Traffico
illecito di rifiuti. È questa l’accusa della Procura di Catania,
guidata dal Procuratore Carmelo Zuccaro, nei confronti di Medici
Senza Frontiere Belgio e Olanda, al termine dell’indagine
“Bordless”. Con loro sono indagate altre 12 persone: 8
rappresentanti a vario titolo dell'Ong, il primo ufficiale
Oleksandr Yurchenko e il comandante di Aquarius, Eugenii Talanin,
e i due agenti marittimi contattati per le attività di smaltimento
dei rifiuti una volta approdati nei porti. L’accusa è di aver
sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto
illegale di smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti
pericolosi a rischio infettivo (sanitari e non), prodotti sulle navi
Vos Prudence e Aquarius in seguito alle attività di soccorso dei
migranti, insieme ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali
tecnici e di sbarco dei migranti, nonostante i “numerosi e
documentati casi di malattie registrate dai vari Uffici di Sanità
Marittima siciliani e del Sud-Italia intervenuti al momento
dell'arrivo dei migranti nei porti italiani” nei quali sono stati
“rilevati 5.088 casi sanitari a rischio infettivo (scabbia,
meningite, tubercolosi, Aids e sifilide) su 21.326 migranti
sbarcati”. Proprio questo ultimo aspetto è stato messo in risalto
da politici, rappresentanti istituzionali e alcune testate
giornalistiche che, nel momento in cui hanno diffuso la notizia,
hanno parlato di rifiuti a rischio infettivo, facendo pensare a una
potenziale diffusione di pericolose epidemie e alimentando a una
nuova narrazione sulle Ong: dopo essere state indicate come “taxi
del mare” e additate di “destabilizzare" l’economia
italiana, ora sono state accusate di essere potenziali untrici. Leggi
anche >> ONG, migranti, trafficanti, inchieste. Tutto quello
che c’è da sapere Cosa dice l’ordinanza Secondo la ricostruzione
accolta dal GIP, tra gennaio 2017 e maggio 2018 Medici Senza
Frontiere si è avvalsa dell’intermediazione di un agente
marittimo, Francesco Gianino, e di un suo sub-agente, Ivan Giovanni
Romeo, per smaltire secondo modalità illecite i rifiuti solidi
prodotti a bordo delle navi Vos Prudence e Aquarius durante le
operazioni di salvataggio dei migranti nel mar Mediterraneo. Il
servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti si divide in tre fasi:
il comandante della nave trasmette un modulo indicando (e
distinguendo in tipologie) la quantità di rifiuti da conferire; il
gestore dell'impianto portuale organizza il servizio tenendo conto
delle tipologie dei rifiuti; l'operatore ecologico portuale consegna
al comandante il buono di servizio giornaliero come ricevuta di
consegna dei rifiuti. Francesco Gianino aveva il compito di
predisporre la documentazione sugli arrivi e le partenze delle navi
Aquarius e Vos Prudence nel porto di Augusta, di gestire i contatti
con le sub-agenzie negli altri porti, di organizzare le forniture di
bordo (cibo, acqua, carburante) e dei kit forniti ai migranti e di
curare i rapporti con le agenzie che nei porti si occupavano della
raccolta dei rifiuti prodotti a bordo delle navi. Nel porto di
Augusta, il servizio era stato affidato alla “Gespi”, una società
che gestisce un inceneritore ad Augusta, sulla quale però non sono
emersi elementi nelle indagini che ne attestassero il coinvolgimento
nello smaltimento illecito di rifiuti. A Catania, il servizio di
intermediazione era svolto dall'agenzia marittima Romeo Shipping di
Giovanni Ivan Romeo (altro indagato) che si avvaleva per la raccolta
dei rifiuti nel porto etneo della società cooperativa “La Portuale
II”, amministrata dal padre Mario Romeo. In base ad alcune
intercettazioni, prosegue il GIP, si evince che Gianino aveva
contatti regolari con i responsabili di Medici Senza Frontiere Belgio
e Olanda, presenti rispettivamente sulle navi Vos Prudence e
Aquarius, per concordare come classificare e smaltire i rifiuti
derivanti dalle attività di salvataggio. In particolare, si legge
nell’ordinanza, gli indumenti contaminati indossati dai migranti
salvati, gli scarti alimentari loro distribuiti e i materiali
sanitari utilizzati a bordo per l'assistenza medica, venivano
“sistematicamente qualificati, conferiti e smaltiti come rifiuti
solidi urbani o speciali non pericolosi, eludendo i rigidi
trattamenti imposti dalla loro natura infettiva”. Considerate le
