Barak Ravid Guerra di Gaza: undici punti chiave dal rapporto molto critico che fa tremare i politici e l'esercito israeliani
Barak Ravid e Gili Cohen - 28 febbraio…
Zeitun
L’esercito
ha mancato il principale obiettivo . Ministri tenuti all’oscuro . Gravi
lacune dell’intelligence su Hamas . Il preoccupante rapporto sulla
campagna militare di Israele contro la Striscia di Gaza del 2014.
Nel
rapporto sulla guerra reso pubblico martedì il Revisore dello Stato
[incaricato del controllo delle finanze, della gestione finanziaria, del
patrimonio e della gestione amministrativa dello Stato e degli enti
pubblici. Ndtr.] Joseph Shapira ha scritto che nell’anno precedente lo
scoppio della guerra del 2014 con Hamas ed i suoi alleati nella Striscia
di Gaza il primo ministro Benjamin Netanyahu, l’allora ministro della
Difesa Moshe Ya’alon ed i membri del consiglio per la sicurezza interna
non presero in considerazione iniziative diplomatiche riguardo a Gaza
per cercare di interrompere l’escalation. In tre diverse occasioni nel
rapporto Shapira cita affermazioni, fatte da Ya’alon due giorni dopo lo
scoppio della guerra, in cui si afferma che probabilmente si sarebbe
potuto evitare la guerra se Israele avesse affrontato per tempo la
disperazione nella Striscia.
Il
rapporto di 200 pagine è stato reso pubblico circa un anno e mezzo dopo
la fine della guerra nell’agosto 2014. Il rapporto si occupa sia del
processo decisionale nel consiglio di sicurezza riguardo a Gaza prima
dell’operazione “Margine protettivo”, come la guerra è ufficialmente
nota in Israele, e il suo inizio, sia anche del problema riguardante il
modo di affrontare i tunnel offensivi a Gaza durante l’operazione
“Margine protettivo”, così come della preparazione della reazione di
intelligence, tecnologica e operativa a questa minaccia negli anni
precedenti le operazioni. Il rapporto di Shapira non si occupa
direttamente della condotta della guerra in sé o dei suoi risultati.
Questi sono i punti salienti del rapporto:
Netanyahu e Ya’alon hanno tenuto all’oscuro i ministri in merito all’attacco strategico di Hamas
Secondo
il rapporto speciale sulla guerra del Revisore dello Stato Joseph
Shapira reso noto martedì, per mesi prima dell’operazione dell’esercito
israeliano del 2014 nella Striscia di Gaza i dirigenti al vertice della
politica, dell’esercito e dell’intelligence nascosero informazioni al
consiglio di sicurezza in merito a un possibile attacco strategico da
parte di Hamas. Se l’attacco fosse stato messo in atto, afferma Shapira,
avrebbe costituito un casus belli.
In
particolare, sostiene il Revisore nel suo rapporto critico
sull’operazione “Margine protettivo”, il primo ministro Benjamin
Netanyahu, il ministro della Difesa Moshe Ya’alon, il capo di stato
maggiore dell’IDF [l’esercito israeliano. Ndtr.] Benny Gantz e i capi
dei servizi di sicurezza dello Shin Bet e del Mossad [rispettivamente
servizio di intelligence interna ed esterna. Ndtr.]- omisero tutti
informazioni su un attacco pianificato dal movimento islamico con base a
Gaza. In realtà queste informazioni vennero fornite alla commissione
solo all’inizio del luglio 2014, poche ore prima che venisse messa sul
tavolo per l’approvazione un’operazione intesa a sventare l’attacco.
Shapira
nota che, secondo documenti dello Shin Bet, c’erano già molte prove di
un serio attacco di Hamas contro Israele nei mesi prima che l’operazione
militare venisse lanciata – informazione che venne fornita al servizio
di intelligence militare dell’esercito israeliano.
Netanyahu e Ya’alon non presero in considerazione iniziative diplomatiche per evitare la guerra
Il
Revisore ha stabilito che il primo ministro Benjamin Netanyahu,
l’allora ministro della Difesa Moshe Ya’alon e i membri del consiglio di
sicurezza, negli anni che hanno preceduto lo scoppio della guerra, il 7
luglio, non verificarono la possibilità di fare passi diplomatici per
porre fine all’escalation delle ostilità nella Striscia.
