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G.LEVY: Israele lasci vivere Gaza

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Sintesi articolo Il boicottaggio all'autorità palestinese imposto da Israele per indebolire gli uomini di Hamas ha avuto il brillante risultato di rafforzarli. L'illusione che un movimento politico si indebolisca facendo pressioni sulla popolazione si è dimostrata fallimentare. Sabotando il governo di unità nazionale, abbiamo ottenuto il golpe militare di Gaza .Possiamo fare una lista degli errori commessi da noi e dagli Usa ,ma la domanda è un'altra: continueremo la politica del boicottaggio con il rischio di favorire AL- Qaida o ci convinceremo che con la forza non otterremo nulla e dobbiamo modificare la strategia ? Ora la speranza del governo israeliano e americano è riposta in Abu Mazen . Abbiamo finora rifiutato sia tutte le sue proposte sia i tentativi da lui compiuti per creare un governo di unità nazionale . E' inutile pensare di rafforzarlo per indebolire Hamas: Gaza è persa dopo la fuga a Ramallah dei suoi capi .Ora abbiamo una Corea del Nord

intervista a Tanya Reinhart

www.ccmep.org (traduzione di Alessandra Fava e Alfredo Tradardi). Può spiegarci di che cosa parla il suo libro "Israele/Palestina come terminare la guerra del '48"? Israele, con l'appoggio dei principali media occidentali, definisce la guerra contro i palestinesi come guerra difensiva, una risposta necessaria al terrorismo palestinese, una nobile presa di posizione nella guerra globale contro il terrorismo. E' incredibile oggi, dopo due anni di distruzione della società palestinese, che sia conosciuto così poco di come la guerra si è sviluppata e quale ruolo abbia Israele. Il libro cerca difar luce su questo. Il libro segue la politica israeliana da quando Barak divenne primo ministro sino all'estate del 2002, il periodo peggiore della storia di Israele. Prendendo informazioni dai media israeliani ci accorgiamo come si siano prese le distanze dai concetti di Oslo già dal'93. E' difficile ora dimostrare il come, ne parla ampiamente il libro,

Gad Lerner a Magdi Allam

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Magdi Allam, arabo, esprime nel suo libro un’identificazione totale con Israele. Che a me, ebreo, dà disagio Mi rendo conto che ci hai messo l’anima, e che da uno come me ti attenderesti gratitudine per una dichiarazione d’amicizia, o meglio d’identificazione assoluta con la sorte del popolo ebraico e dello Stato d’Israele, che – nonostante le ottime intenzioni – mi lascia addosso invece un senso di disagio. CONTINUA La differenza fra traditori e transfughi: lettera a un levantino (come me)

Warschawski'Israele e Usa contro l'islam politico

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Il vecchio sogno di Ariel Sharon si sta avverando: palestinesi che uccidono palestinesi mentre Israele conta le vittime con grande soddisfazione. Le lacrime dei leader israeliani sono lacrime di coccodrillo e il loro presunto cordoglio per i tragici eventi di Gaza pura ipocrisia. I conflitti sanguinosi erano prevedibili così come la responsabilità e il diretto coinvolgimento di Israele e degli Stati Uniti sono palesi. All'interno delle analisi di molti giornalisti israeliani la responsabilità di Israele sembra essere indiretta: «1,4 milioni di persone chiuse in un territorio piccolo come la Striscia di Gaza, senza alcuna possibilità di condurre una vita economica regolare e senza alcuna possibilità di fuga, sono fatalmente destinate ad ammazzarsi a vicenda, come topi in trappola». Questa metafora zoologica non è solo tipicamente razzista, ma anche basata su un grosso fraintendimento. Perché l'atteggiamento d'Israele e degli Usa nelle vicende attuali non si limita a favorire

Gaza: i porcellini d'India e le lacrime di coccodrillo

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di Uri Avnery* - 21/06/2007   Da “Il manifesto” del 20 giugno 2007 Hamastan nella Striscia: i ... www.homolaicus.com/storia/israele-palestina/fonti/La-striscia-esperimento.pdf Che succede quando 1.5 milioni di esseri umani sono imprigionati in un territorio minuscolo e arido, separati dai loro compatrioti e da qualsiasi altro contatto con il mondo esterno, ridotti alla fame da un blocco economico e messi in condizione di non poter sfamare le loro famiglie? Alcuni mesi fa avevo descritto questa situazione in termini di esperimento sociologico creato da Israele, dagli Stati uniti e dall'Unione europea. La popolazione della Striscia di Gaza come porcellini d'India. Questa settimana l'esperimento ha prodotto i risultati. Essi hanno dimostrato che gli esseri umani reagiscono esattamente come gli altri animali: quando troppi di loro sono accalcati in uno spazio ristretto in condizioni

