Palestina : 11 arrestati nel villaggio di Al-Walaje .Continua la costruzione del Muro

   Ancora una volta il piccolo villaggio di al-Walaje, a pochi chilometri da Betlemme, torna ad essere al centro dell'attenzione. Anche ieri mattina la resistenza non violenta che questo villaggio porta avanti da tempo è terminata con l'arresto di 11 dimostranti.  Si trovavano ad al-Walaje per protestare contro la costruzione del muro di separazione che presto circonderà completamente il villaggio isolandolo dal resto della Cisgiordania. E intanto lo sradicamento di ulivi continua.Circa un centinaio di palestinesi ed attivisti israeliani ed internazionali si sono ritrovati nel villaggio di al-Walaje per partecipare ad una marcia di protesta organizzata dal gruppo “Grassroot Jerusalem”. I manifestanti, al suono di tamburi e di slogan contro la politica israeliana di occupazione e di colonizzazione delle terre palestinesi, sono subito stati bloccati dai soldati  israeliani che li ha attaccati violentemente.
“Ci hanno lanciato contro gas lacrimogeni e bombe sonore” ha raccontato Alaa Darras, membro del comitato popolare locale contro il muro. L'esercito ha inoltre usato violenza fisica contro i partecipanti e alla fine ne ha arrestati 11: quattro attivisti internazionali, sei israeliani e un palestinese, Hisham Khalid Al-Atrash, secondo la testimonianza di Darras.Alcuni attivisti presenti alla manifestazione hanno filmato la manifestazione di mercoledì 10 luglio e la violenza dei soldati israeliani nei confronti dei dimostranti  .Al-Walaje ha una storia tormentata: dal 1948 in poi le proprietà di questo villaggio sono state lentamente sottratte dalle forze israeliane per la costruzione di colonie. “Ora ci rimane solo un sesto dei terreni che avevamo nel 1948” ha raccontato all'Alternative Information Center Shirin al-Araj, una delle leader del movimento di resistenza popolare di al-Walaje – e ogni giorno che passa abbiamo sempre di meno e la nostra libertà è sempre più vincolata”.

“Da un anno questo villaggio ha cambiato aspetto” ha continuato Shirin – i lavori del muro procedono veloci e tra poco saremo chiusi dentro una gabbia. Dobbiamo resistere".

A volte in Palestina la resistenza è prima di tutto sopravvivenza.

2     Gli animali allo zoo hanno una gabbia più grande     Al Walaja, West Bank, 2 marzo 2011. I lavori sono già iniziati, con un lungo squarcio sulla collina visibile per miglia tutto attorno. Per Omar Hajajeh e la sua famiglia, la terra nuda è un segno del loro futuro incerto. Omar vive con sua moglie e i suoi tre bambini in un villaggio di Al Walaja, a Sud di Gerusalemme, nei territori     occupati della West Bank. La loro abitazione è situata a una delle estremità del villaggio, su lato “sbagliato” del tracciato previsto del Muro della West Bank circonderà l’intero villaggio all’interno del blocco di insediamento di Gush Etzion. I bulldozer h anno iniziato a spianare la terra di fronte alla loro casa per preparare il tracciato del Muro e per una strada principale.Per collegare l’abitazione di Omar al villaggio, le autorità israeliane hanno proposto di circondare la casa con una recinzione elettrica alta quattro metri, rendendo così la sua casa una prigione all’interno di una prigione.      “Saremo costretti a vivere in uno spazio di al massimo 400 metri quadrati” dice Omar.“ Gli animali allo zoo hanno una gabbia più grande di quella in cui stanno mettendo la nostra famiglia.”  Non avranno accesso diretto ai 18 dumuns (18 km2) di terra attorno alla loro casa, e non è chiaro come potranno accedere al lato Palestinese del Muro. La più probabile opzione sarà data da una serie di cancelli, controllati a distanza dall’esercito: due da installare tra la casa di Omar e il lato Palestinese del Muro, due sulla PATROL ROAD, per assicurare che Omar non la percorra. Omar dice che la sua più grande preoccupazione è che il futuro è incerto. Chi sarà ad aprire il cancello? Lo apriranno in tempo per far andar a scuola i bambini? I bambini potranno uscire per   andare a trovare i loro parenti? Come sarà? ”    Una volta completato, il Muro bloccherà il percorso verso scuola dei suoi bambini, trasformando la loro camminata di due chilometri, in un viaggio di sei chilometri, su una strada molto ripida, di fronte a una base   militare Israeliana.                 Da quando i lavori di costruzione sono iniziati la scorsa primavera, è già iniziato l’isolamento della sua famiglia ed è in continuo aumento. Omar dice “ Era nostra abitudine ricevere qui tanti amici e parenti, ma da quando c’è il muro tutto ciò si è ridotto del 90%” .              I suoi figli più grandi sono già preoccupati per il futuro. “ La scorsa settimana era il compleanno di uno dei miei figli,” Omar dice. “ Gli ho detto di non preoccuparsi, e che faremo tutto quello che serve per far arrivare qui i suoi amici. Questa è la tua vita,a cui devi abituarti, ma non è accettabile. I bambini escono poco; non c’è nessun posto dove andare o spazio in cui giocare. Stanno solamente vicino alla casa.” Tristemente, la storia di Omar è ben lungi dall’essere un caso isolato. A Masha, nella parte a nord della West Bank, che il Muro ha accerchiato, Munira Amer e la sua famiglia vivono nella loro enclave da quasi otto anni.La loro casa si trova a pochi metri dall’insediamento di Elqana. È interamente circondata da una recinzione, con un sistema di due cancelli che permette loro l’accesso a Masha. La parte in fronte all’abitazione che è fatta di blocchi alti di cemento, così che a Munira è impedita la vista del villaggio, lei la chiama casa. “Per il primo anno, i bambini al rientro da  scuola, erano obbigati ad aspettare per ore fuori dalla barriera, fintantoché i soldati non arrivavano per aprirla,” dice Munira. “Il mio figlio più piccolo aveva solo tre anni quando il muro è stato costruito; non voleva mai tornare a casa dall’asilo. Era solito infilarsi sotto la  recinzione per poi scappare via.”   Con i divieti per visite, e la famiglia di fatto intrappolata all’interno della loro stessa casa, le conseguenze su Munira, suo marito e i suoi figli, sono state devastanti. I bambini non lo hanno accettato. È molto difficile perloro,” dice Munira. “Erano molto aggressivi e depressi”. La politica di Israele e le restrizioni agli accessi hanno decimato l’economia di West Bank, e come molti rifugiati, Hani, il marito di Munira, non riesce a trovare lavoro. L’isolamento della famiglia ha significato che fonti alternative di guadagno come la vendita di verdura dal loro orto, è divenuta impossibile. L’allevamento di polli tenuto da Hani è stato distrutto dalle   autorità Israeliane. “Rimaniamo nella casa per proteggere la nostra terra, e proteggere i Palestinesi” dice Hani. “ Non vogliamo ripetere la storia dei rifugiati o lasciare la nostra casa.” A oggi, più del 60% dei 709 chilometri pianificati di Muro sono stati costruiti. Sulle comunità della West Bank ha avuto un effetto devastante sotto il profilo economico, sociale e psicologico ed uno dei principali fattori per ulteriori spostamenti per i già vulnerabili rifugiati. Ad Al Walaja, gli abitanti devono fronteggiare vite distrutte, povertà in aumento e dipendenza dagli aiuti umanitari. Nonostante tutti gli ostacoli, Omar è determinato a voler rimanere nella casa che lui e suo  nonno hanno costruito. “ È difficile per gli altri capire come mi senta” Omar dice”. Questa è la mia casa  e nulla potrà farmi andare via.” Gli animali allo Zoo hanno una gabbia più grande      (traduzione Domenico Tucci)