Il
rapporto di Shapira cita tre affermazioni fatte da Ya’alon due giorni
dopo lo scoppio delle ostilità, in cui egli disse che la guerra avrebbe
potuto essere scongiurata se Israele avesse fornito una risposta
tempestiva alla disperazione della popolazione di Gaza. In una riunione
del consiglio dell’8 luglio, l’allora ministro dell’Intelligence e degli
Affari Strategici Yuval Steinitz affermò che “ci siamo concentrati
sulla tattica, ma ripetutamente – anno dopo anno per nove anni – abbiamo
evitato di fare i conti con la situazione strategica che si delineava
davanti ai nostri occhi.”
Non furono fissate chiare politiche e strategie del governo su Gaza
Persino
quando ci furono discussioni intese a formulare una strategia riguardo
alla Striscia, queste furono incomplete e non portarono a nessun
risultato concreto. Il 10 ottobre 2013 ci fu un incontro con il capo del
servizio di sicurezza dello Shin Bet dell’epoca, Yoram Cohen, che
sottolineò che Hamas era in crisi strategica, e allora il primo ministro
diede istruzioni al Consiglio Nazionale di Sicurezza di riunirsi per
dare un indirizzo alla politica israeliana riguardo a Gaza. Passarono
sei mesi prima che si tenesse una simile discussione. Il 13 marzo 2014
questo argomento venne di nuovo affrontato in un incontro del consiglio
che si occupò dell’escalation di tensione. L’allora ministro
dell’Economia Naftali Bennett affermò che Israele non aveva una
strategia riguardo a Gaza; Gilad Erdan, ministro della Pubblica
Sicurezza, era d’accordo. Solo il 23 marzo 2014, un anno dopo che il
governo era stato formato, ci fu una riunione del consiglio che si
occupò di definire obiettivi strategici riguardo alla Striscia. Tuttavia
il Revisore ha scoperto che la riunione si occupò solo
dell’intensificazione delle azioni dell’esercito israeliano contro Hamas
– non di altre possibili forme di condotta, ad esempio in campo
diplomatico.
Il consiglio non discusse della crisi umanitaria a Gaza
Nei
sedici mesi tra la formazione del governo nel marzo 2013 e lo scoppio
delle ostilità nel luglio 2014 il consiglio di sicurezza non tenne
neppure un dibattito significativo sulla Striscia di Gaza. La grande
maggioranza delle discussioni – anche quelle considerate di carattere
“strategico” – riguardarono solo argomenti militari. Il rapporto del
revisore sottolinea che l’assenza di un dibattito sui vari aspetti
politici della situazione a Gaza fu particolarmente significativa nel
contesto dei sempre più numerosi rapporti in merito al deterioramento
delle condizioni umanitarie lì, alla crisi economica e al collasso di
infrastrutture vitali, compresa la riduzione delle forniture idriche.
Nel
dicembre 2013 il segretario militare del primo ministro, Eyal Zamir,
scrisse all’allora consigliere per la sicurezza nazionale Yossi Cohen
che Netanyahu voleva che organizzasse una discussione del consiglio
riguardante la situazione dei civili a Gaza e le sue implicazioni per
Israele. Una simile discussione non ebbe mai luogo e fino allo scoppio
delle ostilità, sette mesi dopo, il consiglio non dedicò neppure una
sessione alla crisi umanitaria nella Striscia. Il Revisore nota che
Cohen avrebbe dovuto seguire l’indicazione del primo ministro e critica a
questo proposito anche Ya’alon, dato che quest’ultimo era conscio della
situazione civile ed umanitaria a Gaza e avrebbe dovuto comprendere il
rischio di una escalation della tensione. Ciononostante neppure il
ministro della Difesa avviò una discussione a questo proposito nel
consiglio. Il rapporto evidenzia tuttavia che Ya’alon dopo lo scoppio
della guerra espresse rammarico per non averlo fatto.
