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Amira Hass: Ordine di sfratto

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  Ordine di sfratto Eravamo quattro israeliani in visita a una comunità remota di pastori e agricoltori alle prese con un ordine di sfratto tra le colline a sud di Hebron, in Cisgiordania. Eravamo quattro israeliani in visita a una comunità remota che non si trova neanche sulle mappe. È sempre la stessa storia: una comunità di pastori e agricoltori alle prese con un ordine di sfratto, in questo caso tra le colline a sud di Hebron, in Cisgiordania. Gli anziani della comunità, delle famiglie Battat e A Tel, sono nati nelle grotte di queste colline, tra le rovine di un insediamento bizantino-musulmano. Oggi quei resti archeologici hanno convinto le autorità israeliane a chiedere alla comunità di abbandonare le loro case di pietra e le loro tende. È la legge dell’occupazione: gli esseri umani non contano niente. Quando siamo arrivati faceva un caldo secco, e il vento entrava nelle case. “Meglio dell’aria condizionata”, ha detto Abu Raed, 59 anni. Nonostant

Attiviste israeliane sostituiscono i minacciosi segnali militari con messaggi alternativi di pace

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  di Haggai Matar 26 luglio 2013 TESTO DEL CARTELLONE DELL'ESERCITO             TESTO DELLE ATTIVISTE ISRAELIANE   Questa strada conduce nella zona "A"  Le donne dicono no alle regole dell'occupazione   Sotto l'Autorità Palestinese                     Zona civile ; vietato l'ingresso all'esercito!   E' vietato l'ingresso per i                         Questa strada conduce ai   Cittadini israeliani ,                                      Villaggi palestinesi     Pericolo per la vostra vita                        Civili israeliani, non abbiate paura!   E contrario alla legge israeliana.             Venite e visitate i villaggi palestinesi                                                                        Rifiutatevi di essere nemici! Da molti anni ormai, tutte le strade che partono dalle autostrade principali della Cisgiordania, controllate dagli israeliani e dirette verso villaggi e città palestinesi sono dominate da

Paola Caridi : articoli mese di Luglio da invisiblearabs

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Dei morti di serie B e dell’imbarazzo July 28th, 2013 - 4:34 pm ShareCresce l’imbarazzo internazionale sui sanguinosi scontri di venerdì e sabato al Cairo e ad Alessandria. Cresce l’imbarazzo soprattutto dopo l’ammissione, da parte del ministero della sanità egiziano, che al sit in dei Fratelli Musulmani al Cairo sono stati uccise decine di persone da parte delle forze di sicurezza. Almeno 72, dicono le fonti governative, assieme agli otto morti ad Alessandria. Un massacro, accusano gli islamisti che da un mese protestano a Raba El Adawiya e che parlano di almeno cento morti e di migliaia di feriti, non solo – come dice l’esercito – da lacrimogeni, ma da proiettili. È la dichiarazione del segretario di stato americano John Kerry a dare la misura del l’imbarazzo internazionale. Stop alle violenze. Rispetto per le proteste pacifiche, compresi i sit in in corso, da parte delle forze di sicurezza. Indagine indipendente sugli scontri di venerdì e sabato. Proces

Ne sono stati uccisi quattro? Oppure nove? In Egitto le morti continuano ad accumularsi e pochi vi prestano attenzione

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  1  Ne sono stati uccisi quattro? Oppure nove? In Egitto i morti continuano ad accumularsi e pochi vi prestano  attenzione Di Robert Fisk 25 luglio 2013 Isra Lufti aveva soltanto 15 anni e gli uomini di fianco alla tenda di color azzurro cobalto dove è morta indicavano le macchie di sangue sulla stuoia con una specie di indifferenza. “Stava scappando dalla sparatoria ed ecco dove è entrato il proiettile,” ha detto uno di loro, indicando il   nitido bucherello nel telo di plastica scadente della tenda. Chiunque abbia sparato contro l’accampamento della Fratellanza Musulmana a Giza all’alba di ieri mattina, è scappato, come al solito. Lui – o loro – sparavano probabilmente dai  campi sportivi  dell’Università del Cairo. In effetti proprio di fronte al luogo del martirio di Isra si erge la grande sala con la cupola, dove, quattro anni fa Obama ha chiesto al mondo musulmano di perdonare i peccati di George W. Bush. Anche quattro membri della Fratellanza hanno trovat

Il villaggio di Qaryut e la colonia limitrofa di Gul

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Stop The Wall 25.07.2013 http://www.stopthewall.org/2013/07/25/fact-sheet-village-qaryut-and-surrounding-gul-settlement Il villaggio di Qaryut e la colonia limitrofa di Gul   Scheda Informativa della Palestinian Grassroots Anti-apartheid Wall Campaign Il governo di occupazione porta avanti il processo di pulizia etnica nei territori palestinesi sotto lo sguardo del resto del mondo. L’espansione delle colonie avviene a ritmo serrato accanto alla confisca delle terre e gli attacchi quotidiani da parte dell’esercito israeliano e dei coloni contro i cittadini palestinesi e le loro proprietà. Secondo i piani strutturali delle colonie, queste si estendono su di un’area di circa 485 kmq, che costituisce l’8,5% della superficie della West Bank (5.760kmq). La superficie totale del territorio controllato dai militari israeliani è di 49 kmq che rappresenta circa l’1% dell’estensione della West Bank, e la dimens

La comunità internazionale mette in pericolo la pace di Sergio Yahni

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AIC – Alternative Information Center 23.07.2013   http://www.alternativenews.org/english/index.php/politics/opinions/6807-international-communitary-endangers-peace-process.html     La comunità internazionale mette in pericolo la pace La via verso la pace non emergerà dalle tentazioni del realismo politico, un approccio che ha fallito continuamente nei processi di decolonizzazione. I palestinese non rinunceranno alle loro richieste, come non rinunciarono i vietnamiti, gli algerini e i sudafricani. La via verso la pace nel conflitto israelo-palestinese bypassa le politiche volte a minimizzare i rischi e massimizzare i benefici all’interno di una data relazione di potere. La pace sarà la conseguenza dell’adozione di un approccio basato sui diritti, nel quale il concetto di diritto è chiaramente definito e non negoziabile.   di Sergio Yahni Nonostante 20 anni di negoziati pesantemente sovvenzionati, non c’è

Palestina. “Gaza 36mm”, ascesa e fine del cinema gazawi

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Palestina. “Gaza 36mm”, ascesa e fine del cinema gazawi Un documentario racconta come, in questa striscia di mondo, la settima arte sia stata eliminata nel giro di 20 anni. Ma anche di quando le sale erano affollate, e Gaza City ospitava la più grande del mondo arabo. Gaza 36mm è piccolo gioiello, per estetica e contenuti. Opera prima come produttore di Ibrahim Yaghi, è stato diretto da Khalil Almuzain, con la collaborazione e partecipazione dei due fratelli Ahmed e Mohamed Abu Nasser, in arte Tarzan & Arab, anche loro attori-registi. L’idea di un documentario sul cinema a Gaza, nasce da alcune constatazioni. Primo: di cinema, a Gaza, non ce ne sono. Secondo, la popolazione della Striscia è divisa in due categorie: chi è nato prima degli anni ’80, ed ha potuto sperimentare il gusto di entrare nel buio di una sala cinematografica; e chi dopo, e in un cinema non ha mai messo piede. La terza, più che una constatazione è una frustrazione: