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Nino Lisi :Considerazione e rispetto per la Comunità ebraica di Roma

Nino Lisi 10 ore fa · Considerazione e rispetto per la Comunità ebraica di Roma Gli ebrei sono presenti a Roma da 2000 anni, durante i quali sono stati discriminati, ristretti nel gh etto e destinatari di persecuzioni che sono culminate nell’obbrobrio del rastrellamento del ’43, cui seguì la deportazione nei campi di sterminio da cui pochissimi tornarono. Solo l’avvento della Repubblica ha posto fine a queste nefandezze ed ha portato al riconoscimento della Comunità Ebraica come componente imprescindibile, cui si deve la massima considerazione ed un assoluto rispetto, della città di Roma e della sua popolazione. Anche per questo è particolarmente dolorosa la decisione della Comunità Ebraica di non partecipare insieme a tutte le altre componenti della popolazione romana alla Festa del 25 Aprile in cui si celebrano la Resistenza e la Guerra di Liberazione che hanno restituito onore al popolo italiano e dignità e libertà a tutti/e i/le cittadini/e che abitano

OPINIONE. Gaza: la città che nessuno vuole

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  OPINIONE. Gaza: la città che nessuno vuole Giovedì, 27 Aprile 2017 I gazawi sono stati abbandonati e sono stati lasciati nelle mani di Hamas che fa di loro cosa vuole. Questa politica sta trasformando Gaza Gaza   Open Democracy Roma, 15 luglio 2016, Nena News – Mentre i Palestinesi ricordano il 68° anniversario della “catastrofe”, che comportò l’esodo forzato della popolazione indigena e la creazione dello Stato di Israele, una nuova Nakba sembra scatenarsi accanto a quella mai finita: quella derivante dalla frattura politica tra Hamas e Fatah. La divisione, il blocco e l’irragionevole leadership di Hamas hanno conseguenze catastrofiche sulla Striscia di Gaza: altissimi tassi di disoccupazione, incremento dei suicidi, razionamento dell’energia elettrica, mancanza di acqua e di strutture che possano fornire cure mediche adeguate, diffusione della povertà e blocco totale della Striscia, aumento delle tasse sui beni di prima necessità imposto da Hamas

Israele :L'asino del Messia indossa il fascismo

Nota redazionale: su Haaretz è comparso il seguente articolo che riteniamo interessante pubblicare in quanto, nell’imminenza delle celebrazioni del 25 aprile si sono rinfocolate, soprattutto a Roma, le polemiche sulla presenza della Brigata Ebraica, con tanto di bandiere israeliane, e su quella delle organizzazioni che solidarizzano con la causa palestinese. L’autore dell’articolo mette in guardia sui rischi di deriva fascista del sistema politico israeliano. Anche se riteniamo che queste tendenze siano implicitamente presenti nell’ideologia sionista e non solo nelle sue espressioni più estremiste, ci pare che questa denuncia sia significativa e sollevi ulteriori dubbi sulla democrazia israeliana. Shaul Arieli – 22 aprile 2017, Haaretz Nel 1995 Umberto Eco delineò 14 caratteristiche di quello che chiamò il “fascismo perenne”. Un esame delle affermazioni da parte di politici israeliani suggerisce che nello Stato ebraico la democrazia potrebbe essere in peric

Robert Fisk Non è soltanto Assad che è “responsabile” dell’ascesa dell’ ISIS

Non è soltanto Assad che è “responsabile” dell’ascesa dell’ ISIS Di Robert Fisk 21 aprile 2017 Parlate con i nemici di Bashar al-Assad e vi diranno che va incolpato per ogni uomo, donna e bambino uccisi in Siria, cioè 400.000, oppure 450.000 o 500.000.Le cifre, messe insieme così distrattamente dai media, dall’ONU e dai vari gruppi di opposizione che naturalmente vogliono che le statistiche siano il più alte possibile, ora comprendono 100.000 anime che forse possono o non  possono essere ancora vive. Ma i bilanci delle vittime non hanno nulla a che fare con la compassione. Le statistiche riguardano la responsabilità, non la colpevolezza. E l’affermazione che Assad è responsabile di ognuno dei morti si basa sull’idea che  “ha iniziato la guerra”. Nel suo caso significa che l’arresto e la tortura – e in un caso la presunta uccisione di un gruppo di scolari che avevano scritto dei graffiti contro il regine su un muro della città meridionale di Dera’a, è sta

Due dirigenti dello Shin Bet: Israele sprofonda nella “Tirannia Incrementale”

Due ex dirigenti dello Shin Bet: Israele sprofonda nella “tiranni Ami Ayalon e Carmi Gillon si esprimono in anticipo sul 50° anniversario dell’occupazione dei territori palestinesi. Due ex capi del potente servizio di intelligence interna di Israele, lo Shin Bet, hanno fatto un intervento appassionato e potente prima degli eventi celebrativi del 50° anniversario dell’occupazione dei territori palestinesi nel mese di giugno. Uno dei due ha avvertito che il sistema politico del paese è sprofondato nel processo di “tirannia incrementale”. Ami Ayalon e Carmi Gillon lo hanno detto prima di una riunione pubblica in una galleria di Gerusalemme, che rischia la chiusura per il fatto di ospitare l’incontro organizzato dal gruppo Breaking the Silence che denuncia le irregolarità dell’esercito ed è per questo uno dei principali bersagli del governo di des

Ilan Pappe: “Jenin non dimenticherà il massacro israeliano”

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Dalla collina su cui è costruito il campo profughi di Jenin lo storico israeliano ricorda la distruzione del 2002 e legge nelle condizioni di vita in Cisgiordania il fallimento della soluzione a due Stati Il campo profughi di Jenin dopo l’attacco israeliano del 2002 (Fonte: http://i254.photobucket.com) di Ilan Pappe* – Electronic Intifada Jenin, 24 aprile 2017, Nena News – Quindici anni fa, questo mese, l’esercito israeliano ha bombardato e assaltato il campo profughi di Jenin per oltre dieci giorni. Era parte dell’operazione israeliana “Scudo Protettivo” durante la quale Israele ha inviato truppe nel cuore delle sei principali città della Cisgiordania occupata e nei villaggi e i campi profughi vicini, che erano sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese. In un rapporto sull’assalto le Nazioni Unite hanno concluso che l’esercito israeliano ha ucciso decine di palestinesi in un campo grande solo 0,4 km quadrati e che ospita circa 15mila persone.

Sciopero della fame che unisce tutti i palestinesi» Intervista di Michele Giorgio a Qassam Barghouti

NTERVISTA. «Sciopero della fame che unisce tutti i palestinesi» nena-news.it/intervista-sciopero-della-fame-che-unisce-tutti-i-palestinesi/ P arla Qassam Barghouti, figlio del leader di Fatah Marwan, che digiuna con altri 1.500 detenuti palestinesi per ottenere migliori condizioni di vita nelle carceri israeliane Lo sciopero della fame dei detenuti politici palestinesi nelle carceri israeliane è entrato nella sua seconda settimana. La protesta raccoglie nuove adesioni e si moltiplicano le iniziative a suo sostegno in Cisgiordania e anche a Gaza. Giovedì e venerdì (domani e dopodomani, ndr) sono previsti nei Territori occupati rispettivamente uno sciopero generale e un “giorno di rabbia” proclamati da Fatah, il partito di Marwan Barghouti, il più noto dei prigionieri palestinesi e organizzatore del digiuno osservato da oltre 1500 deten