Israele :L'asino del Messia indossa il fascismo
Nota
redazionale: su Haaretz è comparso il seguente articolo che riteniamo
interessante pubblicare in quanto, nell’imminenza delle celebrazioni del
25 aprile si sono rinfocolate, soprattutto a Roma, le polemiche sulla
presenza della Brigata Ebraica, con tanto di bandiere israeliane, e su
quella delle organizzazioni che solidarizzano con la causa palestinese.
L’autore dell’articolo mette in guardia sui rischi di deriva fascista
del sistema politico israeliano. Anche se riteniamo che queste tendenze
siano implicitamente presenti nell’ideologia sionista e non solo nelle
sue espressioni più estremiste, ci pare che questa denuncia sia
significativa e sollevi ulteriori dubbi sulla democrazia israeliana.
Shaul Arieli – 22 aprile 2017,Haaretz
Nel
1995 Umberto Eco delineò 14 caratteristiche di quello che chiamò il
“fascismo perenne”. Un esame delle affermazioni da parte di politici
israeliani suggerisce che nello Stato ebraico la democrazia potrebbe
essere in pericolo
Il
tentativo di far arrivare il Messia “attraverso l’intervento dell’
uomo” – per esempio di membri del partito di destra Habayit Hayehudi
[“Casa Ebraica”, partito di estrema destra dei coloni attualmente al
governo, ndt.] e dei loro colleghi del Likud [partito di destra al
governo con la maggioranza relativa in parlamento, ndt.] – sta forse
permeando Israele con caratteristiche del fascismo come le ha definite
Umberto Eco nel suo celebre articolo “Ur-fascismo” nella “New York
Review of Books” nel giugno del 1995?
Il
semiologo e scrittore italiano, deceduto l’anno scorso, scrisse che il
fascismo perenne (“Ur-Fascismo”) è presente ovunque, costantemente. A
volte indossa abiti civili e può tornare nelle fogge più innocenti.
Nell’articolo, che scrisse in occasione del 50esimo anniversario della
fine della Seconda Guerra Mondiale – che più di ogni altra cosa
simbolizzò la vittoria dello spirito umano sui regimi delle tenebre -,
Eco affermò che è nostro dovere denunciare il fascismo e mettere in
rilievo ogni sua nuova manifestazione ogni giorno, in qualunque parte
del mondo.
Egli
scrisse che le caratteristiche del fascismo elencate nel suo articolo
non possono essere organizzate in un sistema – alcune si contraddicono a
vicenda, mentre altre caratterizzano altre forme di dispotismo e
fanatismo. Tuttavia, la presenza di una sola di queste caratteristiche è
sufficiente per consentire al fascismo di coagularsi attorno ad essa.
Certo,
il Messia non sta per arrivare – ma forse il suo asino [“asino del
Messia” è il termine con cui i sionisti religiosi seguaci del rabbino
Kook indicano i sionisti laici, che hanno iniziato il lavoro che
permetterà di accelerare il ritorno del Messia, ndt.] sta indossando gli
abiti del fascismo. Il Messia non sembra condividere la convinzione
dell’ “Inizio della Redenzione” enunciato dal seguaci del rabbino Kook,
che vedono nella fondazione dello Stato [di Israele], le sue vittorie
militari e l’impresa di colonizzazione come segni che Egli arriverà nei
nostri tempi per costruire il Terzo Tempio e ristabilire il Regno di
David.
Ho
scelto di presentare una selezione di affermazioni fatte da politici
israeliani – per lo più sulle reti sociali – insieme a sette delle
caratteristiche che Eco propone, per verificare se Israele sta andando
verso un regime fascista, o se non si tratta di nient’altro che della
schiuma delle onde, che scomparirà quando le acque si infrangeranno
sulle spiagge della forte democrazia israeliana.
Culto della tradizione
Un
“culto della tradizione”, basato sull’assunto che la verità (divina) ci
è già stata data e che tutto ciò che resta da fare è continuare ad
interpretare il messaggio che abbiamo ricevuto, emerge nelle parole di
tre membri della Knesset [il parlamento israeliano, ndt]. La ministra
dello Sport e della Cultura Miri Regev ha concluso il suo discorso alla
Knesset per celebrare il “Giorno della Bibbia” nel luglio 2015
affermando: “E’ già stato detto molte volte che la Bibbia non è solo una
vicenda storica… ma anche un libro che ha sempre conservato una
dimensione attuale.” La parlamentare del Likud ha aggiunto: “Le risposte
che si trovano nelle sue pagine, come le domande formulate nei suoi
versetti, la collocano come una costante, eterna guida spirituale e
pratica che ci guida in ogni tempo.”
Il
secondo deputato, Moti Yogev (di “Casa Ebraica”), ha espresso più di
chiunque altro la filosofia del suo partito. Lo ha fatto esplicitamente e
senza infingimenti, che è quello che fa il segretario del suo partito
(e ministro dell’Educazione) Naftali Bennett. Nell’agosto 2015 Yogev ha
scritto un post su Facebook, in cui condannava le azioni del capo di
stato maggiore dell’esercito israeliano Gadi Eisenkot, affermando: “Il
rabbinato militare mette in rapporto i soldati con la tradizione ebraica
come le radici dell’albero che gli dà la forza di crescere e fiorire.” E
il collega di partito di Yogev Nissan Slomiansky sta dedicando le sue
energie a promuovere una legge della Knesset che accentuerebbe
l’influenza delle leggi religiose ebraiche (halakha) sulla
giurisprudenza contemporanea.
Il rifiuto della modernità
Questa
forma di tradizionalismo contiene una caratteristica che Eco ha
definito “il rifiuto della modernità”. I tradizionalisti percepiscono
l’età moderna come l’inizio di un pericoloso processo che porta
all’apostasia. Nell’agosto del 2015 Yogev ha pubblicato un post su
Facebook in cui protestava contro l’apertura il sabato della multisala
“Yes Planet” a Gerusalemme. “L’osservanza dello Shabbath [il sabato
festivo ebraico, ndt.] è una questione che definisce il carattere della
Nazione israeliana,” ha scritto, rammaricandosi del fatto che “Tel Aviv è
‘una città che non si ferma mai’ [slogan per promuovere il turismo a
Tel Aviv, ndt.] e forse non sa neppure cosa significa perdere lo
Shabbath.”
Nel
settembre 2016, durante un evento in onore della “Tali Foundation” (che
finanzia studi sull’eredità ebraica nelle scuole laiche), Bennett ha
dichiarato: “Studiare l’ebraismo ed eccellere in questo è più importante
per me che studiare matematica e scienze,” ed ha respinto le successive
accuse a questa sua posizione.
L’anti-intellettualismo
è sempre stato un sintomo di fascismo. La persecuzione di intellettuali
liberali per il loro tradimento dei valori tradizionali è stata una
linea-guida delle elite fasciste. La poetessa Lea Goldberg lo ha
spiegato quando ha scritto che intellettuali ed artisti minacciano le
dittature e le visioni del mondo che negano le libertà degli esseri
umani, insegnando “all’umanità a dire ‘no’ con amara derisione quando i
tempi lo richiedono.”
In
un’intervista con il giornale Israel Hayom nel settembre 2015 Regev ha
presentato i nuovi criteri per definire la cultura: “Anche chi non è mai
andato a teatro o al cinema e non ha mai letto Haim Nahman Bialik
[considerato il poeta nazionale di Israele, ndt.] può essere considerato
una persona di cultura, ” ha dichiarato. “Può esserlo molto più di
persone che fanno prendere aria alla propria pelliccia una volta al mese
in qualche teatro.” Ma persino queste definizioni impallidiscono in
confronto alle parole del deputato David Bitan (del Likud), che in marzo
ha dichiarato: “L’ultima volta che ho letto un libro è stato 10 anni
fa.”
Nel
gennaio 2015 Ayelet Shaked (di “Casa Ebraica”, ed ora ministra della
Giustizia) ha postato su Facebook: “Natan Zach appoggia il terrorismo
diplomatico contro Israele,” in riferimento allo stimato poeta
israeliano, ma si è affrettata a rimuovere il suo post. E in un post del
luglio 2016, in risposta a un attacco su Facebook da parte del critico
cinematografico e presentatore radiofonico Gidi Orsher, Regev ha
promesso: “Sono gli ultimi spasmi della vecchia elite, e io non smetterò
finché questa elite razzista non sarà privata delle sue risorse e
posizioni di potere.”
Paura della differenza
Definire
ogni opposizione come tradimento è un’altra caratteristica che
contraddistingue il fascismo. Nell’ottobre 2016 Bitan ha chiesto la
revoca della cittadinanza al capo dell’associazione per i diritti umani
B’Tselem. Nel febbraio scorso il suo collega del Likud, il deputato Miki
Zohar, ha scritto su Facebook: “Ogni volta che spunta un’organizzazione
di estrema sinistra, essa si adopera per proclamare i propri principi
ipocriti, presumibilmente per fare bella figura con il resto del mondo,
anche al prezzo di danneggiare lo Stato di Israele e la sua sicurezza.
