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Visualizzazione dei post da 2009

AVRAHAM B. YEHOSHUA La sfida dei rabbini a Israele

Nelle ultime settimane i rabbini appartenenti alla corrente religiosa nazionalista, e soprattutto quelli a capo delle colonie e delle accademie talmudiche della Giudea e della Samaria (i territori occupati palestinesi), si sono schierati in prima linea nell'opposizione alla decisione del governo israeliano di congelare le colonie per dieci mesi. Alcuni di loro hanno diramato appelli ai soldati, ex studenti delle accademie talmudiche, perché rifiutino di eseguire l'eventuale ordine di evacuare gli insediamenti, sfidando così le decisioni del governo relative alla possibilità di riprendere il negoziato di pace con i palestinesi in vista di una creazione di un loro Stato. Tra i rabbini stessi, apparsi di frequente sugli schermi televisivi sia in gruppo sia singolarmente, vi sono dissensi sul modo di esprimere la loro protesta e quella dei loro allievi. Ma sia gli estremisti che i moderati sono uniti nell'impegno religioso di mantenere la sovranità ebraica su tutto il territ

Salim Nazzal Un anno dopo il genocidio di Gaza, la Palestina si rivolge alla coscienza dell’umanità

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Alle 9 del mattino Gesù fu crocifisso. Intorno a mezzogiorno le tenebre scesero sulla Palestina. Gli assassini pensarono che la crocifissione fosse la fine della luce, ma la storia dimostra che la crocifissione fu l’inizio della luce: l’ascensione dall’oscura tomba verso la luce dei cieli dimostra che l’oscurità era un fenomeno temporaneo, che la volontà di resistere alle tenebre prevale, e che la cultura della vita sconfigge la cultura della morte. L’oscurità che cadde sulla Palestina fu un atto divino con l’obiettivo di mostrare il profondo contrasto tra tenebra e luce, o era un fatto naturale che l’oscurità precedesse la luce, e dunque questo sarebbe un passaggio obbligato per muoversi verso quest’ultima? Joseph Conrad, nel sua romanzo (Cuore di tenebra), la interpretò come nient’altro che un vuoto spirituale da parte degli assassini. E’ una tenebra spirituale attraverso la quale la cultura della morte impone l’orrore ai nativi sotto la presunta bandiera della civiltà – che è il p

Avvenire : La ricostruzione non è mai cominciata perché Israele impedisce l’arrivo di cemento, acciaio, vetro e altro materiale edilizio.

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S tanno sotto le tende, in mezzo a tubi arrugginiti che spunta no fuori da quel che resta del le loro case, ridotte a un cumulo di macerie . Molta gente del quartiere Abed Rabbo di Jabaliya, all’estremo nord della Striscia, vive in questo sta to dalla fine della guerra. Sono famiglie di contadini che non danno fastidio a nessuno. «Dal nostro villaggio non ho mai vi sto partire un solo razzo Qassam contro Israele » giura il vecchio Mohammed mentre sgrana la sua masbaha , il rosario dei musulmani. Racconta che una mattina di gennaio sono arrivati i carri armati con la stella di David seguiti dai bulldozer che in un attimo hanno spiana to le case. Racconta e impreca. Ce l’ha con tutti, Mohammed: con I sraele, certo, ma anche con Hamas che non ha portato nulla di buono, e con la comunità internazionale da cui non arriva nessun aiuto. Raed Abu-Athamma è stato un po’ più fortunato. Al momento è l’unico che possiede una nuova casa. Gliel’ha consegnata pochi giorni fa l’Unrwa , l’agenzia del

Libano, bomba contro Hamas a Beirut: dati discordanti su vittime

BEIRUT (Reuters) - Una bomba è esplosa ieri sera nella parte sud della capitale libanese, colpendo un'auto usata da membri del gruppo militante palestinese Hamas. Fonti della sicurezza hanno fornito dati discordanti sul bilancio: secondo una fonte ci sarebbe almeno una vittima, secondo un'altra, invece, solo una persona ferita. Le ambulanze sono accorse sul posto, e l'area è stata isolata per un raggio di 200 metri dal luogo dove è esplosa la bomba, in una roccaforte del gruppo sciita libanese Hezbollah. http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE5BQ01T20091227 2 Beirut, 28 dicembre - Il presidente libanese Michel Suleiman ha condannato con un comunicato l'attentato terroristico ai danni di Hamas, commesso 48 ore fa a Beirut: "E' un atto sovversivo con cui i nemici del Libano vogliono destabilizzare il Paese", ha affermato il capo dello Stato libanese .

