“Fratelli ebrei”, alcune domande a Stefano Sarfati


Libreria delle donne, 1 agosto 2014
il manifesto
In rife­ri­mento al suo inter­vento su il Mani­fe­sto del 27 luglio 2014 le chiedo: Per­ché è così scon­cer­tato dalla let­tera di Clau­dio su Metro, che per lei sem­bra cadere “nella trap­pola dell’identità che mette tutta l’erba in un solo fascio?” per cui con­clude “ora toccherà anche difenderli da un sentimento crescente di odio che personaggi in cerca di argomenti vanno fomen­tando”? Nella trap­pola iden­ti­ta­ria (reli­giosa? raz­ziale?), ancora oggi, sono costretti a cadere tutti quanti gli occi­den­tali, non ebrei, per una pre­cisa volontà di iden­ti­fi­ca­zione da parte di molti ‘ebrei’, vedi ad es., i gruppi che pren­dono una posi­zione poli­tica, in que­sto caso sulla Pale­stina, come “Ebrei con­tro l’occupazione”, IJAN (Inter­na­tio­nal Jewish Anti­Zio­nism Net­work), Jwish Against Geno­cide ecc. ecc. ma non solo que­sti. Il Clau­dio in que­stione fa un appello ai “Fra­telli ebrei” per una presa di posi­zione con­tro la ‘guerra’ a Gaza: non mi sem­bra che ci sia ombra di “anti­se­mi­ti­smo”, anzi, c’è un senso di scon­forto, di grande dispe­ra­zione e smar­ri­mento nel vedere che cit­ta­dini ita­liani, ebrei, salvo pochis­simi dis­si­denti in gene­rale dalle poli­ti­che del governo di Israele (Stato del popolo ebraico del mondo), subi­scano una pro­pa­ganda mar­tel­lante e non pren­dano una posi­zione netta con­tro que­sta ultima aggres­sione, che sta mostrando, ancora una volta, i suoi pre­cisi piani geno­ci­dari, per espel­lere una popo­la­zione “in esu­bero” da una ter­ri­to­rio molto ambito per le sue risorse (di gas nelle acque davanti a Gaza) e non solo. Per­ché lei parla subito di odio (anti­se­mi­ti­smo)? Chi vera­mente “fomenta sen­ti­menti cre­scenti di odio”? Per­ché nella sua nar­ra­zione lei ripete che le pos­si­bi­lità di inte­gra­zione e con­vi­venza sono spa­rite “a par­tire dalla guerra del giu­gno 1967” e quindi dalla occu­pa­zione dei Ter­ri­tori pale­sti­nesi? Ci fu qual­che pos­si­bi­lità prima quando nel 1948 ini­ziò, come bene ana­lizza e descrive Ilan Pappé, la puli­zia etnica dei pale­sti­nesi, con mas­sa­cri ed espul­sioni e poi da allora con il regime mili­tare israe­liano che ha discri­mi­nato e discri­mina ancora i non ebrei? Con­cludo rile­vando la sua sot­tile presa di distanza dai pale­sti­nesi “dei vil­laggi”, con i loro mer­ca­tini e i loro caffè al car­da­momo, forse deten­tori di memo­ria e espe­rienza, rispetto alle gal­le­rie d’arte e ai grat­ta­cieli, ai bei negozi di Tel Aviv, al suo dina­mi­smo e alla voglia di futuro. Ma chi ha distrutto il dina­mi­smo e la voglia di futuro dei pale­sti­nesi ribut­tan­doli con­ti­nua­mente nell’età delle mace­rie e tra­sfor­man­doli in un popolo di men­di­canti? Credo che molti dei vari gruppi di soli­da­rietà per la Pale­stina si stiano ponendo le stesse domande.
* Pre­si­dente dell’Associazione Ism-Italia
Cara Clau­dia Car­mi­nati,
Sono d’accordo con lei che l’appello di Clau­dio ai “fra­telli ebrei” sul quo­ti­diano Metro è mosso da senso di smar­ri­mento e scon­forto e che non c’è ombra di anti­se­mi­ti­smo e non mi pare di avere scritto il con­tra­rio, non avrei scelto di inter­lo­quire con lui. Nella frase finale del mio arti­colo, non mi rife­ri­sco certo a Clau­dio ma a per­so­naggi pub­blici in cerca di visi­bi­lità che sfrut­tando l’ondata di giu­sta indi­gna­zione per l’operato di Israele, fomen­tano un sen­ti­mento di odio indi­scri­mi­nato, facendo appunto di tutta l’erba un fascio.
La Let­tera del let­tore di Metro mi ha col­pito per­ché davanti a quel che suc­cede a Gaza, lui rivolge una domanda dram­ma­tica («I vostri cuori sono tanto indu­riti da non avver­tire le carni dei mar­tiri bru­ciare, ecc…») a tutti gli ebrei, men­tre non tutti gli ebrei la pen­sano allo stesso modo, non tutti gli ebrei “non avver­tono le carni bru­ciare” io e miei com­pa­gni le avver­tiamo eccome! E penso di aver chia­rito che noi della Rete Eco dal 2001 scri­viamo arti­coli, appelli, fac­ciamo mani­fe­sta­zioni con­tro l’occupazione Israeliana.
Non sono d’accordo quando lei dice che oggi i non ebrei sono tutti costretti a cadere nella trap­pola iden­ti­ta­ria per­ché esi­stono gruppi che pren­dono posi­zione poli­tica in quanto ebrei, anzi mi sem­bra addi­rit­tura assurdo. Il senso della nostra presa di posi­zione in quanto ebrei, è pro­prio che si sap­pia che non tutti gli ebrei la pen­sano allo stesso modo, pro­prio per evi­tare che Israele parli a nome di tutti gli ebrei. Se lei non mi per­mette di pren­dere posi­zione in quanto ebreo, allora vuole far cadere la gente nell’equivoco che tutti gli ebrei la pen­sano allo stesso modo.
La trap­pola iden­ti­ta­ria è quella cosa per cui se sono ebreo devo difen­dere Israele, oppure se odio Israele allora odio tutti gli ebrei. È errato in entrambi i sensi, ma atten­zione: chi ci cade è respon­sa­bile della pro­pria caduta, non è cor­retto dire come fa lei che tutti gli occi­den­tali non ebrei sono costretti a caderci. Allora se vale que­sto, vale anche dire che, sic­come Clau­dio si rivolge a tutti gli ebrei, con­se­guen­te­mente io sono costretto a cadere nella trap­pola iden­ti­ta­ria e pen­sarla come Netaniahu.
Il motivo per cui ho citato il 1967 è per­ché da quel momento i Ter­ri­tori Pale­sti­nesi sono uffi­cial­mente occu­pati e Israele da allora ha dimo­strato davanti al mondo di non volerli resti­tuire. Cono­sco la sto­ria della Pale­stina, ho letto i libri di sto­ria, i piani di espul­sione, la sto­ria della comu­nità pale­sti­nese di Jaffo e degli altri vil­laggi eva­cuati, mi spiace che senta il biso­gno di spie­gar­melo. Per finire lei vede nel mio testo una presa di distanza dai vil­laggi pale­sti­nesi per esal­tare invece la voglia di futuro di Israele: que­sta sua inter­pre­ta­zione non fa i conti con quello che io ho scritto, che va pro­prio nel senso con­tra­rio.
Ste­fano Sar­fati Nahmad
da il manifesto

“Fratelli ebrei”, alcune domande a Stefano Sarfati

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