Ecco May Golan, il nuovo volto dell’ultradestra israeliana
C’è chi la
definisce la nuova stella dell’ultradestra israeliana. Chi parla di lei
come di una pazza, fanatica, che vede stupri ovunque. E c’è chi, senza
sfiorare gli eccessi, mette in guardia più dalla sua bellezza che da
quello che dice. Tanto da definirla il simbolo della nuova xenofobia che
avanza nello Stato ebraico: il razzismo ignorante, senza senso, ma
comunque elegante e con il volto di una ragazza perbene.
L’unica cosa certa, per ora, è che lei, May Golan,
si sta facendo largo tra i partiti. Nata a Tel Aviv e «cresciuta nel
cuore del sud» della città – come scrive lei stessa sul suo sito – ha
fatto per un po’ la giornalista, poi ha pensato che era meglio fare
politica. E così, negli anni, inizia a farsi notare per le sue
manifestazioni in difesa dell’ebraicità dello Stato, fino a candidarsi
alle elezioni del 2013 con Otzma LeYisrael (Forza Israele), una
formazione ultranazionalista che ha preso meno del 2% e non è riuscita a
entrare alla Knesset, il parlamento.
Ma lei, May,
s’era fatta già un nome, eccome. E ora non solo interviene a tutte le
manifestazioni contro i migranti presenti nel Paese. Ma ha anche creato
un’organizzazione non governativa, «Fondazione per la salvezza
d’Israele», che ormai è il punto di riferimento per chi – al di fuori
dai circuiti religiosi e degli insediamenti in Cisgiordania – ha il
cuore a sinistra, ma che batte decisamente a destra.
Al Likud, il
partito del premier Benjamin Netanyahu, la vorrebbero subito. Tanto che
non è raro vedere interventi o video che riconducono all’attività su
strada della Golan. E lei, del resto, ha strizzato l’occhio alla
formazione di governo più d’una volta. L’ultima poco tempo fa, quando ha
appoggiato il candidato del Likud per la poltrona di sindaco di Tel
Aviv.
Ma May è
anche enorme fonte d’imbarazzo per chi vorrebbe candidarla alle prossime
elezioni. La ragazza non le manda a dire. E di diplomatico ha poco o
nulla. Non si fa problemi ad accusare i migranti africani – il suo
principale bersaglio – «stupratori, assassini, criminali nati e
distruttori dello Stato ebraico». E a chi le rinfaccia il fatto di
essere razzista lei ribatte: «Sono orgogliosa di esserlo» (nel video più in alto, dal minuto 4.10).
L’ha fatto in privato. E in pubblico, come durante una manifestazione
anti-immigrati dell’ottobre 2012. Le sue parole da allora sono su
YouTube. Così come l’invito alle autorità centrali perché procedano con
«l’espulsione di tutti gli africani dal suolo ebraico».
La sua
ostilità nei confronti di chi non è ebreo non si ferma nemmeno davanti
ai suoi stessi connazionali. Tanto che, a un tizio che contestava le sue
idee estremiste, May Golan ha replicato decisa (nel video sopra, dal minuto 6.00): «Spero tu possa venire stuprato sulla tua tomba, così come vengono stuprate le donne».
© Leonard Berberi
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