condizioni fisiche e precarie delle persone accolte, nutrite e curate
a bordo delle navi (secondo quanto rinvenuto negli hard-disk della
sede di MSF Olanda a Catania tra i migranti assistiti a bordo
dell'Aquarius sono stati segnalati "frequenti e numerosi casi di
scabbia, pidocchi, infezioni del tratto respiratorio, tubercolosi,
meningite, infezioni del tratto urinario, sepsi") e il rischio
di contaminazione da parte di virus come l’epatite, la scabbia, la
tubercolosi, la varicella e l’HIV, i vestiti e gli indumenti intimi
dei migranti soccorsi e i materiali sanitari si configuravano – in
base a quanto stabilito dal Decreto del Presidente della Repubblica
del 15 luglio 2003 – come rifiuti sanitari pericolosi e, pertanto,
per scongiurare pericoli per la salute pubblica dovevano essere
smaltiti in quanto tali e non come rifiuti solidi urbani o speciali
indifferenziati come sarebbe stato ripetutamente fatto. Si
tratterebbe di una procedura fuorilegge perché, come si evidenzia
sempre nell’ordinanza, “i rifiuti devono essere raccolti e
confezionati in appositi contenitori omologati a secondo della loro
ulteriore distinzione e consegnate alle ditte portuali concessionario
del servizio. Essi sono destinati a un processo di sterilizzazione in
discarica o direttamente in impianti di incenerimento”. Da questa
modalità di classificazione e smaltimento dei rifiuti, prosegue il
giudice, l'Ong e Francesco Gianino traevano un duplice vantaggio:
Medici Senza Frontiere otteneva risparmi consistenti sulle spese di
smaltimento dei rifiuti e Gianino, grazie ai prezzi vantaggiosi
offerti dalla sua intermediazione, poteva ampliare il proprio giro di
affari, acquisendo il monopolio nella gestione dei servizi portuali
legati alle attività S.A.R. delle Ong impegnate nel Mediterraneo
Centrale. L'accusa nei confronti di MSF, considerata dagli inquirenti
"produttrice" dei rifiuti al centro del traffico illecito,
riguarda sia la Aquarius, per il periodo da gennaio 2017 a maggio
2018, sia la Vos Prudence, la nave utilizzata dalla Ong tra marzo e
luglio 2017. Per questo nel registro degli indagati - con l'accusa di
attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti - sono
finiti, oltre ad alcuni membri dell'organizzazione, anche il centro
operativo di Amsterdam che gestiva l'Aquarius e il centro operativo
di Bruxelles, che ha gestito e finanziato le missioni di soccorso
della Vos Prudence. Secondo i pubblici ministeri, i soggetti
coinvolti (tra gli indagati oltre a Gianino, Romeo e i centri
operativi di MSF di Amsterdam e Bruxelles, ci sono il comandante e il
primo ufficiale di Aquarius e 8 membri di Medici Senza Frontiere)
avrebbero “sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un
progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di
rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, derivanti
dalle attività di soccorso dei migranti a bordo della Vos Prudence e
dell'Aquarius”. Dalle intercettazioni emergerebbe che i
rappresentanti dei due centri operativi della Ong erano consapevoli
delle modalità illegali di smaltimento dei rifiuti e che Gianino era
in grado di offrire tariffe competitive tali da ridurre in modo
consistente i costi di gestione delle navi. Una conversazione
registrata il 12 dicembre 2017 tra Gianino e uno dei responsabili di
Medici Senza Frontiere mostrerebbe come lo smaltimento illecito dei
rifiuti fosse una prassi ormai consolidata. Dall’intercettazione si
evince come Gianino fosse consapevole della natura pericolosa dei
rifiuti derivati dall'attività di salvataggio dei migranti in mare,
che nonostante il rischio penale volesse in ogni caso eludere la
legge in modo tale da abbattere i costi di smaltimento e che questa
modalità fosse in atto da circa tre anni: «Siccome sono già cose
che da tre anni facciamo ad Augusta i prezzi ce li avete e il
servizio è sempre stato garantito. I prezzi, ieri te l’ho scritto
è otto euro al sacco... non è manco un prezzo di tariffa... il
discorso dei vestiti noi fino adesso abbiamo fatto diverse altre
volte...noi li classifichiamo come rifiuto speciale, come se fossero
stracci della sala macchine». In un’altra conversazione registrata
tra Gianino e Laura Ferrandino, addetta all'amministrazione dei conti
della Vos Prudence, l’agente marittimo spiegava come a seconda
