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Ian McEwan ,scrittore, :Perché Israele deve rinunciare alla tentazione della forza

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   Pubblichiamo il discorso che Ian McEwan ha tenuto ieri alla consegna del Jerusalem Prize Il palmares di questo premio non ha pari al mondo. Molti degli scrittori ai quali avete consegnato questa onorificenza in passato sono da tanto tempo parte del mio corredo mentale, hanno plasmato il mio modo di intendere che cosa sia la libertà e ciò che può realizzare l´immaginazione. Non riesco a credere nemmeno per un istante di poter essere considerato all´altezza di illustri scrittori del calibro di Isaiah Berlin, Jorge Luis Borges o Simone de Beauvoir. E per un verso sono sopraffatto dall´idea che voi crediate che io lo sia. Da quando ho accettato l´invito di recarmi a Gerusalemme, non ho vissuto giorni tranquilli. Molte organizzazioni, molte persone, in termini differenti e con livelli diversi di civiltà, mi hanno esortato a non accettare questo premio. Un´associazione ha scritto a un giornale nazionale dicendo che a prescindere da ciò che io penso in fatto di letteratura, della sua n

Shay Fogelman : un video. l'ordine di Rabin di spezzare le ossa. un testimone racconta

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   La storia personale di ognuno è fatta di momenti, di immagini, di piccoli, molto specifici flash che sono impressi nella coscienza. Non si può ricordare tutta l'infanzia, ma un giocattolo lo si può ricordare vividamente. Un amico speciale. Una strada. Un pioppo solitario. Una pozzanghera e il riscaldamento di una serpentina elettrica in una giornata fredda. Anche la storia collettiva ha bisogno di simboli per racchiudere processi complessi ed eventi. L'Olocausto - il cancello di Auschwitz. La Guerra dei Sei Giorni – i paracadutisti che piangono al Muro del Pianto. La prima guerra del Libano - i soldati cantano "Red Elenu Aviron" e, al largo su di una nave, Yasser Arafat che parte per la Tunisia.  La prima Intifada ha impresso a malapena nella coscienza collettiva un qualche simbolo del genere. Il ritmo frenetico degli eventi, associati a meccanismi di occultamento e di negazione, ha quasi completamente cancellato uno dei periodi più significativi e formativi d

Amira Hass : per la polizia palestinese nella West Bank, è ancora Israele a dettare legge.

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   Una cronaca della settimana scorsa, che in ebraico era intitolata “Disperdere una manifestazione con un profumo francese”, ha riferito di una visita fatta al quartier generale dell’EUPOL COPPS, l’Ufficio di Coordinamento della Polizia dell’Unione Europea per il Supporto della Polizia Palestinese, che, nella West Bank, addestra le forze della polizia civile. L’iniziativa è stata loro, e il profumo, a quanto risulta, è stato Jean Paul Gaultier. Jean Frederic Martin, uno dei due francesi che addestrano le Forze Speciali di Polizia Palestinese, (divisione anti-sommossa), lo ha fatto presente a seguito di una relazione sui principi e sui metodi operativi che costituiscono la base del programma di addestramento messo a punto dal suo collega e da lui (che affronta, tra le altre cose, i diritti umani e in che modo il concetto si è sviluppato nel tempo fin dall’epoca della Magna Carta.) Con lo stesso tono deciso usato per tenere la sua presentazione sui metodi non-letali di controllo dei dis

HUMAN RIGHTS WATCH CONDANNA OBAMA SU COLONIE

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    Roma, 20 febbraio 2011, Nena News (nella foto una colonia israeliana in Cisgiordania sovrastante un villaggio palestinese) – Human Rights Watch denuncia che «Il veto americano contro una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle NU che esortava Israele a interrompere le politiche illegali che promuovono le colonie nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, mette a repentaglio l’applicazione del diritto internazionale». Le Convenzioni di Ginevra di cui Israele e’ firmatario, proibiscono il trasferimento della popolazione civile di un paese nel territorio che esso occupa. «Il Presidente Obama nei suoi discorsi dice al mondo arabo che si oppone alle colonie ma non accetta che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dica a Israele di fermarle in termini giuridicamente vincolanti», ha affermato Sarah Leah Whitson, Direttore di Human Rights Watch-Medio Oriente. La Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 proibisce esplicitamente ad una potenza occupante di trasferire la sua popo

