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La tregua tra Israele e Hamas, all’ombra del califfato

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di Lucio Caracciolo RUBRICA IL PUNTO Il movimento islamista esce vittorioso ai punti dalla guerra di Gaza, che è solo un atto della tragedia regionale. Netanyahu non ha raggiunto i suoi obiettivi, mentre gli Usa si smarcano. La chiave è il negoziato con l'Iran. La guerra tra Israele e Hamas a Gaza, nel contesto [Carta di Laura Canali, per ingrandire clicca qui ] È presto per stabilire se la tregua “a tempo indeterminato” fra israeliani e palestinesi mediata dall’Egitto, entrata formalmente in vigore alle 19 di ieri, abbia davvero terminato questo round del conflitto per Gaza. Se così fosse, sarebbe un risultato importante dal punto di vista umanitario, ma solo un intermezzo sotto il profilo strategico. Dopo cinquanta giorni di lanci di razzi palestinesi (3.700 circa) e raid aerei israeliani (4.870), oltre a qualche limitata incursione di Tsahal ne

Il punto sulla situazione umanitaria a Gaza

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GAZA- 25 agosto 2014. Facciate crivellate dai proiettili, case ed edifici crollati, tetti squarciati. Nella Striscia di Gaza, pochi sono i quartieri che sono stati risparmiati dai combattimenti e dai bombardamenti che continuano a imperversare. Facciamo il punto seguendo l’ultimo rapporto OCHA, l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite. Mentre dall’altra parte del confine, il 70% degli israeliani ha lasciato le case per disertare la zona che è sotto il costante lancio di razzi, Gaza è un paesaggio devastato. Molte migliaia di case, ospedali, negozi e magazzini sono stati rasi al suolo. Questi sono più che semplici muri da ricostruire . La sensazione di costante paura, la perdita dei parenti, le atrocità viste o sperimentate, hanno duramente segnato gli animi. Per gli esperti che operano nei servizi psicosociali palestinesi, nella Mezzaluna Rossa, la Caritas, il CRS (Catholic Relief Services) e altre organizzazioni umanitarie, b

Uri Avnery : Hamas e la Paranoia di Israele

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  Hamas e la Paranoia di Israele Di Uri Avnery Tel Aviv non ha la metropolitana. Se ne discute da decenni. Un sindaco dopo l’altro l’hanno promessa. Comunque, fino a oggi la metro non c’e’. Quando l’esercito Israeliano e’ entrato nella Striscia di Gaza e ha scoperto un sistema incredibile di gallerie sotterranee, un’idea ha cominciato a prendere forma: perche’ non invitare Hamas a costruire la metro di Tel Aviv? Hanno l’esperienza, la tecnologia, i piani e la manodopera. Ma questa guerra non e’ una barzelletta. E’ una tragedia terribile. Dopo 29 giorni di battaglia (fino a oggi), chi ha vinto? E’ chiaramente troppo presto per trarre conclusioni finali. La tregua non ha retto. Ci vorranno mesi e anni per rendersi conto di tutte le consequenze.  Ma la saggezza popolare Israeliana ha gia’ raggiunto le sue proprie conclusioni: si tratta di un pareggio. Queste conclusioni, di per se’, sono quasi un miracolo. Per un mese intero i cittadini Israeliani sono st

Roger Waters, dei Pink Floyd: perché la perversione morale della posizione degli Stati Uniti a Gaza è scioccante

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Roger Waters, dei Pink Floyd: perché la perversione morale della posizione degli Stati Uniti a Gaza è scioccante Di Roger Waters 26 agosto 2014 Il massacro a Gaza continua dopo il più recente fallimento dei colloqui per il cessate il fuoco e le oltre quattro settimane di bombardamenti sproporzionati da parte di Israele. Con la morte di oltre duemila palestinesi e l’evacuazione di altre migliaia, la complicità del governo americano è stata rivelata al mondo come mai in passato. Tuttavia il mantra ripetuto fino alla nausea dal governo statunitense e anche dai media, rimane lo stesso: Israele ha il diritto di difendersi. La perversione morale della posizione degli Stati Uniti è scioccante. Come può il governo americano chiedere a Israele di stare più attento alla vita dei civili, mentre allo stesso tempo arma e riarma le Forze di Difesa Israeliane in modo che possano infliggere tale devastazione a un popolo imprigionato e occupato? Gli Stati Uniti potrebbero agire per ferma

Due popoli, Due Stati. L’integralismo non li vuole.

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  di Raffaele Crocco  C’è qualcosa da “ola da stadio”, di drammaticamente stonato, negli articoli di alcuni editorialisti italiani, tesi a giustificare sempre e comunque la guerra che Israele ha scatenato contro il territorio di Gaza nelle scorse settimane. Da pacifista benpensante – per usare un termine adottato da molti editorialisti nelle ultime settimane – trovo già poco costruttivo giustificare la guerra in generale, qualunque guerra intendo. Nel caso specifico dell’eterna guerra fra israeliani e palestinesi, come molti altri scrivo conoscendo quella realtà, avendola frequentata. Scrivo non solo senza mettere in discussione il dir

Gaza: intervista al direttore di Ha’aretz

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Ha’aretz è il quotidiano israeliano più letto all’estero, gli articoli della sua edizione online, in particolare quelli di opinionisti come Gideon Levy o Amira Hass, sono stati postati e diffusi nei social network in tutto il mondo durante l’operazione “Protective Edge” a Gaza sollevando molte critiche e polemiche. Di questo e dei negoziati in corso al Cairo tra palestinesi e israeliani abbiamo parlato con il direttore Aluf Benn, nella redazione del giornale a Tel Aviv. Ha’aretz, ci ha detto Aluf Benn, ha contribuito a sollevare “una discussione cruciale sulla libertà di stampa in tempo di guerra”. di Federica Ramacci  I negoziati tra palestinesi e israeliani al Cairo sono ancora in corso. Siamo alla fine dell’operazione militare? I E’ quello che sembra ma è troppo presto per dirlo. Il problema è nei negoziati, che sono il riflesso di un gap impossibile da superare. Come è già successo in passato nei negoziati tra israeliani e palestinesi su questioni come Geru