Gaza sei palestinesi uccisi- 3 feriti dai razzi a Negev

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A quanto vogliamo arrivare Israele ...intanto i razzi continuano ad essere lanciati ...intanto per rafforzare Abu Mazen si uccide nei TO ......... Qualcuno dei soliti falchi nazionalisti comincia ad aprire gli occhi e a preoccuparsi ...... Gaza rischia di diventare un pantano esattamente come l'Iraq per gli Usa......

Gaza: era un clown, amava i bambini, lo hanno ucciso

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...finirà questo mare infinito di dolore, così inutile, folle ,insensato. Ciao , Shadi , sia lieve il tuo cammino. Cari amici di Salaam, come saprete la situazione interna alla striscia di Gaza sta diventando sempre più drammatica, specialmente per la popolazione civile. Purtroppo in questo contesto dobbiamo comunicarvi, con grande tristezza, una bruttissima notizia relativa agli amici del REC. L’altro ieri, 13 giugno 2007, gli operatori del nostro partner locale Remedial Education Center di Jabalia sono scesi in strada per manifestare insieme alla società civile palestinese per chiedere la cessazione degli scontri. Proiettili sono stati esplosi contro il corteo. Uno degli educatori, Shadi Tayseer (22 anni) è stato ucciso. Ciò che è accaduto è assurdo e drammatico: Shadi è uno dei giovani palestinesi impegnati attivamente nel lavoro con i bambini, che sono le principali vittime dei conflitti. Shadi lavorava in strada, nelle scuole e negli ospedali, provando a regalare un sorris

Israele ha contribuito ad alimentare il conflitto

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Olmert ha fretta di incontrare il presidente George W. Busch e l segretario generale delle Nazioni Unite nel tentativo disperato di trovare sostegno e alleati per la pericolosa situazione che si è determinata . Sarà difficile per Israele dimostrare di non aver contribuito in modo significativo al deteriorarsi della situazione Il disimpegno non l' assolve visto che continua a controllare elettricità ed acqua, a fornire servizi di base, a recepire dazi doganali Sul fronte interno diventerà più aspro il conflitto tra la destra israeliana e la sinistra: la prima affermerà che Hamas si è rafforzata grazie ad Oslo e al ritiro da Gaza , la seconda ribatterà che l'attuale disastro è stato provocato dai precedenti governi e dall'arroganza dimostrata verso i palestinesi .La richiesta di aiuto del governo israeliano al mondo dimostra il fallimento della strategia politica finora adottata : controllare per 40 anni il conflitto invece di concluderlo ,improvvisando soluzioni (come il dis

Grossman:questa guerra può travolgere tutti

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riGERUSALEMME - David Grossman, la guerra è il tema che attraversa il suo ultimo libro («Con gli occhi del nemico», Mondadori). In questi giorni stiamo assistendo ad un paradosso della Storia, la guerra civile palestinese, il conflitto fra i poveri, i rifugiati, gli occupati. Che cosa pensa davanti alle immagini provenienti da Gaza?«Prima di tutto, sento una grande preoccupazione per quello che sta per svilupparsi da questa guerra civile. Sono quasi sicuro che non finirà a Gaza, che si infiltrerà anche nella Cisgiordania e in seguito produrrà violenze contro Israele. E´ orribile vedere quello che i palestinesi si fanno l´uno l´altro. Devo dire che la mia prima reazione è stata che una violenza interna di tale portata è una cosa che noi, qui in Israele, non abbiamo ancora sperimentato. Ho pensato allo sganciamento da Gaza, a quanta tensione ci fosse, a quante armi, a quanto fanatismo ci fossero in giro, eppure, nemmeno una goccia di sangue è stata versata, né dei coloni, né dei soldati»

Libano: GHALEB ZEINAB: non abbiate paura di noi

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L'intervista non è pubblicata dai "soliti" giornali, ma da Famiglia Cristiana ed è senza dubbio interessante «Senza il pluralismo etnico e religioso il Libano non sarebbe mai nato: sarebbe rimasto una regione della Siria e nulla più». E non può diventare uno Stato islamico.CONTINUA Famiglia Cristiana n. 24 del 17-6-2007 - Non abbiate paura di noi ...

