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YEHOSHUA: Israele scelga di negoziare con la Siria

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Per lo Stato ebraico è il momento di scelte importanti: non basta colmare le lacune delle forze armate, bisogna portare avanti una coraggiosa trattativa con la Siria Ricordo perfettamente quando fui informato che la prima guerra del Libano stava per iniziare. Era un venerdì pomeriggio del 1982. Ero con una cinquantina di insegnanti che, come me, erano soliti tenere lezioni ai soldati quale parte del loro servizio di riservisti. Chissà perché ci avevano convocato già il primo giorno di guerra, nemmeno fossimo esperti di qualche arma segreta e indispensabile anziché possedere solo capacità oratorie. Un ufficiale appena giunto dal quartier generale dell’esercito ci mise candidamente al corrente che stavamo per sferrare un attacco militare contro il Libano e che il nome scelto per quell’offensiva era «Operazione pace in Galilea». Rimasi sbalordito. Qualche mese dopo l’allora primo ministro, Menachem Begin, e il capo dell’opposizione, Shimon Peres, il cui partito aveva votato alla Kne

Gaza: denuncia dell'associazione israeliana Gisha

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GAZA (10 luglio) - L'agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa) ha annunciato oggi la sospensione di un progetto del valore di 93 milioni di dollari per la costruzione nella Striscia di Gaza di case, scuole e acquedotti: «Siamo costretti a fermare i nostri lavori semplicemente perché ci manca il cemento» ha dichiarato John Ging, direttore del progetto a Gaza. La parziale chiusura delle frontiere con Israele, in seguito alla presa del potere con le armi da parte di Hamas, sta mettendo in crisi l'economia della Striscia: «Non basta che venga autorizzato l'ingresso di cibo e medicinali - denuncia Ging - ma occorre ripristinare immediatamente la libera circolazione di tutte le merci». La mancanza di cemento, che normalmente viene importato attraverso i valichi come gran parte delle altre materie prime, sta di fatto bloccando, secondo Ging, anche i lavori di riparazione delle case e dei rifugi danneggiati dai b

Halper : noi ricostruiremo le case dei palestinesi

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.Per commemorare i 40 anni dall’inizio dell’Occupazione di Israele, avete lanciato una campagna in grande stile che prevede la ricostruzione di tutte le case palestinesi demolite. Puoi raccontare?L’Icahd fa parte di una coalizione di gruppi pacifisti israeliani, che svolgono varie attività, all’interno della quale da tempo ci stavamo in qualche modo preparando a questo 40° anniversario. Noi evidentemente volevamo fare qualcosa che avesse a che fare, che enfatizzasse la questione della demolizione delle case. Israele - Palestina - L'analisi di un israeliano che ama il suo ... 2 Diario di uno dei partecipanti al campo dell'ICAHD ] Lunedì, 23 luglio 2007A Hebron le case dei palestinesi hanno le finestre e i balconi chiusi da inferriate per proteggersi dalla violenza dei coloni. “Oh, il muro del mio cuore! Il mio cuore piange, non riesco a tacere… ascoltate, o gente folle, priva di intelligenza, che ha occhi ma non può vedere, ha orecchie ma non può sentire… che non prova

Shlomo Ben Ami :"Israele ora tratti con Hamas

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I tentativi del presidente palestinese Abu Mazen sono lodevoli, ma oggi Israele ha un solo possibile interlocutore politico: Hamas». La liberazione del giornalista della Bbc, favorita dal «governatore» di Gaza Ismail Haniyeh, è una conferma per Shlomo Ben-Ami: «Hamas ha deciso di fare politica e si è messo sulla via del compromesso, è stato un grave errore non riconoscerne la vittoria elettorale». Classe 1943, ministro degli Esteri israeliano del governo Barak durante le trattative di Camp David, ex ambasciatore in Spagna, docente di Storia contemporanea all'Università di Tel Aviv, Shlomo Ben-Ami è un uomo di negoziato estraneo ai sofismi diplomatici. La villetta dove vive a Kefar Sava, due piani e un cortile senza pretese nell'hinterland di Tel Aviv, lo rappresenta: spartana, molti libri e pochi mobili, nessuna concessione al design. Su un tavolino l'edizione italiana del suo libro, «Palestina. La storia incompiuta. La tragedia arabo-israeliana» (Corbaccio).Perché il gover

G.Levy: falciare l'erba a Nablus

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FONTE Cosa fanno per 21 ore, imprigionate in una sola stanza, 28 persone tra cui numerosi bambini, alcuni molto piccoli? Come passano il tempo che si trascina? Come calmano ibambini che piangono e sono terrorizzati? Come curano la nonna dalla salute fragile? Proibito accendere la luce, proibito accendere la tivù, proibito parlare. Soldati armati all’entrata della camera. I cellulari confiscati. Provate ad immaginare la scena. E’ permesso andare alla toilette ma solo dopo aver avuto l’autorizzazione, I pannolini usati si ammucchiano in un angolo della stanza. Due donne sono state autorizzate ad andare a cucinare, ma solo dopo lunghe trattative.continua Diari e altro

Jeff Halper per icahd : Israele e l'apartheid

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N ETANYAHU SCEGLIE LO "IMMAGAZZINAMENTO” Sabato 01 Agosto 2009 09:26 Jeff Halper 25 maggio 2009  Dopo il suo incontro con il Presidente Obama il Primo Ministro di Israele Netanyahu avrebbe pronunciato le magiche parole “due stati”? Tutta Israele stava con il fiato sospeso, ma lui non l'ha fatto. La distanza fra i due comunque è tanta che neppure quelle parole l'avrebbero potuta colmare. Obama è alla ricerca -io ritengo sinceramente, forse urgentemente- di una risoluzione del conflitto israelo-palestinese, che egli comprende essere una pre-condizione per andare avanti su questioni mediorientali più grandi e pressanti. Netanyahu, che rifiuta persino l'idea di quel mini-stato palestinese a malincuore accettato da Barak, Sharon e Olmert, persegue uno stato permanente di “immagazzinamento” in cui i Palestinesi vivano eternamente in un limbo di “autonomia” definito da un Israele che li racchiuda e li controlli. Il pericolo, di cui dovremmo essere tutti consapevol