Im Tirzu’s Iranian connection

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  ronen Shoval, Im Tirzu’s chairman, claims to be an uber-patriot. So why does he partner with a company dealing with enemy countries? By Itamar Sha’altiel and Yossi Gurvitz.  An earlier version of this report appeared  here  (Hebrew). As part of their vendetta against human rights organizations, Im Tirzu published a report, which  pretends to investigate  the source of those organizations’ funding. It was said before that the whole report is based on Google searches and public statements by the HR organizations themselves; and Google is, indeed, an excellent investigative tool. For instance, Google allows us to find the connection between Ronen Shoval, the chairman of Im Tirzu, and funds originating in enemy countries. A reader, who prefers to remain anonymous, sent us some links which tell most of the story. Let’s start at the beginning: Ronel Shoval is Director of Strategic Marketing in a company called “ Accells ,” whose CEO is Eduardo Shoval, Shoval Junior’s father. Ac

Eli AshkenaziPer spianare una strada per i Cohanim, gli alberi di eucalipto se ne devono andare.

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   Uri Sayda è nato a Tiberiade 74 anni fa. Egli racconta che i grandi alberi di eucalipto che se ne stavano eretti in Hayarden Street fino alla settimana scorsa, facevano parte della sua infanzia, oltre che della sua città natale. “Questo è quanto, è finita, questo è il prezzo del progresso,” afferma. “Ci hanno detto che stanno ampliando la strada per farla a quattro corsie, e che non c’è nulla da fare. All’apparenza, non avevano scelta.” I tre alberi sono stati sradicati la settimana scorsa. Altri, molto più piccoli, saranno spostati altrove. Ma secondo un documento redatto da Israel Antabi, il vice direttore generale del comune e capo dell’ufficio di ingegneria e progetti, gli alberi non sono stati rimossi per un piano di realizzazione di una strada a quattro corsie. Il progetto prevede di spianare una strada per i Cohanim – ebrei che, secondo la consuetudine, osservano determinate riserve tra le quali quella di evitare i cimiteri. Secondo il documento, “Tiberiade è un’antica cit

lan Pappe La rivoluzione d'Egitto e Israele: "pericolosa per gli ebrei"

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     La visione di Israele è che se hanno davvero successo, le rivolte tunisine ed egiziane, sono pericolose, molto pericolose. Gli arabi istruiti – non quelli di loro vestiti da “islamisti”, il numero considerevole che parla un inglese perfetto, i quali desiderano che la democrazia venga espressa chiaramente senza ricorrere all’ “anti-Occidente” – sono pericolosi per Israele. Gli eserciti arabi che non sparano ai manifestanti sono tanto negativi quanto molte altre immagini che hanno agitato ed entusiasmato così tante persone nel mondo, anche in Occidente. Perfino questa reazione mondiale è negativa, molto negativa. Sembra che l’occupazione Israeliana nella West Bank e nella Striscia di Gaza e i suoi apartheid politici nello stato appaiano come le azioni di un tipico regime Arabo. Per un po’ non si è saputo dire cosa pensasse l’ufficiale israeliano. Nel suo primo messaggio di senso comune ai suoi colleghi, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto ai suoi ministri, generali e p

Amira Hass : la leggerezza del Cairo

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C’era qualcosa di più leggero nell’aria del Cairo quando sono arrivata il 13 febbraio. Mi sono chiesta se era solo la mia immaginazione, ma la sensazione che questa immensa città si fosse liberata da una pesante cappa di piombo è cresciuta giorno dopo giorno ed è stata confermata dalle persone con cui ho parlato.“Perfino il Nilo è diventato azzurro”, scherzava la gente dopo le dimissioni di Mubarak. Un azzurro virtuale, perché questo fiume è grigio come prima, e come sempre la sua vastità rima con generosità. Con generosità e pazienza il fiume ha inghiottito molti candelotti di gas lacrimogeno. “Il ponte era il posto migliore per resistere agli attacchi della polizia”, mi hanno raccontato. “Da lì potevamo buttare tutti i candelotti nel fiume”.Anche gli automobilisti sembrano un po’ più educati. Non è solo una mia fantasia: lo dicono persone che vivono qui da sempre. Un’inaspettata buona educazione e una nuova reciproca cortesia sono nate durante le tre settimane di rivolta. Il giorno