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Olocausto : Vittimismo e isterismo israeliano di Yitzhak Laor

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  Sintesi personale Chiunque sia stato testimone di isteria di massa sul campo di calcio , per strada o su Facebook  avrà notato  elementi tipici di  un comportamento psicotico :  i ndividui timidi diventano improvvisamente  persone violente  urlano e gridono . C'è sete di potere , un nemico , una vittima ,  violenza e solidarietà . Questo è ciò che sembrava Internet  , per esempio, durante l'attacco a Gaza da parte dell'IDF  un anno fa . Persone che avevi conosciuto prima della guerra  pacifisti ,  anti- Bibi, diventarono improvvisamente selvaggi postando le foto della "distruzione " provocata da un razzo a Rishon Letzion o Ashdod  e  rasentando la  folla . E chi beneficia di tali psicosi ? Propagandisti di strada , politici , copywriter , poeti di seconda categoria e, naturalmente, i mezzi di informazione .  Il costante senso di vittimizzazione è ciò che conferisce questa debolezza  agli individui ,  che crea la rabbia della fol

Una legge contro il negazionismo? da Una Città

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  Una Città   Una legge contro il negazionismo? Circa sei anni fa fummo i promotori di un appello, che raccolse l’adesione di circa duecento storici, che voleva impedire l’approvazione della legge che intendeva punire la negazione della Shoah e dei genocidi. L’anno scorso è stato riproposto un disegno di legge analogo e in questi giorni il Parlamento, sull’onda delle emozioni suscitate dall’anniversario del rastrellamento nazista del Ghetto di Roma e del funerale di Priebke, sembra intenzionato ad approvare al più presto un testo che, molto più genericamente, condanna “chiunque nega l’esistenza di crimini di guerra o di genocidio o contro l’umanità”.Perché, come cittadini e come storici, continuiamo a essere contro una simile legge? Innanzitutto perché essa è ambigua, di difficile interpretazione e di ancor più difficile attuazione. Sulla definzione di genocidio e su quali siano stati i genocidi nella storia, tranne qualche caso, non vi è accordo neppure tra

Moni Ovadia : l'infamia della falsa retorica

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Voce d'Autore (L'Unità) di sabato 19 ottobre L'infamia della falsa retorica Moni Ovadia (Pagina Ufficiale) Lo scorso mercoledì, ricorreva il settantesimo anniversario della deportazione degli ebrei romani dal ghetto ebraico dell'Urbe. L'azione programmata dalla metodicità nazista, avvenne al cospetto della popolazione stordita e sotto le finestre del Vaticano. La deportazione era stata preceduta da una delle tipiche messe in ... scena dei nazisti, ovvero la richiesta, da parte delle autorità naziste alla comunità ebraica capitolina, di fornire cinquanta chili d'oro alle "affamate" casse del Reich per evitare la deportazione stessa che come prevedibile vigliaccamente fu messa in atto ugualmente. Il ricordo di questo tragico evento, ha visto molte commemorazioni alle quali ha partecipato anche il Presidente Giorgio Napolitano insieme ad altre autorità e personalità della politica in occasione della cerimonia tenuta nella sinagoga princip

L'israeliano che promette di continuare ad andare in prigione fino al rilascio degli africani

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By David Sheen Ido Naveh esce dal tribunale Be'er Sheva, dopo essere stato rilasciato il 4 ottobre 2013. (Foto: David Sheen)    Meet the Israeli who vows to keep going to jail until Africans are released SINTESI Personale  Molti israeliani possono sostenere gli sforzi del loro governo per mantenere i richiedenti asilo non ebrei dall'Africa  al di là dei confini del paese. Nelle ultime settimane, però, un uomo ha ripetutamente provocato i funzionari del centro di detenzione  Ido Naveh di Gerusalemme è stato arrestato almeno tre volte nell'ultimo mese per una veglia non violenta al di fuori di Saharonim , centro di detenzione nel deserto di Israele dove  sono imprigionate migliaia di africani dal Giugno 2012 senza  essere stati sottoposti ad alcun procedimento legale, La Suprema Corte il mese scorso ha annullato l' emendamento che autorizza la loro detenzione e ha ordinatoallo  stato di rilasciare tutti i richiedenti asilo entro 90 giorni