Moni Ovadia "Felicità per me è lottare"

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“Papà cos'è la felicità?”. Chiedevano le figlie a Karl Marx e lui rispondeva: “Felicità per me è lottare”. Con questo aneddoto Moni Ovadia, poliedrico artista col merito di aver portato nel nostro Paese la cultura klezmer, invita gli italiani a reagire allo squallore del panorama politico italiano. Regista, attore, cantante e scrittore di fama internazionale, Ovadia è stato intervistato da Peacereporter per fornire un'analisi della situazione politica italiana. Cosa pensa del clima politico italiano? E' catastrofico, difficile immaginare qualcosa di peggio. La democrazia italiana è bloccata, c'è un'eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola persona. Non è possibile che il presidente del Consiglio possieda anche tre reti televisive. Finché questo sistema non cambia e l'influenza di questo personaggio non viene limitata, il Paese è sotto scacco. Non ha importanza che si chiami Berlusconi, potrebbe anche avere un altro nome, ma il problema rimarrebbe

Il denaro USA sostiene i coloni estremisti

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l mese scorso un’organizzazione non profit di Brooklyn, l’Hebron Fund, che sostiene i coloni ebrei nella città occupata di Hebron, ha organizzato una raccolta fondi allo stadio dei New York Mets, il Citi Field. La raccolta fondi ha avuto luogo nonostante gli appelli da parte di organizzazioni per i diritti umani negli Stati Uniti, in Palestina e in Israele perché fosse cancellata. Il fatto che l’Hebron Fund abbia probabilmente raccolto centinaia di migliaia di dollari per i coloni estremisti israeliani in un luogo importante degli Stati Uniti, con poco controllo pubblico, è un segno preoccupante per coloro che sperano che gli Stati Uniti possano svolgere un ruolo costruttivo nel raggiungimento di una pace giusta in Medio Oriente. Forse ancora più preoccupante, secondo l’editorialista del Washington Post David Ignatius è che: “Una ricerca del fisco ha identificato l’esistenza negli Stati Uniti di 28 organizzazioni benefiche che tra il 2004 e il 2007 hanno destinato un totale di

IL MONDO HA “TRADITO” I PALESTINESI DI GAZA, UNA NUOVA DENUNCIA

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La comunità internazionale “ha tradito gli abitanti di Gaza” non riuscendo a impedire un embargo di quasi tre anni che costituisce una “punizione collettiva” per l’intera popolazione: a sottolineare le responsabilità del mondo di fronte al dramma dei palestinesi chiusi in quella che qualcuno ha definito “la più grande prigione a cielo aperto” mai esistita sono 14 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani impegnate da anni in Medio Oriente. “I potenti del mondo hanno stretto mani, emesso dichiarazioni reboanti, ma in realtà hanno fatto ben poco per cercare di modificare la politica di Israele che in questi territori non solo impedisce la ricostruzione post-bellica ma nega le cure fisiche e la ripresa economica” ha detto Jeremy Hobbs, direttore esecutivo di Oxfam International, tra i firmatari di un rapporto sulla situazione a Gaza a un anno dall’inizio dell’operazione militare israeliana ‘Piombo fuso’. Il documento, di cui sono circolate anticipazioni sulla stampa palestinese e

Natale in Terra Santa Con Padre Musallam: “questa Non È Gerusalemme…”

“Lì dove c’erano campi, ho visto colonie israeliane, lì dove una località, una strada, un posto avevano un nome arabo, quel nome è stato cancellato, non esiste che nella memoria di chi ha conosciuto quei luoghi in un altro tempo, sostituito da termini stranieri che mi ricordano i soprusi dei coloni europei nelle Americhe”: a 20 anni dalla sua ultima visita a Gerusalemme, ieri padre Manuel Musallam è tornato per una visita nella città sacra a musulmani, ebrei e cristiani e ha trovato tutto cambiato. Fino allo scorso anno parroco di Gaza e voce simbolo della resistenza della popolazione palestinese contro l’assedio israeliano della Striscia giunto ormai al suo terzo anno, padre Musallam è tornato a vivere nella sua natia Birzeit, in Cisgiordania, qualche mese dopo la fine dell’operazione militare israeliana ‘Piombo fuso’ costata la vita a oltre 1400 palestinesi, in gran parte civili. “La vista di questa Gerusalemme – dice alla MISNA padre Musallam – mi ha fatto male. Dietro ognuna di que

