Ong italiane: “Silenzio assordante sulla Palestina”
Nena News pubblica il comunicato sulla situazione nei Territori occupati palestinesi diffuso dalla Piattaforma delle Ong italiane che operano nel Mediterraneo e nel Medio Oriente.
COMUNICATO
Nel silenzio assordante
di media, governi e istituzioni, la popolazione palestinese sta vivendo,
di nuovo, un momento drammatico. Dopo la scomparsa avvenuta il 12
giugno scorso di tre coloni (Eyal Ifrach, Naftali Frenkel e Gilad
Shaer), provenienti dal Blocco di colonie di Gush Etzion nell’area di
Hebron (illegali secondo il diritto internazionale [1]), non si hanno
ancora notizie certe sull’accaduto.
Israele ha
immediatamente accusato Hamas e avviato una massiccia operazione
militare denominata “Brother’s keeper” in Cisgiordania e nella Striscia
di Gaza. Sin dal primo giorno, l’esercito israeliano ha operato
indiscriminatamente attraverso perquisizioni, irruzioni, devastazioni,
arresti in tutta la Cisgiordania e bombardando la Striscia di Gaza la
cui popolazione, a seguito della chiusura ai Palestinesi del valico di
Erez, non ha alcuna possibilita’ di movimento fin dal 15 giugno.
Ad oggi, 5 Palestinesi
[2] sono stati uccisi in Cisgiordania durante le incursioni, oltre 150
persone sono state ferite e 471 arrestate [3]. Nel corso dell’operazione
militare, sono state perquisite e devastate oltre 2000 tra proprietà
palestinesi (terreni, case, uffici) e istituzioni locali, tra cui le
redazioni di alcuni organi di stampa.
I militari israeliani
non si sono fermati nemmeno di fronte alle strutture sanitarie ed
universitarie: tra gli altri, il Centro medico dell’Al-Sadaqa Medical
Society di Betlemme, l’Università di Birzeit, l’Arab American University
di Jenin, l’Al Quds University di Abu Dis ed il Centro Culturale di
IBDAA del Campo profughi Dheisheh di Betlemme hanno subito confische di
materiali ed ingenti danneggiamenti.
Nella Striscia di Gaza
sono stati effettuati 35 attacchi aerei e lanciati 50 missili, che hanno
provocato 28 feriti e 6 morti, danneggiando tra l’altro 5 scuole.
Numerosi checkpoint temporanei sono (ri)apparsi in tutta la West Bank ed
allo stesso tempo si è assistito ad una escalation della violenza da
parte dei coloni all’indirizzo della popolazione civile palestinese
(ultimo esempio gli spari dei coloni israeliani dell’insediamento di
Psagot contro il corteo funebre per Muhammad Tarifi, uno dei palestinesi
uccisi dai militari, nel sobborgo di Jabal al- Tawil, Ramallah, che
hanno causato almeno un ferito). Forti restrizioni alla mobilità sono
attualmente applicate alla popolazione maschile del Distretto di Hebron
di età compresa tra i 20 ed i 50 anni. Degli oltre 471 arrestati di
questi giorni, stando a quanto dichiarato dal quotidiano israeliano
Hareetz, 1/4 è già in detenzione amministrativa (imprigionati a tempo
indeterminato senza nemmeno conoscere il capo di accusa). Tali nuovi
denetuti si andranno ad aggiungere agli oltre 200 prigionieri già in
detenzione amministrativa. Il tribunale israeliano ha autorizzato lo
Shin Bet, l’agenzia di intelligence per gli affari interni, ad
utilizzare negli interrogatori dei palestinesi arrestati i metodi della
“ticking bomb” cioè “misure straordinarie o di moderate pressioni
fisiche”, pratica condannata dal PCATI (Comitato pubblico israeliano
contro la tortura) e dalla Quarta Convenzione di Ginevra [4].
Come Piattaforma delle
ONG Italiane in Mediterraneo e Medio Oriente, mentre ci auguriamo che la
vicenda dei tre giovani scomparsi si risolva al più presto
positivamente e condanniamo ogni atto di violenza. Condanniamo
l’operazione militare israeliana in corso per l’uso eccessivo e
sproporzionato di violenza nei confronti di tutta la popolazione civile
palestinese. Facciamo appello alle Agenzie di stampa e ai Media
Internazionali, affinchè si impegnino a fornire una informazione chiara,
trasparente completa e e veritiera sui fatti e sulla situazione di
illegalità nella quale agisce l’esercito israeliano all’interno dei
territori palestinesi; [5]
Facciamo appello alle
Istituzioni Politiche e Diplomatiche italiane, affinché si adoperino per
garantire un giusto controllo, il monitoraggio degli eventi, per porre
fine alla “Punizione Collettiva” verso la popolazione palestinese e
affinchè condannino pubblicamente tutte le azioni intraprese in
violazione del diritto internazionale.
Facciamo appello alla Società Civile affinché si mobiliti in solidarietà con la popolazione palestinese.
[1] art. 49.6 della
Quarta Convenzione di Ginevra: «La potenza occupante non potrà mai
procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della
propria popolazione civile sul territorio da essa occupato».
[2] Ahmad Sabarin (20,
campo profughi di Jalazone), Mohammed Dodeen 13, di Dura), Mustafa
Aslan (22, campo profughi di Qalandiya), Mahmoud Atallah Tarifi (30,
Ramallah), Ahmad Fahmawi (27, campo profughi di el Ein).
[3] Tra gi arrestati
risultano 5 Ex ministri palestinesi, 10 Membri del Consiglio Legislativo
Palestinese (MPLC), tra cui anche il Dr. Aziz Dweik, diversi Professori
universitari e 5 giornalisti.
[4] La IV Convenzione di Ginevra art 33 proibisce la tortura.
[5] L. n. 69/1963 e
Carta dei Doveri del giornalista; Il giornalista deve sempre verificare
le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità
e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione
pubblica, salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti.
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