3   Uri Avnery : nubi di corruzione su Gerusalemme est  


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MARTEDÌ 23 AGOSTO 2011

Al-Walaje: il percorso del muro non verrà modificato 

La resistenza degli abitanti di al-Walaje, un villaggio a pochi chilometri a sud di Betlemme, incontra nuovi ostacoli. Ieri, lunedì 22 agosto, la Corte Suprema Israeliana ha rigettato l'appello che avevano presentato i residenti del villaggio per modificare il percorso del muro che tra pochi mesi circonderà completamente al-Walaje. “Presto saremo chiusi dentro, il nostro movimento sarà totalmente controllato e per uscire dal villaggio dovremo passare un check-point” ha raccontato all'Alternative Information Center (AIC) Shirin al-Araj, una delle leader della resistenza popolareSecondo gli abitanti, il muro li separerà dalle loro terre, dal cimitero e dalle fonti di acqua: si tratta di una barriera che, più che garantire la sicurezza degli israeliani, sottrae terreni ai palestinesi e li costringe a vivere in una prigione. “Lo scopo di Israele è quello di renderci la vita impossibile” ha continuato Shirin . E' la cosiddetta politica del quiet-transfer, del trasferimento silenzioso: “Israele ci rende la vita talmente difficile che saremo costretti ad andarcene. Ad al-Walaje resistere significa prima di tutto sopravvivere”. Secondo la versione israeliana la costruzione del muro è legata a motivi di sicurezza: il presidente della Corte Suprema Israeliana Dorit Beinish ha decretato ieri che questa barriera serve per salvare vite israeliane perché “impedisce ai terroristi di entrare a Gerusalemme”.  Il muro non cambierà il tracciato previsto ma ci sarà una piccola modifica per far rientrare dalla parte del villaggio le fonti naturali di acqua. Inoltre verrà costruito un tunnel per permettere agli abitanti di raggiungere il cimitero senza che ci siano controlli militari. “Non riesco ad immaginare un funerale sotto ad un tunnel” ha commentato Shirin. 


Secondo quanto stabilito dalla Corte, i proprietari potranno accedere alle loro terre sotto la supervisione dell'esercito israeliano. “Questa decisione della corte non significa nulla” ha dichiarato Mazin Qumsiyeh, leader delle poteste contro il muro, ad Associated Press – solo i proprietari potranno accedere alla terra, non i braccianti”. Come sempre, secondo Mazin, nelle corti israeliane si cerca di trovare un compromesso ma poi, nella realtà, “quello che conta sono gli ordini militari”.Gli oltre 2400 abitanti di questo villaggio che dal 1948 hanno perso più dell'80% delle terre che possedevano, combattono ormai da anni contro la demolizione delle case, la confisca dei terreni agricoli, l'ampliamento delle colonie di Gillo e Har Gillo e la costruzione del muro, una barriera di cemento alta 8 metri che presto renderà al-Walaje una prigione.


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