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Visualizzazione dei post da gennaio, 2007

Vittorio FOA: Israele può sopravvivere solo se.........

«Israele può sopravvivere solo se diventa ponte di pace È una straordinaria riflessione che attraversa il tempo e che congiunge passato, presente e futuro, quella che Vittorio FOA.Il tema è Israele. La Diaspora. E la sinistra. Nella Giornata della Memoria uno dei padri della sinistra italiana si sofferma, con la consueta lucidità, sui temi di più scottante attualità.Partirei da una domanda che ripercorre un po' le aspre polemiche di questi giorni. Per Vittorio Foa cosa significa oggi essere «amico d'Israele»?«Vuol dire in primo luogo essere amico della sua sopravvivenza e del suo progredire. La linea della pura forza è la sua morte, non è la vita di Israele. Quando D'Alema, con il quale ho avuto molti dissensi sul piano politico ma che ammiro sul piano della politica estera, si è mosso sulla questione del Libano io ho ravvisato una cosa molto importante: Israele si considerava militarmente infallibile. La guerra della scorsa estate dimostrò che non era vero. L'iniziat

URY AVNERI: il giro della libertà:freedom ride

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Il Mahatma Ganghi lo avrebbe adorato. Nelson Mandela lo avrebbe salutato conentusiasmo. Martin Luther King sarebbe stato il più emozionato – gli avrebbericordato dei vecchi tempi.Ieri stava per entrare in vigore in Israele un decreto dell’Ufficio del Comandante delSettore Centrale, Generale Yair Naveh. Il decreto proibisce ai conducentiisraeliani di avere in macchina passeggeri palestinesi nei territori occupati .Il generale - indossatore di Kippah fatte a mano e amico dei coloni - hagiustificato l’ordine come una necessità vitale per la sicurezza. In passato,gli abitanti della Cisgiordania riuscivano qualche volta a raggiungere iterritori israeliani su vetture israeliane. Gli attivisti per la paceisraeliani hanno deciso che bisogna protestare contro questo nauseante ordine.Diverse organizzazioni hanno pianificato azioni di protesta per il giorno incui il decreto sarebbe entrato in vigore. Hanno organizzato un“Freedom ride”ovvero “Un giro della libertà”, per cui i proprietari is

A:Hass:i checkpoint:simbolo della società israeliana

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Chiunque voglia conoscere la realtà della società israeliana dovrebbe andare a vedere i checkpoint. Non per un quarto d'ora, sotto la guida del comandante che ne tesserà le lodi nel capannone che hanno costruito per la gente che aspetta in coda, e che spiegherà che lo sviluppo e l'estendersi dei checkpoint sono per il bene della popolazione locale. Coloro che realmente vogliono conoscere i checkpoint devono rimanerci per ore, e per molti giorni. Quando osservi i soldati, scoprirai in loro molti dei valori presenti nella società israeliana, e che quasi sempre ci riempiono d'orgoglio.Per esempio, il cameratismo. E' talmente forte e radicato che vi sono delle persone che pensano di poter eludere le regole che sono state decise per il checkpoint e che sono di per sé perverse. Un esempio: al checkpoint di Taysir un soldato ha orinato in pubblico davanti alle donne, il che è stato documentato due volte nelle ultime due settimane. Forse si è trattato dello stesso soldato in en

Moni Ovadia:vivificare il senso ultimo della Shoà

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Vivificare il senso ultimo della Shoà nella battaglia contro ogni forma di razzismo, di sopraffazione, di offesa alla dignità e al diritto degli uomini Il sessantaduesimo anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz il 27 gennaio del 1945, si sta avvicinando. Anche il nostro paese, da qualche anno, ha istituito in concomitanza con quella ricorrenza, “Il Giorno della memoria”. Le fonti di informazione cominciano a moltiplicare i loro interventi sull’argomento. La televisione si prepara a ricordare l’evento già da diversi giorni. Rai 1, martedì scorso, ha trasmesso “La Caduta” film sugli ultimi giorni di Adolf Hitler nel bunker di Berlino e l’immarcescibile Bruno Vespa, specializzato in trasmissioni affettuose sul Duce, ha dedicato al commento del film, una trasmissione di “Porta a Porta” presenti alcuni sopravvissuti ai lager e alle stragi naziste, con psicologi e storici. Solo il legame con le grandi battaglie per l’uguaglianza, per la pace, per la giustizia sociale, per la sac

Warschawski :aspettando la prossima guerra

Il 6 Novembre 2006 il giornale quotidiano israeliano Harretz titolava: “Working asumption of the IDF: A war in Summer” (Presupposti del lavoro delle Forze di Difesa Israeliane: Una guerra in estate). Gli altri due più importanti quotidiani israeliani Yediot Aharonot e Maariv presentavano aperture simili in prima pagina. Questi titoli rafforzano la tesi secondo cui la guerra in Libano non è ancora finita, e lasciano in sospeso la domanda: quando ci sarà il secondo round?Il 6 Novembre 2006 il giornale quotidiano israeliano Harretz titolava: “Working asumption of the IDF: A war in Summer” (Presupposti del lavoro delle Forze di Difesa Israeliane: Una guerra in estate). Gli altri due più importanti quotidiani israeliani Yediot Aharonot e Maariv presentavano aperture simili in prima pagina. Questi titoli rafforzano la tesi secondo cui la guerra in Libano non è ancora finita, e lasciano in sospeso la domanda: quando ci sarà il secondo round? In modo completamente opposto alcuni politici israe

