Warschawski :aspettando la prossima guerra

Il 6 Novembre 2006 il giornale quotidiano israeliano Harretz titolava: “Working asumption of the IDF: A war in Summer” (Presupposti del lavoro delle Forze di Difesa Israeliane: Una guerra in estate). Gli altri due più importanti quotidiani israeliani Yediot Aharonot e Maariv presentavano aperture simili in prima pagina. Questi titoli rafforzano la tesi secondo cui la guerra in Libano non è ancora finita, e lasciano in sospeso la domanda: quando ci sarà il secondo round?Il 6 Novembre 2006 il giornale quotidiano israeliano Harretz titolava: “Working asumption of the IDF: A war in Summer” (Presupposti del lavoro delle Forze di Difesa Israeliane: Una guerra in estate). Gli altri due più importanti quotidiani israeliani Yediot Aharonot e Maariv presentavano aperture simili in prima pagina. Questi titoli rafforzano la tesi secondo cui la guerra in Libano non è ancora finita, e lasciano in sospeso la domanda: quando ci sarà il secondo round? In modo completamente opposto alcuni politici israeliani e americani suggeriscono di prendere seriamente l’apertura siriana ad una negoziazione di pace con Israele. Essi non sono pacifisti, ma identificano l’Iran come una minaccia non solo per Israele, ma anche per l’intera “civiltà occidentale”, più che la Siria. Uno dei sostenitori principali di questa visione è l’attuale Ministro della Sicurezza Interna e precedente capo dei Servizi Generali di Sicurezza (GSS), Avi Dichter. Per Dichter una guerra contro l’Iran è inevitabile, e per renderla più facile, Israele deve cercare di rompere le alleanze che il paese ha nella regione, ed in particolare, neutralizzare la Siria. Al contrario di altri ministri israeliani, Dichter, essendo un professionista dei Servizi di Sicurezza, guarda alla leadership siriana come ad un soggetto provvisto di razionalità, che agisce per perseguire obiettivi politici nazionali. Inoltre, secondo Dichter il desiderio di Bashar el Assad di evitare uno scontro militare con Israele è sincero. Israele dovrebbe rispondere positivamente, anche mostrandosi pronta a ritirarsi dalle alture del Golan. La razionalità che si oppone al fanatismo neo-cons di una guerra contro la Siria considera quindi il paese come un interesse strategico per Israele, nella misura in cui la vera minaccia strategica è l’Iran.

Ci sono forti dubbi, comunque, che questa razionalità possa convincere il gabinetto israeliano e il suo primo ministro, Ehud Olmert, a causa, innanzi tutto, delle forti pressioni di Washington e delle forze militari israeliane, e secondariamente della totale mancanza di coraggio e capacità di leadership di Olmert. Se è intenzionato a rispondere all’appello di Assad, Olmert deve convincere l’opinione pubblica israeliana e l’elite dirigente che il ritiro dalle alture del Golan è necessario.
La dimensione grottesca della relazioni Israelo-siriane è che Olmert e molti altri politici israeliani sanno che per gli interessi strategici israeliani la pace con la Siria è molto più importante che l’annessione delle alture del Golan. Durante il Summit di Ginevra tra Hafez el Assad(2) e Ehud Barak, ospitato da Bill Clinton nel 1999, sono stati siglati accordi di sicurezza e un importante accordo sulle risorse idriche, chiaramente a beneficio di Israele. L’unico prezzo che lo Stato di Israele doveva pagare per questi benefici era il totale ritorno ai confini stabiliti internazionalmente.
Per il governo siriano non è cambiato niente da allora e un accordo di pace può essere ancora raggiunto in poche settimane sulla base del lavoro fatto durante il Summit di Ginevra. Olmert lo sa, ma al contrario della sua controparte siriana, non è un leader pronto ad una decisione storica, ma un politicante che segue la soluzione economicamente più conveniente, riempiendosi la bocca di vuote formule che possano attirare più consenso possibile tra l’elettorato israeliano.
Questa mancanza di coraggio politico può portare Israele, molto prima di quanto non si aspetti, ad una sanguinosa e costosa guerra, una guerra che può diventare il corrispettivo israelo-siriano del sanguinoso punto morto a cui sono arrivati gli Stati Uniti in Iraq.E’ patetico sentire i guerrafondai israeliani incitati dai loro complici americani premere per una azione militare contro la Siria, anche perché questo accade a causa del fatto che Washington sta cercando una via di fuga dal pantano della guerra in Iraq. Ancora una volta Israele deve pagare il prezzo del suo totale allineamento con la politica di guerra globale degli USA e della sua disponibilità ad essere in primo piano nella crociata neo-cons contro il mondo mussulmano. Aspettando la prossima guerra

Al contrario però degli USA e della Gran Bretagna, Israele vive nel cuore del mondo mussulmano, e non c’è quindi da stupirsi che sempre più israeliani parlino dell’eventuale uso di armamenti nucleari: Masnada(3) , ancora una volta, diventa il simbolo della esistenza israeliana.

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