della tipologia aumentassero i costi di smaltimento: «Non parliamo
di sewage [ndr, si tratta delle acque di scarico, nere e grigie,
provenienti dai vari servizi (bagni, cucine...) a bordo della nave],
perché se dichiariamo che avete tot metri cubi, ci fanno fare anche
il sewage, che tra garbage [ndr, sono i rifiuti non pericolosi
destinati al recupero] e sewage ci vogliono 90.000 euro». A Marco
Ottaviano, addetto all’approvvigionamento della nave, Gianino
suggeriva di separare i rifiuti della cucina dai rifiuti prodotti dai
migranti, eccedenti la capacità di stoccaggio ufficiale della Vos
Prudence, classificandoli in modo indifferenziato sotto la voce
"altro" della categoria "garbage" e riponendoli
nel container dei salvagenti, appositamente trasformato in deposito
di stoccaggio dei rifiuti. Questo “suggerimento” non veniva,
però, preso in considerazione dalla nave. Un meccanismo identico
veniva adottato anche per gli sbarchi della nave Aquarius. Dalla
documentazione acquisita verrebbe fuori come “i rifiuti di bordo
venissero tutti indistintamente conferiti quali rifiuti solidi
urbani, senza alcuna separazione dei rifiuti sanitari a rischio
infettivo o dei rifiuti medici”, fatta eccezione per “modeste
quantità di farmaci scaduti o inutilizzabili e i rifiuti taglienti e
pungenti, quali aghi, siringhe, ecc”. Anche in questo caso, spiega
il GIP, l’accordo con Gianino e Romeo era sulla base di 8 euro al
sacco ed era precedente al periodo preso in considerazione dalle
indagini (gennaio 2017 - maggio 2018), e “tutti i soggetti oggi
sottoposti a indagine, oltre ad essere consapevoli dell'accordo
illecito, hanno fornito un contributo alla riuscita del progetto
criminoso”. Alcune intercettazioni mostrano come Medici Senza
Frontiere fosse consapevole di aver smaltito in modo illecito i
rifiuti prodotti a bordo dell’Aquarius. In particolare, scrive il
giudice, Joachim Tisch, manager della logistica di MSF Olanda,
ammetteva in una conversazione con Aloise Vimard che in passato la
gestione dei rifiuti non era stata svolta correttamente e sollecitava
Vimard “ad assicurare la corretta ripartizione e classificazione
dei rifiuti, predisponendo quanto necessario per evitare che
venissero accertate le modalità illecite con cui avevano operato in
passato”. Altri rappresentanti della Ong, come Susanna Calcina,
Ivana Avalle e Robert Reyes, in numerose conversazioni intercettate
riportate nell’inchiesta, chiedevano spiegazioni ai loro
interlocutori, imbarazzati, sulle modalità di classificazione e
smaltimento dei rifiuti. Inoltre, in uno scambio con il primo
ufficiale Oleksandr Yurchenko, il comandante di Aquarius, Eugenii
Talanin (entrambi tra gli accusati dal GIP), impartiva ad altri
membri dell’equipaggio alcune indicazioni per assicurare il
corretto smaltimento differenziato dei rifiuti sanitari. Solo in due
sbarchi (20 e 28 maggio 2017), i rifiuti sono stati differenziati
correttamente. Tutto questo (le intercettazioni e la corretta
modalità di smaltimento di rifiuti negli approdi di maggio 2017),
prosegue l’ordinanza, confermerebbe che i soggetti coinvolti erano
consapevoli di quali fossero le tipologie regolari di classificazione
dei rifiuti sanitari pericolosi e che in passato queste direttive non
sono state consapevolmente adottate. Nonostante gli sforzi di Reyes e
Avalle di assicurare uno smaltimento regolare dei rifiuti sanitari,
durante un controllo svolto dalla Guardia di Finanza il 10 maggio
2018 a Catania, al termine di uno sbarco di 105 migranti, era stato
rinvenuto presso il deposito della società "La Portuale II'' di
Catania un ingente carico di rifiuti sanitari e di altro genere
derivanti dal salvataggio dei migranti, occultati e mischiati in modo
indifferenziato con gli altri rifiuti. Il capitano della nave
Yurchenko aveva indicato il ritiro di 15 metri cubi di rifiuti,
distinti in rifiuti alimentari (1mc), carta (4mc) e plastica (10) ma,
al momento del controllo, erano stati trovati 2mc (circa 80 kg) di
rifiuti non inseriti nel documento consegnato dal capitano, come
indumenti (tute, t-shirt, coperte termiche, calzature, sciarpe,
zainetti, etc) e rifiuti sanitari a rischio infettivo (siringhe,
garze, guanti e mascherine utilizzate con chiare tracce ematiche),
verosimilmente riconducibili ai migranti provenienti dalla Libia.
