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Youval Diskin , Dagan :"Netanyahu e Barak ingannano Israele sulla guerra all'Iran. E' una follia

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Youval Diskin   ex capo del servizio segreto :"Netanyahu  e Barak ingannano  Israele  sulla guerra all'Iran" 1 Gerusalemme, 28 aprile 2012 - L’ex capo dello Shin Beth, il servizio segreto interno israeliano, Youval Diskin, ha accusato il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Ehud Barak di “ingannare” gli israeliani sull’Iran. Lo hanno riferito i media israeliani. “Credetemi, conosco da vicino queste persone (Netanyahu e Barak), e non penso che siano in grado di gestire una guerra con l’Iran e vincerla... Non ho proprio fiducia in loro”, ha detto Diskin durante una riunione pubblica, secondo il quotidiano Haaretz e la radio militare. “Stanno ingannando il Paese sulla questione dell’Iran. Affermano che se Israele agisce, l’Iran non arriverà ad avere la bomba atomica. Non è vero. Numerosi esperti israeliani affermano che un attacco israeliano accelererà la corsa all’ordigno nucleare dell’Iran”, ha aggiunto Diskin, che ha guidato lo Shin Bet

Gideon Levy : dopo 115 anni il Sionismo deve andare in pensione

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  Sintesi personale Il sionismo ha  già 115 anni, ma avrebbe dovuto andare in pensione dopo la fondazione dello Stato o quanto meno negli anni 62-67 . E' giunto il momenti  di sostituirlo  con qualcosa di più giovane, energico e rilevante. Un  movimento di liberazione nazionale deve, come ogni anziano cittadino,  sapere quando il suo tempo è finito soprattutto se ha raggiunto i suoi obiettivi ed ora tutti  ne abusano derubandone il nome .    Chi è un sionista?  Tutte le risposte sono sbagliate, anche se sono più numerose  (e più ridicole ) dell'altra domanda esistenziale :  chi  è un Ebreo?   La verità è che non c'è una risposta.   Non perché il sionismo non sia stata una giusta causa , anche se inquinato da ingiustizie inutili,  o abbia fallito . Ma il 20 secolo è finito  .  Tutte le domande inquietanti , tutte le sfide sono di competenza dello Stato e della società  e la   loro connessione con il movimento iniziale  non è più rilevante.   Sì, il sion

Primo Ministro Cinese visita Auschwitz

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  Il Primo   Ministro Cinese  ha reso omaggio    alle vittime  di Auschwitz, affermando che  gli insegnamenti tratti da questa tragedia  dovrebbero  aiutare a costruire un mondo più sicuro e a garantire la pace e la dignità :    "La tragedia di Auschwitz è la tragedia di tutta l'umanità  .  La storia ci dimostra  che dobbiamo opporci alla guerra, alla discriminazione razziale e a  ogni forma di criminalità".   Wen ha visitato un crematorio e i  blocchi  IV e V,  dove sono conservati i  beni delle vittime ( inclusi  i capelli, gli abiti e  le valigie vuote.) .  Ha   , inoltre  , visitato la  pittoresca città rinascimentale di Cracovia, incontrandosi  con le autorità locali   e soffermandosi  a chiacchierare con i turisti  che affollavano i giardini e i caffè della piazza China's prime minister visits Auschwitz   Articolo Allegati 1   Israele e Cina: rapporti economici, militari, politici 2   La Comunità ebraica in Cina e la Sinagoga di Shanghai 3 Xinhua.

Egitto :La “necrofilia” legalizzata: cronaca di una bufala

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 La “necrofilia” legalizzata: cronaca di una bufala (egiziana) Per alcuni è già, senza dubbio, necrofilia legalizzata. La legge è stata approvata. Non c'è più niente da fare. I parlamentari egiziani si sono bevuti il cervello. Davvero? Fonti controllate? Verità accertata? Corrispondente allertato? No, no. E dunque? E dunque, per quanto amiamo la blogosfera, ne ammettiamo i limiti. Incappare in una bufala, affondarci con entrambi i piedi, e sguazzarci tanto quanto più è sensazionalista, è facilissimo. Certo, altrettanto veloce e semplice è effettuare un'eventuale smentita. Ma intanto magari sono fioccati a destra e a manca invettive e insulti contro questi barbari arabi. Un sunto:  Al-Arabiya news  pubblica una news scioccante che parla di due proposte di legge al Parlamento egiziano che legalizzerebbero il matrimonio per le ragazze dall'età di 14 anni e i diritti sessuali di un uomo sulla propria moglie fino a sei ore dalla morte della stessa (barbarie definita nell

Israele ha bisogno di simboli nazionali significativi e identificativi per tutti i cittadini . Editoriale di Haaretz

