Hamas e le Organizzazioni internazionali: crisi all'orizzonte?


     Gaza, 21 luglio 2011, Nena News – Cresce la preoccupazione tra i cooperanti internazionali che operano nella Striscia di Gaza per l’insistenza con la quale il governo di Hamas richiede alle Ong straniere la presentazione dei libri contabili alle autorità competenti. E’ forte il sospetto che dietro la richiesta – in parte legittima dal punto di vista amministrativo – si nasconda l’intenzione di controllare le attività delle Ong e i loro dipendenti palestinesi.«Da tempo il governo di Hamas ci chiede di ottemperare all’obbligo della contabilità certificata come devono fare le imprese, le aziende e le Ong locali. Non abbiamo nulla da nascondere ma sospettiamo che l’obiettivo non sia quello di accertare possibili violazioni delle leggi in materia bensì quello di conoscere quali siano i nostri partner palestinesi e l’ammontare degli aiuti che ricevono», ha detto a Nena News un cooperante italiano che vive e opera da alcuni anni a Gaza e che ha chiesto di rimanere anonimo. «Non è da escludere che l’intento sia anche quello di mettere le mani, attraverso l’imposizione di tasse, su una parte dei finanziamenti destinati ai progetti che realizziamo a Gaza», ha aggiunto. «Hamas – ha concluso il cooperante –  deve capire che il nostro lavoro è volto ad aiutare la popolazione palestinese che vive sotto il pesante blocco israeliano e a favorire lo sviluppo di Gaza. Pertanto dovrebbe facilitare il nostro lavoro e non ostacolarlo».Le Ong statunitensi e di diversi paesi occidentali ritengono che Hamas stia cercando anche di rompere lo status attuale di «no-contact», determinato dalla politica di boicottaggio totale attuata dal governo Usa e dei paesi europei nei confronti del movimento islamico palestinese. Dal giugno 2007, quando Hamas ha preso il controllo di Gaza, le Ong internazionali che operano nella Striscia possono ottenere finanziamenti solo se non avviano contatti diretti con il governo locale. Il 25 luglio è previsto un incontro tra le Ong e i rappresentanti del ministero delle finanze di Hamas. Se non verrà trovato un accordo, 18 agenzie ed Ong statunitensi potrebbero sospendere i loro progetti a Gaza, pari a 135 milioni di dollari.«C’è una forte crisi in ogni aspetto della vita di Gaza e le Ong contribuiscono in modo determinante ad alleviare le sofferenze (della popolazione)… E’ importante che continuino a operare», ha commentato Chris Gunness, portavoce dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi.Secondo i dati del Global Humanitarian Assistance Programm, i Territori occupati palestinesi (Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est) sono al secondo posto, dopo il Sudan, per aiuti internazionali. L’aumento dei finanziamenti è stato notevole negli ultimi anni. L’aiuto ai palestinesi sotto occupazione è passato dagli 863 milioni di dollari del 2008 al miliardo e 300 milioni di dollari del 2009. Donazioni e finanziamenti che, secondo l’opinione di diversi analisti, avrebbero una funzione politica e non umanitaria, ossia quella di «sedare» i palestinesi di fronte agli ostacoli posti da Israele alla loro indipendenza e al loro diritto alla piena libertà. Nena Continua

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