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Netanyahu crea un nuovo sbarramento sulla strada della pace

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di Jonathan Cook  – 20 gennaio 2014   Prendendo di sorpresa gli osservatori, e dati i molti problemi che  intralciano il progresso dei negoziati di pace in Medio Oriente, Israele e gli Stati Uniti sembrano considerare il rifiuto palestinese di riconoscere Israele come uno stato ebraico l’ostacolo chiave al raggiungimento di qualsiasi accordo. Questa richiesta è relativamente nuova nel processo di pace iniziato nel 2007 – 14 anni dopo che gli Accordi di Oslo avevano originariamente gettato le basi di un cammino che doveva portare all’instaurazione di uno stato palestinese. Nel 1993, nel periodo precedente la firma degli accordi, Yasser Arafat, il deceduto leader palestinese, scrisse una lettera a Yitzak Rabin, primo ministro di Israele di quel tempo, in cui riconosceva ufficialmente Israele. In cambio, Rabin riconobbe l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), quale rappresentante del popolo palestinese. Tuttavia, questo riconoscimento non se

Tunisia: NUOVA COSTITUZIONE, UN PASSO VERSO IL FUTURO (Intervista)

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Parità tra uomo e donna, libertà di culto e di coscienza, affermazione dei diritti civili e indipendenza della magistratura: sono alcuni dei capisaldi della nuova Costituzione tunisina, approvata dal parlamento dopo una lunga crisi politica, e acclamata come un “possibile modello” per l’intero mondo arabo. Una svolta che precede l’attesa nomina di un governo di consenso, guidato dal premier Mehdi Jomaa, incaricato di traghettare il paese verso nuove elezioni politiche. La MISNA ne ha parlato con padre Ramon Echevarria, missionario dei Padri Bianchi e vicario della diocesi di Tunisi. Dopo mesi di stallo, la Tunisia sembra aver intrapreso la strada giusta. Come valuta gli sviluppi degli ultimi giorni? “Aver fatto la Costituzione è un buon primo passo. Finalmente il paese sembra essere uscito da quella impasse in cui era piombato da mesi, grazie alla buona volontà di diverse parti sociali e politiche e questo, in un momento così critico, è im

Israele, tra costruzione e distruzione

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  di Roberto Prinzi Roma, 28 gennaio 2014, Nena News - Brutte notizie per i palestinesi. La Corte Suprema israeliana ha respinto domenica un appello contro la costruzione di una autostrada a sei corsie che taglierà in due il quartiere di Beit Safafa (Gerusalemme est). Lo scorso febbraio la Corte Distrettuale di Gerusalemme aveva già respinto una petizione firmata dai cittadini del quartiere in cui veniva denunciata l'ennesima violazione israeliana in terra palestinese. A giugno poi la Corte aveva però imposto a Tel Aviv di trovare una soluzione ai problemi di trasporto che la realizzazione dell'autostrada avrebbe arrecato ai residenti. La municipalità di Gerusalemme aveva inoltre dichiarato alla Corte Suprema che il progetto aveva trovato d'accordo i cittadini del quartiere. "Pura falsità" avevano ribattuto i palestinesi che avevano chiesto alla Corte Suprema di ignorare il rapporto dell'incontro avvenuto

Ecco May Golan, il nuovo volto dell’ultradestra israeliana

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Falafel cafè Voci e suoni da Israele e West Bank Ecco May Golan, il nuovo volto dell’ultradestra israeliana May Golan (foto da Facebook) C’è chi la definisce la nuova stella dell’ultradestra israeliana. Chi parla di lei come di una pazza, fanatica, che vede stupri ovunque. E c’è chi, senza sfiorare gli eccessi, mette in guardia più dalla sua bellezza che da quello che dice. Tanto da definirla il simbolo della nuova xenofobia che avanza nello Stato ebraico: il razzismo ignorante, senza senso, ma comunque elegante e con il volto di una ragazza perbene. L’unica cosa certa, per ora, è che lei, May Golan , si sta facendo largo tra i partiti. Nata a Tel Aviv e «cresciuta nel cuore del sud» della città – come scrive lei stessa sul suo sito – ha fatto per un po’ la giornalista, poi ha pensato che era meglio fare politica. E così, negli anni, inizia a farsi notare per le sue manifestazioni in difesa dell’ebraicità dello Stato, fino a

Il futuro di ieri : Avraham Burg sul nuovo libro di Ari Shavit

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   Sintesi personale "La mia terra promessa" di Ari Shavit è il miglior libro scritto in questi ultimi anni sul calante impero sionista . Il libro traccia un quadro toccante e doloroso , delicatamente critico della narrazione sionista . Si pretende di rappresentare e comprendere , in maniera apartitica responsabile , la totalità di Israele  che non è più totalmente sionista .  Questa è una storia che inizia con grandi speranze  e alla fine pone un punto interrogativo immenso Per consentire di condividere questo lungo e tortuoso cammino del sionismo , dai sogni ai dubbi , Shavit , un anziano scrittore e giornalista di Haaretz , presta i lettori ... se stesso . Questa è una storia che è scritta per lo più in prima persona  dove  continua a riferire in prima persona gli eventi di cui egli stesso fu testimone , sia come cittadino ,bambino , soldato , attivista per la pace , padre preoccupato  o come uno dei giornalisti più importanti di Israele . A l suo apice , questo "

The future of yesterday: Avraham Burg on Ari Shavit's new book

My Promised Land: The Triumph and Tragedy of Israel,” by Ari Shavit, Spiegel & Grau / Random House, 464 pages, $28 Ari Shavit’s “My Promised Land” is the best book written in recent years about the waning Zionist empire. The book draws a touching and painful picture, highly sympathetic and gently critical, of the Zionist narrative. It purports to depict and encompass, in a responsible, nonpartisan manner, the Israeli totality, which is no longer wholly Zionist. For the real-world, Israel hardly resembles the establishmentarian, traditional Zionism of Shavit and his yearnings. This is a story and a book that begin with high hopes, and end under an immense question mark. Shavit, as a gifted writer, both attentive and opinionated, takes the reader on a personal journey across the length and breadth of Zionist history. At times he swoops past years, events, people and places, and at times he pauses unhurriedly and probes into the depths of understanding and insight. To allow us

Scarlett Johansson non può promuovere sia i diritti umani che la violazione degli stessi, Stop Sodastream scrive a Oxfam Italia

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Cara Oxfam Italia, vi scriviamo come campagna Stop Sodastream in merito ad una questione che riguarda la vostra organizzazione a livello internazionale. L’attrice statunitense Scarlett Johansson, ambasciatrice Oxfam dal 2007, ha di recente firmato un contratto per diventare la nuova “ambasciatrice globale” per la ditta israeliana Sodastream. Come ben sapete questa azienda è al centro di un boicottaggio internazionale poiché trae profitto dall’occupazione dei Territori Palestinesi e dal regime di apartheid imposto da Israele in quanto la sua principale fabbrica è a Ma’aleh Adumim, uno degli insediamenti israeliani in territorio palestinese occupato che sono illegali secondo il diritto internazionale. Già nel 2012 vi avevamo scritto perché un'altra “ambasciatrice” per Sodastream, Paola Maugeri, era stata coinvolta in una vostra campagna. In quell’occasione, avete dimostrato grande coerenza con la politica di ferma condanna di Oxfam per quanto riguarda gli insediamenti israelia