L’esercito israeliano fallì nel raggiungimento dell’obiettivo principale: solo metà dei tunnel di Hamas venne distrutta
Il
Revisore afferma che la guerra del 2014 non ha messo in luce solo
difetti e carenze nella preparazione dell’esercito israeliano per
lottare contro i tunnel di attacco scavati da Hamas dalla Striscia di
Gaza verso Israele. Sostiene che l’esercito non ha neppure ottenuto gli
obiettivi che gli erano stati dati durante l’operazione “Margine
protettivo”: distruggere o neutralizzare i cunicoli sotterranei.
Infatti, nonostante questa fosse la sua principale missione, l’IDF ne
distrusse solo la metà. L’esercito in seguito informò che aveva reso
inutilizzabili 32 tunnel.
L’esercito era carente di metodi di combattimento adeguati per affrontare i tunnel
Il
Revisore ha stabilito che nessuna dottrina militare, tecnica di
combattimento né ordine specifico furono messi in campo per affrontare i
tunnel di Hamas. Solo nel luglio 2014, mentre i combattimenti erano in
corso, il corpo dei genieri dell’esercito israeliano emise linee guida
per localizzare e distruggere le strutture.
Fino
ad allora le forze militari improvvisarono o basarono il proprio modo
di operare su metodi che erano stati utilizzati in precedenza per far
fronte ai tunnel per il contrabbando sulla frontiera tra Gaza ed Egitto.
Solo nel dicembre 2014, quattro mesi dopo che la guerra era finita, il
quartier generale del comando della fanteria e dei paracadutisti emise
ordini di combattimento che stabilivano i principi di azione in zone in
cui si trovano molteplici tunnel.
L’esercitò
non predispose piani con largo anticipo per una situazione in cui i
combattenti avrebbero dovuto affrontare questi tunnel al momento
dell’ingresso nella Striscia, come parte di un’operazione di terra –
benché ci fosse un’alta probabilità di una simile battaglia. Oltretutto,
secondo il Revisore, anche dopo che un simile piano fu predisposto,
venne formulato poco prima dell’operazione “Margine protettivo”, per cui
alcune delle brigate coinvolte nella battaglia ricevettero le linee
guida dopo che la guerra era iniziata.
L’aviazione non era preparata a eliminare i tunnel di Hamas
L’IAF
[l’aviazione militare israeliana. Ndtr.] aveva mezzi limitati e mancava
delle competenze, delle informazioni e di linee guida operative
adeguate – così come delle relative capacità e formazione – per
affrontare la minaccia dei tunnel di Hamas. Il generale Amikam Norkin,
che all’epoca dell’operazione a Gaza era il capo di stato maggiore
dell’IAF (e che alla fine di quell’anno doveva diventare il nuovo
comandante dell’aviazione israeliana), all’epoca della campagna militare
disse che le forze aeree non avevano sufficienti informazioni che
permettessero di formulare tattiche operative per affrontare i tunnel.
Ciononostante,
durante una sessione tenuta durante la guerra, il consiglio raccomandò
che fossero attaccati dall’aria, benché i comandi della difesa sapessero
che ciò non avrebbe distrutto tutti i percorsi dei cunicoli sotterranei
e avrebbe di fatto ostacolato future operazioni di terra contro di loro
– che fu ciò che effettivamente successe. Tuttavia, secondo il
Revisore, questa informazione non venne fornita ai membri del consiglio
prima che raccomandassero attacchi aerei.
L’intelligence israeliana diede priorità alla minaccia dei tunnel solo dopo la guerra
La
minaccia rappresentata dai tunnel di Hamas non fu considerata una
priorità assoluta dall’intelligence di Israele fino all’inizio del 2015,
mesi dopo la fine dell’operazione “Margine protettivo”.
Benché
il primo ministro Netanyahu ed i responsabili del sistema di difesa
avessero definito i tunnel una minaccia strategica contro il Paese, non
vennero considerati come parte di importanti attività di intelligence.
Ciò ebbe effetti sull’assegnazione di risorse alle agenzie di spionaggio
con lo scopo di affrontare la minaccia.
