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Amira Hass: acque nere

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La piena ha investito le case di un vicino villaggio beduino. Mercoledì mattina è stata accertata la morte per annegamento di cinque persone: tre donne e due bambini, di uno e tre anni. Quindici persone sono rimaste ferite, tra cui dieci donne e tre bambini, e undici sono ancora disperse. Le case distrutte o danneggiate sono 96. La piena ha trascinato via auto, animali e uccelli, e ha danneggiato i campi coltivati. Nel villaggio, costruito di recente, vivevano cinquemila persone che l'Autorità Palestinese aveva evacuato da un altro campo profughi. La vicinanza dell'impianto di depurazione ha sempre allarmato abitanti e ambientalisti. Le acque di scarico tracimate sono finite anche nelle altre vasche del depuratore. Il bacino crollato era stato costruito alla fine del 2006, nonostante le preoccupazioni per la sua posizione: si trovava in cima a una collina che sovrastava un villaggio. Doveva essere una soluzione temporanea. Già prima del disastro, dai muri del bacino fuoriusciva

M. Sabbah: Gerusalemme,il luogo delle radici

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«La nostra è allo stesso tempo una terra di resurrezione e di morte . Ma la sua vocazione e la sua missione fondamentale è essere una terra d'amore e di vita, di vita abbondante per tutti i suoi abitanti di tutte le religioni». Nel messaggio per la Pasqua, diffuso proprio ieri, il patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah si rivolge così ai cristiani di Terra Santa. Non senza ricordare, però, che il 2007 segna anche un anniversario per Gerusalemme: i 40 anni di un conflitto che ha creato «squilibri» e «paure» ancora presenti nella vita della città. Dai quali si potrà uscire solo quando israeliani e palestinesi potranno vivere « ognuno nella propria terra » Patriarca Sabbah, che cosa chiede ai cristiani che domani torneranno a volgere il loro sguardo alla Terra Sabta? Gerusalemme è la terra delle radici . E dunque ciò che succede qui non può riguardare solo noi. Tutti i cristiani devono sentirsi responsabili rispetto alla comunità di Gerusalemme. Ma devono sentirsi resp

L'IRAN: UN PREDATORE DIVENTA PIÙ PERICOLOSO QUANDO È FERITO

L’escalation delle minacce da parte di Washington contro l’Iran è sostenuta dalla determinazione di assicurarsi il controllo delle risorse energetiche della regione Nel Medio Oriente ricco di risorse energetiche solo due paesi non si sono sottomessi alle richieste principali di Washington: Iran e Siria. Di conseguenza entrambi sono nemici, l’Iran di gran lunga il più importante. Come era di norma durante la guerra fredda, il ricorso alla violenza è regolarmente giustificato come reazione alla maligna influenza del principale nemico, spesso sulla base dei pretesti più inconsistenti. In modo prevedibile, visto che Bush invia più truppe in Iraq, affiorano in superficie racconti di interferenze iraniane negli affari interni dell’Iraq – un paese per altri aspetti libero da ogni interferenza straniera – sul tacito presupposto che Washington governi il mondo. Nella mentalità da guerra fredda di Washington, Teheran è raffigurata come l’apice della cosiddetta mezzaluna sciita che si allunga dal

Menachem Klein: Israele miti -realtà: Oslo e Arafat

Il prof. Menachem Klein, che insegna scienze politiche all’università Bar Ilan e viene annoverato tra i "nuovi storici" israeliani, sta mandando alle stampe un libro in cui analizza le cause del fallimento dei negoziati sullo "status finale" svoltisi tra il 2000 e il 2001. Già impegnato da alcuni anni nello studio del conflitto israelo-palestinese (l’ultimo suo libro è " Doves in Jerusalem’s sky – The peace process and the city 1977-1999 "), all’inizio del 2000 era stato chiamato dal primo ministro Barak a fare da consulente al team di negoziatori che avrebbe partecipato al vertice di Camp David. Klein, che rappresenta una figura abbastanza inusuale in quanto ebreo osservante che milita nello schieramento pacifista israeliano, ha anticipato i contenuti del libro in un conferenza, cui ho assistito, tenuta lo scorso luglio presso la sede londinese del partito pacifista israeliano Meretz. Come è noto, il fallimento del vertice di Camp David ha rappresentato

Bernard Guetta : Israele crede nella pace?

