Post

Moni Ovadia : Antisemitismo Fatti e opinioni

Immagine
Un paio di settimane fa Umberto de Giovannangeli dava conto su questo giornale di attacchi razzisti scatenati in Israele contro immigranti africani. Gli attacchi ai limiti del pogrom hanno avuto luogo, incredibile a udirsi, nei sobborghi di Tel Aviv, la laicissima città della Israele più colta e moderna, città della movida, del buon vivere all’occidentale. La teppaglia che ha scatenato i raid contro esseri umani, colpevoli solo di essere quello che sono, era composta da oltranzisti della destra israeliana, laica e religiosa. Anche i leader della odiosa campagna xenofoba sono israeliani, non arabi, quindi ebrei. La domanda che si impone con urgenza è: «Si può essere israeliani, ebrei e razzisti?» La risposta è: «Ma certo! Eccome!». Qualche lustro fa una simile domanda e una simile risposta sarebbero state scandalose in quanto tali, si sarebbero trovati esponenti autorevoli delle comunità ebraiche della diaspora (e si trovano ancora) pronti a lanciare anatemi contro chi

IL Parlamento Europeo sostiene la candidatura della Palestina come stato osservatore alle Nazioni Unite

Immagine
IL VOTO DEL 29 NOVEMBRE NON E’ SOLO SIMBOLICO   IL Parlamento Europeo sostiene la candidatura della Palestina come stato osservatore alle Nazioni Unite Nel silenzio dei media, il Parlamento Europeo ha approvato ieri un paragrafo di una risoluzione con cui si dichiara il sostegno alla candidatura della Palestina, come Stato non membro osservatore permanente, alle Nazioni Unite. La risoluzione, proposta dai verdi, è stata approvata a larghissima maggioranza: 447 voti a favore, 113 contrari e 65 astensioni. La richiesta a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina come osservatore all’assemblea delle Onu sarà presentata dal presidente dell’ANP, Mahmoud Abbas, il 29 novembre. Una data importante che coincide con la data della spartizione della Palestina, nel 1947. Per molti – per chi punta il dito contro la non efficacia delle Nazioni Unite, visto anche il sistematico ignorare, da parte di Israele e senza alcuna conseguenza, di tutte le risoluzioni Onu che ne c

Dietro le quinte dell’accettazione israeliana della tregua di Gaza

Immagine
  Dietro le quinte dell’accettazione israeliana della tregua di Gaza Barak Ravid – 24 novembre 2012 La decisione israeliana di accettare l’accordo per il cessate il fuoco mediato dall’Egitto è stata presa dopo due giorni di feroci dispute all’interno del triumvirato dei principali ministri israeliani che hanno diretto l’operazione di Gaza e all’interno del più esteso Comitato dei Nove. Da quando è stata lanciata l’Operazione Pilastro di Difesa mercoledì della settimana scorsa, il Vertice di Tre – comprendente il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della difesa Ehud Barak e il ministro degli esteri Avigdor Lieberman – si è riunito ogni sera per discutere della continuazione della guerra e per autorizzare piani operativi e bersagli da attaccare il giorno successivo. Negli ultimi tre giorni la maggior parte delle discussioni ha avuto per oggetto gli sforzi egiziani per raggiungere un cessate il fuoco. Nella riunione di martedì, appena prima che arrivass

Connie Hackbarth : Appello all'UNICEF: chi sostiene gli attacchi contro Gaza non può difendere i bambini

Immagine
  udy Shalom Nir-Mozes, presidentessa dell'UNICEF in Israele, ha sostenuto l'Operazione israeliana Pillar of Defence contro i palestinesi della Striscia di Gaza, un'operazione in cui il 27% delle vittime ed il 35% dei feriti civili sono stati bambini. Nir-Mozes, la settimana scorsa su un social media: “Amo l'affermazione che 'loro hanno sparato sui nostri bambini e si sono nascosti dietro i loro bambini' - poveri perdenti". Dite all'UNICEF che tali persone non possono avvocare i diritti dei propri bambini. Judy Shalom Nir-Mozes è la presidentessa dell'UNICEF in Israele, l'agenzia locale del Fondo delle Nazioni Unite per i Bambini, l'organismo internazionale la cui missione è di “aiutare a costruire un mondo in cui i diritti di ogni bambini siano realizzati”. Il motto dell