AMIRA HASS: sacrificare la lotta per la Palestina

Quinta colonna, traditori, collaborazionisti – è questo il modo in cui i portavoce di Hamas chiamano quelli che ritengono responsabili della guerra civile nella Striscia di Gaza. Puntano l’attenzione su una "corrente traditrice all’interno del movimento Fatah", avvertendo che il presidente dell’Autorità palestinese (Ap) Mahmoud Abbas è "incapace di assumere il controllo su di essa". Si riferiscono a Mohammed Dahlan e ai suoi affiliati.Gli affiliati di Abbas sostengono un’opinione simile: Una corrente di Hamas si sta ribellando contro le istituzioni legittime dell’Ap, dicono. Ogni parte accusa la "corrente traditrice" dell’altra di essere il burattino dei poteri stranieri che manovrano le sue mosse. Iran e i fondamentalisti islamici vengono citati come la forza che guida Hamas, mentre si dice che Stati Uniti e Israele siano dietro Fatah. Ogni parte accusa l’altra di una congiura pressoché manifesta. Hamas dice che Fatah ha tentato di sabotare il governo ele

Israele: il Muro,un avvocato pericoloso,la Giordania

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Articolo qui PS: sulla distruzione villaggi palestinesi : qui Il giorno X si stava avvicinando: il 2 giugno i miei amici del terzo piano – una madre e quattro figli – sarebbero partiti per la Giordania. All'inizio avevano pensato di trascorrere qualche giorno di vacanza in Irlanda, dove il padre aveva appena completato un master in diritti umani.Ma Dublino gli aveva negato il visto, così hanno ripiegato sulla Giordania, dove avrebbero dovuto raggiungere il padre. Per i due figli più grandi (14 e 13 anni) sarebbe stato il secondo viaggio all'estero, per i più piccoli (sei e sette anni), il primo.Il venerdì sera i bambini più piccoli sono andati a dormire presto, impazienti ed eccitati, mentre i più grandi non riuscivano a prendere sonno. La madre, esausta, si è addormentata alle nove di sera. Avrebbero dovuto lasciare Ramallah la mattina dopo, alle sette, in taxi. Io avevo promesso che alle sei e mezza sarei scesa a salutarli. Alle sei e un quarto una telefonata mi ha fatto sobb

Klapheck donna rabbino "la religione non è verità"

«Le istituzioni religiose non hanno il compito d´intervenire nelle decisioni delle persone , e dunque anche in quelle delle donne. Devono invece aiutare gl´individui a raggiungere una consapevole libertà di scelta . Non devono dominare le persone, ma insegnare la libertà »: Elisa Klapheck è una donna - rabbino . Una delle poche in Europa. Quarantacinque anni, olandese-tedesca, è stata ordinata nel 2004 ad Amsterdam, nella comunità di "Rinnovamento ebraico" e la sua è una sfida quotidiana a condurre una vita ebraica, in Europa, insieme alla sua generazione. A sessant´anni dalla Shoah. Ha dedicato un libro a Regina Jonas, la prima donna rabbino al mondo, nata nel 1902, ordinata nel 1935, uccisa ad Auschwitz nel 1944. La Repubblica, 12/06/2007 di di MICHELA BOMPANI Allegato:Regina Jonas

"Grossman e il '67: la guerra ci ha avvelenati"

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Aveva 12 anni, il 10 giugno 1967. Era l'anno del suo Bar Mitzvah . «Li ricordo benissimo, quei giorni.Ricordo nettissima la paura, il pensiero terrorizzante che sarei morto». Aveva la radio, David Grossman, la girava di notte sui servizi in ebraico di un'emittente del Cairo che promettevano a Israele «di stuprare le donne, di gettare a mare gli uomini. E io ero un bambino, e non sapevo nuotare». Così David Grossman racconta a Gad Lerner il suo ricordo della Guerra dei sei giorni, a 40 anni dalla sua fine. C'è un pubblico numerosissimo, gente tenuta fuori dal teatro dai vigili, a sentire a Casale Monferrato, al festival di cultura ebraica OyOyOy, la voce più autorevole della sinistra israeliana. «Per questo, quando i nostri caccia hanno sconfitto l'aviazione di Egitto, Iraq, Siria, Libano e Giordania, io ho pensato a un miracolo: eravamo stati salvati da un'esecuzione». Ora è quel miracolo, quel sentirsi salvati che è per Grossman, per l'«ateo» Grossman, anche l

