Haaretz : Israele si prepara a separare definitivamente i palestinesi da Gerusalemme Est
La settimana scorsa, nel quartiere di Shoafat, a Gerusalemme Est, è stato aperto un nuovo valico di frontiera, con poco clamore. Due giorni dopo, il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha affermato che Israele dovrebbe lasciar perdere i quartieri palestinesi della capitale che sono al di là della barriera di separazione, anche se i loro residenti sono in possesso di carte di identità israeliane.
Alcune persone ritengono questi due fatti come pezzi d uno stesso puzzle. Un terzo è costituito dalla ripresa dei lavori riguardanti le strade separate per israeliani e palestinesi tra Gerusalemme e la colonia di Ma’ale Adumim nella West Bank.
Metti insieme i pezzi e ottieni il quadro di un Israele che erige, con enormi spese, un importante sistema di strade e di posti di controllo che renderebbero possibile la separazione definitiva tra palestinesi e israeliani mentre consentirebbero pure la costruzione di Mevasseret Adumim, un quartiere che collegherebbe Ma’ale Adumim a Gerusalemme.
Il nuovo valico di Shoafat, che ha sostituito il vecchio posto di blocco militare, assomiglia a un terminal di confine tra due paesi, più di quanto non lo faccia un checkpoint di sicurezza. Le sue generose dimensioni comprendono cinque corsie per veicoli ed una per il traffico pedonale.
Nei giorni precedenti e successivi all’apertura, sul terminal incontaminato gravava un fetore insopportabile, a testimoniare del “camion fetido” e del suo carico di liquido puzzolente, che la polizia di frontiera ha utilizzato per scacciare i palestinesi che manifestavano contro il nuovo valico. Ma gli sforzi dei dimostranti sono stati vani e il terminal funziona secondo i piani. Esso può addirittura migliorare la qualità della vita dei palestinesi di Gerusalemme che vivono dentro e intorno a Shoafat, riducendo loro il tempo di percorrenza da e verso il resto della città.
Il valico di Shoafat si aggiunge agli altri grandi posti di transito costruiti nell’area di Gerusalemme nel corso degli ultimi anni. Sono utilizzati principalmente dai 70.000 palestinesi, o giù di lì, con residenza israeliana che vengono tagliati fuori dalla città dal muro di separazione. Questi quartieri si sono trasformati in sacche di criminalità e di anarchia, senz’alcun governo e con le infrastrutture fatiscenti. Sono i loro abitanti che Barkat vuole separare dalla città.
“Il confine municipale di Gerusalemme e la strada del muro di separazione devono coincidere per consentire una corretta amministrazione della città”, ha dichiarato Barkat, la settimana scorsa, in occasione di una conferenza al Collegio della Sicurezza Nazionale.
Giovedì, l’ufficio del sindaco ha annunciato un piano “per il comune e l’amministrazione civile perché negozino la responsabilità di fornire servizi ai residenti nella zona compresa tra la barriera di sicurezza a il confine comunale.” Fino a ora il campo di intervento dell’Amministrazione Civile è stato confinato alla West Bank.
A giudicare dalle apparenze, recidere queste aree sarebbe relativamente semplice. I palestinesi di Gerusalemme Est sono residenti israeliani perché Israele definisce i loro quartieri come facenti parte di Gerusalemme; quindi in teoria, il cambiamento dei confini municipali della città cancellerebbe automaticamente la loro residenza. Farebbe pure miracoli per l’equilibrio demografico di Gerusalemme dal punto di vista della maggioranza ebraica della città.
Ma chi conosce la situazione sa che non è così semplice. L’annuncio potrebbe essere seguito da una rapida migrazione a Gerusalemme di decine di migliaia di palestinesi che non vogliono perdere la residenza e il diritto di ricevere servizi sociali, di lavorare e di studiare a Gerusalemme che sono ad essa connessi.
“Noi siamo gerosolimitani, siamo abituati a Gerusalemme,” ha sostenuto il direttore di una clinica ostetrica a Kafr Aqab, che si trova dall’altra parte del muro di separazione. “Se si verificasse qualcosa del genere, tutti vorrebbero trasferirsi all’interno della città. Se necessario, la gente vivrebbe per strada.”
Alcuni osservatori considerano il terminal di Shoafat e i recenti discorsi di Barkat soltanto una piccola parte di un quadro più ampio del retroterra di Gerusalemme nella West Bank che è delineato in modo sommario. Secondo il Col. (riserva) Shaul Arieli, membro del Consiglio per la pace e la sicurezza e uno dei leader dell’Iniziativa di Ginevra, il governo israeliano sta spendendo centinaia di milioni di shekel nei piani per costituire Mevasseret Adumim nella zona conosciuta come E1.
Nella E1 sono già state realizzate strade, linee elettriche, rotatorie e molte cose per facilitare lo sviluppo. C’è tutto quanto necessario per la costruzione del quartiere, ma a causa della pressione americana, tutti i lavori sono stati sospesi nel 2007. Sia gli americani che i palestinesi affermano che lo sviluppo edilizio nella E1 avrebbe tagliato di fatto la West Bank in due sezioni, rendendo impossibile l’istituzione di uno Stato palestinese con una certa qual ragionevole contiguità territoriale.
Arieli ed altri sostengono che Israele cerca di risolvere il problema per mezzo di un sistema avanzato di controllo del traffico tra Ramallah e Bethlehem, da un lato, e tra Ma’ale Adumim e Gerusalemme dall’altro. Negli ultimi mesi, su questo sistema viario il lavoro è stato ripreso in due punti: la nuova strada di accesso a Ma’ale Adumim e nelle vicinanze di Metzudat Adumim, dove qualche anno fa è stata costruita una strada con un muro nel mezzo – con il lato orientale per i coloni e quello occidentale per i palestinesi.
Le strade si incontrano allo Svincolo Hazeitim, sulla strada Gerusalemme – Ma’ale Adumim. Lo snodo che è quasi completato, è stato progettato per soddisfare tre scopi: consentire alla gente di Ma’ale Adumim di raggiungere la capitale senza doversi fermare a un posto di blocco: permettere la stessa cosa ai coloni provenienti dal nord della West Bank e consentire ai palestinesi di viaggiare tra la parte settentrionale e quella meridionale della West Bank.
Quest’ultimo punto permetterà a Israele di affermare che la costruzione in E1 non danneggia la contiguità territoriale palestinese. “Stanno preparando il terreno per tale eventualità,” ha detto Arieli. “Non è chiaro quando si decideranno di concretizzarla. Ma basta che ci sia un attacco terroristico sulla strada: questa verrebbe chiusa sostenendo che è per motivi di sicurezza.
“Questo complesso [viario] brucia completamente un mare di denaro e di gente per soddisfare un progetto che si basa su un assunto di lavoro delirante: che Gerusalemme [Est] resterà sotto la nostra sovranità come pure una Ma’aleh Adumim più grande e comprensiva di E1,” ha aggiunto Arieli.
Secondo Ahmad Sub Laban, che lavora per l’organizzazione no-profit Ir Amin, l’unico modo in cui può essere inteso il sistema viario è che esso serva a favorire la divisione della West Bank.
Non l’hanno realizzato con l’obiettivo di frazionare la West Bank, l’hanno fatto per mantenere la contiguità territoriale tra Ma’ale Adumim e Gerusalemme e fornire ai coloni una strada per Gerusalemme che non abbia alcun checkpoint. In pratica, la divisione della West Bank in due è già avvenuta,” ha ribadito.
(tradotto da mariano mingarelli)
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