Teheran, ministro Zarif: cordoglio e preghiera per le vittime alla sinagoga di Pittsburgh

 
 





Il capo della diplomazia di Teheran esprime vicinanza ai morti e alle loro famiglie. Estremismo e terrorismo, afferma, “non conoscono né razza, né religione e vanno condannati”. La visita di Trump divide la comunità ebraica. Oltre 35mila persone firmano una lettera aperta in cui affermano che “non è il benvenuto”. eheran (AsiaNews/Agenzie) - Il ministro iraniano degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha espresso ieri le sue condoglianze, unite a preghiere, per tutte le vittime della sparatoria alla comunità ebraica di Pittsburgh, negli Stati Uniti, e alle loro famiglie. “L’estremismo e il terrorismo - ha dichiarato in un messaggio diffuso su twitter - non conoscono né razza, né religione e vanno condannati a prescindere in tutti i casi”. 
Il mondo, ha quindi aggiunto il capo della diplomazia di Teheran, “si merita di meglio che di dover vivere con una demagogia armata”. I pensieri e le preghiere, conclude nel suo messaggio, vanno alle vittime dell’attacco terrorista alla sinagoga di Pittsburgh e ai loro cari”.
Teheran e Washington non hanno rapporti diplomatici dal 1980, un anno dopo l’ascesa al potere degli ayatollah in seguito alla rivoluzione islamica dell’anno precedente. Il messaggio di Zarif va oltre le divisioni politiche ed è solo l’ultimo di una serie fra i quali si registra anche quello di papa Francesco domenica all’Angelus.
Lo scorso 27 ottobre almeno 11 persone sono morte nell’attacco alla sinagoga l’Albero della Vita a Pittsburgh, sferrato da un uomo armato - vicino ai suprematisti bianchi - che ha dichiarato alla polizia di voler vedere “tutti gli ebrei morti”. Una violenza che ha scosso nel profondo la comunità ebraica statunitense, divisa sulla visita di solidarietà del presidente Usa Donald Trump attesa per oggi alla vigilia del funerali.
In una intervista alla Cnn Lynnette Lederman, ex presidente della comunità dell’Albero della Vita, dichiara di non voler dare “il benvenuto a questo presidente nella mia città”, bollando l’inquilino della Casa Bianca come un “dispensatore di discorsi di odio” e di parole ipocrite.
Intanto oltre 35mila persone hanno firmato una lettera aperta promossa da alcuni leader ebraici della città, in cui si afferma che Trump “non è il benvenuto” sino a che non condannerà il nazionalismo bianco. Diversa la posizione del rabbino Jeffrey Myers, il quale invita ad andare oltre l’odio e le divisioni acuite dalla sparatoria alla sinagoga. Egli ricorda che il presidente degli Stati Uniti deve essere “sempre benvenuto”.
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