GIDEON LEVY - UN PRESIDENTE INCARCERATO: PERCHÉ I PALESTINESI DOVREBBERO VOTARE PER MARWAN BARGHOUTI

Di Gideon Levy - 31 marzo 2021

Se fossi palestinese, voterei per Marwan Barghouti come Presidente dell'Autorità Palestinese. Se fossi un sionista israeliano che insiste nel credere nella soluzione dei due stati, farei anche tutto il possibile per far eleggere Barghouti. E anche come israeliano che non crede più nella soluzione dei due stati, sto sognando, sinceramente sognando, il momento in cui quest'uomo finalmente uscirà di prigione e diventerà il leader dei palestinesi. Attualmente è l'unica possibilità per infondere nuova speranza nell’agonizzante popolo palestinese e nel cadavere che giace all'esterno, il cadavere del processo di pace, che non è mai stato un processo e nemmeno inteso a raggiungere la pace.
Non c'è niente ora che possa suscitare emozioni e accendere la speranza più che immaginare Barghouti rilasciato dalla prigione di Hadarim, proprio come il combattente per la libertà più ammirato è stato rilasciato dalla prigione sudafricana di Victor Verster l'11 febbraio 1990. Nelson Mandela è stato liberato dopo 27 anni. Lui, come Barghouti, è stato condannato all'ergastolo. Lui, come Barghouti, è stato condannato per terrorismo.
Ma la controparte di Mandela era il coraggioso Frederik Willem de Klerk. Accanirsi contro Barghouti non è altro che persecuzione, stupidità e codardia israeliane.
Non c'è prova più chiara del fatto che Israele non ha mai voluto raggiungere altro accordo se non l’infinita è insensata detenzione di Barghouti. Basta chiedere a qualsiasi membro del Servizio di Sicurezza Shin Bet o a qualsiasi statista israeliano esperto in materia e diranno che Barghouti è l'ultima possibilità, l'ultima possibilità per unire i palestinesi e l'ultima possibilità per costruire la pace.
Mandela è stato eletto presidente del suo paese; Barghouti potrebbe candidarsi alla presidenza del suo popolo. Mandela lo fece da uomo libero; Barghouti lo farà come un prigioniero che sta scontando una assurda condanna a cinque ergastoli più altri 40 anni che, Dio non voglia, potrebbero non finire mai.
Scrivo "Dio non voglia" perché Barghouti è davvero l'ultima possibilità. E non è che i funzionari israeliani non lo sappiano. Piuttosto, è proprio perché loro lo sanno meglio di me che non verrà mai rilasciato.
Tuttavia, la lungimiranza di questo uomo basso ed esuberante che indossa un semplice orologio Casio, con il suo sorriso accattivante e il suo scarso ebraico; pronuncia "kibush" (occupazione) come "kivush" e "imma" (madre) con l'accento sulla seconda sillaba piuttosto che la prima: Essere liberati dalla prigionia e diventare Presidente accende la speranza. Quanto un piccolo passo potrebbe cambiare così tanto.
Ventiquattro anni fa questa settimana, nel Giorno della Terra (Land Day) del 1997, mentre guidavamo con la sua macchina tra i copertoni incendiati delle manifestazioni a Ramallah, mi disse: "Quello che temo di più è che perderemo la speranza". Quel momento è arrivato. Solo Barghouti può ancora cambiare il corso.
Chiunque voglia capire cosa è successo ai palestinesi dovrebbe guardare a quello che è successo a Barghouti. Quest'uomo di pace che è stato trasformato in un terrorista è la prova che i palestinesi hanno già provato tutto.
Cos’altro poteva provare? Ha bussato alle porte dei Comitati Centrali dei Partiti Sionisti alla fine degli anni '90, implorandoli di fare qualcosa prima che tutto esplodesse. Ma Israele non ha fatto nulla e tutto è esploso.
Ha portato i suoi figli al Parco Gan Safari di Ramat, e durante un meraviglioso e indimenticabile viaggio parlamentare in Europa ha stretto amicizia con i membri della Knesset dei partiti Likud e Shas e persino degli insediamenti. Era un tifoso della squadra di calcio dell'Hapoel di Tel Aviv. Ed era un uomo di pace, forse l'uomo di pace palestinese più determinato di sempre.
Solo quando si rese conto che nulla avrebbe smosso Israele dal suo atteggiamento arrogante e dal suo attaccamento al potere, adempì la sua stessa profezia che tutto sarebbe esploso e si sarebbe unito alla lotta armata, proprio come fece Mandela, sebbene il capitolo violento della sua lotta sia ora minimizzato.
Barghouti è in prigione già da circa 20 anni. È stato condannato per terrorismo contro uno Stato la cui occupazione è il peggiore e più crudele terrorista tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo.
L'ultima volta che l'ho visto indossava l'uniforme marrone della prigione di Israele. Era nell'aula di tribunale di Tel Aviv. Sta pensando di candidarsi alle elezioni palestinesi, un'elezione sotto occupazione.
Se viene eletto Presidente, non saranno solo i palestinesi a beneficiarne. E se viene eletto Presidente, l'occupazione aggiungerà un altro terribile nuovo traguardo nella sua storia, non solo un combattente per la libertà dietro le sbarre, ma un Presidente in manette.
Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell'Unione dei giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo nuovo libro, La punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso.
Traduzione: Beniamino Rocchetto

Allegati 

Gideon Levy : Chi passerà alla storia, l'arciterrorista palestinese o l'arcicarceriere israeliano?

Uri Avnery :Marwan Barghouti, il ‘Nelson Mandela’ palestinese



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