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  Sintesi personale L' Independence Day, "Hatikva" e la bandiera israeliana, sono simboli nazionali e sionisti che celebrano  la nascita di una patria nazionale ebraica in Terra d'Israele.  Independence Day non è una festa per gli arabi israeliani.  64  anni fa  hanno perso la loro terra e il loro onore nazionale e molti hanno  perso i loro cari.   Né è una festa per le  decine di migliaia di ebrei ultra-ortodossi  che si considerano estranei al sionismo  . L'appropriazione dei simboli nazionali da parte di teppisti di destra  che si avvolgono nella bandiera durante le manifestazioni razziste contro gli arabi , ha allontanato altri ebrei israeliani .  La   comunità di Rakefet Misgav  ha deciso  che proprio  il  Memorial Day e la Giornata dell'Indipendenza costituissero  un buon momento per esaminare il rapporto con  la famiglia  araba  Zabidats,  accettata  a Rakefet dopo una lunga battaglia legale . Infatti la commissione  di ammissione inizialmente  a

Amira Hass:Ramallah è indifferente ai 2.000 prigionieri in sciopero della fame

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2 Israele  :PUNITI DETENUTI PALESTINESI IN SCIOPERO DELLA FAME 3   ISRAELE RESPINGE APPELLO PER LIBERAZIONE DUE DETENUTI IN SCIOPERO DELLA FAME 4     Gideon Levy : Netanyahu e le restrizioni sui prigionieri palestinesi   Di Amira Hass   Circa 2.000 prigionieri palestinesi detenuti in varie prigioni israeliane stanno attualmente facendo uno sciopero della fame, secondo quanto riferiscono organizzazioni palestinesi di Ramallah. Lo sciopero è stato iniziato da prigionieri fedeli alla Jihad Islamica, e anche dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, in opposizione a pene detentive emesse senza processi. Dal 17 aprile, lo sciopero della fame si è allargato anche a  prigionieri  che hanno avuto un processo, nel tentativo di aumentare la consapevolezza di ciò che spiegano come politica della “doppia punizione” in carcere, specialmente riguardo alle miserabili condizioni che i prigionieri chiamano una violazione umiliante dei loro diritti umanai. Tre prigionie

Giorgio Forti :Günter Grass, Israele e l’Iran

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  Categoria:  Rete ECO Pubblicato Sabato, 21 Aprile 2012 23:37 Scritto da Giorgio Forti 14 aprile 2012  La coraggiosa presa di posizione di Günter Grass contro la politica aggressiva di Israele e l’averne messa in evidenza la pericolosità per la pace in Medioriente e nel mondo intero ha suscitato una vasta discussione, che si spera venga presa in considerazione anche dai governi, in primo luogo quelli occidentali, che dovrebbero avere ( anche se non la stanno dimostrando) la cultura storica e politica richiesta per farne buon uso. La reazione ultranazionalista e razzista del governo israeliano era scontata, ed è stata espressa dal ministro dell’interno che ha dichiarato Grass  persona non grata  in quanto antisemita nazista (sono questi gli insulti ormai consueti con cui vengono trattati tutti gli oppositori). Il meglio della cultura israeliana è tuttavia sceso in campo a difendere Grass: giornalisti, scrittori ed alcuni universitari. Così Tom Segev, Gideon Levy, Uri Avnery, ed

Processo Arrigoni. Quando i social network sono più informati del governo italiano

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Presentata alla Camera e al Senato un’interrogazione parlamentare scritta per chiedere al Governo di fare luce sui fatti che portarono al rapimento e all’assassinio di Vittorio Arrigoni a Gaza lo scorso anno, e sull’andamento del processo. La risposta non si fa attendere, e conferma il disinteresse e la vacuità della posizione italiana. Twitter 1 - Governo 0.    di Cecilia Dalla Negra Su Twitter, uno fra i più popolari social network del mondo, le notizie sul  processo  ai presunti assassini di Vittorio Arrigoni in corso presso la Corte militare di Hamas arrivano puntuali, in tempo reale, e senza l’uso del condizionale.  È sufficiente collegarsi con i ragazzi di Gaza amici dell’attivista italiano ucciso il 15 aprile 2011, o leggere le cronache puntuali de “Il Manifesto” per sapere come procede – o piuttosto  non procede – il dibattimento in tribunale, a Gaza City.  A usare il condizionale, il “forse”, il “potrebbe essere” è invece il Governo italiano, testimone assente s

SIRIA :LE ARMI DIETRO LA CRISI E LE RESPONSABILITÀ ITALIANE da Misna

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Ancora nel 2010 paesi dell’Unione Europea hanno autorizzato trasferimenti di armi e componenti a uso militare verso la Siria: la Grecia ha autorizzato il trasferimento di componenti destinati all’aviazione di Damasco per oltre mezzo milione di euro, la Gran Bretagna munizioni per un valore di circa 33.000 euro. L’anno precedente era stata invece l’Italia a fare la parte del leone con consegne per un valore di 2.711.312 euro: al regime siriano in questo caso erano finiti sistemi di puntamento per carri armati. Sempre nel 2009, dalla Germania erano stati autorizzati trasferimenti per veicoli militari per un valore di 55.000. “Dai rapporti ufficiali dell’Unione Europea – dice alla MISNA Giorgio Beretta, ricercatore della Rete italiana per il disarmo – emerge chiaramente che negli ultimi anni l’Italia, tra i paesi dell’Unione, è stato il principale esportatore di sistemi militari in Siria. La fornitura del 2009, in particolare, riguarda sistemi di puntamento e di controllo del tir

