Francesca Paci- "Noi ebrei iraniani fiduciosi dopo anni bui"

Gli ebrei di Teheran pregano il Talmud nella sinagoga di Yusef Abad, la stessa in cui anni fa si recò in visita il riformista Khatami, primo presidente iraniano a incontrare la comunità che sogna il Muro Occidentale di Gerusalemme. Far-zin Farnooshi insegna ai bimbi l'idioma reinventato da Ben Yehuda alla nascita d'Israele. Chiede i documenti per scongiurare provocazioni poi, affabile, fa strada nella sala decorata di Menorah: «Ho sempre vissuto a Teheran, un tempo pensavo di andar via ma poi sono nati i miei 3 figli. Ci sono stati momenti duri, per questo fu importante la visita di Khatami, segno di considerazione per le altre religioni in un Paese in cui non tutti sono d'accordo su questo. Oggi va un po' meglio. Non sono un politico ma credo che l'accordo sul nucleare apra delle prospettive, anche se secondo me l'amicizia è più difficile da instaurare dell'inimicizia». Uomini e donne entrano e escono, «Shalom». Un gruppo di ragazzi si dondola avanti e indietro tenendo fissato sulla popolazione è musulmana in Iran. Oltre il 90% sono sunniti, mentre gli sciiti sono solo il 5%. Gli ebrei circa lo 0,3% fronte e sul braccio il tefillin alla maniera degli ultraortodossi. Farzin racconta la sua cornunità, la sua vita: «Siamo 10 mila in Iran, tremila a Teheran, l'unica città dove oltre alle sinagoghe ci sono delle scuole ebraiche per i bambini». Per chi dovesse credere che sia un paradiso spiega che non lo è: «Ricordo il '79 perché prima potevamo costruire sinagoghe e dopo non più. Sotto Ahmadinejad poi, abbiamo subito molta propaganda negativa e atti vandalici, i luoghi sacri sono stati danneggiati. Ma in ogni Paese c'è chi la pensa diversamente e nella storia noi ebrei siamo sempre stati minoranza. Avremo sempre paura: so che quando i miei figli finiranno le scuole ebraiche incontreranno le reazioni negative che ho incontrato io all'università dove ho avuto amici musulmani ma anche tanti nemici. Eppure bisogna vivere». Non vuol neppure menzionare i Neturei 'Carta, i rabbini ultraortodossi Usa convinti dell'illegittimità dello Stato d'Israele al punto da abbracciare Ahmadinejiad. Lui è stato una volta a Gerusalemme, la sogna ancora. Ammette il peso dell'antisemitismo, ma qui dove gli ebrei hanno un seggio in parlamento lo sente meno che nel resto del Medio Oriente: «Non vivrei mai al Cairo, sebbene l'Egitto sia in pace con Israele. Nella sua storia l'Iran ha sempre mostrato una cultura maggiore degli arabi verso le altre fedi».


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Allegati :

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