Il
Revisore nota che il capo dell’intelligence militare dell’IDF, generale
Aviv Kochavi, e il capo dello Shin Bet Cohen avrebbero dovuto fare di
questo problema una priorità assoluta per i servizi di intelligence, e
aggiunge che i livelli politici – il primo ministro e il ministro della
Difesa – avrebbero dovuto sovrintendere a questo processo.
Lo
Shin Bet e l’intelligence militare iniziarono a incrementare le loro
attività di raccolta di informazioni riguardo alle strutture sotterranee
alla fine del 2013, dopo che in un anno furono scoperti tre tunnel
scavati da Hamas che si estendevano all’interno del territorio
israeliano. Il Revisore commenta che nonostante ciò l’informazione
generale passata all’interno delle unità di combattimento dell’IDF
durante la guerra del 2014, compresa quella sui tunnel, era un
“importante risultato di intelligence”.
Significative lacune dell’intelligence su Hamas a Gaza
Da
metà 2013 fino allo scoppio delle ostilità nel luglio 2014 e durante la
campagna stessa, lo Shin Bet e l’intelligence militare presentarono
gravi e significative lacune riguardo alla raccolta di informazioni a
Gaza. Queste lacune, secondo il rapporto del Revisore, riguardarono sia i
tunnel sotterranei che l’identificazione dei bersagli per l’aviazione,
come anche “un’altra area” – presumibilmente riguardante piani e
attività dei capi dell’ala miliare di Hamas a Gaza.
Specificamente,
ci furono carenze nei tentativi di raccogliere informazioni da parte
dell’intelligence militare e dello Shin Bet concernenti i tunnel dal
2008 fino all’operazione “Margine protettivo”. In particolare, il
Revisore ha identificato significative lacune nelle informazioni passate
alle unità di combattimento riguardo ai tunnel difensivi a Gaza (per
esempio, tunnel nella Striscia che non passavano sotto il confine fin
dentro Israele). Ciò ebbe un effetto sul modo in cui ci si occupò dei
tunnel prima e durante l’operazione. Oltretutto le informazioni
riguardanti queste lacune non furono trasmesse ai membri del consiglio
fino allo scoppio delle ostilità.
Lo sviluppo della tecnologia per trovare i tunnel fu ritardato; il ritardo continua tuttora
La
ricerca di una soluzione tecnologica che potesse essere utilizzata per
individuare i tunnel sotterranei continuò per anni e l’apparato della
difesa era fiero di aver preso in considerazione praticamente tutte le
possibilità. Anche quando venne trovato un simile sistema – e l’esercito
ed il ministero della Difesa definirono la sua messa in pratica una
questione urgente – l’esercito israeliano fu lento nell’impiegarlo.
Fin
dalla fine del 2012 il ministero della Difesa commissionò ad un’impresa
di impegnarsi in questo sforzo, stabilendo che la prima fase dovesse
essere completata entro il febbraio 2014. Tuttavia, nel momento in cui
scoppiò la guerra a Gaza questa fase non era ancora stata ultimata;
oltretutto l’attrezzatura in questione venne utilizzata solo in zone
limitate.
Persino
dopo la conclusione dell’operazione ci furono ritardi
nell’installazione del sistema. Solo alla fine del marzo 2015, un anno
dopo la data stabilita, iniziò l’attività di installazione lungo il
confine di Israele con Gaza – ma il ritardo continuò. A metà 2016 il
sistema era ancora operativo solo in parte e il lavoro ora è in via di
completamento.
Il consigliere per la sicurezza nazionale (oggi capo del Mossad) viene duramente criticato: non svolse la sua funzione
Uno
dei principali destinatari delle frecciate del Revisore dello Stato è
Yossi Cohen, consigliere per la sicurezza nazionale durante l’operazione
“Margine protettivo” ed attuale capo del “Mossad”, il servizio di
spionaggio. Almeno in cinque passaggi del suo rapporto il Revisore cita
Cohen per problemi nel funzionamento del consiglio di sicurezza, dei
quali fu personalmente responsabile, durante il corso della guerra.
