A Gaza non manca il cibo, ma la libertà. E l'acqua di rubinetto è salata

 Francesca Marretta

  1 GAZA - La Striscia di Gaza è uno dei posti a maggiore densità abitativa del pianeta. L'acqua che scorre dai rubinetti è salata. Frutteti e palmeti si sono trasformati in deserto man mano che il cemento prendeva il posto delle tende dei rifugiati del 1948 e di quelli del 1967. Gli spazi verdi si sono ulteriormente ridotti per effetto delle successive incursioni militari israeliane, che si sono portate via vite umane e infrastrutture. Tuttavia, in questo mese di Ramadan del 2011 non si registrano carenze nei negozi o nei mercati. Un problema di cui tutti si lamentano sono i continui black-out elettrici.A Gaza non manca il cibo, ma la libertà. Non solo per effetto della chiusura dei confini imposto da Israele, come dall'Egitto. I palestinesi della Striscia vivono sotto la lente d'ingrandimento di Hamas. Per lasciare la Striscia non serve solo il permesso israeliano o quello del Cairo, ma anche quello del governo islamico. Dopo la riapertura dei valichi della Striscia da cui passano le merci, per effetto della crisi diplomatica scoppiata tra Israele e Turchia in seguito ai fatti della Mavi Marmara, a Gaza entrano beni alimentari di ogni genere.Attualmente nei negozi di Gaza City si trova di tutto, dalla pasta Barilla, ai biscotti senza zucchero, al cioccolato fondente oltre l'85 per cento, alle barrette energetiche. Le signore che fanno la spesa al mercato di Sheikh Radwan si lamentano dell'aumento dei prezzi della carne. Il petto di pollo a 28 shekel costra troppo secondo la signora Amani Bahod, che incolpa di questa situazione i balzelli imposti da Hamas. Anche il 50enne Khaled che fa il tassista alla guida di una mercedes gialla a nove porte, dice che la benzina al di là del confine egiziano cosa la metà «perché a Gaza il ricarico finisce nelle casse di Hamas».I tunnel che spuntano in Egitto restano aperti, ma funzionano soprattutto per il traffico di materiale edile, motocicli di fabbricazione asiatica e articoli vari tra cui mucche Angus. L'isolamento della Gaza governata da Hamas da parte della comunità internazionale è aggirato attraverso la politica del "no-contact" a livello formale con gli islamisti al potere da parte di Ong e organizzazioni internazionali. Il blocco imposto dall'esterno ha privato l'economia di Gaza di un tessuto produttivo e imprenditoriale che tradizionalmente le apparteneva. I consumi sono oggi alimentati dal flusso di danaro che arriva da Anp, donatori internazionali (che impiegano personale internazionale e locale), Unrwa e lo stesso governo di Hamas. I gazawi vorrebbero tornare a lavorare, a esportare. Quello che davvero manca a Gaza è la prospettiva di uno sviluppo. Cosa diversa dal limitarsi a sedersi al ristorante per riempire la pancia. Khalil Shaheen, esponente di punta del Centro palestinese per la difesa dei diritti umani di Gaza (Pchr), pensa che il surplus di cibo che va sprecato nelle sere di Ramadan andrebbe spedito nel Corno d'Africa. A Gaza, come negli altri Territori palestinesi, non servono sacchi di riso. Non siamo in Africa sub-sahariana. I palestinesi aspettano soluzioni di tipo politico ed economico. E di avere in tasca un passaporto.
A Gaza non manca il cibo, ma la libertà. E l'acqua di rubinetto è ..

