Post

Associazione Israeliana :Khaled Adnan è in pericolo immediato di morte, ma la Corte di Israele non ha fretta.

Immagine
La Corte Suprema di Giustizia di Israele ha fissato l’udienza relativa al caso dello sciopero della fame del prigioniero in detenzione amministrativa Khader Adnan per il 23 febbraio 2012. E’ stata stabilita questa data, nonostante un referto medico che Adnan è in “immediato pericolo”. La comunità internazionale è chiamata a considerare Israele responsabile.               La Suprema Corte di Giustizia israeliana, oggi, ha fissato che l’udienza per le istanze concernenti il caso di Khader Adnan si terrà giovedì 23 febbraio 2012 alle ore 11:30. La petizione è stata presentata dai suoi avvocati il 15 febbraio. Alla Suprema Corte di Giustizia è stata fornita una relazione medica dettagliata preparata il 14 febbraio da un medico accreditato israeliano per conto dei Medici per i Diritti Umani – Israele (PHR – Israel). Nonostante l’accurato referto medico, che ha confermato che Khader Adnan “ è in immediato pericolo di morte,”  e che  “un digiuno che superi i 70 giorni non rende possib

Michael Warschawski :Liberali israeliani: tutta colpa degli arabi.

Immagine
Ari Shavit, corrispondente di  Ha’aretz  e membro del comitato di redazione del quotidiano, è troppo occupato con l’apologetica della politica israeliana. E non è il solo.                        Il giornalista del quotidiano israeliano Ha'artez, Ari Shavit   Nella stampa israeliana, Ari Shavit è la versione aggiornata ma non certamente migliorata di Dan Margalit negli anni Ottanta. Ogni regime necessita di un avvocato dell’opposizione liberale e il governo israeliano non fa eccezione. Il fatto che tali sostenitori sembrino scrivere da una prospettiva critica rafforza ancora di più il loro elogio delle azioni di governo contro le quali dovrebbero parlare. Negli anni Ottanta e Novanta questo ruolo era svolto da Dan Margalit, rimpiazzato nel 2000 da Ari Shavit. Nemmeno una minoranza dell’opinione pubblica israeliana e della comunità internazionale sa che la responsabilità del fallimento di quello che viene chiamato “processo di pace” cade interamente sulle spalle dei

Sinai :Schiavisti: nomi, cognomi e numeri di telefono

Immagine
Un lungo elenco che inchioda i colpevoli del sequestro, della riduzione in schiavitù, della tortura e infine della sparizione di migliaia di esseri umani in fuga da fame, persecuzione e guerra nella penisola del Sinai. Ora abbiamo nomi, cognomi e numeri di telefono dei componenti della diabolica rete che da anni rapisce i profughi eritrei, sudanesi ed etiopi nei campi dell’Onu nel Sudan orientale e li rivende ai predoni beduini del Sinai dove vengono torturati e uccisi se non pagano riscatti anche molto elevati. Una lista più completa di quella consegnata a novembre dalle ong israeliane alla polizia di Tel Aviv e compilata dall’Icer, un comitato internazionale che raggruppa diversi professionisti e attivisti della diaspora eritrea. I quali hanno pazientemente ricostruito, grazie a numerose testimonianze, la tela che va dall’Etiopia al Sudan, dall’Egitto alla Libia e termina in Israele. Che può contare sulla complicità di alti funzionari statali e militari eritrei, sudanesi ed egizia

DAVID GRAMICCIOLI ED ELENA PARISI INTERVISTANO EGIDIA BERETTA ARRIGONI.

Immagine

I villaggi palestinesi potrebbero presto rimanere di nuovo al buio

Immagine
  Di Juliane von Mittlestaedt 20 febbraio Numerosi piccoli villaggi palestinesi in Cisgiordania erano stati senza elettricità per decenni  -prima che una fondazione israeliana con finanziamenti europei ha di recente installato dei pannelli solari e pale eoliche. Ora, tuttavia, Israele vuole togliere queste strutture perché sono su un territorio soggetto alla sua amministrazione.   Il momento  più bello è quando le luci nelle tende si accendono, una dopo l’altra, dice Elad Orian. L’elettricità qui, sulle colline a sud di Hebron, è stata a lungo inaffidabile. O non era disponibile, o era troppo costosa, prodotta soltanto per poche ore al giorno per mezzo di un rumoroso generatore che “tracannava” gasolio. La situazione è cambiata quando Elad Orian e Noam Dotan, due fisici ( e attivisti) israeliani che si erano stancati del conflitto, sono arrivati qui tre anni fa e hanno installato pannelli solari e innalzato pale eoliche. Da allora, queste strutture sono state installate in 16 c