Le osservazioni più imbarazzanti e imperiose di sempre riguardo ai droni

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  19 ottobre 2013   Le osservazioni più imbarazzanti e imperiose di sempre riguardo ai droni Le osservazioni arrivano da Malala e dall’ONU, rispettivamente. Il Presidente Obama ha invitato Malala Yousafai, una ragazza pachistana sostenitrice dell’istruzione per le ragazze, a un incontro con la sua famiglia. E con prontezza Malala ha spiegato che quello che Obama sta facendo va contro il  programma che lei ha in mente e alimenta il terrorismo. Malala è una vittima della violenza in Pakistan; infatti è stata assalita da fanatici religiosi che si oppongono alla sua opera. Forse però Obama non si aspettava che lei parlasse chiaramente conto altre forme di violenza nel suo paese. Malala ha raccontato: “Ho espresso anche le mie preoccupazioni che gli attacchi con i droni alimentino il terrorismo. Vittime innocenti vengono uccise in  queste azioni che portano al risentimento tra la gente del Pakistan. Se concentriamo di nuovo o nostri sforzi sull’istruzione, questo a

Foto: Festa del sacrificio in Area C

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di Alternative Information Center Samiha e Suleiman Shalalda vivono con i loro cinque figli in una tenda ai margini del deserto della Valle del Giordano da cui si scorge il Mar Morto in lontananza. Nel primo giorno di Eid Al-Adha, la festa del sacrificio, la tenda si riempie di risate, cibo e doni portati dalle persone in visita. Secondo la tradizione musulmana, si festeggia il sacrificio sostitutivo effettuato con un agnello da Abramo, disposto a sacrificare il suo figlio Ismaele a Dio prima di venire fermato.                  In occasione dell’ Eid Al Adha, Andalib Shalalda si è vestita elegantemente e sta chiudendo il recinto del bestiame per la notte. La sua famiglia di 7 membri da più di dieci anni vive in una tenda, poiché la loro casa è stata demolita dalle autorità israeliane. Al tramonto le montagne giordane che si ergono all’orizzonte si colorano di pastello, il pane azzimo cotto sulla fiamma viene farcito con carne di pecora alla griglia che è stata mac

RABBINI PER I DIRITTI UMANI: i settler di Yizhar aggreddiscono contadini palestinesi e volontari(foto) durante la raccolta delle olive

    album di Rabbis for Human Rights .   http://rhr.org.il/eng/2013/10/ olive-tree-vandalization-summar y/          1 Foto scattate presso Burin, West Bank While harvesting olives, Palestinian farmers and RHR volunteers were attacked by masked Jewish extremists wielding metal clubs. The assailants appeared to have come from the settlement Yitzhar. Four were injured, two Palestinians and two Jewish Israelis, one of which was a 71 year old man. None of the injuries were severe. photo credit: Yesh Din    2   Civili israeliani di   Yitzhar   di nuovo hanno attaccato i volontari e  gli agricoltori palestinesi di Burin sulle loro terre   . Questa volta hanno aggredito con una sbarra di ferro .      Non dobbiamo arrenderci e non possiamo tornare indietro perchè ci sono troppo pochi volontari         Non dobbiamo arrenderci e non possiamo tornare indietro perchè ci sono troppo pochi volontari    Non possiamo cedere alla paura ,all'odio , alla profanazione del nome

Israele: aliya in massa degli ebrei indiani nonostante i dubbi sulla loro ascendenza.

