Shlomi Eldar L’attacco dell’insediamento di Har Adar riaccende il dibattito contro il terrorismo in Israele
Nimr Mahmoud al-Jamal, del villaggio di Beit Surik, in Cisgiordania,
ha aperto il fuoco al cancello dell’insediamento israeliano di Har Adar,
il 26 settembre, uccidendo un poliziotto e due guardie di sicurezza.
L’attentato terroristico ha riacceso il dibattito in corso tra
l’apparato politico israeliano e i responsabili della difesa – il
Ministero della difesa, le forze di difesa israeliane (Idf) e lo Shin
Bet – sul profilo dei futuri terroristi.
Jamal, sposato e padre di quattro bambini, non corrisponde al profilo
dei potenziali terroristi disegnato dall’istituto di sicurezza durante
la seconda intifada palestinese (2000-2005) e modificato per riflettere
la nuova ondata di attentati terroristici contro israeliani iniziata nel
settembre 2015.
Lo Shin Bet vaglia tutti i palestinesi che vogliono lavorare in un
insediamento israeliano in Cisgiordania o in Israele. L’età minima
richiesta è di 35 anni. In passato, l’età richiesta era di almeno 40
anni, ma a causa della grave crisi economica dell’Autorità palestinese, è
sceso a 35 anni, a condizione che il candidato sia sposato con bambini.
Questa condizione si basa sull’ipotesi che gli impegni familiari
impedirebbero ai padri di famiglia di condurre attacchi terroristici. I
richiedenti devono anche dimostrare di non essere membri di
un’organizzazione terroristica palestinese e che nessuno dei loro
parenti prossimi sia stato coinvolto nel terrorismo, né ferito o ucciso
in scontri con israeliani, per paura di una vendetta. Jamal ha
soddisfatto tutti i criteri e ottenuto un permesso di lavoro in un
insediamento israeliano di confine.
Nelle centinaia di attacchi terroristici che si sono verificati o
sono stati sventati dal settembre 2015, solo un altro aggressore aveva
un permesso di lavoro israeliano valido. Questo non comprende i
residenti palestinesi di Gerusalemme est che detengono carte d’identità
israeliane.
L’unico altro detentore di permesso di lavoro che ha condotto un
attacco è stato Raed al-Masalma del villaggio di Dura, in Cisgiordania,
di 36 anni sposato e padre di cinque bambini, che ha pugnalato a morte
due israeliani a Tel Aviv nel novembre 2015. Essendo titolare di un
permesso di lavoro, il caso di al-Masalma ha messo in discussione le
ipotesi su cui Israele aveva basato il profilo di potenziali terroristi.
Lo Shin Bet ha lottato per impedire ai politici di modificare la
politica del permesso di lavoro sulla base di un singolo evento,
considerato un’eccezione alla regola. All’epoca ufficiali superiori
dell’IDF dichiararono ad Al-Monitor che l’apparato di sicurezza fa una
distinzione tra la popolazione palestinese in generale e i terroristi
palestinesi, al fine di fornire ai civili che non corrispondono al
profilo di potenziali aggressori più libertà di movimento e lavoro
possibile.
Subito dopo che l’assassino di Har Adar è stato identificato e si è
constatato che aveva un permesso di lavoro valido, il Ministro della
pubblica sicurezza, Gilad Erdan, ha chiesto allo Shin Bet di rivedere i
suoi criteri per la concessione del permesso di lavoro ai palestinesi
della Cisgiordania. Il presidente della coalizione e deputato della
knesset, David Bitan, ha dichiarato:”Israele deve immediatamente
smettere di concedere permessi ai palestinesi”. Il Ministro dei
trasporti, Yisrael Katz, prevede che l’attacco potrà avere gravi
ripercussioni sulla capacità di impiegare palestinesi e nel facilitare
il loro ingresso in Israele.
I funzionari della sicurezza, invece, si oppongono a un cambiamento
di politica e sono disposti ad assumersi la responsabilità della loro
posizione, basata su una valutazione secondo cui un aumento della
disoccupazione e della povertà in Cisgiordania servirebbe solo ad
alimentare il terrorismo contro gli israeliani.
La maggior parte degli aggressori palestinesi ha scritto messaggi su
Facebook prima di commettere atti di terrorismo, trasmettendo in genere
messaggi di natura religiosa. Jamal non ha fatto eccezione. Alla vigilia
dell’attacco di Har Adar, ha scritto di temere solo Allah. Lo Shin Bet,
che di solito non ha nessuna fretta di dare volontariamente
informazioni sui terroristi, ha detto ai giornalisti che Jamal aveva una
storia di abusi domestici e che sua moglie l’aveva abbandonato portando
i loro quattro figli in Giordania, il che potrebbe nascondere il
suicidio per mano di un poliziotto. Questi dettagli sono stati
chiaramente costruiti per dimostrare che i suoi motivi provenivano da
sofferenza personale e erano in qualche modo un maldestro tentativo di
rimuovere il suo comportamento nei confronti della moglie. In un
messaggio alla moglie, postato sui social media da lei e dallo Shin Bet,
Jamal le ha chiesto di pubblicare il suo “Testamento” su Facebook dopo
la sua morte. “Sei stata una brava moglie e una madre misericordiosa… la
mia salute non è buona e quello che sto per fare non ha niente a che
fare con te. Ti chiedo di perdonarmi e di crescere i bambini”, ha
scritto. Lo Shin Bet, per inciso, non ha spiegato come mai il passato
violento di Jamal fosse stato trascurato nel concedere un permesso di
lavoro.
Il capo della polizia di Israele, Roni Alsheikh, ha cercato di
difendere la politica delle agenzie di sicurezza israeliane dicendo
durante una visita al luogo dell’attacco: “Non si può fare un profilo di
questi terroristi… sono uomini o donne adulti, possono essere sposati o
possono essere giovani. Forse qualcuno decide di essere stanco e cerca
di esprimere la propria rabbia con un attacco”.
Una fonte della sicurezza israeliana ha dichiarato ad Al-Monitor che
gli apparati politici farebbero un grave errore se ordinassero allo Shin
Bet di imporre ulteriori restrizioni all’approvazione dei permessi di
lavoro. Secondo il funzionario, che ha parlato a condizione di restare
anonimo, molti sforzi erano stati fatti per ridurre l’età di un titolare
di permesso dopo che l’IDF e lo Shin Bet avevano scoperto la crescente
disperazione economica negli ultimi due anni tra i giovani palestinesi,
con decine di migliaia di laureati disoccupati. Condizioni così
disastrose, ha detto, potrebbero scatenare una sommossa violenta o
un’intifada.
Hamad al-Jamal, capo del consiglio del villaggio di Beit Surik dove
viveva il terrorista, ha detto ad Al-Monitor che la revoca dei permessi
di lavoro palestinesi sarebbe una catastrofe economica. L’aggressore ha
agito a causa di un disturbo mentale e non ha nulla a che fare con
l’intifada o tensioni interreligiose. Non è stato motivato da
nazionalismo palestinese, ma semplicemente dalla follia”, ha dichiarato.
Secondo il capo del villaggio, il modo per impedire una recidiva di
tali attacchi terroristici non è certo quello di prendere decisioni che
aggravano le condizioni in cui vivono i palestinesi.
Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
Fonte: http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2017/09/israel-palestinians-west-bank-terror-attack-idf-shin-bet.html
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