Ramzi Aburedwan :canzoni contro il muro

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La musica non è un privilegio: è un diritto di tutti. Per garantire questo diritto Ramzi Aburedwan, musicista palestinese, nato ventotto anni fa in un campo profughi alla periferia di Ramallah, ha deciso di aprire, nel 2005, una scuola di musica (Al Kamandjati) nel centro storico della città. E di portare lo studio della viola, del violino, della chitarra, della fisarmonica, nei campi profughi, nei villaggi e nelle città dei Territori Occupati. La storia di Ramzi è una parabola esemplare :CONTINUA qui Commento: con tutto il cuore, la tua musica possa volare oltre il Muro e la tragedia del tuo popolo 2 Palestina: Ramzi Redwan trasforma un ex carcere in un centro musicale Ramzi Aburedwan: quando la musica è resistenza nonviolenta ... Ramzi Aburedwan e lensemble mediorientale Dalouna in concerto ... Ramzi Aburedwan :canzoni contro il muro + video L'Ex carcere sorge a Nablus e Ramzi Redwan lo ha trasformato in un centro musicale per giovani palestinesi "Stiamo cercando di

AvrahamBurg: Israele sei militarista e senz'anima

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Associare allo Stato d'Israele gli aggettivi “ebraico” e “democratico” equivale a produrre nitroglicerina: il paese è la versione contemporanea della Germania degli Anni '30 ». Chi turba così le celebrazioni sia pur problematiche del quarantennale della Guerra dei Sei Giorni non è il presidente iraniano Ahmadinejad, sommo teorico del parallelo tra sionismo e nazismo, ma un israeliano blasonato come Avraham Burg, ex presidente della Knesset tra il 1999 e il 2003, ex direttore dell'Agenzia ebraica per l'immigrazione, dirigente storico del partito laburista, ebreo ortodosso e al tempo stesso punto di riferimento della sinistra di governo. Nell'intervista pubblicata oggi dal quotidiano Haaretz sotto il titolo di «Explosive Material», materiale esplosivo, Burg, interpellato sul suo nuovo libro «Lenazeach et Hitler» (Vincere Hitler), invita i connazionali «raziocinanti» a espatriare: «Questa è una nazione militarista, non ce l'hanno ancora detto ma siamo tutti

i profughi palestinesi da Tripoli a Gerusalemme

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Le battaglie sanguinose scoppiate vicino al campo profughi di Nahr al-Bared, vicino a Tripoli, in Libano, ci ricordano che il problema dei profughi palestinesi non è scomparso. Al contrario, 60 anni dopo la "nakba", la catastrofe palestinese del 1948 è di nuovo al centro dell’attenzione del mondo.Questa è una ferita aperta. Chiunque pensi che una risoluzione del conflitto arabo – israeliano sia possibile senza risanare questa ferita si sta illudendo. CONTINUA QUI 9/09/2009 Report da Nahr al Bared

di Zvi Schuldiner :1967 "Sei giorni lunghi quarant'anni"

N el 1967, quando tutto sembrava più o meno tranquillo, esplose l'escalationche avrebbe portato alla guerra. All'inizio furono gli scontri con l'aviazione siriana: secondo le più recenti informazioni, erano i sovietici ad avere un interesse particolare nell'escalation. Poi gli egiziani si presero di sorpresa da soli, e arrivò il colpo mortale che l'aviazione israeliana vibrò in meno di tre ore. Ma prima di quello regnava la paura, il «pericolo» era tale che in Israele vennero persino benedette alcune piazze per poterle usare come cimiteri. L'esercito israeliano - che anni dopo avrebbe smentito il «rischio mortale» per il giovane stato - fece pressioni sul governo e si lanciò nella guerra. Vinse sul campo di battaglia, ma sommerse il paese in una lunga notte I sovietici probabilmente pensarono di avere un'opportunità di intervenire militarmente. Non riuscirono a farlo per la rapidità della vittoria israeliana, ma estesero molto la loro presenza n