L’AIPAC vuole la guerra? di Robert Naiman

Immagine
  Nonostante tutto ciò che ha fatto per spingere allo scontro tra gli Stati Uniti e l’Iran, il Comitato per gli Affari Pubblici Israelo-Statunitensi (AIPA) si è dato da fare per evitare che il pubblico lo percepisca come aperto promotore della guerra. Nei documenti pubblici dell’AIPAC  l’accento è sempre stato posto su sanzioni più severe. (Se si rendono abbastanza “severe” le sanzioni – fino a un embargo efficace – si tratta di un atto di guerra, a un solo passo di distanza dall’affermare che gli Stati Uniti dovrebbero avviare i bombardamenti). Ma un nuovo tentativo del Senato di cambiare le regole del gioco della politica statunitense dichiarando “inaccettabile” che l’Iran sviluppi un  potenziale  nucleare bellico – non un’arma nucleare, ma il potenziale tecnico per costruirne una – dà all’AIPAC l’occasione per fare una scelta che tutti potranno constatare. Se la risoluzione Lieberman si tradurrà in una richiesta ai lobbisti dell’AIPAC al congresso politico dell’AIPAC a marzo, allora

Michael Warschawsk :Israele e la guerra civile in Siria

Immagine
Dopo un anno di mobilitazioni di massa e di sanguinose repressioni, la Siria si trova sull'orlo di una guerra civile. Da un lato, Bashar al-Asad non è in grado di ripristinare legge e ordine nonostante cerchi di distruggere e frammentare la resistenza popolare, ma, dall'altro, il movimento popolare manca della leadership e dell'organizzazione necessarie per vincere la guerra. Inoltre il regime Baath ha la propria base sociale soprattutto tra la classe medio-alta di Damasco, e tra le minoranze etniche e confessionali, come cristiani, alawiti e altri. Di conseguenza, si assiste ad una situazione di doppio potere mentre il confronto militare e gli spargimenti di sangue continuano. Come reagisce Israele alla crisi siriana? Sorprendentemente, il team di Netanyahu-Barak sta mantenendo un basso profilo su tale questione, per ovvi motivi. Da un lato, essi capiscono che la destabilizzazione della Siria è stato uno degli obiettivi principali della nuova strategia dei neo-c

Gaza black out

Immagine
1 Gaza black out di Luca Galassi La Striscia di Gaza è senza elettricità. La centrale elettrica non ha più carburante per garantire il funzionamento delle turbine per l’erogazione continua di energia a 1.5 milioni di cittadini, che abitano in un fazzoletto di terra di 360 chilometri quadrati stretto tra Israele e il mare.                      Da martedì, l’erogazione è stata regimentata, e durante le 24 ore la centrale riesce a coprire solo un terzo della giornata. Le riserve di carburante sono esaurite, nessun nuovo rifornimento è arrivato dall’Egitto, e le forniture elettriche, sia dall’Egitto che da Israele, sono carenti. Il Cairo ha promesso di garantire un flusso a 17-25 MegaWatt, ma, a centrale operativa, sarebbero necessari più di 100 MegaWatt. A impianto totalmente spento ne servirebbero 180. L’impianto necessita per il suo funzionamento di 600mila litri di carburante al giorno. Da venerdì della scorsa settimana a martedì scorso, solo 340mila litri sono arrivati dall

Abuna Mario :Gesù, figlio di P……

Immagine
Leggendo da destra a sinistra, la terza parola dall’ebraico si traduce “Puttana”, mentre le prime due parole sono come da titolo del post : “Gesù figlio di …….”  Mettete insieme e la frase è completa. E’ quello che è apparso oggi sul muro di una chiesa a Gerusalemme. Mi sembra abbastanza pesante come offesa ma soprattutto mi sembra che sia un altro brutto segnale…in questi giorni di brutti segnali ce ne sono tanti, di scritte offensive altrettante,  la situazione è tesa, ci sono venti di guerra che soffiano forti (sembra che il desiderio di bombardare qualcuno sia irrefrenabile…), ci sono venti freddi che mettono a dura prova la vita di tanti, soprattutto di quelli tenuti senza elettricità a Gaza , ci sono venti di razzismo e odio che sono alimentati dai politici israeliani in modo irresponsabile (come le dicharazioni sull’incidente dove hanno perso la vita tanti bambini di Jaba e che  “per fortuna erano palestinesi”). Oggi e nei giorni scorsi, mi è venuto spesso da domandarmi