ebraico. Poi l'autista ha messo in moto il bulldozer e il boato del motore ha sepolto la musica. Il lungo braccio della macchina ha sollevato un pannello di calcestruzzo e l'ha spostato facendolo volteggiare in aria. Quindi, con l'aiuto dei tre operai, l'ha sistemato, lentamente e con perizia, accanto agli altri: una lunga fila di pannelli di calcestruzzo, tutti alti otto metri. D'ora in poi sarà questo l'unico panorama che la famiglia Al Khatib del villaggio di Hizma vedrà dalle finestre della casa che guardano a ovest. Avevo già scritto dei lavori in corso in questa regio

Uri Avnery:un metodo nella follia

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Quando in Israele un Primo Ministro ha appena perso una guerra, è seguito da accuse di corruzione e vede la sua popolarità crollare in caduta libera – che cosa può fare?Può dare inizio alle provocazioni .Una provocazione distoglie l’attenzione, genera titoli nei giornali, crea l’illusione del potere, irradia una sensazione di capacità di comando.Ma una provocazione è uno strumento pericoloso . Può dare luogo a danni irreversibili. Provocazione n° 1: la frontiera nord (ndt, tra Israele e Libano)Lungo la frontiera nord corre una linea di seprazione. Ma non dappertutto la linea coincide esattamente con un confine riconosciuto (la così detta Blu Line). Per ragioni topografiche, alcune sezioni della linea di demarcazione passano diversi metri a sud di questo confine.Questa è la situazione in teoria. Nel corso dell’anno, entrambe le parti in causa (ndt, libanesi e israeliani) si erano abituate a considerare la divisione come il confine attuale. Dalla parte libanese, gli abitanti dei villa

Gideon Levy: il buio di Gaza . Gaza è stata rioccupata, tutto il mondo lo deve sapere

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      6 settembre 2006 Il buio di gaza di Gideon Levy Gaza è stata rioccupata. Tutto il mondo, ma anche gli Israeliani, devono esserne informati. Si trova nella peggior condizione di tutti i tempi. Fin da quando è stato rapito Gilad Shalit, e ancora di più dallo scoppio della Guerra in Libano, le Forze di Difesa Israeliane non hanno fatto altro che infuriare ? non c'è altra parola che possa meglio descrivere quello che sta succedendo ? in tutta Gaza, uccidendo e demolendo, bombardando e cannoneggiando, indiscriminatamente. Nessuno ritiene necessario istituire una commissione di inchiesta; la questione non è neanche all'ordine del giorno. Nessuno esige una spiegazione sul perchè tutto questo venga fatto e su chi lo abbia deciso. Ma grazie alla copertura dell'oscurità della Guerra Libanese, le Forze di Difesa Israeliane sono ricorse nuovamente alle loro vecchie pratiche nella Striscia di Gaza come se non ci fosse mai stato alcun disimpegno. E quindi deve es

Grossman:se Israele potesse pensare al futuro

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In Israele faccio parte della generazione del primo decennio dopo la Shoah (uso il termine ebraico, piuttosto che quello di Olocausto). Sono nato nel 1954; e come i miei compagni, ho conosciuto i superstiti.Li abbiamo visti, i sopravvissuti della Shoah, li abbiamo sentiti a volte urlare di notte nei loro incubi. Quando trovavamo il coraggio di chiedere ai nostri genitori di raccontarci quelle esperienze, spesso rifiutavano di parlarne. Siamo cresciuti in questo silenzio Una ventina d´anni dopo, il mio primogenito, che aveva appena tre anni, è tornato dall´asilo sconvolto e mi ha chiesto cos´era la Shoah, chi erano i nazisti, cosa ci avevano fatto e perché lo avevano fatto. E ho scoperto all´improvviso la mia riluttanza a parlarne a mio figlio. Perché mi rendevo conto che una volta esposto alla nozione di quelle atrocità, al paesaggio della crudeltà del genere umano, quel bambino ancora così candido e ingenuo sarebbe stato in qualche modo contaminato, cambiato. Non sarebbe stato mai più

Jason Kunin: Ebrei in disaccordo

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L'autore dell'articolo che segue, Jason Kunin di Toronto, è membro di un gruppo chiamato Alliance of the concerned Jews of Canada (Alleanza degli ebrei preoccupati del Canada). (1)Questa lettera è stata firmata da altri membri.Una rivolta dal basso è in corso nelle comunità ebraiche nel mondo; una rivolta che ha gettato nel panico le organizzazioni oligarchiche che da sempre si atteggiano a portavoce della comunità. L'ultimo segno di panico è la pubblicazione, dal parte dell'American Jewish Congress, di un saggio di Alvin H. Rosenfeld, intitolato «Il pensiero ebraico progressista e il nuovo antisemitismo» che accusa gli ebrei progressisti di suscitare, con le loro critiche ad Israele, una nuova ondata antisemita. E' l'ultimo tentativo di identificare l'antisionismo all'antisemitismo, allo scopo di marginalizzare o far tacere le critiche ad Israele.Questa tattica è largamente usata in Canada.Bernie Farber, all'atto di essere nominato di