Israele-Palestina :Combattenti per la pace:foto,video

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Israeliani e palestinesi uniti per costruire un futuro non di guerra : ponti, non muri. Si chiamano: Combattenti per la pace e qui ho riportato: link, foto, video. Credo che sia importante conoscere questa organizzazione, cuore pulsante di un futuro ancora lontano. I falchi di entrambe le fazioni non li amano e li snobbano; certo non è politicamente corretto ,secondo il loro macabro punto di vista, incrinare la demonizzazione dell'altro , così poco funzionale ai sogni di guerra e alla creazione di Stati etnicamente "purificati", certo è meglio corteggiare un passato che ormai lentamente,ma inesorabilmente tramonta , meglio continuare a creare muri , a occupare territori palestinesi, a morire auspicando il martirio. Lacrime, bombe, sangue, dolore, odio senza fine nel miraggio di un' innocenza ormai perduta http://www.combatantsforpeace.org/ FOTO http://www.combatantsforpeace.org/photo.asp?type=gathering& lng = eng VIDEO http://www.combatantsforpea

Nablus:israeliani insieme ai bambini palestinesi

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I bambini della scuola di Nablus si sono vestiti a festa come dei nativi americani e si sono radunati per una pacifica manifestazione al checkpoint di Huwarra. Dall'altra parte del checkpoint, i pacifisti israeliani si sono radunati per supportare la loro manifestazione • Questo progetto esprime la volonta' di molti palestinesi e rappresenta la loro reazione all'occupazione senza sacrificare i loro bambini o se stessi.• Abbiamo programmato queste attivita' per esprimere la nostra resistenza all'occupazione in generale e, in particolare, alla chiusura di Nablus.• Speriamo che i cittadini di altri paesi e le organizzazioni supporteranno i bambini di Nablus in questa pacifica manifestazione al Checkpoint Huwarra. http://www.medioriente.net/?q=palestina_trenta_giorni_contro_confini_i_bambini_di_nablus_contro_loccupazione

Shulamit Aloni :è vero in Israele c'è l'Apartheid

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Noi diamo a tal punto per scontato che gli ebrei siano nel giusto, da ignorare quello che accade proprio davanti ai nostri occhi. E ci risulta del tutto inconcepibile che le vittime ultime, gli ebrei, possano compiere dei misfatti. Ma nonostante questo, lo stato d'Israele pratica una propria silenziosa, ma violenta, forma di Apartheid contro la nativa popolazione Palestinese.Il recente linciaggio condotto dall'Estabilishment ebreo-americana contro l'ex presidente Carter è stato dovuto al suo aver osato pronunciare la verità che tutti conoscono: la verita' sono le armi, il governo israeliano pratica una forma brutale di Apartheid nei Territori Occupati palestinesi. Queste armi hanno girato in ogni villaggio e citta' mettendo recinzioni, posti di blocco e prigioni. Tutto e' pronto per tenere sotto controllo i movimenti della popolazione Palestinese e creare grandi difficolta' nella loro vita. Inoltre, Israele impone il coprifuocho totale ogni volta che

"Ospedali di Gaza, dramma di un'infanzia ingabbiata"

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Ma i tassisti devono disperatamente trovare il carburante. In mattinata si apre uno spiraglio: dopo la quinta notte di bombardamenti contro obiettivi di Hamas, Israele ha riaperto alle merci il valico di Karni per permettere la ripresa di rifornimenti carburante, di derrate alimentari e medicinali. Ma la gente di Gaza non si fa illusioni: attende il peggio e si prepara a resistere. Panetterie e supermarket sono presi d'assalto da centinaia di donne che cercano di accaparrarsi generi di prima necessità in grado di soddisfare il bisogno delle loro famiglie, almeno per alcuni giorni. «Ho comprato 6 chili di farina per fare il pane in casa, latte in polvere per i miei bambini e un po' di scatolette. Certo, è poca cosa, ma sappiamo resistere e quello che ad altri basterebbe solo per qualche giorno, a noi palestinesi invece basta per settimane», dice Zahira, 41 anni e 5 figli, uscendo dall'«Al-Ein Supermarket» a Rimal, sul lungomare di Gaza City. «La strategia di rendere d

Uri Avnery:Olmert e Abu Mazen: il bacio della morte

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L'incontro con Abbas senza la liberazione dei prigionieri o la ripresa delle trattative non fa altro che rafforzare Hamas. Le «occasioni perdute» da Israele. Ora anche di fronte alle aperture della Siria Era dai tempi dell'abbraccio a Gesù di Giuda Iscariota che non si vedeva nulla del genere a Gerusalemme. Dopo essere stato boicottato per anni da Ariel Sharon e da Ehud Olmert, Mahmoud Abbas (Abu Mazen) due settimane fa è stato invitato alla residenza ufficiale del primo ministro israeliano. Qui, davanti alle telecamere, Olmert l'ha abbracciato e baciato con calore su entrambe le guance. Lo sguardo di Abbas era immobile e vitreo. In qualche modo questa scena ci ha fatto venire alla mente un altro incidente relativo ad un contatto fisico politicamente ispirato che avvenne all'incontro di Camp David quando il primo ministro Ehud Barak spinse Yasser Arafat, con forza, nella stanza dove Bill Clinton stava aspettandoli. In entrambi i casi si è trattato di un gesto che int

Moni Ovadia: fermare le armi e il baratro

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Moni Ovadia Se l’escaletion dovesse proseguire, il baratro del conflitto totale si aprirebbe sotto i nostri piedi CONTINUA QUI http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=7099