Egitto: assalto a carcere Port Said, 27 morti
Egitto: assalto a carcere Port Said, 27 morti
Continua a salire il bilancio degli scontri violentissimi scoppiati
stamani a Port Said, in Egitto, dopo l'annuncio della condanna a morte
per 21 degli imputati nell'uccisione di 73 tifosi della squadra di
calcio dell'Ahly, avvenuta circa un anno fa.
Tra le vittime figurano anche due calciatori della città. Si tratta di
Tamer al-Fahla, ex portiere dell'al-Masry e Mohammad al-Dadhwi, che ha
giocato con l'al-Mareekh.
Stamani, dopo la lettura della sentenza, gruppi di manifestanti, tra
cui anche familiari dei condannati, hanno tentato di fare irruzione nel
carcere per liberare i condannati. Oltre ai morti negli scontri, altre
decine di persone sono rimaste ferite nell'attacco della folla
inferocita al penitenziario.
Al Cairo nello stesso momento migliaia di tifosi dell'Ahly festeggiavano il verdetto con balli, canti e fuochi d'artificio.
E' stata una nuova fiammata di violenza che segue la giornata di ieri
quando il secondo anniversario della rivoluzione contro l'ex presidente
Hosni Mubarak si è trasformato in un bagno di sangue. Negli scontri
scoppiati tra manifestanti e forze di polizia al Cairo, Alessandria,
Ismaila, Port Said e Suez sono rimaste uccise 10 persone, 8 dimostranti e
due poliziotti, e ferite altre 400 persone. In piazza Tahrir al Cairo ieri riecheggiava "Il popolo vuole la caduta
del regime", lo slogan della sollevazione anti-Mubarak, ora rivolto al
presidente Mohammed Morsi e al suo movimento politico, i Fratelli
musulmani. Anche questo è un regime da abbattere, dice l'opposizione
progressista, perchè non ha risposto alle domande di riforme
democratiche e giustizia sociale per cui due anni fa il popolo egiziano
versò il proprio sangue. Nena News
Egitto: assalto a carcere Port Said, 27 morti
Roma, 26 gennaio 2013, Nena News - A due anni dalla rivoluzione che ha portato alla caduta del regime quarantennale di Hosni Mubarak, l'Egitto non si placa e torna nelle piazze. Piazze che in realtà il popolo egiziano non ha mai svuotato. E ieri il sangue è tornato a scorrere nel Paese.
Si celebrava il secondo anniversario da quel 25 gennaio 2011, quando Piazza Tahrir divenne famosa in tutto il mondo. Oggi il target è il presidente Morsi, il primo democraticamente eletto nel Paese, ma accusato dalle opposizioni di ritenersi un nuovo faraone.
Ieri negli scontri scoppiati tra manifestanti e forze di polizia al Cairo, Alessandria, Ismaila, Port Said e Suez sono rimaste ferite almeno 400 persone. Drammatico il bilancio dei morti: due a Ismailiya e otto a Suez (due poliziotti e sei dimostranti). La polizia ha lanciato gas lacrimogeni contro le folle organizzate dalle opposizioni, che hanno risposto con i sassi. A Ismailiya, la sede del partito Libertà e Giustizia, braccio politico dei Fratelli Musulmani, è stato dato alle fiamme. Ad Alessandria, i manifestanti hanno formato una catena umana e bloccato le linee del tram.
Nella capitale Piazza Tahrir si è di nuovo riempita: la gente è tornata a intonare gli slogan di due anni fa ("Andatevene!", "La gente vuole far cadere il regime") e a chiedere riforme democratiche e ridistribuzione della ricchezza, le stesse domande di giustizia sociale per cui due anni fa il popolo egiziano versò il proprio sangue.Gruppi di manifestanti hanno tentato di arrivare sotto il palazzo presidenziale e hanno distrutto il filo spinato posto a protezione: la polizia ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Le proteste al Cairo erano esplose dopo che le forze di sicurezza avevano distrutto due tende di protesta in Piazza Tahrir, alle prime ore del giorno.
Ad essere sotto accusa sono le politiche neoliberiste lanciate dal governo islamista al potere, poco propenso ad ascoltare le critiche e le proposte delle opposizioni laiche e liberali. Politiche che stanno conducendo il popolo egiziano verso nuove forme di povertà e di disuguaglianza sociale.
"La nostra rivoluzione continua, rigettiamo il dominio di un partito unico. Questo non è lo Stato dei Fratelli Musulmani", ha detto ieri uno dei leader della sinistra egiziana, Hamdeen Sabahy. E le opposizioni non si fermano e proseguono la battaglia contro la Costituzione, approvata poche settimane fa ma considerata espressione del governo al potere.
Per ora la reazione del governo appare debole: la Fratellanza ha deciso di distribuire ieri, nel secondo anniversario della rivoluzione, cibo e medicine alla popolazione in difficoltà. Nena News
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