Don Nagle è nato in una famiglia ebrea californiana ora vive in palestina:il Natale del prete che sfida i muri

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vest hanno il mare, che in alcuni punti non dista più di 20 chilometri: ne possono quasi sentire l’odore, ma il Muro impedisce di andare oltre. A Sud hanno Gerusalemme e Betlemme, luoghi simbolo della loro fede: almeno a Natale vorrebbero visitarli, ma i permessi sono difficili da ottenere e la barriera è sempre là, insieme a decine di checkpoint da attraversare. Capita che una famiglia di 10 persone riceva i pass per la madre e gli otto figli, ma il padre figura su una qualche «lista nera» e sfuma per tutti il Natale in visita ai parenti. Per la piccola comunità dei cristiani di Ramallah, Nablus e altre località della Cisgiordania, la festa più attesa arriva anche stavolta «impacchettata» dai muri che segnano la vita nei Territori. Ogni anno l’avvicinarsi del 25 dicembre interroga i 175 mila cristiani che vivono in Israele e nelle zone palestinesi: l’1,5% della popolazione, tra sei milioni di ebrei e 3,5 milioni di musulmani. La tentazione è unirsi alle decine di migliaia che se ne so

“Resistenza e negoziati”, intervista a Marwan Barghouti

“Resistenza e negoziati”, intervista a Marwan Barghouti Gerusalemme – Uno degli esponenti chiave della politica palestinese e quindi di qualsiasi progetto di pace con Israele ha parlato con la Cnndalla sua cella nella prigione israeliana. Marwan Barghouti sta scontando cinque ergastoli in seguito alla condanna in un tribunale israeliano per omicidio e altre accuse legate al ruolo che ha avuto nel pianificare gli attacchi agli israeliani durante la seconda Intifada.È considerato da molti palestinesi il prigioniero più importante che potrebbe essere rilasciato in un scambio per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit [catturato da Hamas nel 2006, ndt].Per molti palestinesi è l’unico successore politico di Mahmoud Abbas che di recente ha annunciato non si sarebbe ricandidato come Presidente dell’Autorità palestinese (Anp).Barghouti è membro del comitato centrale di Fatah e del Consiglio legislativo palestinese. Dalla prigione di Hadarim ha risposto alle domande della Cnn attra

In Israele espianti d'organo clandestini da cadaveri palestinesi

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Le autorità israeliane hanno rivelato che negli anni '90 venivano espiantati organi da cadaveri , anche di palestinesi, senza il permesso delle loro famiglie. Lo scandalo è venuto alla luce grazie all'intervista dell'allora responsabile dell'Istituto di medicina legale Abu Kabir, il dottor Jehuda Hiss. Anche l'esercito israeliano ha confermato questa pratica . "Ma questa attività si è conclusa una decina di anni fa", riferisce un comunicato. Espiantati D'organi Dai Cadaveri Di Palestinesi: Scandalo In Israele In Israele espianti clandestini.Organi tolti senza consenso a cadaveri Israele: IDF e traffico di organi nei TO. Traduzione articolo Israel police uncovers organ trafficking ring in north 2 Misna Medici israeliani avrebbero espiantato illegalmente organi da palestinesi deceduti per impiantarli in pazienti israeliani in attesa di trapianto. È la clamorosa confessione di Jehuda Hiss, ex direttore dell’Istituto di medicina legale d’

Palestina, la Ue condanna l'occupazione israeliana

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La condanna dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, del Muro costruito in Cisgiordania, della politica di allontanamento dei palestinesi da Gerusalemme est e del blocco imposto sulla striscia di Gaza non rappresentano più un tabu. Nemmeno per l’Unione europeaDal punto di vista dell’Ue – ha dichiarato giovedì la responsabile della politica estera di Bruxelles, Catherine Ashton - "Gerusalemme Est è un territorio occupato, così come la Cisgiordania".In questo senso – ha detto la statista britannica – la moratoria parziale sulla colonizzazione ebraica in Cisgiordania per un periodo di 10 mesi, annunciata nelle scorse settimane da Tel Aviv, rappresenta solo un "primo passo", ma non è affatto sufficiente.La stessa Ashton ha chiesto poi a Tel Aviv di togliere subito il blocco sulla striscia di Gaza, in atto da oltre due anni, e ha ribadito la condanna dell’Unione per la cosiddetta “barriera di sicurezza” (il Muro costruito da Israele in Cisgiordania) e