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Visualizzazione dei post da 2010

Sefi Rachlevsky : Il potere dell’alleanza tra Netanyahu e gli estremisti religiosi è un invito ad un cambiamento radicale.

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Dopo l’assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin, Benjamin Netanyahu affermò che non avrebbe mai potuto immaginare dove avrebbe potuto portare il ciclo dell’istigazione rabbinica, associata alla percezione dell’appoggio politico ed alla demagogia. Sembrerebbe, tuttavia, che Netanyahu abbia tratto da tutto ciò una lezione diametralmente opposta. I rabbini che sobillano continuano a ricevere decine di migliaia di shekel al mese dal governo israeliano. Lo stesso primo ministro fa discorsi incendiari contro gli “stranieri”. E la percezione del supporto da parte dei politici viene avvalorata dall’introduzione di una serie di disegni di legge razzisti il cui apice è stato raggiunto con la “legge del comitato per la discriminazione”, che minaccia di trasformare un editto rabbinico in una legge dello stato che favorirà la costituzione di aree per “soli ebrei”.  La “dittatura dei piselli”, secondo il consulente organizzativo Tal Gutfeld, rappresenta una cultura di regia nella quale

Dietro lo scandalo Katsav, la crisi e il razzismo in Israele di Arieh Cohen (ASIANEWS)

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Tel Aviv (AsiaNews) – La notizia della condanna dell’ex presidente Moshe Katsav per due casi di stupro e altri crimini sessuali, ha suscitato fra gli israeliani sentimenti contrastanti. Vi è stata naturalmente, una espressa vergogna verso un capo di Stato che la corte ha giudicato colpevole di crimini così gravi. Ma vi è anche un senso di orgoglio nazionale per avere un sistema giuridico indipendente, che non si fa intimidire o corrompere e che commina la giustizia in modo equanime, al potente e al senza potere. Gli israeliani affermano che non importa quanto un accusato sia influente: se egli ha infranto la legge, se ha offeso il suo vicino, la giustizia è assicurata. La soddisfazione di fronte a tale dimostrazione di uguaglianza di fronte alla legge è comprensibile e giustificata. Forse può essere diminuita ricordando che Katsav non è mai stato una figura potente o influente. Egli non ha ricchezza o legami significativi ed è stato un politico di basso livello; quando il suo par

aleh Al-Naami : Fatah lacerata da lotte interne

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       Due poliziotti ammazzano il tempo e la noia leggendo giornali e giocando a scacchi nel distretto orientale di Al-Maseyoun. Il distretto di alta classe ospita la lussuosa villa che Mohamed Dahlan, membro del Comitato Centrale di Fatah, utilizza quando soggiorna a Ramallah. Chi avesse visto la villa due mesi fa sarebbe sorpreso nel vedere il drastico calo del numero di poliziotti a proteggere la residenza. A giudicare dal volume delle forze di sicurezza all’esterno, sembrava più un fortino, ma il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha deciso di tagliare drasticamente il loro numero, dopo che la sua relazione con Dahlan si è inasprita. Abu Mazen nega che il taglio alla sicurezza sia stato conseguente al litigio con Dahlan, ma lo giustifica affermando che non vi è più alcun motivo di mantenere questo livello di sicurezza per la casa di Dahlan. Ambienti politici palestinesi e i media insistono, però, sul fatto che il personale di sicurezza sarebbe stato allontanato a causa delle pro

L'intervento di Mariam Abu Daqqa: unità nazionale palestinese

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Parla Mariam Abu Daqqa, del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Come affrontare la questione dei prigionieri palestinesi, l’unità della resistenza e della sinistra Roma, 31 dicembre 2010, Nena News  (nella foto Mariam Abu Daqqa assieme al leader del Fronte popolare Ahmed Saadat ora in carcere in Israele) – Per chiunque abbia a cuore la lotta di liberazione palestinese in un’ottica davvero internazionalista e di contrasto all’imperialismo occidentale, che nell’avamposto sionista continua a mantenere la sua base in Medio Oriente, è chiaro quanto la comprensione della situazione sul campo e delle dinamiche che la determinano aiuti a non cadere nella facile trappola delle tifoserie, a maggior ragione nella realtà palestinese, estremamente frammentata dal punto di vista politico parallelamente a quello territoriale.  Tale realtà sta vivendo un momento complesso, ancora una volta conseguenza, oltre che dell’occupazione sionista, degli accordi di Oslo e delle politiche di un’A

Attivista israeliano in carcere per protesta : aveva manifestato contro il blocco di Gaza

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    L’attivista israeliano   Jonathan Pollak   è stato condannato a tre mesi di prigione da un tribunale di Tel Aviv per aver partecipato nel 2008 ad una manifestazione in bicicletta contro il blocco di Gaza. Gli attivisti per i diritti umani hanno condannato la pena detentiva dichiarando che si tratta di una punizione insolitamente severa per un reato per il quale di solito è prevista una pena non detentiva.Jonathan Pollak, 28 anni, è uno dei fondatori del gruppo israeliano di sinistra   Anarchists against the Wall,  che manifesta con gli attivisti palestinesi nei territori occupati Pollak si è rifiutato di trasformare la sua condanna in servizio per la comunità, in quanto ritiene di avere fatto nulla di sbagliato: “Non ho alcun dubbio che quello che abbiamo fatto era giusto e, se non altro, per fare comprendere che ciò che viene fatto in nostro nome. Se devo andare in prigione per resistere all’occupazione, lo farò volentieri”. “Nel gennaio 2008, venne arrestato solo lui, mentre f