Palestina. E' tempo di raccogliere il grano e a Gaza i soldati sparano contro i contadini

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E' tempo di raccogliere il grano, e i contadini di Gaza si riversano sui campi. I soldati israeliani hanno già iniziato a sparare nelle terre lungo il confine della Striscia. Due feriti solo nei primi due giorni. I militari si nascondono dietro ad una collina. Si ringrazia Rosa Schiano, per la testimonianza scritta e video. 26 aprile 2012

Tobia Zevi : sicurezza e antisemitismo online

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Domenica ho partecipato a un convegno sull’antisemitismo online, organizzato a Roma dal Pitigliani e fortemente voluto dai responsabili della sicurezza della Comunità ebraica di Roma. La platea era composta in gran parte da giovanissimi, i più esposti ai rischi della rete. La prima considerazione è che internet sia un’opportunità straordinaria, ma anche un moltiplicatore dei rischi. Passare molte ore davanti allo schermo rischia di compromettere le nostre capacità sociali, di confondere realte e virtuale; al tempo stesso poter reperire in rete notizie e immagini di ogni tipo, oltre a comunicare con persone che non si conoscono, aumenta esponenzialmente la possibilità di avere brutte sorprese. L’antisemitismo si colloca in questo quadro. Concetti e slogan stigmatizzati nella vita reale – non necessariamente per sempre – trovano uno spazio nell’etere perché meno controllabile, più mutevole (apparentemente), meno attribuibile. Ecco dunque fiorire siti antisemiti di varia natura, da

Vittorio Arrigoni, il Vincitore di Pino Cabras (MEGACHIP)

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da Megachip http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/8076-il-vincitore.html «Non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera, semmai voglio essere ricordato per i miei sogni. Dovessi morire, tra cento anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto ciò che diceva Nelson Mandela: un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare.  Vittorio Arrigoni, un vincitore ». Vittorio si accompagnava con docilità alla grandezza reale dei suoi sogni, ma alludeva inevitabilmente alla nera ombra che si abbinava al suo raro coraggio fisico, un’ombra che lo ha raggiunto prima di quei cent’anni, proprio un anno fa. Un anno dopo la morte di Vittorio Arrigoni siamo interrogati in profondità dal “vincitore”, anche quando scontiamo la sconfitta profanatrice che ha spezzato la sua vita. Le doppiezze, le disparità fra il dire e il fare, il progressismo che non smuove nulla, il funambolismo degli intellettuali, la manifattura usa-e-getta dell’eroismo, tutto questo abita lontano da

Mustafa Barghouti agli ebrei americani di J .Street:

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Lo so che non vi piace la parola apartheid, ma come  chiamereste un sistema che da’ a un colono una  quantita’ di acqua 50 volte maggiore rispetto ad un palestinese?” da Mondoweiss -  da assopacepalestina.org Il 26 marzo alla conferenza di J. Street a Washington, DC, il leader palestinese Mustafa Barghouti ha descritto la situazione di apartheid in Palestina ad una platea largamente costituita di ebrei. Durante il suo discorso, non si poteva sentire volare una mosca, in una sala affollata da 500 persone ammassate, che hanno potuto ascoltare argomenti a favore dell’opzione di un solo stato. Nelle settimane successive, le sue parole hanno avuto notevole risonanza. E’ un miracolo, ma anche una tragedia, che tale descrizione delle condizioni dei palestinesi non sia mai stata pubblicata negli Stati Uniti. Qui di seguito vi e’ una parte sostanziale delle sue osservazionie, verso la meta’ del discorso, la sua descrizione a proposito dell’apartheid e della segregazione. Verso la fine, egli s

Bahrain – Il Gran Premio della vergogna e le tensioni nel Golfo

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Era stato annunciato con lo slogan “Unif1ed: One Nation in Celebration”, il Gran Premio di formula 1 che si è corso domenica 22 aprile in Bahrain. L’intenzione era di presentare l’evento come un simbolo della riconciliazione nazionale in atto nel paese. Il governo ha speso 40 milioni di dollari per ospitare la corsa automobilistica che – dopo essere stata sospesa nel 2011 a causa della sollevazione popolare – quest’anno avrebbe dovuto dimostrare al mondo che la vita nel piccolo regno del Golfo era tornata alla normalità, dopo la brutale repressione che aveva schiacciato la rivolta. Il risultato è stato assolutamente contrario alle intenzioni del governo: in segno di protesta, decine di migliaia di manifestanti hanno invaso le strade di Manama e dei villaggi attorno alla capitale (50.000 nella sola giornata di venerdì, secondo alcune stime, in un paese di poco più di un milione e 200.000 abitanti, di cui meno della metà sono in possesso della nazionalità). Numerosi sono stati gli sc