Amira Hass : permesso negato
“Parlo con la stampa?”, mi ha chiesto in arabo. Nella voce all’altro capo del telefono c’era qualcosa che mi ha suggerito di evitare battute come “la stampa è morta” o “la stampa sta dormendo”. Senza saperlo, sentivo che stavo parlando con una persona disperata che aveva avuto il mio numero da qualcuno che avevo aiutato o ascoltato in passato. L’uomo al telefono non conosceva il mio nome. Mi ha detto il suo e ha cominciato a raccontarmi la sua storia: 41 anni, originario di un villaggio a sud di Hebron, non è mai stato arrestato. Eppure da 13 anni le autorità israeliane gli negano un permesso di lavoro in Israele. “Ma io sono solo una giornalista”, gli ho spiegato. Solo lo Shin Bet può decidere sui permessi di lavoro. Mi ha detto di aver avuto l’impressione (sbagliata) che la stampa israeliana avesse il potere di cambiare le cose. “Forse dovresti parlare con un’attivista”, gli ho consigliato, facendogli il nome di Sylvia. “Sì, l’ho già contattata”, mi ha rispo