   Sintesi personale Circa 2.000 Bnei Menashe  vivono in Israele, altri 5000 sono in attesa di emigrare. Questa settimana, il governo israeliano ha dato l'approvazione a 899  ebrei indiani del Bnei Menashe di venire in Israele.   Alla comunità è stato permesso di muoversi in massa nonostante sussistano dubbi  sulla loro discendenza  ebraica  da parte di politici ed esperti.. "Questo è un bluff", ha detto Avraham Poraz, un ex ministro degli interni israeliano che aveva temporaneamente fermato  l'immigazione dei Bnei Menashe  un decennio fa. "Non hanno alcun collegamento con l'ebraismo."   A  differenza del Falash , la cui immigrazione, assorbimento e  conversione al giudaismo sono state in gran parte organizzato e finanziato dal governo e dall' 'Agenzia Ebraica, l'immigrazione dei Bnei Menashe è stata  interamente organizzata e finanziata da un'organizzazione privata - Shavei Israel che si propone di porta

Gerusalemme : posti di blocco impediscono la libertà di movimento agli arabi residenti

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  di Allison Deger 18 Ottobre 2013  S intesi personale   A Gerusalemme  ci sono installazioni militari di filo spinato a cinque corsie, tornelli di metallo, cancellate . Una scatola  con un pulsante   avvisa l'esercito israeliano quando i pedoni vogliono passare, a volte le guardie rispondono al ronzio del pulsante,  altre volte no e il checkpoint  rimane  bloccato. Benvenuti al valico di a-Zeitim, una delle divisioni più recenti all'interno di Gerusalemme,sebbene questa città  sia considerata una capitale indivisa  dove  ebrei e israeliani possono muoversi liberamente da quartiere a quartiere.  Il posto di blocco obbliga,in realtà,  i palestinesi ad attraversare un corridoio difficile quando vanno da Abu Dis ad At-Tur. Le due aree, una volta erano quartieri adiacenti, come il Greenwich Village e Chelsea, ma ora i titolari di ID di Gerusalemme (un status speciale per i residenti palestinesi di Gerusalemme che non sono nè cittadini di Israele, né della Cisgio

Onu, il gran rifiuto dei sauditi

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  di Emma Mancini Onu, il gran rifiuto dei sauditi Usa-Arabia Saudita:alleanza in crisi ma non troppo Roma, 19 ottobre 2013, Nena News - Ieri, con una mossa a sorpresa, l'Arabia Saudita ha rinunciato ad una poltrona al tavolo del Consiglio di Sicurezza Onu, tra i cinque paesi in carica per due anni. Ma appena 24 ore dopo la nomina il Paese ha detto di no. Una decisione senza precedenti che ha causato non pochi mal di pancia tra la comunità internazionale. Ufficialmente il "gran rifiuto" saudita è stato giustificato dal governo con l'incapacità delle Nazioni Unite - Consiglio di Sicurezza in testa - a venire a capo dei conflitti globali, in particolare di quelli che destabilizzano il Medio Oriente. Alla monarchia saudita, alleata di ferro e di lungo corso degli Stati Uniti, non è andata giù la rinuncia ad un intervento esterno contro la Siria, per il quale si era spesa per due anni e mezzo, brandendo la spada delle sanzioni e lanciando la Lega

Perfino la Banca mondiale lo capisce: si sta facendo sparire la Palestina

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0 Perfino la Banca mondiale lo capisce: si sta facendo sparire la Palestina Di Jonathan Cook !8 ottobre 2013 Due recenti immagini sintetizzano il messaggio che sta dietro le asciutte statistiche del rapporto diffuso la settimana scorsa dalla Banca mondiale sullo stato dell’economia palestinese. La prima è un manifesto fatto dal gruppo Visualising Palestine  (Immaginare la Palestina) che mostra un’immagine di Central Park inspiegabilmente privo di alberi. Tra i grattacieli di New York, gli alberi del parco sono stati tranciati dalle ruspe. Una didascalia rivela che fino dall’occupazione del 1967, Israele ha sradicato 800.000 alberi di ulivo appartenenti ai palestinesi, abbastanza per riempire 33 Central Park. La seconda, una fotografia largamente pubblicata il mese scorso a Israele, è quella di una diplomatica francese distesa di schiena per terra che fissa i soldati che la circondano  con le pisto