Fulvio Scaglione: Merkel e Tusk tra i profughi, uno spettacolo osceno


 
 
 
 
 
 
di Fulvio ScaglioneNon si vorrebbe passare per tipi schizzinosi o ignari delle cose del mondo. Ma la visita di Angela Merkel e Donald Tusk al campo profughi di Nizip 2, nei pressi di Gazantiep, ha avuto qualcosa di osceno. Soprattutto se paragonato…
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Non si vorrebbe passare per tipi schizzinosi o ignari delle cose del mondo. Ma la visita di Angela Merkel e Donald Tusk al campo profughi di Nizip 2, nei pressi di Gazantiep, ha avuto qualcosa di osceno. Soprattutto se paragonato alla di poco precedente visita di papa Francesco all’isola greca di Lesbo, l’isola che è stata il primo approdo in Europa per migliaia e migliaia di profughi e migranti.

Perché proprio questo è successo: il premier del più potente Paese dell’Unione Europea, la Germania, e l’uomo che più rappresenta l’Unione stessa, quel Tusk che presiede il Consiglio europeo, non sono andati a vedere i luoghi dove l’Europa soffre e dove più si mostra incapace di essere, appunto, Europa. Lì c’è andato il Papa. Loro sono andati a celebrare un alleato, la Turchia, e a siglare un patto politico. Tra ragazze in costume e mazzi di fiori, come se fosse stata l’inaugurazione di un traforo.

L’oscenità, dunque, è doppia. Da un lato, la totale incapacità degli europei. Ci si racconta, per mettere a posto la coscienza, che questa ondata migratoria è un’emergenza mai vista, uno tsunami inaffrontabile. Ma non è vero. Da almeno trent’anni il 3% circa della popolazione mondiale è migrante. Aumenta la popolazione, aumentano i migranti e nei decenni la percentuale resta più o meno inalterata. Nulla di nuovo, dunque. Finché riguardava gli altri, il problema per noi non esisteva. La novità, semmai, sta nel fatto che per la prima volta ci tocca in prima persona. Ma l’Unione Europea non sarebbe lì proprio per quello? Per proteggere l’interesse collettivo quando un qualche evento lo mette a rischio?

E invece, appena il problema migrazioni ha investito noi europei, la parola d’ordine è diventata: ognuno per sé. A cominciare dalla Germania della Merkel, che si era fatta due conti con il calo demografico e le esigenze della macchina produttiva tedesca e sperava di metter tutto a posto con gli immigrati dalla Siria.  Non sono i muri a far crollare l’Europa. È il crollo politico, morale, organizzativo dell’Unione a far sorgere i muri.

Dall’altro lato, l’abbraccio ilare alla Turchia, ovvero a uno dei Paesi che più ha contribuito a produrre la massa di profughi che ora si vanta di accogliere. L’Institute for Economics and Peace ci conferma che attraverso il confine tra Turchia e Siria sono passati, in questi cinque anni di guerra civile in Siria, almeno 30 mila combattenti in arrivo da 100 diversi Paesi. Confine che da sei mesi è anche sotto la protezione ufficiale della Nato.

Mentre la Merkel e Tusk si aggiravano sorridenti a Gazantiep, due noti giornalisti turchi, Can Dundar ed Erdem Gul, andavano sotto processo per aver rivelato che la Turchia consegnava armi all’Isis. E con loro si aggirano nel girone infernale della giustizia turca anche molti accademici che avevano firmato una petizione per la pace. Negli stessi giorni, l’attore tedesco Jan Bohmermann ritirava il proprio programma dalla Tv tedesca dopo aver saputo che il Governo della Merkel aveva acconsentito alla richiesta del Governo turco, deciso a portare Bohmermann in tribunale per una sua canzone satirica su Erdogan.

Quindi, per quanto la Merkel e Tusk abbiano raccontato di aver fatto da ambasciatori allo sforzo della Ue per il soccorso ai profughi siriani in Turchia, la verità è che sono andati a Gazantiep a omaggiare la Turchia di Erdogan. Che si prende i tre miliardi che diventeranno sei, le facilitazioni per i visti, la ripresa delle trattative per l’ingresso nella Ue e, soprattutto, quel riconoscimento politico (quell’impunità politica) che al rais turco importa più di ogni cosa. Oggi è la Turchia che detta le condizioni alla Ue, non il contrario.

Con, in più, la beffa. La Turchia, con 78 milioni di abitanti, ospita oggi 2,7 milioni di profughi e migranti. Nel campo di Nixip 2 sventolava lo striscione “Benvenuti nel Paese con il maggior numero di profughi”. 2,7 milioni sono tanti, ma vogliono dire 1 profugo o migrante ogni 29 abitanti. In Libano si viaggia alla media di 1 profugo ogni 4 abitanti, in Giordania di 1 ogni 10. E la Ue, per Libano e Giordania insieme, ha stanziato 1 miliardo per il biennio 2016/2017. Ma, certo, da lì è un po’ più difficile che i profughi arrivino a disturbarci.

(26 aprile 2016)

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