Moni Ovadia : La civiltà del confronto


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La civiltà del confronto

28 settembre 2013
Il 12 giugno del 2011, ebbi il grande piacere di recensire su «Il Sole 24 Ore», il libro del Professor Piergiorgio Odifreddi Caro Papa, ti scrivo. Queste, fra le altre, erano alcune frasi della mia riflessione: «Ho avuto il piacere di presentarlo ai lettori di Milano e ho accettato con entusiasmo di scriverne, anche se sono sprovvisto di competenze tecniche, al fine di dare il mio piccolo contributo nel contrastare i pregiudizi e i luoghi comuni con cui si cerca di liquidare il professor Odifreddi che è invece personalità di grande rilievo – portatore di una Weltanschauung atea di cui il nostro sinistrato Paese ha grande bisogno per confrontarsi con le proprie mediocri routine – soprattutto, in una scialba epoca come questa, di opinionisti, tuttologi, sproloquiatori, chierici d’assalto e mutanti bicefali come gli atei devoti, che sembrano usciti da qualche bestiario borgesiano, sconcio. Odifreddi gode fama di mangiapreti, anticlericale e enfant terrible dei miscredenti senza Dio. Ora, è pur vero che il matematico impertinente ha scritto un paio di pamphlet di tono molto sarcastico e beffardo un po’ nello stile del suo celebre grande collega, il filosofo Bertrand Russel di Perché non sono cristiano e lo ha fatto senza mediazioni, con piglio tranchant. Ma come non capirlo?
L’Italia vive nell’anomalia di pseudo-ideologie di impianto feudale, come ha dimostrato il recente fallimento di un progetto di legge contro l’omofobia. Questo démi-penser ideologico, si fonda sull’autovittimismo dei religiosi più intolleranti, criminalizza i laici, gli agnostici e gli atei accusandoli di laicismo o di relativismo grazie ad un’accezione perversa di questi termini. Ma proprio perché, al di là delle polemiche e delle intemperanze stilistiche, lo scopo di Piergiorgio Odifreddi è ben altro che il motto ironico o sarcastico, il lettore, che sulla base del sentito dire o del rifiuto di essere messo in crisi sulle sue convinzioni, omettesse di leggere o giudicasse sommariamente questo suo ultimo libro, farebbe un grave torto a se stesso».
Oggi, Il mio invito sembra essere stato raccolto proprio dal più autorevole e titolato dei lettori, il destinatario dell’opera: il Papa Emerito Benedetto XVI, già teologo di Ratisbona e proprio in questa veste. Ovviamente io, nella decisione del Papa non c’entro nulla di nulla, ma la tentazione di giocare alla mosca cocchiera era toppo grande e Oddifreddi mi perdonerà. Il giorno 24 scorso, La Repubblica, ha pubblicato ampi estratti della lettera profonda, circostanziata e argomentata, inviata in risposta al geniale matematico da Papa Ratzinger. Piergiorgio Odifreddi ha comprensibilmente espresso soddisfazione e grande emozione. Quelli che, come me, credono nella civiltà del confronto, possono in questa circostanza vederla testimoniata da un Papa, alla faccia di tanti sedicenti cristiani con la bava alla bocca che volentieri avrebbero alzato un rogo per darvi alle fiamme un matematico la cui irredimibile colpa è quella dell’onestà intellettuale.

  La civiltà del confronto

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