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Israele e i profughi del Darfur

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Israele rifiuta i profughi del Darfur Negli ultimi due anni, centinaia di profughi provenienti dal Darfur hanno raggiunto Israele passando per l'Egitto. Ma il governo israeliano, scrive il Jerusalem Report, sembra aver dimenticato le persecuzioni subite dagli ebrei e considera gli scampati al genocidio sudanese come una minaccia. Oggi nel paese ci sono 320 rifugiati del Darfur, ma 231 sono in carcere. Il governo israeliano applica una legge del 1954 che prevede l'arresto dei cittadini di stati nemici entrati nel paese illegalmente, e tratta i rifugiati sudanesi peggio dei comuni immigrati clandestini. La convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati proibisce il rimpatrio nei paesi d'origine. Per aggirare l'ostacolo, l'anno scorso Israele ha respinto alcuni profughi verso i paesi di transito, Egitto e Giordania. Ma il governo giordano ha ignorato la convenzione rimpatriando a Khartoum due sudanesi, che sono stati giustiziati. Avevano chiesto asilo in Israele

Skinhead e siti internet neonazisti in Israele

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1 Gli atti di antisemitismo si moltiplicano in Israele. Dei siti internet si dichiarano apertamente come adepti di Hitler e incitano alla violenza. In alcune città si possono incontrare degli skinhead. I responsabili? I nuovi immigrati dall'ex Unione Sovietica che non sono ebrei e che lo Stato ha accettato per comodità. Il fenomeno si sta allargando e le vittime si organizzano. I ricercatori dell'Istituto "Stephen Roth" dell'Università di Tel Aviv, specialisti di razzismo e antisemitismo, nel comunicarmi la loro scoperta mi avevano avvertito: «Mettiti ben seduto prima di andare su quei siti». In effetti, fin dalla pagina iniziale lo choc è grande. Sono due siti internet israeliani in lingua russa. Il più elaborato proviene da una "Unione degli Israeliani Bianchi" diretta da un certo Ilya, abitante in Haifa, e da Andrei, abitante in Arad. L'indirizzo del sito contiene il numero «1488», che rinvia alla simbolica neo-nazista: 14 corrisponde al num

Yehoshua :Israele ,il contagio della democrazia

Avraham B. Yehoshu :Le indagini dalla polizia in questi giorni in Israele, le commissioni d’inchiesta che cercano di fare chiarezza sugli errori compiuti durante la seconda guerra del Libano, la ripugnanza destata dai sospetti reati sessuali commessi dal presidente Moshe Katsav, l’arresto dei vertici delle autorità fiscali e altre vicende suggeriscono profonde lacerazioni nel tessuto morale di Israele. I vecchi israeliani come me, che ben conoscono la storia dello Stato fin dalla sua fondazione, rimangono sbalorditi dalle dimensioni assunte dal fenomeno della corruzione e dal moltiplicarsi delle inchieste, e si domandano: che è successo? Che è cambiato? A cosa è dovuta questa situazione? È uno stato di cose che esiste da anni? O viene alla luce solo ora, in seguito a controlli più temerari e approfonditi da parte del procuratore generale, della polizia, dei controllori dello Stato (come nel corpo umano si possono all’improvviso scoprire patologie presenti da tempo mediante esami più

Haaretz: sulla Pasqua di sangue di Toaff

Molto equilibrato il commento riportato su Haaretz del libro: "La Pasqua di sangue" di Toaff In sintesi a un giudizio storico si risponde con un altro giudizio storico e, soprattutto, dopo aver letto il libro. Non è condivisibile l'attacco, più simile a una resa dei conti  ": un testo, per quanto discutibile agli occhi di molti, non può essere liquidato mettendo alla gogna gli autori e zittendo ogni ipotesi, anche scomoda, agitando i soliti "revival" : si ottiene l'effetto contrario demonizzando e non confutando . Così. più o meno consapevolmente, si fa il gioco dei veri antisemiti: la libertà di ricerca è un bene troppo prezioso e non si può identificare con la rozzezza espressa da certe ipotesi, contrabbandate per verità storiche, che girano in rete e non solo in rete http://www.haaretz.com/hasen/spages/824152.html http://www.haaretz.com/hasen/spages/827845.html

Avraham Burg: la morte del sionismo

pubblicato sul quotidiano Yediot Aharonot. In Israele la rivoluzione sionista ha sempre poggiato su due pilastri: un cammino di giustizia e una leadership etica. Nessuno dei due è più operante in Israele . Oggi la nazione israeliana poggia su un’impalcatura di corruzione e su fondamenta di oppressione e ingiustizia. In quanto tale, la fine dell’impresa sionista è già alle porte. Vi sono concrete probabilità che la nostra sia l’ultima generazione sionista. In Israele potrà anche esservi uno Stato ebraico, ma sarà di un genere diverso, strano e spiacevole. Tempo per cambiare rotta ce n’è ma non molto. Occorre una visione nuova di una società giusta e la volontà politica di attuarla. Né si tratta semplicemente di un affare interno israeliano. Gli ebrei della Diaspora, per i quali Israele rappresenta un pilastro centrale dell’identità, devono ascoltare e farsi sentire. Se il pilastro crolla anche i piani superiori si schianteranno. L’opposizione non esiste, e la coalizione di governo, ca

Anna Momigliano : antisemita di sinistra io...?

Tutte queste polemiche sugli «ebrei antisemiti» hanno dato i loro frutti. Dopo lo studio pubblicato dall'American Jewish Committee, che puntava il dito contro gli ebrei liberal, e le aspre polemiche nate dal «documento dei 130», firmato da esponenti illustri della comunità ebraica britannica che, come Hobsbawm e Pinter, non si riconoscono nella politica di Gerusalemme, il dubbio si è fatto strada nella coscienza degli ebrei di sinistra nella diaspora («Ho due libri di Noam Chomsky, sarà grave?») e persino degli israeliani («Alle ultime elezioni ho votato Yossi Sarid, sono antisemita anch'io?») A dissipare dubbi e sensi di colpa ha provveduto però il Washington Post che, nel mezzo della polemica, ha pensato bene di inserire sul proprio sito internet un comodo quiz (a premi) per fare luce sulla questione: «Sei un antisemita di sinistra? Dieci semplici domande per capire se sei un progressista dabbene». Le domande sono tutte sullo stesso tono: «Di chi è la colpa della guerra in

Appello ebrei inglesi per la fine dell'occupazione

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:GERUSALEMME — L'anniversario che vogliono ricordare non è quello della nascita d'Israele (60 anni nel 2008) ma «i primi 40 d'occupazione di Gaza e della Cisgiordania». E lo commemorano con una «dichiarazione d'indipendenza», firmata da oltre 130 intellettuali ebrei che non si riconoscono nelle posizioni dei leader della comunità in Gran Bretagna. Independent Jewish Voices (IJV) is a network of individuals who wish to have a platform for critical debate on major political questions, the situation in the Middle East in particular. The initiative was born out of a frustration with the widespread misconception that the Jews of this country speak with one voice - and that this voice supports the Israeli government’s policies. Il manifesto è lungo, la critica condensata in poche parole: non si può mettere il sostegno allo Stato ebraico al di sopra dei diritti umani dei palestinesi.L'appello viene pubblicato oggi dal sito del quotidiano Guardian ed è stato sottoscritto, t