Nell’indagine sono presi in esame 37 approdi e, secondo i Pm, in
tutti i casi emerge in modo costante e uniforme che lo smaltimento
dei rifiuti è stato realizzato e fatturato all'ONG dalla ditta “MSA
Mediterranean Shipping Agency" di Francesco Gianino e che non
sono mai stati dichiarati rifiuti sanitari pericolosi a rischio
infettivo o medicinali, nonostante negli sbarchi finiti nell’indagine
“fossero stati accertati numerosi casi di malattie infettive gravi
quali scabbia, tubercolosi, meningite” da parte dei migranti
salvati. In particolare, la Vos Prudence, con lo smaltimento di
112,24 metri cubi di rifiuti (corrispondenti a quasi 4500 kg) ha
ottenuto un risparmio indebito di € 49.991,49 (a fronte di un
importo corrisposto di quasi 14mila euro), l’Aquarius ha smaltito
487,49 metri cubi di rifiuti (19500 kg) ottenendo un risparmio
indebito di € 410.323,76 (a fronte di un importo corrisposto di
quasi 61mila euro). Tutti questi elementi – la realizzazione
dell’attività illecita in maniera continuativa, con più
operazioni nell'anno e 6 mesi di durata dell’indagine, l’ingiusto
profitto, intero arco temporale oggetto d'indagine di circa 1
anno e 6 mesi, la presenza delle attività continuative organizzate
(abitualità), la gestione abusiva e la quantità ingente di rifiuti
– conclude l’ordinanza, configurano il reato di traffico illecito
di rifiuti. Il GIP ha così accolto la richiesta di sequestro
preventivo dei beni equivalenti al profitto dei reati, per un valore
totale di oltre 500mila euro e disposto il sequestro dell’Aquarius
perché continuando a navigare nel Mediterraneo la nave potrebbe
continuare a reiterare il reato, alla luce della sua attività di
salvataggio dei migranti e dei 37 sbarchi presi in esame
dall’indagine in cui il reato è sempre stato commesso. Medici
Senza Frontiere: “Sequestro nave Aquarius. Inquietante e
strumentale attacco per bloccare azione salvavita in mare” Il 20
novembre Medici Senza Frontiere Italia ha indetto una conferenza
stampa a Roma per commentare le accuse mosse dalla Procura di
Catania. «Siamo sorpresi e indignati, per il tipo di accuse portate
avanti nei confronti di MSF», ha dichiarato il direttore generale
Gabriele Eminente. «La procura ha deciso di fare delle indagini, non
lo mettiamo in discussione, ma l’accusa che ci viene mossa è
singolare e sproporzionata. Si sta bloccando una nave che è già
stata bloccata, ci indigna che un’organizzazione come la nostra,
che ha ricevuto il Nobel per la pace, possa essere accusata di aver
messo in piedi un’attività per il traffico illecito di rifiuti».