Guerra di Gaza, vincono i bugiardi

Immagine
  La guerra di Gaza disvela il regno dei bugiardi: lo guida Obama, il re dei re bugiardi. Ma con lui ci sono tutti insieme appassionatamente: da Netanyahu a Meshaal. d i  Hisham Abdallah Ogni volta che mi capita di leggere, guardare o sentire qualche dirigente, locale o internazionale, che fa una dichiarazione sul conflitto israelo-palestinese, mi convinco ancor di più che ha ragione lo scrittore siriano Hanna Mina, per il quale "il linguaggio è un'invenzione per nascondere le vere sensazioni dell'uomo." Questi giorni testimoniano che questa teoria è purtroppo fondatissima, basta dare un'occhiata alla questione israelo-palestinese per scoprire che viviamo in un regno di bugie e di bugiardi, fatto di statunitensi, europei, israeliani, palestinesi, e arabi ovviamente. Cominciamo con Obama, che ha subito scandito "il diritto di Israele a difendersi" dagli attacchi di Hamas, il movimento islamista palestinese. Bene, questa non sembra u

Le bombe, poi la tregua annunciano l’apertura della stagione elettorale di Robert Fisk

Immagine
Le bombe, poi la tregua annunciano l’apertura della stagione elettorale 24 novembre 2012 Per che cosa è stato fatto tutto questo? Il neonato  di 11 mesi ucciso con tutta la sua famiglia da un pilota israeliano, i circa 150 palestinesi morti – due terzi di erano civili – i 6 morti israeliani, i 1.500 attacchi aerei contro  Gaza, i 1.500 razzi contro Israele. Che simmetria spaventosa! Ma tutto questo – e dimentichiamo i miliardi di dollari di armi spesi da Israele – per un cessate il fuoco?  Non un trattato di pace, soltanto una tregua. Prima della prossima guerra di Gaza. I cinici abbondano a Israele, e non senza ragione. “Fine di un’operazione militare, inizio di una campagna elettorale” era un titolo sul ‘Jerusalem Post’  di ieri – quantunque sia un giornale che ha dato il suo solito appoggio alla guerra a Gaza. Certamente, però, la campagna di  Benjamin Netanyahu per le elezioni di gennaio è iniziata nel momento che ha ordinato l’assassinio di Ahmed al-Jab

Speciale donne/ Iran. Storie dal braccio 209

Immagine
  Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne raccontiamo cinque storie di prigioniere di coscienza in Iran: Nasrin, Bahareh, Masha, Jila e Shiva. Detenute nel ‘braccio 209’ del carcere di Evin, a Teheran, per aver avuto il coraggio di raccontare le violazioni dei diritti umani nel loro paese.  di Cecilia Dalla Negra*  La chiamano “l’Università di Evin”, per il numero di insegnanti e intellettuali dissidenti che vi sono stati rinchiusi nel corso degli anni, per aver osato sfidare il regime in Iran. È il carcere di Evin, a nord di Teheran, costruito nel 1972 ai piedi dei monti Alborz sotto il regno dello shah Mohamed Reza Palahvi . Sulla carta doveva essere un centro di detenzione temporaneo per i prigionieri in attesa di giudizio, che sarebbero stati poi dislocati verso altre carceri. Ma sin dalla rivoluzione del 1979 ha visto passare migliaia di detenuti politici, oppositori e prigionieri di coscienza tra le sue mura . Diventando tristemente no

Cisgiordania: Oltre 200 palestinesi arrestati in una settimana

Immagine
La tensione resta alta in Cisgiordania: 55 in manette solo ieri notte, raid notturni nelle principali città palestinesi. Con un bilancio finale di 100 feriti e tre morti. di Rossana Zena Betlemme, 22 novembre 2012, Nena News - La tregua è entrata in vigore. Da ieri sera le bombe israeliane non cadono più sopra la Striscia di Gaza . Ma la situazione resta tesa in Cisgiordania, teatro in questi giorni di manifestazioni di protesta in solidarietà con la popolazione gazawi.                                    Dal primo momento dell'aggressione militare contro Gaza, i palestinesi della Cisgiordania hanno espresso la propria piena solidarietà alla Striscia: la rabbia è forte, le immagini che arrivano da Gaza trasformano il rancore in violenza che si riversa contro il Muro e i posti di blocco israeliani. Nei social network, Facebook e Twitter, girano manifesti di unità nazionale che inneggiano a scendere nelle piazze per commemorare le vittime di Gaza. La resistenza popolar