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Valle del Giordano : distruzione case e rifugi per gli animali da parte dell'IDF

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    Sintesi personale  Il 17 gennaio, l'esercito israeliano ha distrutto 55 case e rifugi per animali nella zona di Al Maleh. Questa operazione militare su larga scala è avvenuta contemporaneamente in  due villaggi emarginati situati nel nord della Valle del Giordano, vicino al checkpoint Tayasir. Dei 55 edifici demoliti, 23 sono case di famiglia: cinque in Hamamat Al-Maleh (lasciando 37 persone senza fissa dimora) e 18 in Al-Mayta (lasciando 150 persone senza fissa dimora). Inoltre, 33 altri edifici utilizzati per ricovero di animali delle comunità sono stati distrutti, così come alcuni serbatoi d'acqua. Due giorni dopo, il 19 gennaio, l'intero villaggio era stato dichiarato zona militare chiusa e l'esercito israeliano ha confiscato beni della comunità, compreso il cibo, biancheria da letto e tende che erano state fornite alle famiglie dalla Croce Rossa dopo le demolizioni. Tuttavia, gli abitanti sono rimasti e hanno dormito fuori nei campi, s

Egitto: assalto a carcere Port Said, 27 morti

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  Egitto: assalto a carcere Port Said, 27 morti  Continua a salire il bilancio degli scontri violentissimi scoppiati stamani a Port Said, in Egitto, dopo l'annuncio della condanna a morte per 21 degli imputati nell'uccisione di 73 tifosi della squadra di calcio dell'Ahly, avvenuta circa un anno fa. Tra le vittime figurano anche due calciatori della città. Si tratta di Tamer al-Fahla, ex portiere dell'al-Masry e Mohammad al-Dadhwi, che ha giocato con l'al-Mareekh. Stamani, dopo la lettura della sentenza, gruppi di manifestanti, tra cui anche familiari dei condannati, hanno tentato di fare irruzione nel carcere per liberare i condannati. Oltre ai morti negli scontri, altre decine di persone sono rimaste ferite nell'attacco della folla inferocita al penitenziario. Al Cairo nello stesso momento migliaia di tifosi dell'Ahly festeggiavano il verdetto con balli, canti e fuochi d'artificio. E' stata una nuova fiammata di

I legami tra Qatar e Fratellanza preoccupano il Golfo

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  Focus Egitto/ I legami tra Qatar e Fratellanza preoccupano il Golfo   L’ascesa al potere dei Fratelli Musulmani, sullo sfondo dei complicati equilibri regionali: Sultan Sooud Al Qassemi, commentatore di Al Monitor , analizza le relazioni tra l’Egitto della Fratellanza e il Qatar. Tra perplessità saudite e scenari futuri.   di Sultan Sooud Al Qassemi* - traduzione a cura di Anna Toro Gli stati arabi del Golfo possono anche non ammetterlo pubblicamente ma, con l'affermazione dei poteri islamisti nella regione, una frattura sta lentamente emergendo fra loro. Se infatti il Qatar ha accolto con entusiasmo l'avvento dei Fratelli Musulmani, gli Emirati Arabi Uniti e l'Arabia Saudita sono tuttora scettici . Certo, tra gli stati del Consiglio di cooperazione del Golfo esistono disaccordi riguardo alle relazioni esterne – ad esempio, alcuni membri hanno legami con l'Iran (e ben più forti di quanto altri vorrebbero) – ma questa è la prima volta che uno di lo

Qatar e Stati Uniti: collusione o conflitto d’interessi?

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  di Nicola Nasser – 25 gennaio 2013 Nel suo discorso d’insediamento del 21 gennaio, il presidente statunitense Barack Obama ha fatto lo storico annuncio che “sta finendo un decennio di guerra” e ha dichiarato la decisione del suo paese di “mostrare il coraggio di cercare di risolvere pacificamente le nostre differenze con le altre nazioni,” ma questo messaggio resta parole che devono ancora essere tradotte in fatti e devono ancora arrivare ad alcuni dei più stretti alleati degli USA in Medio Oriente che stanno tuttora facendo rullare il tamburi della guerra, come Israele contro l’Iran e il Qatar contro la Siria. In considerazione del livello di “coordinamento” e di “cooperazione” da quando furono stabilite, nel 1972, relazioni diplomatiche bilaterali tra USA e Qatar e della concentrazione di potenza militare statunitense nella minuscola penisola, sembra impossibile che il Qatar possa muoversi indipendentemente su un corso a parte, parallelo, distante o in collisi

Amira Hass : Israele: da sempre il piano è di ghettizzare i palestinesi

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Amira Hass – 23 gennaio 2013 Quando il leader del partito Habayit Hayehudi e stella politica nascente Naftali Bennett chiede l’annessione dell’Area C, la parte della West Bank sotto il totale controllo civile e di sicurezza israeliano, sta seguendo la logica di ogni singolo governo israeliano: accrescere il territorio, ridurre al minimo gli arabi. Alcuni potrebbero anche interpretare questa affermazione come propaganda elettorale a favore di Habyit Hayehudi e sottoscriverla calorosamente. Bennett può proporre l’annessione perché ogni coalizione di governo dopo la Guerra dei Sei Giorni – guidata dal Likud o dal Partito Laburista (o dal suo precursore, l’Allineamento) e i cui partner erano Mafdal, Shas o Meretz – ha preparato il terreno spirituale e politico per lui. Secondo Bennett circa il 60% della West Bank – nota anche come Area C – è annettibile. Ciò che è importante a proposito dell’Area C non è che ci vivano 50.000 palestinesi, come afferma il benevolo Be

Hamas, giornalisti dietro le sbarre

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Hamas, giornalisti dietro le sbarre Associazioni per i diritti umani e la tutela della libertà di stampa hanno mosso gravi accuse al governo di Hamas, esecutivo de facto della Striscia di Gaza, e alle forze di sicurezza per una campagna di arresti arbitrari contro giornalisti. Il tutto si sarebbe verificato nei primi due giorni della settimana: il Palestinian Center for Huma Rights (PCHR) ha pubblicato una lista con i nomi dei giornalisti palestinesi arrestati a Gaza da lunedì e rapidamente processati dalle autorità di Hamas. Tra loro, Ashraf Jamal Abu Khseiwan e Monir Joma al-Monirawi , della tv satellitare al-Katab; Mostafa Mohammed Meqdad del sito Fatah Youth e Joma Adnan Shawarma di al-Hurriya radio.Martedì è toccato a Omar Mohammed al-Dahoudi e mercoledì a Hussein Abdul Jawwad Karsou del sito web Aswar e a Abdul Karim Fathi Hejji , a cui i servizi di intelligence di Hamas hanno chiesto le loro affiliazioni politiche in lunghi interrogatori. A preoccupare PCHR