Salim Nazzal Un anno dopo il genocidio di Gaza, la Palestina si rivolge alla coscienza dell’umanità
Alle 9 del mattino Gesù fu crocifisso. Intorno a mezzogiorno le tenebre scesero sulla Palestina. Gli assassini pensarono che la crocifissione fosse la fine della luce, ma la storia dimostra che la crocifissione fu l’inizio della luce: l’ascensione dall’oscura tomba verso la luce dei cieli dimostra che l’oscurità era un fenomeno temporaneo, che la volontà di resistere alle tenebre prevale, e che la cultura della vita sconfigge la cultura della morte.
L’oscurità che cadde sulla Palestina fu un atto divino con l’obiettivo di mostrare il profondo contrasto tra tenebra e luce, o era un fatto naturale che l’oscurità precedesse la luce, e dunque questo sarebbe un passaggio obbligato per muoversi verso quest’ultima? Joseph Conrad, nel sua romanzo (Cuore di tenebra), la interpretò come nient’altro che un vuoto spirituale da parte degli assassini. E’ una tenebra spirituale attraverso la quale la cultura della morte impone l’orrore ai nativi sotto la presunta bandiera della civiltà – che è il percorso della colonizzazione nel corso della storia – ma i sionisti hanno aggiunto alla teoria dell’oppressione le loro storie e la loro mitologia per giustificare la filosofia della morte.
Quello che sembra consolidare la cultura dell’oppressione sionista è il fatto che essa diventa parte integrante della cultura ebraica sionista. I sionisti hanno interiorizzato la cultura dell’oppressione nei confronti dei palestinesi; tale cultura è ormai molto radicata nel cuore e nell’ideologia degli oppressori sionisti, al punto che essi sono ormai talmente ciechi da non vedere il sangue palestinese sulle loro mani. Nelle scuole israeliane, ad esempio, si possono trovare le immagini dell’oppressione inflitta agli ebrei in Europa, ma il paradosso è che gli studenti che vedono queste immagini si apprestano a diventare assassini di bambini in Palestina. Il discorso di Netanyahu alle Nazioni Unite rappresenta l’inganno e l’ipocrisia sionista a un livello disgustoso. Egli parla come se fosse tuttora perseguitato dai nazisti, mentre le notizie quotidiane dicono che i suoi soldati sono in missione ogni giorno per uccidere palestinesi. Nel mese di dicembre, i leader della Chiesa palestinese hanno emesso un importante documento (Kairos Palestina) per ricordare al mondo che la tenebra sionista domina la Palestina: dallo strangolamento dei luoghi santi, agli insediamenti, al muro razzista, alla situazione dei profughi che sono ancora in attesa di tornare alle loro case, alle sofferenze dei prigionieri e al dolore delle loro famiglie. Tutto questo è solo una parte della cultura della morte e delle tenebre imposte dagli ebrei sionisti in Terra Santa. I leader della Chiesa palestinese hanno dichiarato che l’occupazione sionista della Palestina è un peccato contro Dio e contro l’umanità, e dunque essi invitano a resistere a tale occupazione.
Questa brutalità è radicata ovunque nella politica di Israele. Israele è l’unico stato al mondo che ruba agli indigeni i loro terreni agricoli per togliere loro l’unica fonte di sussistenza. Israele è l’unico stato al mondo che ha messo più di 4 milioni di palestinesi in una grande prigione per mezzo di oltre 600 posti di blocco che umiliano, scherniscono, e a volte uccidono, ogni singolo giorno. Israele è l’unico stato al mondo in cui i sacerdoti cristiani sono vessati, non su base individuale, ma sulla base della cultura e dell’ideologia.Israele è l’unico stato in cui vengono fabbricate T-shirt per glorificare l’uccisione dei bambini palestinesi. Israele è l’unico stato in cui uccidere i bambini palestinesi è parte della strategia, della cultura, dell’ideologia e della mentalità. Israele è l’unico stato in cui la criminale organizzazione del Mossad dà ai malati palestinesi due scelte: ottenere l’assistenza medica se lavorano come spie per i sionisti aiutandoli a uccidere ancora più bambini, o essere lasciati senza assistenza sanitaria e morire.
