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Hagel e "gli Amici di Hamas": un falso di Dan Friedman

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   SINTESI PERSONALE L'accusa a  Chuck Hagel, il candidato del presidente degli Stati Uniti a   segretario della difesa, di aver partecipato   a  un evento organizzato da un gruppo chiamato "Amici di Hamas" è falsa afferma una relazione americana. I media di tutto il mondo, compresi quelli in Israele, hanno  riferito la scorsa settimana che Hagel ha parlato a un evento organizzato da "Amici di Hamas" ricevendo  un compenso di 25.000 dollari.    26 senatori repubblicani hanno firmato una lettera chiedendo  al candidato di divulgare i nomi  delle organizzazioni che lo avevano finanziato nel corso degli ultimi anni. Ma secondo Dan Friedman, giornalista del New York Daily News a Washington, le affermazioni riguardanti Hagel sono false. Un articolo pubblicato  Mercoledì descrive una catena di eventi che hanno  creato una spirale smisurata  per cui  la  notizia  è diventata  apparentemente affidabile. Friedman racconta  di aver parlato  con una delle su

Gaza: cosa intende Israele "per situazione calma " a Gaza

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  Quando vi sarà   un altro attacco da parte di Israele nella  Striscia di Gaza, il governo israeliano e molti in Occidente cercheranno  di sottolineare i "razzi" ancora una volta. Quindi ricorda questi dati   e le   parole del console di Israele a Los Angeles - "negli  ultimi tre mesi, non vi è stato un razzo sparato da Gaza". 0 A ‘period of calm’ isn’t calm inside Gaza

Israele : Il diritto umano a colonizzare?

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Categoria: Politiche israeliane Pubblicato Venerdì, 22 Febbraio 2013 04:10 Scritto da Nicola Perugini il Manifesto, 19.02.2013  INSEDIAMENTI ISRAELIANI In un recente articolo sul quotidiano israeliano Yediot Ahronot, il commentatore Rafael Castro scrive: «Non ci insedieremo sulla base dei diritti storici del popolo ebraico alla Giudea e alla Samaria (i territori palestinesi occupati). Questi diritti sono già  stati messi in luce altrove e sono ben noti alla maggior parte dei lettori. Urge una discussione sui diritti degli ebrei di risiedere in Cisgiordania in termini di diritti umani. Pensate che questo sia uno scherzo?». L'autore sottolinea la necessità  di un cambio di paradigma nella concezione sionista sottostante all'insediarsi in Palestina e prova a mettere in risalto il ruolo centrale che l'utilizzo del discorso dei diritti umani potrebbe ricoprire nella legittimazione del progetto coloniale israeliano. L'equazione su cui si regge il cambio di

Sorveglianza in rete: il software Riot della Raytheon

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  di Ryan Gallagher – 18 febbraio 2013 Una multinazionale del settore della sicurezza ha sviluppato segretamente un software in grado di pedinare i movimenti delle persone e di prevederne il comportamento futuro esplorando dati dei siti web delle reti sociali . Un video ottenuto dal Guardian rileva che un sistema “di analisi su scala estrema” creato dalla Raytheon, il quinto appaltatore mondiale della difesa, può raccogliere vaste quantità di informazioni sulle persone dai siti web, tra cui Facebook, Twitter e Foursquare. La Raytheon afferma di non aver venduto il software – chiamato Riot, cioè Tecnologia di Sovrapposizione Rapida delle Informazioni – ad alcun cliente. [non è certo un caso che l’acronimo ‘Riot’ significhi letteralmente ‘sommossa, rivolta, insurrezione’ – n.d.t.]. Ma la società, con sede in Massachusetts, ha riconosciuto che la tecnologia è stata condivisa con il governo e l’industria statunitense come

Palestina. Contro le divisioni, i giovani tornano a parlare

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  di Cecilia Dalla Negra Scrive  Rajab Abu-Sariyyah su Al Monitor , “ non scorderò mai il giorno in cui il presidente Yasser Arafat mi disse che il popolo palestinese sarebbe sempre stato migliore e più grande della sua leadership. Non lo scorderò, perché la realtà lo conferma ogni giorno ”. Una conferma che risuonava già dopo i primi accordi di riconciliazione, firmati tra la leadership di Fatah e quella di Hamas nel 2011, all’indomani della ‘ primavera negata ’ dei giovani palestinesi che chiedevano di porre fine alla guerra fratricida tra fazioni avviata in seguito alle ultime elezioni politiche a cui la popolazione ha potuto partecipare. E che ha continuato a risuonare, forte e chiara, nei lunghi mesi passati tra dichiarazioni, promesse, tavoli di trattative e tentativi di dialogo, senza che il governo di unità nazionale vedesse la luce, ne’ che gli organismi rappresentativi potessero essere rinnovati . Se è vero che “il popolo è sempre più grande della s

Andres Bergamini(comunità cattolica di Gaza) : la dolcezza di Gaza

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Articolo La gente di Gaza riserva sempre sorprese. Durante l’ultima discesa con suor Susan e padre Roberto nelle due scuole che abbiamo visitato ci siamo visti offrire dolcezze degne delle migliori pasticcerie italiane: una spumosa torta variopinta e un croccante piatto di spaghettini con lo zucchero. Si festeggiavano compleanni con tanto di corone per i fortunati nati in febbraio (!!). I sorrisi dei bambini attraversano il cuore e rendono dolci anche gli sguardi più tristi. Gli afflitti dall’occupazione che non finisce ci interpellano fortemente. In questa giornata nella striscia abbiamo incontrato anche p.Jorge. Anche lui abbastanza provato dalle fatiche della comunità cristiana, ma come sempre forte di fede e speranza. Stiamo pensando ad un bel progetto estivo. Ve ne parlerò. Intanto ecco le foto e il video: - Album Picasa (45 foto) -

VIDEO: Gaza Gangnam Style per raccontare l'embargo

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di Eva Bartlett - The Electronic Intifada Gaza City, 19 febbraio 2013 - "Volevamo fare qualcosa per spostare l'attenzione sul dramma dei prigionieri politici palestinesi, oggi sono quasi 5.000 detenuti nelle carceri israeliane, tra loro donne, bambini e uomini in sciopero della fame", racconta Mohannad Barakat, 30 anni, uno dei sette palestinesi creatori della nuova versione della canzone "Gangnam Style", basata sulla vita di Gaza. Il video "Gangnam Gaza Style" è la parodia del successo di un cantante pop sudcoreano. La versione gazawi racconta la sordida realtà della vita dei palestinesi sotto occupazione militare israeliana e sotto embargo da anni. "Volevamo raccontare al mondo le nostre impossibili condizioni di vita: che il nostro aeroporto è stato distrutto, che ai nostri pescatori è vietato pescare in mare, che metà della popolazione è disoccupata, che dobbiamo usare i tunnel invece dei confini ufficiali". La versione gazawi del