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Michel Warschawski: Israele e la filosofia delle frontiere chiuse - Emergenze

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            Michel Warschawski: Israele e la filosofia delle frontiere chiuse - Emergenze Barbara Monaco incontra Michel Warschawski durante la presentazione, a Carrara, del suo libro: Programmare il disastro. La politica israeliana in azione.     di Barbara Monaco Michel Warshawski è nato nel 1949 a Strasburgo, dove suo padre era rabbino. All’età di 16 anni va a Gerusalemme per studiare il Talmud, in seguito, ancora a Gerusalemme, studia filosofia presso l’Università Ebraica. Dopo aver per lungo tempo abbandonato la fede, si riavvicina ad alcuni sottili punti della religione ebraica. Nel 1982 Warschawski è uno dei co-fondatori di Yesh Gvul e, nel 1984 dà vita all’Alternative Information Center (AIC), un’organizzazione che vede uniti attivisti anti-sionisti israeliani e palestinesi; è tra i primi israeliani a rifiutare ripetutamente il servizio militare, ed è stato per questo più volte incarcerato. Warschawski

Il femminismo ha spazio per i sionisti?

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 Sintesi personale Linda Sarsour Doesn't Need to Make Zionist Women Feel Comfortable In una recente articolo del New York Times "Il femminismo ha spazio  per i sionisti?" Emily Shire, che si identifica come femminista e sionista, sostiene che la sua fede nel "diritto di Israele di esistere come stato ebraico" non dovrebbe essere in contrasto con il suo femminismo. Lei critica  la piattaforma Strike, che prevede specificamente la "decolonizzazione della Palestina" e  non menziona la miriade di altre ingiustizie inflitte alle donne di tutto il mondo. Shire porta in primo piano  il proprio  sionismo.   Lei afferma  che il  suo rapporto con Israele non dovrebbe essere un elemento  della  protesta delle donne e contemporaneamente chiede uno spazio per esso . Ironia della sorte, Shire sottopone le donne attive nel movimento alla  propria prova del nove. L'editoriale pone una a domanda  sbagliata. . La domanda non è se il

Linda Sarsour Doesn't Need to Make Zionist Women Feel Comfortable

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            Linda Sarsour Doesn't Need to Make Zionist Women Feel Comfortable Women who identify with Zionism are free to participate in the feminist protest movement. But, rightly, it's a space in which supporters of a Jewish… haaretz.com   In a recent New York Times oped “Does Feminism have Room for Zionists?” Emily Shire, who identifies as a feminist and a Zionist, argues that her belief in “Israel’s right to exist as a Jewish state” should not be at odds with her feminism. She suggests that women who sought to be included in the International Women’s Strike and in the women's protests against the current U.S. administration more generally should not have to face a 'critical of Israel' litmus test. She takes issue with the Strike's platform, which specifically calls for the “decolonization of Palestine,” but which doesn't mention the myriad other injustices inflicted on women across the world. But Shire herse

Barak Ravid Guerra di Gaza: undici punti chiave dal rapporto molto critico che fa tremare i politici e l'esercito israeliani

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Guerra di Gaza: undici punti chiave dal rapporto molto critico che fa tremare i politici e l'esercito israeliani Barak Ravid e Gili Cohen - 28 febbraio… Zeitun Barak Ravid e Gili Cohen – 28 febbraio 2017, H aaretz L’esercito ha mancato il principale obiettivo . Ministri tenuti all’oscuro . Gravi lacune dell’intelligence su Hamas . Il preoccupante rapporto sulla campagna militare di Israele contro la Striscia di Gaza del 2014. Nel rapporto sulla guerra reso pubblico martedì il Revisore dello Stato [incaricato del controllo delle finanze, della gestione finanziaria, del patrimonio e della gestione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici. Ndtr.] Joseph Shapira ha scritto che nell’anno precedente lo scoppio della guerra del 2014 con Hamas ed i suoi alleati nella Striscia di Gaza il primo ministro Benjamin Netanyahu, l’allora ministro della Difesa Moshe Ya’alon ed i membri del consiglio per la sicurezza interna non preser

Amira Hass :Obiettivi illegittimi su entrambi i lati del confine israeliano

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      Obiettivi illegittimi su entrambi i lati del confine israeliano Amira Hass, 2 marzo 2017,Haaretz E’ proporzionato bombardare la città di Kochav Ya’ir, dove vivono comandanti in capo e dirigenti… Zeitun       E ’ proporzionato bombardare la città di Kochav Ya’ir, dove vivono comandanti in capo e dirigenti politici, mentre i residenti stanno dormendo o cenando con le loro famiglie? Questa è un’infame domanda che non ha diritto di essere posta. Ma Israele molto tempo fa ha dato una risposta affermativa alla domanda generale: è proporzionato distruggere quartieri e bombardare case con dentro famiglie intere – bambini, anziani, donne e neonati? Sì, ha detto Israele con i suoi bombardamenti su Gaza e il Libano. E’ proporzionato perché abbiamo anche ucciso – o intendevamo uccidere – comandanti militari, militanti e alti dirigenti politici delle organizzazioni palestinesi e libanesi. Ecco ciò che la procura militare ha scritto rig

3000 notti di Mai Masri. Film di libertà, contro l’ingiustizia di Alessandra Mecozzi

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          3000 notti di Mai Masri. Film di libertà, contro l’ingiustizia di Alessandra Mecozzi Incontro Mai Masri, subito dopo la proiezione del film, il suo primo lungometraggio, dopo tanti documentari. Nella Sala Zavattini di AAMOD*,… palestinaculturaliberta.wordpress.com      Alessandra Mecozzi Incontro Mai Masri, subito dopo la proiezione del film, il suo primo lungometraggio, dopo tanti documentari. Nella Sala Zavattini di AAMOD*, strapiena, si sono intrecciate molte diverse emozioni e pensieri. Le chiedo di parlarmi un pò di lei, regista pluripremiata. 3000 è del 2015, in cerca di distributore! Mai Masri: “Sono nata ad Amman, da padre palestinese e madre americana nel 1959. Ho vissuto a Beirut, dove vivo tuttora, ma ho fatto i miei studi di cinema a San Francisco. Dal 1982** ho cominciato a fare film con Jean Chamoun, il cineasta libanese che diventerà mio marito e padre delle nostre figlie, Nour e Hana. In quegli anni, quelli