Israele è l’unico stato che minaccia di espellere un terzo della propria popolazione, mentre chiunque potrebbe immaginare la reazione degli ebrei sionisti se la Francia o l’Argentina minacciassero di espellere gli ebrei dal proprio territorio. Oggi, a un anno dal “Natale nero” di Gaza, i leader sionisti, Barak e Livni, sono orgogliosi di aver partecipato al genocidio, ma di cosa vanno fieri? Sono fieri di aver ucciso 420 bambini palestinesi, 105 donne, 110 anziani, 14 autisti di ambulanze e assistenti sanitari, di aver causato 5.500 feriti, non pochi dei quali hanno perso parti del loro corpo a causa delle bombe al fosforo, di aver provocato la distruzione di più di 20.000 case che non sono ancora state ricostruite perché Israele impedisce che i materiali da costruzione entrino a Gaza, di aver provocato la distruzione integrale o parziale di 18 scuole, delle condutture idriche, della centrale elettrica, delle stazioni radio e televisive, delle stazioni di polizia, delle moschee, dei ministeri.
I palestinesi vogliono vivere in pace. Vogliono crescere le loro vite e le loro famiglie lontano dalla cultura della guerra e dalle culture dei check point, delle carceri e delle bombe al fosforo. La principale sfida palestinese vorrebbe essere quella di creare un sistema politico basato sulla giustizia politica e sociale, in cui tutti i palestinesi si sentano protetti e al sicuro; di sviluppare l’agricoltura, l’industria e l’istruzione, e tutti i mezzi per garantire una vita felice a tutti. Ma ciò non può essere fatto finché la Palestina sarà occupata dalla cultura dell’odio che gli ebrei sionisti hanno portato in Palestina dai loro ghetti dell’Europa orientale.
L’interrogativo è per quanto ancora il mondo sarà in grado di non sentire le grida dei palestinesi oppressi. Per quanto tempo il mondo accetterà che gli ebrei sionisti svolgano il ruolo di Dio in Palestina e nel mondo. E per quanto tempo gli ebrei sionisti saranno in grado di uccidere e di opprimere impersonando la ridicola parte delle vittime. Si tratta di interrogativi con i quali ebrei devono confrontarsi seriamente, perché la filosofia dell’omicidio si ritorcerà contro di loro, prima o poi. Quando questo momento verrà, gli ebrei non dovranno chiedersi perché il mondo li odia; per rispondere a questa domanda dovranno prima guardare le loro mani e riconoscere su di esse il sangue dei bambini palestinesi.
Perciò è tempo che gli ebrei giudiziosi dimostrino che l’ebraismo è contro lo sfruttamento della fede giudaica finalizzato a uccidere i palestinesi e a privare la Palestina della sua libertà. Oggi se Giuseppe e la sua famiglia decidessero di fuggire da Betlemme in Egitto, egli non potrebbe farlo a causa del muro sionista che soffoca la città, e se riuscisse in qualche modo a lasciare la città e a passare attraverso i posti di blocco sionisti, il muro egiziano costruito su pressione degli americani e degli israeliani lungo il confine con Gaza renderebbe impossibile per lui la fuga. Questa è in sintesi la situazione attuale dei palestinesi, assediati tra veri muri di odio, posti di blocco oppressivi e un esercito israeliano pronto a sparare in qualsiasi momento, perché ogni soldato si sente come Dio, che decide chi deve vivere e chi deve morire, come ha confermato un soldato israeliano in un documentario che testimonia gli orrori dell’occupazione Se il documento “Kairos Palestina” si rivolge alla coscienza dell’umanità, lo fa sulla base del fatto che la Palestina porta la fiaccola della pace, dell’amore, della tolleranza e della convivenza, che nessun altro paese al mondo è in grado di portare come la Palestina, a causa della sua eredità spirituale.
E mentre l’umanità illumina gli alberi di Natale per allontanare l’oscurità e canta per la pace sulla terra, i palestinesi nei territori occupati di Palestina e gli esuli sperano nel trionfo sulla cultura di odio, per mettere fine alle tenebre sulla Palestina. Ma questo trionfo ha bisogno del sostegno e dell’aiuto di tutti coloro che credono nella dignità umana. Gli sforzi collettivi della resistenza palestinese e della solidarietà internazionale metteranno fine all’occupazione prima o poi, ma prima le tenebre scompariranno dalla Palestina e meglio sarà.
