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Menachem Klein: Israele miti -realtà: Oslo e Arafat

Il prof. Menachem Klein, che insegna scienze politiche all’università Bar Ilan e viene annoverato tra i "nuovi storici" israeliani, sta mandando alle stampe un libro in cui analizza le cause del fallimento dei negoziati sullo "status finale" svoltisi tra il 2000 e il 2001. Già impegnato da alcuni anni nello studio del conflitto israelo-palestinese (l’ultimo suo libro è " Doves in Jerusalem’s sky – The peace process and the city 1977-1999 "), all’inizio del 2000 era stato chiamato dal primo ministro Barak a fare da consulente al team di negoziatori che avrebbe partecipato al vertice di Camp David. Klein, che rappresenta una figura abbastanza inusuale in quanto ebreo osservante che milita nello schieramento pacifista israeliano, ha anticipato i contenuti del libro in un conferenza, cui ho assistito, tenuta lo scorso luglio presso la sede londinese del partito pacifista israeliano Meretz. Come è noto, il fallimento del vertice di Camp David ha rappresentato

Bernard Guetta : Israele crede nella pace?

U na giovane israeliana , piercing e ombelico al vento, prende il caffè in terrazzain Israele . «Turista?» mi chiede. «No, giornalista». Rimane sorpresa. «Come mai da queste parti?» «L´offerta araba. Il vertice di Riad, le reazioni del suo Paese». Sto per chiederle cosa ne pensa, ma il suo cellulare si mette a squillare. È un Sms: «Hanno tirato altri razzi da Gaza. Nessun ferito». Lo legge distrattamente, poi passa a parlare dei primi raggi estivi, dei suoi studi e dei pregi comparati del caffè turco e dell´espresso. Di tutto, ma non della speranza di pace che ha richiamato a Gerusalemme il segretario generale dell´Onu e il segretario di Stato americano. Strano. Curioso. E anche sconcertante. Sono cinquantanove anni che gli israeliani aspettano di essere riconosciuti dai loro vicini arabi. A suo tempo, il fatto di aver stabilito rapporti diplomatici con l´Egitto ha rivoluzionato questo paese. Ora, per la seconda volta, è la Lega araba, è tutto il mondo arabo a proporre il riconosc

Amira Hass: Falso allarme

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Secondo i più cinici è stato solo "un modo per prepararsi a una guerra che c'è già stata". Nel conflitto dell'estate scorsa, infatti, le autorità israeliane si sono rivelate incapaci di rispondere alle esigenze della popolazione civile. Prima di mezzogiorno l'esercitazione è stata inaspettatamente interrotta. Un vero allarme, sulla presenza di un probabile attentatore suicida, ha spinto le forze di sicurezza a ripristinare le normali procedure di emergenza. Sulle strade si sono formati ingorghi interminabili, e i disagi sono proseguiti anche dopo il ritrovamento di una borsa sospetta su un taxi. Nella borsa, però, non c'era nessun esplosivo. L'allarme era reale o scatenato dal panico? A febbraio l'intelligence israeliana ha scoperto, in un appartamento di Tel Aviv, un attentatore suicida che si preparava a colpire. Ma non tutti gli allarmi sono fondati. Un paio di mesi fa una segnalazione simile si è conclusa con un nulla di fatto: i sospetti erano lav

AMIRA HASS: strade vietate.ordinaria follia

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Di nuovo a Hizma, il villaggio isolato e circondato dal muro alla periferia di Gerusalemme. Un solo articolo non basta per descriverne i drammi. Tre settimane fa ho visto una giovane donna, un ragazzo e un bambino camminare sulla collina, vicino al muro ancora incompleto. Ho pensato che vivessero nell'enclave. "No", mi ha spiegato Hanna, la giovane donna, "viviamo laggiù". Ho pensato che si riferisse ad alcune case palestinesi lungo la via principale, che nel corso degli anni sono state circondate dalle strade e dai nuovi quartieri della colonia in espansione. Sapevo che gli abitanti di quelle case sono residenti di Gerusalemme: le autorità israeliane non sono riuscite a convincerli a vendere le loro terre. Ma la mia ipotesi era sbagliata. La donna e la sua famiglia sono residenti in Cisgiordania, proprio nel villaggio di Hizma. Ho avuto però la sorpresa di scoprire che la loro casa si trova in una nuova enclave, nascosta in una piccola valle 50 metri oltre il p

Uri Avnery : Dejá Vu a proposito di Hamas

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Uri Avnery Gush Salom - dal sito web Z-Net.it - Traduzione di Bernardino Tolomei - 1 Febbraio 2006 ( biografia di Uri Avnery ) Se Ariel Sharon non fosse stato in coma profondo, sarebbe balzato giù dal letto dalla gioia. La vittoria di Hamas ha realizzato i suoi più ardenti desideri. Per un anno intero ha fatto tutto il possibile per boicottare Mahmoud Abbas. La sua strategia era piuttosto ovvia: gli americani volevano negoziare con Abbas, i negoziati avrebbero portato inevitabilmente ad una situazione che lo avrebbe costretto a cedere quasi tutta la West Bank e Sharon non aveva nessuna intenzione di fare questo. Lui voleva annettere circa la metà di quel territorio. Quindi doveva disfarsi di Abbas e della sua immagine di moderato. Durante l'ultimo anno la situazione dei palestinesi è peggiorata di giorno in giorno; le azioni degli occupanti hanno reso impossibile la vita normale. Gli insediamenti nella West Bank sono andati allargandosi in continuazione

Palestina:la generazione perduta

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G IOVANI senza speranza in Palestina Sono cresciuti conoscendo solo violenza e odio. Hanno visto morire attorno a sé parenti e amici. Gioco e realtà si sono intrecciati nel segno della vendetta. Sono i ragazzi dell’Intifada: l’ultima generazione. Un misto di rabbia e di determinazione nell’abbracciare la causa più estrema, quella che come modello non ha più il fondamentalismo di Hamas ma il Jihad globalizzato di Al Qaeda . Ragazzi che non hanno più sogni, perché nell’inferno di Gaza e nei villaggi della Cisgiordania spezzati in mille frammenti territoriali dalla «barriera di difesa» israeliana, è vietato anche sognare. È il drammatico ritratto dell’ultima generazione palestinese che emerge dal reportage di Steven Erlanger che ieri ha aperto la prima pagina dell’ Herald Tribune. Quello dell’inviato del New York Times è un viaggio nella disperazione che accomuna i giovani palestinesi, che unisce le storie di tanti ragazzi di Gaza e della Cisgiordania . La rabbia di questi raga