Aliva Eldar che dire dellaa crescita naturale degli arabi?


12/06/2009 Che dire della crescita naturale degli Arabi?

Sembra che mai prima si sia scritto e detto tanto sulla “crescita naturale” di così pochi. Il problema della costruzione di insediamenti nella West Bank nell’interesse della generazione futura, sta minacciando di sabotare le relazioni di Israele con gli U.S., o mettere a repentaglio le relazioni del primo ministro Benjamin Netanyahu con i coloni ed i loro rappresentanti nel Likud e nella destra israeliana.Potrebbe non essere una coincidenza il fatto che i portavoce del governo insistono nel descrivere le case come destinate “al ritorno dei figli dal servizio militare” e non piuttosto come case per giovani coppie o per studenti. Ci sarebbe forse qualcuno che oserebbe accertare la situazione abitativa nei villaggi arabi o a Gerusalemme Est, di chi attualmente risiede sul suolo israeliano? al posto di quella dei coloni.I dati desumibili dall’Ufficio Centrale di Statistica per gli anni 2006-2007 (i dati statistici per il 2008 non sono ancora disponibili) mettono in evidenza che la crescita naturale è una questione di geografia, e ancor più di religione e di nazionalità. In termini abitativi, i coloni nella più grande Israele non rappresentano il settore più svantaggiato. Il loro tasso di crescita annua è dell’ordine del 3,2%, che giustifica solo una parte della crescita in popolazione nelle colonie, che si aggira sul 4,3%. La rimanente crescita è imputabile alla “immigrazione” dall’interno di Israele e dall’estero. Secondo l’Ufficio Centrale di Statistica (CBS) la costruzione di 2.200 appartamenti nel 2006 venne completata nelle colonie, che vantavano, allora, 271.000 residenti. Questo numero, 2.200, è analogo al numero di appartamenti che vennero costruiti nello stesso intervallo di tempo nel distretto di Gerusalemme (882.000 residenti), e Haifa (869.000 residenti).Nello stesso anno il ministro per gli alloggi offrì 390 unità abitative all’intero settore arabo in Israele, il cui grado di crescita naturale è solo di poco inferiore a quello dei coloni (2,6% contro il 3,2% per i coloni). Il grado di crescita naturale tra gli ebrei israeliani in generale si aggira sul 1,6%.Nell’agosto dello scorso anno il ministro delle abitazioni in una lettera al gruppo per i diritti civili degli arabi, Musawa, aveva promesso che sarebbero state costruite 1.800 unità abitative in 15 villaggi e città arabe. Nel 2000 il governo aveva varato un piano di costruire 50.000 appartamenti per gli arabi israeliani entro cinque anni. Il piano non venne mai portato a termine e la crisi abitativa nel settore arabo sta andando di male in peggio.Ricerche effettuate dal Musawa hanno messo in evidenza che nell’80% di città arabe non è stato approvato in modo assoluto alcun piano abitativo. Nel 2007, è stato utilizzato effettivamente solo il 21% del bilancio abitativo destinato alle minoranze. Le conseguenze sono rappresentate dalla costruzione di abitazioni prive di autorizzazioni da parte dei residenti arabi, che spingono il governo ad emettere prontamente ordini di demolizione e favoriscono l’affollamento. (La densità della popolazione ebrea è dello 0,84 persone per stanza, mentre nel settore arabo esso è del 1,43 persone per stanza).“Israele che pone una tanto grande attenzione alla crescita naturale dei coloni, sta cercando di ostacolare la crescita naturale nostra perché rappresentiamo una “minaccia demografica”, ha affermato il deputato arabo-israeliano Akmed Tibi (Ra’am-Ta’al)Ma dati ufficiali, raccolti da gruppi per i diritti umani, mostrano che la situazione abitativa degli arabo-israeliani è di gran lunga migliore di quella dei palestinesi a Gerusalemme Est.Fin dal 1967, la popolazione palestinese di Gerusalemme Est si è quasi quadruplicata passando da 69.000 a 270.000. La municipalità di Gerusalemme ritiene che la crescita naturale dei palestinesi richieda la costruzione di 1.500 unità abitative all’anno. Ma , tra il 1992 e il 2001 la municipalità ha autorizzato la costruzione di una media di 400 unità abitative all’anno per i palestinesi. Anche nel 2008 sono stati concessi solo 400 permessi. Il risultato che ne consegue è: costruzione illegale e ordini di demolizione. Fin dal 1967, nel settore palestinese sono state costruite meno di 600 case sovvenzionate dal governo, di queste le ultime sono state edificate 30 anni fa.• Solo il 13% della terra dalla West Bank che Israele ha inglobato all’interno di Gerusalemme è a disposizione della popolazione palestinese. Le terre che sono state annesse sono state utilizzate principalmente per ospitare 50.000 appartamenti per ebrei. In circa 45 chilometri quadrati non si può costruire in quanto ampie zone sono state dichiarate “aree verdi” e l’edificazione è vietata.Di recente il governo ha pubblicato linee guida più severe riguardanti l’emissione dei permessi di costruzione. Secondo l’architetto Efrat Cohen-Bar, “La politica di pianificazione a Gerusalemme est fa delle discriminazioni nei confronti della popolazione palestinese, del cui benessere Israele è responsabile.”Da ultimo, se U.S. si arrende all’argomento della crescita naturale di Israele per dare una giustificazione al prosieguo della costruzione delle colonie, l’Autorità Palestinese sosterrà che quando si tratta della crescita naturale degli arabi, Israele smette di mostrare la medesima compassione che si concede per i coloni. Nell’area “C” della West Bank, che è completamente soggetta all’autorità israeliana, attualmente risiedono circa 150.000 palestinesi. Tra il 2000 e il 2007 vi sono stati concessi solo 91 permessi di costruzione, che rappresentano il 5,6% delle richieste presentate dai palestinesi. Come risultato si ha: crisi degli alloggi, costruzioni illegali ed ordini di demolizione.http://www.haaretz.com/hasen/spages/1092430.html

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