Salim Nazzal è uno storico palestinese di nazionalità norvegese; si occupa di questioni politiche e sociali mediorientali
L’oscurità che cadde sulla Palestina fu un atto divino con l’obiettivo di mostrare il profondo contrasto tra tenebra e luce, o era un fatto naturale che l’oscurità precedesse la luce, e dunque questo sarebbe un passaggio obbligato per muoversi verso quest’ultima? Joseph Conrad, nel sua romanzo (Cuore di tenebra), la interpretò come nient’altro che un vuoto spirituale da parte degli assassini. E’ una tenebra spirituale attraverso la quale la cultura della morte impone l’orrore ai nativi sotto la presunta bandiera della civiltà – che è il percorso della colonizzazione nel corso della storia – ma i sionisti hanno aggiunto alla teoria dell’oppressione le loro storie e la loro mitologia per giustificare la filosofia della morte.
Quello che sembra consolidare la cultura dell’oppressione sionista è il fatto che essa diventa parte integrante della cultura ebraica sionista. I sionisti hanno interiorizzato la cultura dell’oppressione nei confronti dei palestinesi; tale cultura è ormai molto radicata nel cuore e nell’ideologia degli oppressori sionisti, al punto che essi sono ormai talmente ciechi da non vedere il sangue palestinese sulle loro mani. Nelle scuole israeliane, ad esempio, si possono trovare le immagini dell’oppressione inflitta agli ebrei in Europa, ma il paradosso è che gli studenti che vedono queste immagini si apprestano a diventare assassini di bambini in Palestina. Il discorso di Netanyahu alle Nazioni Unite rappresenta l’inganno e l’ipocrisia sionista a un livello disgustoso. Egli parla come se fosse tuttora perseguitato dai nazisti, mentre le notizie quotidiane dicono che i suoi soldati sono in missione ogni giorno per uccidere palestinesi. Nel mese di dicembre, i leader della Chiesa palestinese hanno emesso un importante documento (Kairos Palestina) per ricordare al mondo che la tenebra sionista domina la Palestina: dallo strangolamento dei luoghi santi, agli insediamenti, al muro razzista, alla situazione dei profughi che sono ancora in attesa di tornare alle loro case, alle sofferenze dei prigionieri e al dolore delle loro famiglie. Tutto questo è solo una parte della cultura della morte e delle tenebre imposte dagli ebrei sionisti in Terra Santa. I leader della Chiesa palestinese hanno dichiarato che l’occupazione sionista della Palestina è un peccato contro Dio e contro l’umanità, e dunque essi invitano a resistere a tale occupazione.
Questa brutalità è radicata ovunque nella politica di Israele. Israele è l’unico stato al mondo che ruba agli indigeni i loro terreni agricoli per togliere loro l’unica fonte di sussistenza. Israele è l’unico stato al mondo che ha messo più di 4 milioni di palestinesi in una grande prigione per mezzo di oltre 600 posti di blocco che umiliano, scherniscono, e a volte uccidono, ogni singolo giorno. Israele è l’unico stato al mondo in cui i sacerdoti cristiani sono vessati, non su base individuale, ma sulla base della cultura e dell’ideologia.Israele è l’unico stato in cui vengono fabbricate T-shirt per glorificare l’uccisione dei bambini palestinesi. Israele è l’unico stato in cui uccidere i bambini palestinesi è parte della strategia, della cultura, dell’ideologia e della mentalità. Israele è l’unico stato in cui la criminale organizzazione del Mossad dà ai malati palestinesi due scelte: ottenere l’assistenza medica se lavorano come spie per i sionisti aiutandoli a uccidere ancora più bambini, o essere lasciati senza assistenza sanitaria e morire.