Per cui una volta è B’Tselem, un’altra è “Breaking the Silence”
[associazione di ex-militari che denuncia quanto avviene nei territori
palestinesi occupati, ndt.], e nel caso di Amona (colonia evacuata),
c’era Yesh Din (Volontari per i Diritti Umani). E’ importante notare che
queste organizzazioni sono finanziate con milioni di dollari da
elementi di ogni parte del mondo che sono ostili ad Israele.”
La
deputata Tzipi Hotovely (del Likud, ora anche vice-ministro degli
Esteri) ha scritto su Facebook nel settembre 2014: “Il rifiuto da parte
di ufficiali dell’ “Unità 8200″ (in riferimento a riservisti
dell’intelligence che si sono rifiutati di prestare servizio nei
territori) è una cintura esplosiva sociale, e riflette la bancarotta
morale del sistema educativo in cui sono cresciuti. Non sono degni di
fare il servizio militare nell’esercito più morale del mondo
[autodefinizione dell’esercito israeliano, ndt.].”
Al
contempo nel settembre 2014 Shaked si è rammaricata che “l’Alta Corte
di Giustizia abbia calpestato il potere legislativo,” dopo che la Corte
ha respinto un emendamento a una legge riguardante i richiedenti asilo. E
nell’agosto 2015 Yogev ha scritto su Facebook: ” Il giudice della Corte
Suprema Uzi Vogelman, nella sua decisione odierna che ritarda la
demolizione delle case di terroristi omicidi, si è messo dalla parte del
nemico. Egli sta difendendo i diritti di assassini e quindi impedisce
misure punitive e mette in pericolo vite umane.”
In
un post su Facebook del 2015 Bennett ha chiesto agli israeliani di
votare per “Casa Ebraica” sulla base del fatto che “nessun altro lotterà
contro la tirannia legale dell’Alta Corte di Giustizia, che sta
danneggiando mortalmente il nostro Stato.” E non ha esitato a fare
campagna elettorale nel’esercito israeliano, scrivendo “Per il bene del
popolo ebraico: prendete i vostri telefonini, convincete i soldati della
vostra brigata!” Quindi ha inserito i duri commenti dei membri del suo
partito riguardo la Corte Suprema.
Tutti
questi gravi interventi indicano ignoranza e mancanza della minima
comprensione dei rispettivi ruoli del potere legislativo e di quello
giudiziario. La loro intenzione è di “etichettare” come traditori –
delegittimare – tutti quelli che si oppongono allo spirito dell’attuale
governo.
Appello ad una classe media frustrata
Ancora
una volta in questo campo “Casa Ebraica” è all’avanguardia. Nel marzo
2015 Bennett ha dichiarato che “Habayit Hayehudi (cioè “Casa Ebraica”) è
la casa sociale di Israele.” Nel contempo in un post su Facebook del
settembre 2013 il deputato Eli Ben-Dahan ha spiegato che quando ha
visitato il sud di Tel Aviv, “ho visto gli effetti di lasciare gli
infiltrati (i richiedenti asilo africani) in Israele. Gli abitanti di
Tel Aviv sud hanno vissuto a lungo nella paura. Dobbiamo modificare ciò,
e sto lavorando per ripristinare lo spirito ebraico in quel luogo.”
Ognuno è educato per diventare un eroe
Il
culto dell’eroe è direttamente legato al culto della morte – l’eroismo è
la regola nel fascismo. Dichiarazioni che esprimono militarismo e
sacrificio nell’interesse dello Stato hanno molti progenitori. Nel
febbraio 2015 Bennett ha scritto un post rivolto al leader
dell’opposizione, il deputato Isaac Herzog: “Il Sionismo religioso non
va più in giro a testa bassa,” ha scritto. “Stiamo dritti in piedi.
Siamo grandi e forti, influenzando e portando il nostro contributo,
orgogliosi di quello che siamo. I cimiteri sono pieni di eroi, diplomati
nei programmi di formazione militare, delle scuole rabbiniche militari e
di Ezra e Bnei Akiva” – movimenti giovanili religiosi sionisti.
E
nell’ottobre 2015 il presidente di “Israele Casa Nostra” [partito di
estrema destra che rappresenta soprattutto gli immigrati russofoni,
ndt.] Avigdor Lieberman (attualmente ministro della Difesa) ha scritto
su Facebook: “Mi aspetto che alla fine della riunione di governo di
questo pomeriggio ci siano chiare decisioni e linee guida: nessun
terrorista maschio o femmina uscirà vivo da ogni attacco terroristico;
si applicheranno leggi d’emergenza e verrà instaurato un governo
militare se necessario, per sradicare il terrorismo. La sicurezza si
ottiene con il pugno di ferro!”
La vita è una guerra permanente.