«Siamo in mare dalla primavera del 2015, in questi tre anni le
nostre 5 navi hanno portato soccorso a 80 mila persone. Sappiamo che
il momento dello sbarco è particolare, tra i più controllati dalle
forze dell’ordine. È assurdo dunque immaginare un traffico
illegale di rifiuti, sotto gli occhi delle autorità, che per oltre
200 volte sono salite a bordo delle nostre navi», ha proseguito
Eminente. In tutti questi anni, precisa l’Ong in una nota
pubblicata sempre il 20 novembre, “tutte le operazioni in porto,
compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure
standard. Le autorità competenti non hanno contestato queste
procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da
quando abbiamo avviato le attività in mare nel 2015”. Per questo
motivo, pur ribadendo la piena disponibilità a collaborare con le
autorità italiane, MSF contesta la ricostruzione della Procura,
respinge categoricamente l’accusa di aver organizzato qualunque
attività abusiva finalizzata al traffico illecito di rifiuti e,
“dopo la valutazione del decreto di sequestro e un’analisi
interna, che dimostra come le accuse siano inaccurate e fuorvianti”,
ha annunciato di presentare un ricorso al Tribunale del riesame. In
particolare, durante la conferenza stampa, Eminente ha sottolineato
come ci sia una sproporzione rispetto a quanto contestato e questo
porti a un danno di reputazione nei confronti dell’Ong, che ha già
subito pesantemente un calo della raccolta fondi a causa della
criminalizzazione della solidarietà portata avanti negli ultimi 2
anni e mezzo. In un’intervista al Corriere, il direttore ha
aggiunto: «Ci accusano di essere dei trafficanti di rifiuti
illeciti. Noi che abbiamo avuto il Nobel per la Pace! Cioè: noi
saremmo qui a rovinarci la reputazione per compiere un reato che,
secondo l'accusa, ci fa risparmiare una cifra [ndr, 460 mila euro]
che è neanche il 2% rispetto allo sforzo di MSF per il soccorso in
mare [ndr, 27 milioni di euro in 3 anni donati da privati cittadini,
spiega il Corriere]. È tutto così sproporzionato! Un giorno,
magari, scopriremo che sono stati fatti dei semplici errori
meritevoli di una multa. Ma il traffico di rifiuti… Poi magari tra
3-4 anni saremo assolti e la notizia finirà in un trafiletto.
Intanto, però, il danno è fatto». Nell’intervista Eminente
contesta anche la richiesta di sequestro della nave Aquarius, ferma a
Marsiglia senza una bandiera (dopo il ritiro di quelle di Gibilterra
e Panama) e, pertanto, impossibilitata anche «ipoteticamente a
reiterare il reato. Eppure è stata sequestrata lo stesso».
Tuttavia, intervistato da AFP, il pubblico ministero di Marsiglia,
Xavier Tarabeux, ha affermato di non aver ricevuto fino ad ora alcuna
richiesta da parte delle autorità italiane. Leggi anche >>
ONG, l’inchiesta di Trapani, Zuccaro e il codice di condotta:
domande e risposte Allarme contagio? Tutto falso Infine, a destare
sorpresa, sconcerto e indignazione è l’accusa di aver veicolato
malattie gravi. «Sono medico dal 1984, lavoro per Msf da 17 anni e
voglio dirlo chiaro: essere accusati di non avere curato la
trasmissibilità di malattie a rischio infettivo è ridicolo. Come
professionisti che operiamo ogni giorno in Congo con l’ebola come
nell’Africa australe con il colera ci sentiamo attaccati in modo
del tutto illegittimo. Sui giornali di oggi leggo di possibilità di
trasmettere tubercolosi o epatite tramite i vestiti, stiamo
scherzando? Solo chi è totalmente ignorante in salute pubblica può
dire certe cose, mi sorprende che questo arrivi in parte
dall’autorità giudiziaria ma soprattutto dalla stampa. È
inaccettabile sentire queste cose nel 2018», ha dichiarato nel corso
della conferenza stampa Gianfranco De Maio, responsabile medico di
MSF Italia. «Ogni volta che la nave arriva in porto c’è qualcuno
dell’autorità portuale che sale a bordo e verifica che non ci sia
il rischio di epidemia. Per anni hanno detto che i migranti portano
tante patologie, tutte le università italiane a dimostrare che
questo non è vero. Adesso sono i vestiti? E domani cosa sarà? Fa
parte tutto di una costruzione di un nemico immaginario.
Assolutamente i vestiti e gli scarti alimentari non portano epidemia.
