Per Hamas ci sono dittatori brutali e dittatori buoni



l movimento islamico attacca Bashar Assad, nel frattempo accoglie a Gaza con tutti gli onori il principe del Bahrain coinvolto nella dura repressione in atto nel suo paese. 
di Michele Giorgio
Roma, 31 ottobre 2012, Nena News - Appena qualche giorno fa Ismail Haniyeh, premier di Hamas a Gaza, malediceva in pubblico il «brutale dittatore» Bashar Assad - dal quale il movimento islamico riceveva aiuti e protezione fino ad un anno fa - e augurava ai siriani di rovesciare il regime e di ottenere libertà e diritti. Domani lo stesso Haniyeh riceverà con tutti gli onori a Gaza Nasser bin Hamad al-Khalifa, giovane principe del Bahrain, paese del Golfo accusato di gravi violazioni di diritti umani e politici, che ha schiacciato nel sangue la protesta popolare di Piazza della Perla e che ieri ha annunciato il divieto a manifestare contro la monarchia.Accusato da più parti di approvare abusi e violazioni dei diritti umani, Nasser bin Hamad al-Khalifa, presidente 25enne del comitato olimpico del suo paese, la scorsa estate ha potuto recarsi alle Olimpiadi di Londra solo in virtù della stretta amicizia che i reali britannici accordano da sempre a quelli del Bahrain.

Il principe bahranita seguirà le orme dell'emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa al-Thani, che una settimana fa si era segnalato come il primo capo di stato arabo ad effettuare un viaggio ufficiale nel territorio palestinese controllato da cinque anni da Hamas. Visita segnata da promesse di aiuti per centinaia di milioni di dollari e, stando a quanto scriveva ieri il settimanale di Hamas a-Risala, avrebbe assicurato che porterà nello stadio di Gaza city addirittura il Barcellona FC con tutti i suoi campioni. Da parte sua il principe Nasser bin Hamad al-Khalifa inaugurerà due scuole dell'Unrwa (Onu) finanziate dalla Bahrain Royal Charity Organisation.

Per Hamas questa seconda visita ad altissimo livello dai paesi del Golfo è un successo diplomatico di enorme significato. Certo, gli aiuti a Gaza senza dubbio sono necessari perché questo territorio che da anni è sotto embargo, con infrastrutture civili fragili, e non si è ancora risollevato dalle conseguenze dell'offensiva israeliana «Piombo fuso» del 2008. Tuttavia l'arrivo del principe bahranita conferma la strategia evidente delle petromonarchie sunnite del Golfo di elevare lo status di Gaza a trazione islamista a quello di un "quasi Stato" E' un tentativo che danneggia l'aspirazione dei palestinesi alla riconciliazione nazionale. Così come sono dannose le pressioni che Stati Uniti, Unione europea e Israele esercitano sul presidente dell'ANP di Ramallah, Abu Mazen, per impedirgli di trovare un accordo con Hamas.

E' interessante notare i giudizi che si danno in Israele di tanto impegno per Gaza del Qatar, del Bahrain e delle altre petromonarchie sunnite. Se Ilana Stein, portavoce del ministero dell'interno, accusa Doha di compromettere le possibilità di un futuro accordo israelo-palestinese, altri esponenti israeliani sostengono che l'intesa Qatar-Hamas in fondo non è così negativa per gli interessi dello Stato ebraico.
«Israele vuole che Gaza sia collegata al mondo arabo e non sia più parte della sua arena (politico-militare)», ha spiegato all'agenzia Media Line Guy Bechor, responsabile del Middle East Studies Program. «Israele, è noto, desiderava consegnare (all'ex dittatore egiziano) Mubarak le chiavi di Gaza». Insomma, quello che si rifiutò di fare l'alleato Mubarak potrebbe oggi regalarlo a Israele il Qatar con i suoi milioni di dollari. Altri analisti sostengono che l'obiettivo dei paesi del Golfo è quello di elevare Hamas a rappresentante del popolo palestinese al posto dell'OLP. «A noi andrà comunque bene se Hamas sarà convinto a mettere fine per sempre al terrorismo», ha detto uno di questi.

Questi temi potrebbero essere parte dei colloqui a Gaza tra il principe Nasser bin Hamad al-Khalifa e il premier di Hamas Haniyeh. Certo i due non parleranno della repressione in corso in Bahrain dal febbraio 2011. Ieri il governo di Manama, su ordine della monarchia assoluta, ha annunciato il divieto assoluto a manifestare. Il ministro dell'interno Rashid bin Abdallah al Khalifa ha avvertito che ogni violazione sarà punita con severità. Il provvedimento di fatto reintroduce la legge marziale imposta nel paese nella primavera 2011 durante la repressione delle proteste di Piazza della Perla, avvenuta con l'aiuto di truppe speciali saudite e degli Emirati giunte su richiesta del re Hamad bin Isa al Khalifa. Il pugno di ferro della monarchia ha fatto sino ad oggi, secondo fonti dell'opposizione, un centinaio di morti. Nel Bahrain ha sede la base della V Flotta americana, un sito militare di eccezionale importanza per gli Stati Uniti nel duello con l'Iran in atto nel Golfo. Nena News


La visita dell'emiro del Qatar nella Striscia di Gaza tra interrogativi e contrasti

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