In
questo contesto, in tre diverse parti del suo rapporto il Revisore
menziona i tunnel. Benché Cohen fosse al corrente della gravità della
minaccia rappresentata dai cunicoli sotterranei, non avviò una
discussione né suggerì che il primo ministro Netanyahu sollevasse questo
argomento perché venisse seriamente preso in considerazione nelle
riunioni del consiglio. Il rapporto aggiunge che, mentre preparava le
discussioni del consiglio, Cohen non ritenne che l’esercito presentasse
ai membri piani operativi per affrontare i tunnel.
Inoltre,
ignorando una direttiva del primo ministro, Cohen non stabilì una data
per una discussione sul deterioramento della situazione umanitaria a
Gaza. Il Revisore ha scoperto che durante le riunioni del consiglio,
soprattutto quelle dedicate a stabilire una politica nei confronti della
Striscia di Gaza, il consiglio di sicurezza nazionale non propose
alternative diplomatiche o di altro genere ai piani presentati dai
militari. Nonostante il consiglio, sotto la direzione di Cohen, avesse
aumentato il proprio potere, il Revisore ha individuato varie carenze
che gli impedirono di funzionare in base al suo mandato.
Nel
suo rapporto il Revisore afferma che le sessioni del consiglio relative
all’operazione del 2014 furono quasi totalmente dominate da proposte
presentate dall’esercito, e il consiglio per la sicurezza nazionale non
svolse il suo ruolo come stabilito dalla legge: proporre alternative
come contrappeso rispetto al sistema della difesa – proposte che
avrebbero consentito ai membri del consiglio una comprensione più
complessiva dei problemi e delle lacune in modo che fossero
sufficientemente informati quando avessero disegnato e approvato un
qualunque piano d’azione.
Martedì
notte il deputato della Knesset Avi Dichter (del Likud), presidente
della commissione della Knesset per gli Affari Esteri e la Difesa, ha
affermato che la commissione controllerà questioni che sono già state
affrontate o stanno per essere affrontate per migliorare le capacità
operative nei sistemi politici, della sicurezza e militari citati nel
rapporto.
Ha
affermato che il monitoraggio della commissione si estenderà anche a
problemi che non vengono citati nel rapporto, ma di cui il sistema di
sicurezza si sta occupando.
Dichter
ha detto che ciò verrà fatto per garantire che l’esercito, il sistema
di sicurezza ed il governo siano preparati per future minacce che sono
state sottoposte alla commissione. (Jonathan Lis)
L’opposizione israeliana convoca Netanyahu alla Knesset sul rapporto di Gaza
L’opposizione
ha ottenuto le 40 firme di deputati necessarie secondo le regole della
Knesset per convocare il primo ministro Benjamin Netanyahu ad una
sessione della Knesset per discutere dei risultati del rapporto. La
sessione è prevista entro circa tre settimane.
Chiedendo
al presidente del parlamento, il deputato Yuli Edelstein (del Likud),
di mettere in calendario la sessione, la deputata Merav Michaeli,
capogruppo dell’Unione Sionista [coalizione tra il partito Laburista e
Kadima. Ndtr.], ha affermato: “In base a quanto riferito finora, i gravi
riscontri del rapporto attestano un fallimento del primo ministro e del
governo da lui guidato, così come una mancanza di politiche riguardo a
Gaza e carenze nella strategia relativa alla sicurezza ed alla
diplomazia, che portarono all’errata gestione dell’operazione.
“Il
primo ministro deve comparire in parlamento e rendere conto a tutta
l’opinione pubblica israeliana dei risultati del rapporto e del
fallimento nel garantire la sicurezza dei cittadini israeliani,” ha
aggiunto. (Jonathan Lis)
Il capo dell’IDF: l’esercito sta traendo insegnamento dal rapporto e agendo per migliorare la capacità operativa a Gaza
Il
capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, generale Gadi
Eisenkot, durante una cerimonia per onorare i migliori impiegati civili
dell’esercito, ha affermato che l’esercito “sta imparando dal rapporto
del Revisore dello Stato, che ha ricevuto qualche tempo fa, sta
formulando un piano di lavoro e agendo per migliorare costantemente le
proprie capacità operative sul fronte della Striscia di Gaza.”