Yitzhak Laor : la sinistra israeliana ha un passato razzista

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S intesi personale  La piccola fiamma del  razzismo assicura il potere alla  destra. Si approfondisce il divario  tra la coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu e "la sinistra" spaventata  dai discorsi  di MK Michael Ben -Ari e  di  Eli Yishai.Ma immaginate il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman affermare: "Gaza è un ascesso, un pus fastidioso." Facebook esploderebbe, gli intellettuali avrebbero nostalgia per i giorni del sionismo glorioso (quando hanno fatto cose  di cui non parlano ,mentre parlano di cose che non hanno fatto).Ma la descrizione del ghetto di Gaza come un "ascesso, un pus fastidioso" è stata pronunciata - senza alcuna reazione del pubblico - da parte di un membro del partito laburista: Matan Vilnai, che ha lavorato per anni, in nome del consenso liberale, nella  trasformazione di  Gaza in un 'inferno, con una crudeltà che non eguaglia i discorsi di un  rabbino razzista.Inoltre, due anni dopo il fiasco  dell&

Donatella Di Cesare :Monoteismo ebraico e residui pagani del cristianesimo

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   Risuona in questi giorni, proclamata o solo suggerita, la tesi secondo cui i valori dell’ebraismo entrarono molto tempo fa in sintesi più vaste e furono perciò superati. Diffuso quanto paradossale verdetto quello che fa del monoteismo ebraico il balbettio dell’espressione cristiana di spirito e verità. Come se l’ebreo fosse dunque un fossile la cui stessa sopravvivenza mette in discussione il fondamento del cristianesimo. E a ben guardare si dovrebbe capovolgere la prospettiva. L’ebraismo ha de-sacralizzato il mondo, nel senso che ha tolto la magia, ha rotto con l’idolatria. Perciò l’ebreo resta estraneo ad ogni riemergere offensivo del numinoso e del sacro. Il monoteismo ebraico distrugge numi e dèi mitici. Il Dio di Israele non è né la sommità né l’unificazione di una specie – è Altro, è l’assolutamente Altro. Rispetto al divino che quegli dèi incarnano, rispetto al cedimento cristiano verso l’immanenza delle immagini, verso il sacro che si spazializza, l’ebraismo potrebbe p

Tobia Zevi :I Cristiani e lo scontro di civiltà

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   Dovremmo prestare grande attenzione alle recenti parole di papa Benedetto XVI. Quando il pontefice denuncia le persecuzioni dei cristiani nel mondo, mette in luce una verità lampante e terribile. E ci induce a inquadrare queste violenze in un orizzonte che è quello della globalizzazione. Su questo ha scritto, riferendosi al Sudan, lo storico israeliano Benny Morris sul Corriere di ieri, segnalando un nuovo centro nevralgico nei rapporti di tensione tra Oriente e Occidente – categorie che personalmente non amo – e nelle dinamiche a dir poco complesse tra le varie confessioni religiose Spogliamoci, per cortesia, dell’armamentario rassicurante di una certa pubblicistica nostrana, quello caro ad alcuni intellettuali, sedicenti militanti, ebrei, cristiani, laici-devoti o laici tout court che siano: lo scontro tra civiltà, l’invasione dell’Europa, l’islamizzazione dell’Occidente, il relativismo etico de noantri che soccombe sotto i colpi della scimitarra, l’apologia della guerra prevent

Popolazione israeliana nel 2010

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  Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme C’è, anche fra di noi, chi ritiene che si parla troppo di demografia, mentre quello che dovrebbe contare veramente sarebbe la qualità. Allora, per concludere degnamente l’annata, riportiamo il comunicato dell’Ufficio Centrale di Statistica di Israele. Alla fine del 2010, la popolazione di Israele raggiunge i 7.795.000 abitanti. Di questi, 5.802.000 sono ebrei (l’equivalente di 200 ebraismi italiani), pari al 75,5 per cento del totale; 320.000 (4,2 per cento) sono parenti non-ebrei in famiglie miste; e 1.573.000 (20,4 per cento) sono arabi, inclusa Gerusalemme Est, ma esclusi i territori della Cisgiordania e di Gaza. Nel corso del 2010, la popolazione israeliana è cresciuta a un tasso dell’1,9 per cento – in contrasto con la crescita zero di molti paesi europei – con un aumento assoluto di 143.000 persone. Di queste, 125.000 derivano dall’incremento naturale (165.000 nascite e 40.000 decessi). Inoltre sono arrivati 16.

ANNIVERSARIO PIOMBO FUSO: UN APPELLO DA GAZA

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    Noi palestinesi della striscia di Gaza sotto assedio, oggi, a due anni dall’attacco genocida di Israele alle nostre famiglie, alle nostre case, alle nostre fabbriche e scuole, stiamo dicendo basta passività, bastadiscussione, basta aspettare – è giunto il momento di obbligare Israele a rendere conto dei suoi continui crimini contro di noi. Il 27 dicembre 2008 Israele ha iniziato un bombardamento indiscriminato della striscia di Gaza. L’attacco è durato 22 giorni, uccidendo, secondo le principali organizzazioni per i diritti umani, 1417 palestinesi di cui 352 bambini. Per 528 sconvolgenti ore, le forze di occupazione israeliane hanno scatenato i mezzi provenienti dagli Stati Uniti: F15, F16, Carri armati Merkava, il fosforo bianco proibito in tutto il mondo, hanno bombardato ed invaso la piccola enclave costiera palestinese dove risiedono 1.5 milioni di persone, tra le quali 800.000 sono bambini e oltre l’80% rifugiati registrati alle Nazioni Unite. Circa 5.300 feriti sono rimas