Israele è l’unico stato che minaccia di espellere un terzo della propria popolazione, mentre chiunque potrebbe immaginare la reazione degli ebrei sionisti se la Francia o l’Argentina minacciassero di espellere gli ebrei dal proprio territorio. Oggi, a un anno dal “Natale nero” di Gaza, i leader sionisti, Barak e Livni, sono orgogliosi di aver partecipato al genocidio, ma di cosa vanno fieri? Sono fieri di aver ucciso 420 bambini palestinesi, 105 donne, 110 anziani, 14 autisti di ambulanze e assistenti sanitari, di aver causato 5.500 feriti, non pochi dei quali hanno perso parti del loro corpo a causa delle bombe al fosforo, di aver provocato la distruzione di più di 20.000 case che non sono ancora state ricostruite perché Israele impedisce che i materiali da costruzione entrino a Gaza, di aver provocato la distruzione integrale o parziale di 18 scuole, delle condutture idriche, della centrale elettrica, delle stazioni radio e televisive, delle stazioni di polizia, delle moschee, dei ministeri.
I palestinesi vogliono vivere in pace. Vogliono crescere le loro vite e le loro famiglie lontano dalla cultura della guerra e dalle culture dei check point, delle carceri e delle bombe al fosforo. La principale sfida palestinese vorrebbe essere quella di creare un sistema politico basato sulla giustizia politica e sociale, in cui tutti i palestinesi si sentano protetti e al sicuro; di sviluppare l’agricoltura, l’industria e l’istruzione, e tutti i mezzi per garantire una vita felice a tutti. Ma ciò non può essere fatto finché la Palestina sarà occupata dalla cultura dell’odio che gli ebrei sionisti hanno portato in Palestina dai loro ghetti dell’Europa orientale.
L’interrogativo è per quanto ancora il mondo sarà in grado di non sentire le grida dei palestinesi oppressi. Per quanto tempo il mondo accetterà che gli ebrei sionisti svolgano il ruolo di Dio in Palestina e nel mondo. E per quanto tempo gli ebrei sionisti saranno in grado di uccidere e di opprimere impersonando la ridicola parte delle vittime. Si tratta di interrogativi con i quali ebrei devono confrontarsi seriamente, perché la filosofia dell’omicidio si ritorcerà contro di loro, prima o poi. Quando questo momento verrà, gli ebrei non dovranno chiedersi perché il mondo li odia; per rispondere a questa domanda dovranno prima guardare le loro mani e riconoscere su di esse il sangue dei bambini palestinesi.
Perciò è tempo che gli ebrei giudiziosi dimostrino che l’ebraismo è contro lo sfruttamento della fede giudaica finalizzato a uccidere i palestinesi e a privare la Palestina della sua libertà. Oggi se Giuseppe e la sua famiglia decidessero di fuggire da Betlemme in Egitto, egli non potrebbe farlo a causa del muro sionista che soffoca la città, e se riuscisse in qualche modo a lasciare la città e a passare attraverso i posti di blocco sionisti, il muro egiziano costruito su pressione degli americani e degli israeliani lungo il confine con Gaza renderebbe impossibile per lui la fuga. Questa è in sintesi la situazione attuale dei palestinesi, assediati tra veri muri di odio, posti di blocco oppressivi e un esercito israeliano pronto a sparare in qualsiasi momento, perché ogni soldato si sente come Dio, che decide chi deve vivere e chi deve morire, come ha confermato un soldato israeliano in un documentario che testimonia gli orrori dell’occupazione Se il documento “Kairos Palestina” si rivolge alla coscienza dell’umanità, lo fa sulla base del fatto che la Palestina porta la fiaccola della pace, dell’amore, della tolleranza e della convivenza, che nessun altro paese al mondo è in grado di portare come la Palestina, a causa della sua eredità spirituale.
E mentre l’umanità illumina gli alberi di Natale per allontanare l’oscurità e canta per la pace sulla terra, i palestinesi nei territori occupati di Palestina e gli esuli sperano nel trionfo sulla cultura di odio, per mettere fine alle tenebre sulla Palestina. Ma questo trionfo ha bisogno del sostegno e dell’aiuto di tutti coloro che credono nella dignità umana. Gli sforzi collettivi della resistenza palestinese e della solidarietà internazionale metteranno fine all’occupazione prima o poi, ma prima le tenebre scompariranno dalla Palestina e meglio sarà.
Salim Nazzal è uno storico palestinese di nazionalità norvegese; si occupa di questioni politiche e sociali mediorientali
http://www.medarabnews.com/2009/12/28/un-anno-dopo-il-genocidio-di-gaza-la-palestina-si-rivolge-alla-coscienza-dell%e2%80%99umanita/
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