2    Ong internazionali sotto la lente di ingrandimento di Hamas

di Francesca Marretta
 Gaza City
«Lo staff delle Ong che ha il permesso per viaggiare all’estero è interrogato da Hamas al ritorno», racconta la cooperante italiana impiegata presso un’organizzazione internazionale, che preferisce restare anonima. La giovane donna conferma che da qualche mese il governo islamista della Striscia insiste con controlli “amministrativi” sui libri contabili delle Ong operative a Gaza. La motivazione ufficiale è l’accertamento di possibili violazioni di legge. Gli addetti ai lavori sono però convinti che il vero obiettivo sia controllare l’operato dei partner palestinesi delle organizzazioni internazionali, così come l’ammontare degli aiuti che ricevono. Considerato che, come lamentano i gazawi, Hamas tassa anche l’aria, non si può escludere, dicono alcuni, che l’obiettivo finale sia quello di trovare il modo per ottenere nuove entrate tramite l’imposizione balzelli sulle attività degli internazionali. Dato il protrarsi di questa situazione ieri il Dipartimento di Stato americano è intervenuto.
Se Hamas non rinuncia ad effettuare l’Audit sui libri contabili delle Ong Usa, dicono da Washington, azzereremo progetti per 100 milioni di dollari in campo medico, agricolo e sulle infrastrutture idriche.
Finora gli addetti alla cooperazione a Gaza hanno tenuto su tutta questa vicenda un profilo molto basso.
Stati Uniti ed Unione europea non hanno relazioni ufficiali con Hamas, che non riconoscono come governo legittimo e che resta incluso, per entrambi, nella lista delle organizzazioni terroristiche. Per le Ong Usa ed europee operative nella Striscia vige per questo motivo la politica del “no-contact”, almeno dal punto di vista formale, col movimento islamico.
I bilanci delle Ong internazionali sono generalmente resi pubblici. La documentazione è inoltre sottoposta al ministero degli Interni dell’Anp. Il mese scorso, in risposta alle richieste di Hamas il governo norvegese ha sottolineato proprio quest’ultimo punto, insistendo sul fatto che in base alla legge palestinese il riferimento per le organizzazioni internazionali resta l’Anp. La posizione del governo islamista di Gaza è le organizzazioni internazionali si starebbero rifiutando di agire in ottemperanza della legge. “Non ci mettiamo in ginocchio davanti alle minacce (di ritirare gli aiuti, ndr.)”, ha dichiarato un portavoce di Hamas. Se così la pensano i governanti, i cittadini di questa striscia di terra affacciata sul mediterraneo, non hanno nessun motivo per rinunciare a quei milioni di dollari di aiuti che arrivano dall’estero. Nel 2009 in West Bank e Gaza sono arrivati finanziamenti per sviluppo ed emergenza pari a miliardo e 300 milioni di dollari.
La gran mole di donazioni che arriva a Gaza è, secondo l’Unrwa, l’Agenzia Onu per i rifugiati, indispensabile a rendere possibile il mantenimento di un certo livello di benessere, anche per l’indotto che determinano a livello di impiego di personale locale. In questi giorni di Ramadan, alla rottura del digiuno la sera, per l’Iftar, i ristoranti sul lungomare della striscia sono pieni e i negozi sono aperti. La gente sembra aver voglia solo di una vita normale e di vedere le porte di questa prigione aperte. L’insofferenza verso il governo di Hamas è palpabile. Come la delusione per le promesse non mantenute. Oggi Hamas a Gaza è accusato delle stesse pecche che aveva prima l’Anp: nepotismo, corruzione, abusi. Se si tornasse alle urne sarebbe difficile per il Movimento islamico rivincere qui. Ma forse questo è uno dei motivi per cui un accordo Hamas-Fatah non si è ancora davvero trovato.

in data:12/08/2011   http://www.liberazione.it/news-file/...o-di-Hamas.htm2
3       Hamas e le Organizzazioni internazionali: crisi all'orizzonte


4     Palestina  e Gaza  : gli aiuti umanitari e i finanziamenti internazionali in uno stato groviera e sotto occupazione

Palestine needs a political solution, not aid



5           A Gaza non c'è crisi umanitaria, lo dice l'ONU. Basta intendersi sui termini..


A Gaza non c'è crisi umanitaria, lo dice l'ONU. - Frammenti vocali ..
.Frammenti vocali in MO:Israele e Palestina: Amira Hass : A Gaza ...non c'è crisi umanitaria,basta capire il lessico fuorviante
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Comunità cattolica di Gaza: un saluto agli amici di Gaza
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Gaza, un blocco che fa ancora male
                     
  6      Amnon Dankner: io mi vergogno  
" Come è possibile, per esempio, che ci siano persone che   fanno  l'elenco dei prodotti  che si possono  portare nella Striscia di Gaza, vietando :giocattoli , caramelle e halva e chissà che altro, . Ci hanno fatto credere che in questo modo avremmo rovesciato il governo di  Hamas   e noi abbiamo creduto a questi idioti.  Dopo quanto è accaduto alla nave turca, abbiamo alleggerito  il blocco   e nessun disastro è accaduto, tranne per il fatto che abbiamo lasciato il peccato  la vergogna ,la  nostra stupidità e cattiveria  alle porte di Gaza ."  

Amnon Dankner: 'I'm Ashamed of Being Israeli' Tikun-Olam ..

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