Né qui né in Congo né in Sudafrica», ha aggiunto De Maio in
un’intervista. Nel momento in cui è stata diffusa la notizia,
diverse testate giornalistiche hanno parlato di rifiuti a
rischio infettivo, facendo pensare a una potenziale diffusione di
pericolose epidemie. Il Giornale titolava “Sui rifiuti smaltiti
dall'Aquarius infezioni di meningite, Hiv e tbc” e nell’articolo
scriveva che “i volontari della Ong li scaricavano in Italia senza
curarsi delle benché minime misure igieniche di sicurezza per
evitare il contagio”. In un altro articolo sempre su Il Giornale,
Giovanni Giacalone scrive che l’ex presidente della Camera, Laura
Boldrini, sbagliava quando negava i rischi sanitari. “Ora l’allarme
è reale e serio”. Luca Morisi, il responsabile della comunicazione
sui social del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha twittato
facendo riferimento ai “numerosi e documentati casi (5.088 su
21.326 sbarcati) di malattie (scabbia, meningite, tubercolosi, Aids e
sifilide)”, il ministro Salvini a più riprese ha rilanciato la
notizia congratulandosi con se stesso per aver fermato “non solo il
traffico di immigrati clandestini ma, da quanto emerge, anche quello
di rifiuti tossici” e successivamente twittando sugli “oltre
5mila casi a rischio infettivo per Hiv, sifilide, meningite,
tubercolosi e scabbia, rifiuti speciali non dichiarati, garze intrise
di sangue”. Il presidente della Commissione Affari Costituzionali,
il senatore leghista Stefano Borghesi, ha contribuito a generare
confusione (e a fare disinformazione) parlando di sversamento
illegale dei rifiuti da parte delle Ong, come se si trattasse di
pericolosi liquami, attivando così tutto un immaginario associato al
traffico illecito di rifiuti. Ma l’HIV, la tubercolosi, la
meningite possono trasmettersi attraverso i vestiti? Come spiegano il
ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità, l’HIV
non si trasmette tramite gli indumenti (e nemmeno attraverso
abbracci, strette di mano, baci come ricordava quasi 20 anni fa un
video che mostrava il dottor Fernando Aiuti baciare una ragazza
ammalata di AIDS), “perché la condivisione di ambienti di vita, il
contatto sociale ordinario, lo scambio di vestiti, la stretta di
mano, non comportano alcun rischio di contagio”. In una nota
pubblicata su Quotidiano Sanità, Margherita Enrico, presidente del
Network Persone Sieropositive, si è detta indignata per come è
stata diffusa la notizia. “Scrivere che l’HIV si può trasmettere
anche attraverso gli indumenti è qualcosa di inaudito, nonché di
scientificamente errato, che ci fa sprofondare nel baratro
dell’ignoranza e della discriminazione verso noi persone con Hiv
mai visto in trent’anni di storia di questa infezione”. Anche la
meningite e la tubercolosi non si trasmettono attraverso gli
indumenti. Come spiega sempre l’Istituto Superiore di Sanità, la
meningite viene trasmessa da persona a persona attraverso le
secrezioni respiratorie. Fuori dall’organismo, il meningococco, un
batterio che risente delle variazioni di temperatura e
dell’essiccamento, sopravvive per pochi minuti. La tubercolosi si
trasmette attraverso la tosse, gli starnuti, o semplicemente
parlando. Per quanto riguarda la scabbia, per la sua trasmissione è
necessario il contatto diretto. Inoltre, scrive Francesco Floris su
Redattore Sociale, “i medici che in Sicilia hanno monitorato in
questi anni la salute dei migranti sbarcati nei porti o ospitati
negli hotspot, non hanno ravvisato i rischi di infezione e per la
salute pubblica che oggi sono al centro dell'inchiesta giudiziaria
della Procura di Catania”. Stando a quanto riportano medici e
scienziati che hanno studiato in Sicilia la salute dei migranti, i
fatti, prosegue il giornalista, non sono così allarmanti come
descritti dai giudici etnei. In un saggio sulla rivista
“Epidemiologia e Prevenzione”, nel 2017 quattro medici (il dottor
Giovanni Baglio, epidemiologo specializzato in salute pubblica, il
dottor Raffaele Di Palma, immunologo dell'Università Federico II di
Napoli, la dottoressa Erica Eugeni del Dipartimento Sanità pubblica
e Malattie infettive della Sapienza e il dottor Antonio Fortino,
medico chirurgo con specializzazioni in endocrinologia, statistica e
programmazione sanitaria, che dal 1991 lavora per Fondazione San
Raffaele) hanno descritto i risultati del lavoro svolto negli hotspot
di Lampedusa e Trapani Milo dall’Istituto Nazionale per la
promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto
delle malattie della Povertà. Su circa 6mila visite effettuate, nel