“Il
fascismo non combatte per la vita, vive per la lotta.” Sembra essere la
convinzione del primo ministro Benjamin Netanyahu, che, alludendo
all’assassinio dell’ex-primo ministro Yitzhak Rabin, ha affermato
nell’ottobre 2015 al Comitato della Knesset per gli Affari Esteri e la
Difesa: “In questi giorni si parla di cosa sarebbe successo se questa o
quella persona fosse rimasta [in vita]. E’ irrilevante…Mi viene chiesto
se vivremo sempre con la spada – sì.”
In
un post del febbraio 2014 Bennett ha promesso ai soldati che fanno il
turno di guardia sotto la pioggia che prima o poi finirà, ma “un giorno
sarete a casa con vostra moglie, i vostri bambini, al caldo, con una
spessa coperta, e allora i futuri soldati faranno la guardia per voi.”
L’ossessione di un complotto
Alla
radice della psicologia fascista c’è la convinzione ossessiva che le
istituzioni internazionali stanno cospirando contro lo Stato, che è
quindi sotto assedio. Di conseguenza, molti regimi fascisti sono
caratterizzati dall’apparizione della xenofobia. Questo gli risulta
molto utile. Netanyahu primeggia tra simili commenti nel suo sito web
ufficiale: “Un abisso profondo ed ampio ci separa dai nostri nemici.
Essi santificano la morte mentre noi santifichiamo la vita. Santificano
la crudeltà, mentre noi santifichiamo la compassione” (luglio 2014).
“Circonderemo tutto lo Stato di Israele con una recinzione e una
barriera? La risposta è ‘sì’. Nel contesto in cui viviamo, ci dobbiamo
difendere da belve selvagge” (2016).
Nel
fascismo “gli individui come tali non hanno diritti, e il Popolo è
concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la Volontà
Comune. Poiché non molti esseri umani possono avere una volontà comune,
il Capo rivendica di essere il loro interprete.” Queste sono le parole
del deputato Bezalel Smotrich (De “la Casa Ebraica”), in un articolo del
2011 intitolato “Noi meritiamo di più”, nella rivista dei coloni
“Sheva”: “E’ opportuno che lo Stato investa maggiori risorse
nell’educazione sionista religiosa,” prosegue. “Perché? Perché ai suoi
figli è stato assegnato il compito di guidare il popolo ebraico.”
Quando
si tratta di machismo e di oppressione delle minoranze sessuali,
Smotrich è senza dubbio il campione. Nel febbraio 2015, in un seminario
in una scuola superiore di Givatayim, ha affermato che gay e lesbiche
sono “anormali”. E il suo collega Yogev ha parlato contro la comunità
LGBT nel luglio 2013, dicendo a Channel 10 [catena televisiva
israeliana, ndt.]: “E’ un fenomeno degno di pietà, non da
incoraggiare…Non si tratta solo di un punto di vista dell’ Halakhà
[norme religiose ebraiche, ndt.], ma anche una posizione morale che è
corretto articolare.”
Un’altra
caratteristica del fascismo, l’impoverimento del linguaggio, può essere
riscontrata in molti dei succitati parlamentari, ma nessuno raggiunge i
livelli così bassi del ministro della Cultura Regev. Tutti i testi
fascisti utilizzano un vocabolario ristretto e la sintassi più
elementare, limitando gli strumenti necessari per un pensiero critico e
complesso. In un breve discorso di cinque minuti a un pubblico di
studenti delle superiori nel 2012, Regev ha affermato che il deputato
Stav Shaffir (dell'”Unione Sionista” [coalizione di centro tra Laburisti
e Khadima, ndt.]) era un comunista; che l’ex segretaria del partito
Laburista Shelly Yacimovich aveva votato per Hadash [partito di sinistra
non sionista, ndt.]; ha dichiarato: “Gerusalemme nei secoli dei
secoli…applaudite!”
Nel
suo articolo Eco citò le parole del presidente USA Franklin D.
Roosevelt del 4 novembre 1938, che sono significative per la democrazia
israeliana oggi: “Mi avventuro a fare l’impegnativa affermazione che se
la democrazia americana cessa di avanzare come una forza viva, che cerca
giorno e notte di migliorare con mezzi pacifici la condizione dei
nostri cittadini, nella nostra terra il fascismo si rafforzerà.”
Eco
iniziò il suo articolo raccontando la sua fanciullezza nell’Italia di
Mussolini, preda dell’ideologia fascista per più di 20 anni. Siamo
proprio certi che ora, 50 anni dopo la guerra dei Sei Giorni, tutte
quelle affermazioni da parte di esponenti israeliani eletti non siano
altro che schiuma nell’acqua? La democrazia israeliana è così forte e
solida come siamo soliti pensare?
(traduzione di Amedeo Rossi)
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