Eisenkot
ha anche detto: “In quanto vicecapo dello stato maggiore e
corresponsabile degli esiti della battaglia, ho visto di persona che i
soldati dell’esercito israeliano e i loro comandanti, in terra, mare e
cielo, in primo luogo e soprattutto il comandante di stato maggiore
Benny Gantz, lavoravano giorno e notte per raggiungere gli obiettivi del
combattimento e garantire la sicurezza del nostro Paese.”
Eisenkot
ha detto che l’esercito non era immune da critiche sull’operazione. “Ma
dobbiamo ricordare che questa è gente eccellente che ha dedicato la
propria vita alla sicurezza di Israele e ha contribuito a un futuro
migliore per il popolo di questo Paese.” (Jonathan Lis)
Ya’alon: il consiglio di sicurezza durante la guerra di Gaza fu il peggiore che io abbia visto
Martedì
l’ex ministro della Difesa Moshe Ya’alon, in risposta al rapporto del
Revisore dello Stato sull’operazione “Margine protettivo” a Gaza, ha
affermato che la condotta del consiglio di sicurezza durante la guerra a
Gaza nell’estate del 2014 fu scadente e irresponsabile.
Secondo
Ya’alon lo stesso rapporto è “politicizzato” e durante la guerra le sue
azioni come ministro della Difesa, come quelle del primo ministro
Benjamin Netanyahu e del capo di stato maggiore dell’esercito Benny
Gantz, evitarono un disastro.
“Questo
è un rapporto che analizza aspetti parziali della complessa campagna.
Ignora più ampie considerazioni perché è stato preso in ostaggio da
politici con interessi (esterni), che hanno fornito all’ufficio del
Revisore dello Stato informazioni di parte e inquinato il processo di
analisi,” ha aggiunto.
Ya’alon
ha definito il consiglio di sicurezza durante “Margine protettivo” il
peggiore ed il più irresponsabile che abbia mai visto. “Lo dico in
quanto ho partecipato al consiglio fin dal 1995. Era un consiglio
superficiale, politicizzato e populista. Un consiglio di fuga di
notizie, di gente che parlava con un doppio discorso – uno all’interno e
l’altro per l’opinione pubblica. Questa situazione trasformò le
discussioni in una grande farsa, che, se non fosse stato per il primo
ministro, per il capo di stato maggiore e per me, avrebbe potuto
benissimo terminare in un disastro,” ha affermato.
Ya’alon
ha definito il consiglio di sicurezza un “asilo infantile” e ha detto
che sarebbe stato possibile trovare una soluzione allora, “in tempo
reale”.
“Oggi
sono orgoglioso di essere stato insieme al primo ministro ed al capo di
stato maggiore di fronte alle dure critiche dell’opinione pubblica e
all’eversione politica e personale, mentre i nostri soldati erano sotto
il fuoco nemico,” ha detto Ya’alon.
“Oggi
stiamo ricevendo critiche per questo, all’epoca questo ha salvato la
campagna. I campioni di giravolte non riuscirono a trascinarci in un’
(operazione) “Scudo di difesa 2″ [sanguinosa offensiva dell’esercito
israeliano in Cisgiordania del 2002. Ndtr.] in Giudea e Samaria
[denominazione israeliana della Cisgiordania. ndtr.], in una terza
Intifada e neanche in un’occupazione della Striscia,” ha aggiunto. (Amos Harel)
Netanyahu: il rapporto omette le vere lezioni che devono essere tratte dalla guerra
In
risposta al rapporto, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto:
“La quiete senza precedenti che ha prevalso (sul lato israeliano della
frontiera con Gaza) a partire dall’operazione “Margine protettivo” è una
prova dei risultati.” Secondo Netanyahu le vere e significative lezioni
che devono essere tratte dalla guerra non compaiono nel rapporto di
Shapira.