periodo tra maggio 2015 e ottobre 2016 non sono state evidenziate
gravi malattie infettive, ma solo dermatologiche facilmente curabili
come scabbia, prurito, varicella, dermatite da contatto. Dati
analoghi sono emersi dalla sorveglianza delle sindromi condotta
dall’Istituto Superiore di Sanità in 21 centri per immigrati in
Sicilia nel 2015. Su oltre 5mila persone presenti, ci sono state in
tutto 48 allerte statistiche, 33 infestazioni (scabbia), 7 sindromi
respiratorie febbrili, 7 malattie febbrili con rash cutaneo (morbillo
e varicella) e 1 caso di sospetta tubercolosi polmonare. In generale,
conclude lo studio, va ridimensionato “l'allarme sociale connesso
al cliché del migrante-untore”. Chi parte è il cosiddetto
“migrante sano”, cioè chi è in buone condizioni di salute e “la
controprova epidemiologica della validità di tale meccanismo sta
nella bassa occorrenza di patologie infettive di importazione tra gli
immigrati che arrivano nel nostro paese”. Anzi, un monitoraggio
condotto a Roma dal 2006 e il 2016 mostra come su 23mila pazienti
senza permesso di soggiorno le principali patologie fossero di salute
mentale: depressione (28%), disturbo post-traumatico da stress (27%),
ansia (10%). Questi dati trovano riscontro anche nel rapporto annuale
sul 2017 degli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera
(USMAF). In base ai controlli sanitari effettuati dal personale
dell’USMAF (già sulle navi o una volta che i migranti sono
sbarcati), per verificare la presenza di segni e di sintomi sospetti
di malattie infettive, che potrebbero rendere necessarie misure
sanitarie, le patologie riscontrate non costituiscono un pericolo per
la collettività. “Oltre alla disidratazione, alle sindromi
febbrili non accompagnate da altri sintomi e alle congiuntiviti, le
condizioni osservate nei migranti riguardano frequentemente
traumatismi, ustioni chimiche, ferite da armi da fuoco e
intossicazioni per esposizione a vapori tossici nelle stive, (...)
cardiopatie, diabete, affezioni neurologiche, disturbi
post-traumatici, connessi a torture e violenze intenzionali, subite
nel paese di origine o nel percorso migratorio”. Al primo posto,
tra le condizioni osservate all’arrivo, rimangono la scabbia e la
pediculosi, legate alle condizioni disagiate di vita e alla
promiscuità sia nei luoghi di partenza che durante il viaggio, che
però non comportano un reale rischio di contagio. L'accusa formulata
dalla Procura, scrive Gianluca Di Feo in un commento su Repubblica,
contribuisce a infliggere a Medici Senza Frontiere il marchio
dell'untore, “consegnandola per via giudiziaria alla colonna infame
dei peggiori luoghi comuni contro gli immigrati” e alla propaganda
di quelle forze politiche come la Lega, ora al governo, che da tempo
ricorrono alla narrazione dei ‘migranti che portano le malattie’.
“La procura di Catania si è premurata di quantificarci le
dimensioni della minaccia e del pericolo di contagio legato ai
disperati che attraversano il Mediterraneo” (...) senza poi
specificare “quanti dei casi definiti «a rischio infettivo» siano
stati poi confermati dagli esami medici, ma è indubbio che
un'affermazione del genere da parte di una Procura della Repubblica
sia destinata a creare allarme e ad alimentare la propaganda più
becera contro l'immigrazione”. Leggi anche >> Le polemiche
sulle ONG, le critiche a Travaglio e cosa ci dicono i fatti finora
emersi Con questo modo di fare, conclude Di Feo, la Procura è stata
usata come bandiera di chi professa l’intolleranza xenofoba. “Nel
1992 Norberto Bobbio aveva già colto i semi dell'intolleranza,
descrivendo una scala del razzismo: «Al gradino più basso sta il
semplice dileggio verbale (chiamare "terroni" i
meridionali, "vu cumprà" i marocchini). Su un gradino più
alto sta l'evitamento, il non voler avere a che fare con loro, il
tener le distanze, l'indifferenza, il mostrare un certo fastidio di
fronte alla loro presenza, lo scostarsi quando si avvicinano. Più in
su c'è la discriminazione dalla quale si può far incominciare
propriamente il razzismo istituzionale, ove per discriminazione
s'intenda il non riconoscere loro gli stessi diritti». Stiamo
rapidamente percorrendo tutta la scala. E dobbiamo fare tesoro della
lezione di Bobbio, perché ci mette in guardia da quello che rischia
di essere il livello finale: «L'ultimo gradino è quello
dell'aggressione, che comincia dall'essere sporadica e casuale contro
i singoli individui, e arriva allo sterminio premeditato e di
massa»”.
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