U na giovane israeliana , piercing e ombelico al vento, prende il caffè in terrazzain Israele . «Turista?» mi chiede. «No, giornalista». Rimane sorpresa. «Come mai da queste parti?» «L´offerta araba. Il vertice di Riad, le reazioni del suo Paese». Sto per chiederle cosa ne pensa, ma il suo cellulare si mette a squillare. È un Sms: «Hanno tirato altri razzi da Gaza. Nessun ferito». Lo legge distrattamente, poi passa a parlare dei primi raggi estivi, dei suoi studi e dei pregi comparati del caffè turco e dell´espresso. Di tutto, ma non della speranza di pace che ha richiamato a Gerusalemme il segretario generale dell´Onu e il segretario di Stato americano. Strano. Curioso. E anche sconcertante. Sono cinquantanove anni che gli israeliani aspettano di essere riconosciuti dai loro vicini arabi. A suo tempo, il fatto di aver stabilito rapporti diplomatici con l´Egitto ha rivoluzionato questo paese. Ora, per la seconda volta, è la Lega araba, è tutto il mondo arabo a proporre il riconosc

Amira Hass: Falso allarme

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Secondo i più cinici è stato solo "un modo per prepararsi a una guerra che c'è già stata". Nel conflitto dell'estate scorsa, infatti, le autorità israeliane si sono rivelate incapaci di rispondere alle esigenze della popolazione civile. Prima di mezzogiorno l'esercitazione è stata inaspettatamente interrotta. Un vero allarme, sulla presenza di un probabile attentatore suicida, ha spinto le forze di sicurezza a ripristinare le normali procedure di emergenza. Sulle strade si sono formati ingorghi interminabili, e i disagi sono proseguiti anche dopo il ritrovamento di una borsa sospetta su un taxi. Nella borsa, però, non c'era nessun esplosivo. L'allarme era reale o scatenato dal panico? A febbraio l'intelligence israeliana ha scoperto, in un appartamento di Tel Aviv, un attentatore suicida che si preparava a colpire. Ma non tutti gli allarmi sono fondati. Un paio di mesi fa una segnalazione simile si è conclusa con un nulla di fatto: i sospetti erano lav

AMIRA HASS: strade vietate.ordinaria follia

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Di nuovo a Hizma, il villaggio isolato e circondato dal muro alla periferia di Gerusalemme. Un solo articolo non basta per descriverne i drammi. Tre settimane fa ho visto una giovane donna, un ragazzo e un bambino camminare sulla collina, vicino al muro ancora incompleto. Ho pensato che vivessero nell'enclave. "No", mi ha spiegato Hanna, la giovane donna, "viviamo laggiù". Ho pensato che si riferisse ad alcune case palestinesi lungo la via principale, che nel corso degli anni sono state circondate dalle strade e dai nuovi quartieri della colonia in espansione. Sapevo che gli abitanti di quelle case sono residenti di Gerusalemme: le autorità israeliane non sono riuscite a convincerli a vendere le loro terre. Ma la mia ipotesi era sbagliata. La donna e la sua famiglia sono residenti in Cisgiordania, proprio nel villaggio di Hizma. Ho avuto però la sorpresa di scoprire che la loro casa si trova in una nuova enclave, nascosta in una piccola valle 50 metri oltre il p

Uri Avnery : Dejá Vu a proposito di Hamas

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Uri Avnery Gush Salom - dal sito web Z-Net.it - Traduzione di Bernardino Tolomei - 1 Febbraio 2006 ( biografia di Uri Avnery ) Se Ariel Sharon non fosse stato in coma profondo, sarebbe balzato giù dal letto dalla gioia. La vittoria di Hamas ha realizzato i suoi più ardenti desideri. Per un anno intero ha fatto tutto il possibile per boicottare Mahmoud Abbas. La sua strategia era piuttosto ovvia: gli americani volevano negoziare con Abbas, i negoziati avrebbero portato inevitabilmente ad una situazione che lo avrebbe costretto a cedere quasi tutta la West Bank e Sharon non aveva nessuna intenzione di fare questo. Lui voleva annettere circa la metà di quel territorio. Quindi doveva disfarsi di Abbas e della sua immagine di moderato. Durante l'ultimo anno la situazione dei palestinesi è peggiorata di giorno in giorno; le azioni degli occupanti hanno reso impossibile la vita normale. Gli insediamenti nella West Bank sono andati allargandosi in continuazione