“Le
vere lezioni sono già state attentamente messe in pratica -in modo
responsabile e in silenzio,” ha aggiunto il primo ministro. Egli ha
sostenuto che la minaccia dei tunnel a Gaza fu esposta nel dettaglio ai
membri del consiglio di sicurezza in 13 diversi incontri. “Se ne
discusse in tutta la loro gravità, prendendo in considerazione tutta la
gamma degli scenari strategici ed operativi.”
Il leader dell’opposizione chiede a Netanyahu di dimettersi
Il
leader dell’opposizione Isaac Herzog (dell’ Unione Sionista) ha detto
che il quadro presentato dal rapporto “dovrebbe provocare paura e
preoccupazione nel cuore di ogni cittadino di Israele.” Ha chiesto a
Netanyahu di trarne le conclusioni e di dimettersi.
Herzog
ha descritto il rapporto come professionale, dettagliato e privo di
tendenziosità politica. “Il rapporto rivela chiaramente come il primo
ministro Netanyahu e il consiglio (di sicurezza) che guidava fallirono
nel loro compito di comprendere le minacce, definire una strategia,
comprendere la realtà (e) preparare in modo corretto soldati e civili,
sopratutto i residenti del Sud. La dirigenza del Paese condusse una
disputa politica sulle spalle di ognuno di loro per scopi personali, non
sono stati all’altezza delle responsabilità a loro affidate,” ha detto
il leader dell’Unione Sionista. “Il Revisore ha irrevocabilmente
rilevato che quello non fu un incidente, un errore o un passo falso
sporadico, ma piuttosto un modo di comportarsi e un errore durato anni.”
Herzog
ha definito il rapporto “strategico” e “importante” ed ha affermato che
dovrebbe essere letto come una critica e “non trasformare il Revisore
in un nemico del popolo.” Ed ha aggiunto: “Diranno presto che Shapira
dovrebbe essere stroncato invece di ascoltare le critiche e studiarle.
Evidenzia errori sostanziali.”
Riguardo
a Tzipi Livni, il suo numero due nell’Unione Sionista, che era membro
del consiglio di sicurezza all’epoca della guerra, Herzog ha detto:
“Appoggio le azioni di Tzipi Livni, che lavorò nel consiglio di
sicurezza come ci si potrebbe aspettare da un dirigente della diplomazia
e della difesa, e se ci fossero state altre due o tre persone come
Tzipi, dovrebbe essere ragionevole (ammettere) che quel consiglio
avrebbe funzionato in modo diverso, raggiungendo risultati molto
migliori.”
Tzipi Livni: “E’ necessario un totale cambiamento nel modo di pensare”
Tzipi
Livni, numero due dell’Unione Sionista, ha detto che, invece di
attaccare il Revisore dello Stato Joseph Shapira, in risposta al suo
rapporto il governo dovrebbe agire per metterlo in pratica: “Israele ora
ha bisogno di una strategia riguardo a quali risultati militari e
diplomatici sono necessari e quale sia il punto di uscita nelle future
operazioni riguardo a Gaza ed in generale,” ha affermato.
“E’
così che mi sono comportata durante la (guerra) – in silenzio, senza
far filtrare notizie e senza critiche dei media. E’ necessario un
totale cambiamento nel modo di pensare. Invece di slogan che
danneggiano solo l’esercito israeliano e le capacità di deterrenza,
occorre definire obiettivi strategici e passi diplomatici.”
Il presidente Rivlin: correggere le lacune esposte dal rapporto
Il presidente [della repubblica israeliana] Reuven Rivlin ha chiesto che siano corrette
le lacune esposte dal rapporto. Il presidente ha detto martedì in una
conferenza dell’Istituto delle Politiche del Popolo Ebraico: “Non è
tempo di scambiarsi accuse. E’ tempo di imparare le lezioni e rafforzare
l’esercito israeliano in modo che possa continuare ad essere il nostro
muro di difesa.”
Rivlin
ha aggiunto che il rapporto del Revisore dello Stato dovrebbe essere
studiato piuttosto che cercare di attaccarne i contenuti. “Siamo tutti
bravi col senno di poi e sarebbe necessario investire le nostre energie
per trarne conclusioni e metterle in pratica.”
(traduzione di Amedeo Rossi)
Commenti
Posta un commento